Nick: HollyMaster
Tributo: Mags
Turno: Terzo
Titolo Storia: E’ un gioco di
strategia
Genere: Introspettivo
Raiting: Giallo
Avvertimenti: Non sono
presenti
Note: Mags
parla per la prima volta con Brutus e quest’incontro le cambierà la vita
dandole una nuova visione dei giochi, una concezione che non credeva possibile.
La
storia è scritta in prima persona.
La
sfilata era sempre stata la mia parte preferita. Sebbene tutti sapessero cosa
li aspettava, l’orrore che li attendeva, era l’unico momento in cui non si
pensava solamente alla morte.
Era
in quel momento che iniziava la strategia.
Avevo
capito ormai da tempo che il modo migliore per vincere gli Hunger
Games non era la forza, ma l’avere un piano.
Questa
mia teoria così solida e salda era stata totalmente distrutta l’anno
precedente, dalla vincita di Brutus. Era il ragazzo più massiccio che avessi
mai visto, un armadio di muscoli, che si erano mossi all’unisono ad una
velocità inverosimile nell’arena.
Avevo
pensato che fosse uno di quelli senza cervello che, per qualche combinazione
fortunata, era riuscito a salvarsi solo grazie all’aiuto della sua forza
sovrumana. Ma quando lo avevo visto lì, davanti a me, a urlare contro il povero
stilista del suo Tributo, avevo capito che avevo totalmente sbagliato su di
lui.
Lo
aveva bloccato al muro con il braccio che premeva forte su quel collo bianco di
fondotinta.
Corsi
verso di loro: -Brutus, lascialo stare, per favore.-
In
fondo lo capivo bene. Obbligavano noi mentori a lavorare con degli individui
provenienti da Capitol City, che non avevano mai
conosciuto la miseria, il dolore o la morte. Era difficile averci a che fare,
ma era necessario.
Era
strategia.
Con
un bel vestito il Tributo sarebbe stato amato dal pubblico e avrebbe trovato
molti più sponsor.
Era
una tattica studiata e c’era solo un possibile motivo per cui il ragazzone
poteva avercela con uno stilista: sapeva giocare.
Brutus
si bloccò lasciando libero di respirare il povero collaboratore e mi rivolse
uno sguardo indagatore, aggrottando le sopracciglia.
-Chi
sei tu?- Magari era strategico, ma la gentilezza era sicuramente da eliminare
dalla lista delle sue caratteristiche.
-Mags, dal Distretto 4.- Mi limitai a rispondere mentre lui
faceva un passo verso di me e dietro di lui lo stilista si affrettava ad uscire
di scena massaggiandosi il collo color porcellana.
-Sei
ancora qui a fare il mentore? Non dovresti essere, non so, in pensione?- Chiese
lui piegando leggermente la testa di lato.
Mi
appuntai mentalmente che invadente ed indiscreto erano sicuramente altre due
sue importanti caratteristiche da aggiungere alla lista che ormai ad ogni frase
mi dava modo di arricchire.
-Non
voglio che qualcun altro debba fare i conti con tutto questo…- Risposi
sinceramente.
Avevo
sempre preferito continuare io in quel “lavoro”, chiamarla tortura sarebbe
stato più corretto, perché non avrei mai sopportato che quelli che ero riuscita
a salvare dovessero sopportare la morte ancora, ogni anno, senza sosta.
-Beh,
non stai facendo un buon lavoro. L’anno scorso ho ucciso il tuo Tributo.- Mi
ricordò con disprezzo lui.
Quelle
parole si fermarono sul mio petto come un macigno.
Una
verità che non avevo mai voluto ascoltare. Non volevo che chi riusciva a
salvarsi dovesse vivere ancora quell’orrore, ma per molti non c’era nessuna
salvezza, per molti, troppi, l’arena rimaneva l’ultima loro visione prima del
buio totale.
E
se avesse davvero avuto ragione, se fosse stata colpa mia?
Alcuni
avevano davvero una buona forma fisica e una valida intelligenza. Eppure erano
tutti caduti in quell’arena.
Forse
ero io che non sapevo allenarli al meglio, forse se ci fosse stato qualcun
altro gli ultimi sarebbero stati ancora in vita, trasformati per sempre, ma
vivi. I volti di quei ragazzi mi passarono davanti, devastati dalla morte, con
il sangue che scorreva nelle ferite che decoravano le loro facce rese
ripugnanti dalle piaghe aperte. Mi pareva di sentire l’odore nauseante del
sangue, di sentirlo appiccicoso tra le dita.
Cercai
di non pensarci, di dare ragione alla parte di me che aveva sempre creduto di
fare del bene ai vincitori, se così potevano essere definiti.
Tentai
di trovare qualcosa di sbagliato in lui, era più facile.
-Non
serve che tu faccia così. So che, nel momento stesso in cui hai ucciso l’ultimo
Tributo rimasto, hai capito che tutto questo non ti avrebbe portato nessuna
gloria, nessun onore.- Dovevo combattere quella piccola traccia di dubbio che
ormai aveva insinuato nel mio cuore e che secondo dopo secondo si stava
allargando a macchia d’olio, sarebbe arrivato ad infettarlo completamente.
Non
potevo dubitare di ciò che avevo fatto in tutti quegli anni.
-Non
voglio la gloria.- Sorrise tetro scossando leggermente la testa.
-Ero
volontario, sapevo a cosa andavo incontro. E mi è piaciuto ucciderli, tanto.-
Mi aveva semplicemente lasciato senza parole.
Non
avevo mai preso in considerazione che a qualcuno potesse veramente attirare
l’idea di mettere fine alla vita di uno sconosciuto.
Non
poteva essere vero.
La
mia mente ingenuamente non poteva comprendere una rivelazione come quella.
-Come
riesci a dormire la notte, con tutti i loro volti, le urla? Con quegl’incubi?-
Gli chiesi rivolgendogli uno sguardo di disgusto, quello che non ero nemmeno
riuscita a lanciare al Presidente Snow quando mi
aveva incoronata vincitrice.
-Non
ho mai detto che non li ho.- Allora forse era umano.
-Ma
il fatto è che io vedo le loro facce, i loro volti, perché tu non li hai
preparati abbastanza bene.- O forse no.
L’anno
dopo decisi di ritirarmi.
Le
sue parole mi avevano distrutta facendo ricadere la colpa che avevo sempre dato
a Capitol City e a Snow
sulle mie spalle, troppo fragili per riuscire a sostenere quel peso. Il peso di
tutta quella morte, di quei cadaveri e delle lacrime che i famigliari avevano
versato.
Le
alleanze tra i Distretti che avevo creato e cercato di mantenere solide si
sgretolavano ogni anno di più e le macerie non facevano altro che rafforzare la
coalizione che oramai contava solamente il primo e il secondo Distretto tra i
suoi adepti.
Erano
divenute le due zone più temute, era praticamente certo che i vincitori
sarebbero stati fra di loro, tra i “favoriti”, coloro che si cibavano del
denaro degli sponsor di Capitol City, lasciando agli
altri Distretti delle misere briciole.
Da
quell’anno nessuno, nel Distretto 4, vinse più, tranne due Tributi salvati
dalla fortuna.
Lo
capii solo troppo tardi, ma ora posso vederlo chiaramente: Brutus era la
persona che aveva compreso meglio di tutti il significato della parola
“strategia”.