Storie originali > Soprannaturale > Licantropi
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Autore: OperaIncompiuta    10/05/2014    3 recensioni
Amanda Warm è una normalissima ragazza di diciassette anni che va a scuola e vive la vita un giorno alla volta. In effetti, la sua vita risulta addirittura deprimente: continuamente schermita dai bulli, rifiutata dalla sua migliore amica, quasi ignorata in casa... si direbbe una noia mortale! Però, un giorno succede qualcosa: il suo corpo comincia a mandarle dei segnali... C'è qualcosa che non va! Solo grazie all'aiuto di un e-book trovato su internet finalmente le verrà svelata la scomoda verità...
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[p.s. Attualmente sospesa per motivi personali T.T non linciatemi ]
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[STORIA INTERROTTA] [scusate, piange il cuore anche a me :'( ]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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È quasi ora di alzarsi, ma tanto non ho chiuso occhio per tutta la notte: continuo a fissare il soffitto della mia camera senza mai smettere di pensare a ciò che ho visto solo poche ore fa.
Lasciarla lì è stata la decisione più dura che potessimo prendere, ma nessuno sapeva cosa fare: l’abbiamo coperta con una delle nostre giacche e sotterrata nella neve. È stata la cosa peggiore che ho fatto in tutta la mia vita. Volevo dire qualcosa, non lo so, onorarla con qualche parola, ma tutti i bei discorsi mi si sono strozzati in gola. Siamo rimasti tutti lì, in silenzio, ognuno immerso nel proprio dolore, sciogliendoci in lacrime, finché Jason non ce l’ha fatta più: è sparito nel folto del bosco e nessuno ha provato a seguirlo.
Kara ha passato tutta la notte sul terrazzo, a piangere, a urlare e a disperarsi; ha perfino cacciato Kane quando ha provato ad uscire per consolarla… o per piangere con lei. Per condividere il suo dolore, ecco.
Riesco ancora a sentirla ridere, a vedere i suoi occhi perspicaci squadrarmi quando ci hanno presentate, la sua voce calda tentare di farmi sorridere. Non le ero legata quanto gli altri, però non riesco a smettere di sentirmi in colpa: forse se fossi corsa subito dopo che Tom se n’era andato, forse se non avessi neanche ascoltato Desy, se avessi direttamente seguito Kane, forse, forse, forse, forse, forse… Non riesco a smettere di rimuginarci sopra, di continuare a pensare a quello che avrei o non avrei potuto fare, come avrei potuto prevederlo o immaginarlo. Non riesco a credere che lei, proprio lei sia morta. Così.
Mi giro a guardare Kane che dorme nel letto a castello, proprio dove dormiva Carmen: chissà se è stata una cosa voluta, se non se n’è neanche accorto o semplicemente ne aveva bisogno. Mi volto verso la finestra e Kara è sempre lì, seduta per terra, con le gambe a penzoloni dal balcone e lo sguardo perso tra le nuvole: i solchi delle lacrime sulle sue guancie sono ancora freschi e ogni tanto serra la mascella tanto, credo, è il dolore al solo pensarci.
Mi alzo di malavoglia dal letto e mi avvio al bagno, tanto mi sono gettata sul letto praticamente vestita: non so neanche più cosa pensare, ricordare fa troppo male e non pensarci è praticamente impossibile. Mi guardo un po’ allo specchio, le occhiaie, i capelli sconvolti, gli occhi arrossati e riesco solo a pensare: Perché? Perché’ Perché? Non li bastava la tortura psicologica? No, loro volevano vederci soffrire, annegare nel nostro stesso dolore e rimpiangere il giorno in cui li abbiamo detto “No, noi non ci pieghiamo”.
Stringo così forte il lavandino che le mie nocche sono sbiancate e sento le lacrime salirmi di nuovo agli occhi; espiro a fatica e mi costringo a fare diversi respiri per calmarmi. Mi concentro sugli spazzolini posati sotto la specchiera: il suo è ancora lì.
-Hai dormito un po’?- Scuoto la testa, non mi serve neanche guardare chi è entrato in bagno: ho riconosciuto subito il suo inconfondibile odore, anche se la voce e roca e stanca.
-Già, neanch’io ci sono riuscito…
Ce ne stiamo un po’ lì impalati, io attaccata al lavandino come se fosse l’unica cosa che mi impedisce di cadere, e lui lì, appoggiato con non chalance allo stipite della porta e le braccia incrociate. Lo osservo di sottecchi: i capelli scompigliati, le occhiaie molto simili alle mie, i vestiti spiegazzati.
-Cos’è successo, Kane? Io… io lo so che fa male… Fa male anche a me. Però ho bisogno di saperlo- Cerco di avvicinarmi a lui, ma abbassa lo sguardo. Forse sono egoista, ma tenere tutto dentro credo non faccia bene a nessuno.
-Kane, senti,… i-io mi sento in colpa. Non-non riesco a smettere di pensare che se avessi…-.
-Amy, non dire cretinate! La colpa è solo mia…- Non sembra arrabbiato. I suoi occhi si fissano nei miei, riempiendosi di lacrime. E questo mi fa ancora più male.
-Se… se fossi rimasto con te, non avrei… io…- D’istinto, lo abbraccio e lui mi stringe a sua volta. Sento la tensione nei suoi muscoli e le lacrime bagnarmi la spalla, ma non m’importa.
-Senti, lascia stare. Ne parliamo poi…-
-No…- Allenta la presa e mi guarda di nuovo.
-Devo liberarmi di questo peso!-
-Ok…- Si avvicina alla vasca e si siede sul bordo, mentre io rimango lì appoggiata al lavandino, ma non mi da più sicurezza come prima. Vorrei non avesse sciolto così in fretta quell’abbraccio. Prende un bel respiro.
-Dopo che mi sono allontanato da te, lasciandoti con quei due, mi sono diretto un po’ alla cieca verso l’hotel. Sapevo che era uno sbaglio abbandonarti, ma ero disperato, non ragionavo. Speravo di intercettare Jason prima di Janice, o almeno di incontrare le ragazze. Subito, non sentivo niente poi un odore particolare mi ha colpito: pneumatici bruciati. Mi sono messo a correre, sono anche caduto un paio di volte, ma non mi importava: mi sentivo troppo in colpa per averti lasciata là da sola ma ho pensato che tu e Desiree, in fondo, eravate amiche una volta. E poi, ormai ero lì, non potevo tornare indietro. In oltre, confesso che, se mi fossi anche solo fermato a pensare, credo che sicuramente avrei fatto marcia indietro…- Si guarda le mani: lascio che si prenda tutto il tempo che gli serve.
-Comunque, mi sono costretto ad andare avanti e quando sono arrivato, ho trovato Kara svenuta nella neve, ai piedi di un albero, e… e Carmen che lottava con Janice. Ho provato, ci ho provato ad aiutarla, ma Carmen mi ha ordinato di starmene al mio posto: non lo so, non so perché… perché non l’ho aiutata comunque! Sì, mi ha dato un ordine da alfa ma… Non lo so! Forse, ho pensato che avrei solo potuto peggiorare la situazione... Non sapevo cosa fare, ero nel panico e, così, ho fatto l’unica cosa utile: ho svegliato Kara. E, come si è svegliata, lei si è scagliata su Janice. Capisci?! Le-lei non ha esitato! Ma Janice è molto più vecchia di Kara, non è di certo una novellina: l’ha rimessa al tappeto praticamente lanciandola contro l’albero più vicino e, mentre io ero lì, in piedi come un deficiente, Carmen si è distratta, si è preoccupata per Kara e ha cercato di superare Janice per correre da lei. Ma non ce l’ha fatta… lei… Janice l’ha afferrata per un braccio, l’ha fatta ruotare su se stessa, le-le ha messo un braccio attorno al collo e le ha… le ha sp…- Non riesco neanche a guardarlo negli occhi: lo sento singhiozzare e respirare per tentare di calmarsi. Pensavo di essere forte abbastanza, ma mi sbagliavo. Forse, certe volte, è meglio non sapere.
-Io non ho potuto… no-non sono riuscito a muovermi, io non ho…- Sospira.
-È stata colpa mia… Mia, capisci? Come ho potuto entrare nel panico! Come potrò guardare di nuovo in faccia Jason?! E Kara, e te e i parenti di Carmen...-
-Kane…- Gli vado incontro e gli poso una mano sulla spalla: è straziante, non potrei neanche immaginare cos’avrei fatto io al suo posto. Lui continua torcersi le mani e a guardarsi i palmi, immobile ed in silenzio.
-Non mi dimenticherò mai il sorriso sulle labbra di Janice prima che… Ogni volta che chiudo gli occhi, mi rispunta da dietro le palpebre e mi tormenta, mi punisce per aver lasciato che Carmen…-
-Kane, io non…- Poso l’altra mano sull’altra sua spalla e cerco il suo sguardo, ma lui mi allontana.
-Chi non agisce è ugualmente colpevole… Non credo che riuscirò mai più a guardarmi allo specchio- Detto ciò si alza e se ne va, lasciandomi da sola in quel minuscolo bagno. Credo che, stanotte, una parte di tutti noi sia morta con lei.
   
 
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