“Puoi
volare via con me
nell’oscurità o puoi rimanere qui, ma affogare nel
tuo dolore..per sempre”
La
gola secca mi impediva di
far passare attraverso le mie labbra anche il più flebile suono.
Chiusi
gli occhi per un
istante mentre tutti gli ultimi tempi mi scorrevano davanti come
ricordi
lontani, ma ancora abbastanza vicini da riuscire a vederli se ci si
concentra
bene. Le parole mi risuonavano nella mente
You can fly
away with me in
the darkness or you can stay here but drown in your pain..forever
Eccolo
qui, davanti ai miei
occhi, come tutto ebbe inizio. Lo vedo, meglio degli altri e sento un
calore
gelido al petto. Sorrido iniziando a rivivere tutto sin
dall’inizio
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Svegliarsi, lavarsi, mangiare,
scrivere sul mio
diario, mangiare di nuovo, dormire.
Ero
diventato un automa,
tutto il scorrere della mia vita era automatico.. nemmeno
più un gesto dettato
dalla naturalezza..forse non c’e n’era mai stata
nella mia vita.
Come
si può essere naturali e
spontanei con una vita come la mia?
Una
vita passata a letto a
guardare fuori dalla finestra sperando che qualcosa possa cambiare.
“Ehm
..posso?”
Sprofondai
la testa nel
cuscino coprendomi meglio fin sopra al collo.
“Entra” Sbottai infastidito.
Girai
la testa sentendo lo
scricchiolo della porta in legno scorgendo la figura di mia sorella con
un mio
cappellino in testa..ovviamente che non ho mai potuto usare.
Mi
infastidiva la sua
presenza, il fatto che non mi guardasse con occhi da sorella maggiore
ma con
occhi di come si guarda un anziano malato con la morte dietro
l’angolo.
“Cosa
vuoi Gemma?”
La
mia voce, rude come al
solito, risuonò per tutta la stanza facendo rabbrividire la
mia “cara”
sorellona.
“Sono
venuta a portarti un
regalo..sai così passi un po’ di tempo”
Mi
sorrise flebilmente, cosa
che mi fece andare ancora di più su tutte le furie ma non lo
diedi a vedere
così tanto. Ero diventato bravo a nascondere le mie
emozioni..
Non
avevo bisogno dei suoi
stupidi regali per passare il mio tempo, potevo benissimo passarlo a
guardare
fuori la mia finestra come ogni giorno.
Un
‘mhh’ fu l’unico suono che
lasciai fuoriuscire dalle mie labbra.
Sentii
i suoi passi
avvicinarsi, mi costrinsi a rivolgerle la mia attenzione e notai che
aveva un
libro stretto al petto, come si tiene stretto in grembo un bimbo appena
nato.
“Narra
di una storia che
molti ritengono vera. È una leggenda”
Presi
tra le mani quel libro
abbastanza grande che poteva contenere intorno le 300 pagine.
Peter Pan e l’isola che
non c’è
Passai
un dito intorno al
contorno del ragazzo dipinto sulla copertina che presumessi fosse
questo Peter
Pan
“Che
cazzata”
Dissi
roteando gli occhi e
buttando il libro sull’altro lato del letto.
Notai
negli occhi di mia
sorella delusione, forse pensava che per una volta davvero mi avrebbe
fatto
felice.
Bhe..quel
libro mi
interessava ma non glielo avrei mai fatto capire.
“È
tutto?”
Dissi
facendo trasparire
tutta la mia noia attraverso la voce, volevo che se ne andasse e mi
lasciasse
solo con i miei demoni.
Annuì
e uscì dalla stanza
prima che potessi dirglielo io..o almeno con la voce, perché
con lo sguardo le
avevo fatto già intendere la mia voglia di tenerla fuori
dalla mia camera.
Sospirai
sentendomi di nuovo
libero.
Lanciai
un’occhiata
all’orario luminoso rosso che segnava la sveglia.
22:22
Forse
sarebbe stato meglio
addormentarmi e sprofondare ancora una volta negli incubi di ogni
notte, di
quelli che mi facevano gridare talmente tanto da farmi perdere la voce
e da
farmi svuotare il corpo di tutta l’acqua per le lacrime
versate sul cuscino ma..
quella sera..c’era qualcos’altro che mi allettava.
Più del mio masochismo
indiretto. Peter Pan.