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Autore: nullusetamoremred    10/05/2014    1 recensioni
Le più famose fiabe rigirate e riprodotte sotto una luce diversa.
Genere: Fantasy, Horror, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU, OOC, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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C’era una volta, in un regno molto lontano, dove tutte le praterie risplendevano dei colori dei fiori, un re con una figlia che aveva la pelle bianca come la neve. Era così bianca perché Biancaneve era malata di albinismo, infatti pure i suoi cappelli, tinti del color dell’ebano dalle sue damigelle, erano bianchi come la neve e il latte.
Un giorno, dopo la morte della madre della principessa, il re decise di risposarsi, per dare una madre alla sua bambina. Tra tutte le duchesse e regine scelse la donna più amorevole e materna che avesse mai vissuto su tutta l’isola di cui faceva parte pure il suo regno.
Giorni dopo il matrimonio cominciarono ad accadere strani avvenimenti: molti servitori vennero ritrovati decapitati nelle stalle e gli animali di compagnia della regina scomparvero uno ad uno. Il giorno del sedicesimo compleanno di Biancaneve, l’età in cui ella stessa sarebbe potuta diventare regina, il re morì in circostanze misteriose. La regina, che aveva del sangue di fata nelle vene ed era versata nelle arti magiche, scorse in Biancaneve l’assassina del padre e la colpevole delle malefatte precedenti. Capì subito di aver a che fare con una ragazza nata dall’unione di una donna e di un demonio, perché il cuore della ragazza era una macchia nera, in contrasto con il suo albinismo e la sua bellezza. Quella notte stessa chiamò un cacciatore, a cui chiese di condure Biancaneve nella foresta di notte e di strapparle il cuore, in modo che non potesse compiere altre malefatte. Il cacciatore stesso si stupì della richiesta della regina: era risaputo in tutto il regno che ella aveva un cuore candido come le nuvole estive. Eppure decise di fidarsi della sovrana, anche con qualche incertezza. Il giorno seguente il cacciatore convinse la principessa a seguirlo nel bosco. Arrivati nel mezzo di una radura nera l’uomo tirò fuori la sua arma per compiere il suo dovere. Ma Biancaneve, che era di un intelligenza malvagia, capì subito cosa stava per accadere e cercò di impietosire il cacciatore: le sue guance lattee si arrossarono e i suoi grandi occhi neri fecero sgorgare grosse lacrime che addolcirono il cuore del cacciatore. Egli, sentendosi in colpa, raccontò tutto l’accaduto alla ragazza.
Quella sera stessa il cacciatore tornò dalla regina. Ella si trovava in una delle sale più anguste e alte delle torri per compiere dei riti magici benevoli per il suo regno. Il cacciatore entrò silenziosamente senza quasi fare rumore e si accostò alla regina. Le consegnò un biglietto con sopra un messaggio. La regina lo lesse ad alta voce: “Spero che questo dono da parte mia valga come il mio cuore.” Appena ebbe finito di leggere quelle parole misteriose, il cacciatore estrasse un coltello da caccia e se lo puntò al petto. Un fiotto di sangue uscì dalla ferita che gli stava dividendo il petto a metà. L’uomo, noncurante del dolore, infilò tutte e due le sue mani nell’incavo ed estrasse il suo cuore, ancora pulsante, e con due occhi vuoti e vitrei lo porse alla regina. Poi si lasciò cadere a terra. L’urlo della donna si espanse per tutto il castello.
Biancaneve era in cerca di un rifugio momentaneo, un rifugio dove avrebbe pianificato un piano per vendicarsi della rivale e per impossessarsi del trono. In una radura la ragazza trovò una casetta dalle modeste dimensioni e, nonostante la rabbia, si scoprì stanca e decise di chieder alloggio agli abitanti di quella piccola abitazione. Ad aprirle la porta fu un piccolo uomo dalle guance piene e la barba crespa. Quando la vide due emozioni contrastarono dentro se: l’ammirazione per una creatura così tanto giovane e bella e la paura. I nani erano degli esseri sensibili, capaci di percepire le sfumature di un’anima. Nonostante il brivido iniziale le permise di passare la notte in quella casetta, che era anche condivisa dai suoi sei fratelli, anche loro nani. Mortalmente stanca, la ragazza si addormentò subito.
Il giorno dopo Biancaneve si ritrovò in una caverna fredda e buia. I nani la trasportarono lì durante il suo sonno, e la incatenarono.  Un messaggio, che la regina mandò a tutte le creature del bosco, confermò i loro presentimenti: la ragazza era malvagia e bisognava eliminarla. I nani però, che erano di animo buono, non avrebbero mai potuto commettere un omicidio, e quindi decisero di lasciarla in quella caverna gelida, aspettando che il fato facesse il suo dovere. Era appena mattina inoltrata e i sette fratelli guardarono la bella ragazza; i suoi occhi scuri promettevano rabbia e vendetta. Con il primo raggio di sole i sette nani si avviarono verso casa, sicuri di aver fatto una buona azione.
Quella notte stessa la luna era piena e nella casa dei sette nani l’unico suono udibile era il ticchettio di gocce. Tutto sarebbe sembrato regolare, purché la stanza da letto. All’interno sette corpi erano mutilati e con tutte le interiora di fuori, impiccati con i loro stessi intestini e con le ossa bianche che sbucavano fuori dalla pelle squarciata.
La regina si svegliò di colpo. Sapeva che qualcosa non andava. Appena la luna illuminò la stanza si accorse di cosa non andasse: una figura marmorea si era materializzata davanti a lei. La bella Biancaneve era ricoperta di sangue, i suoi capelli erano bianchi e il suo abito ed il suo corpo erano lacerati e pieni di fango. E i suoi occhi erano più strani che mai: erano due pupille nere-rosse in un occhio totalmente bianco, così bianco che sembrava perdersi nella pelle.  La ragazza la guardò in modo impassibile e le chiese cosa avrebbe fatto ora che era scappata da un paio di nodi dentro una stupida caverna. La regina non sapeva che fare: era impaurita e paralizzata dalla paura. Senza nemmeno darle il tempo di capire che stesse succedendo, Biancaneve spezzò il collo alla regina e si rallegrò nel vederla morta, anche se si dispiacque per la sua morte veloce ed indolore.
Il regno non visse mai un periodo tanto buio come quello sotto il governo della Regina di Neve: epidemie, violenza gratuita e povertà. Tutti si pentirono di aver creduto la vecchia regina pazza e gelosa quando accusò Biancaneve di essere il demonio. Il regno passò la sua notte più buia con la regina albina e la disperazione era l’ingrediente della vita quotidiana. I fiori appassirono, il sole era sempre coperto da nuvole nere e le strade erano sempre vuote. Biancaneve ammirò il suo regno in tutta la sua “distruzione” e sorrise.
Un principe, sempre dichiaratosi innamorato della dolce Biancaneve, quando venne a sapere la vera anima della sua amata, cadde in profonda depressione e vergogna. Deriso dai suo amici, decise di compiere un’azione tanto cavalleresca da ristabilire il suo onore. Una notte si intrufolò nel castello della regina e, mentre stava dormendo, la baciò. Biancaneve si svegliò stupita, ma anche felice di vedere davanti a sé il suo vecchio amore. Non fece in tempo per chiedere spiegazioni che il principe cadde a terra, morto. La regina sorrise a quell’immagine di morte e cominciò a tossire. Tutto davanti a lei cominciò ad essere più sfuocato e piano piano perse la vita. Il principe, infatti, prima di baciarla si tinse le labbra di un potente veleno che portò alla morte tutte e due, salvando il regno, il suo onore e il suo amore perduto.
   
 
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