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Autore: _Terens    11/05/2014    4 recensioni
Bristol, Inghilterra.
Lindsay e Hayley. Penultimo anno di liceo. La prima, bella e popolare, ha la vita che ha sempre sognato, o almeno così crede. L'altra, misteriosa e sempre malinconica, ha una guerra dentro di sé che non riesce a combattere. Due ragazze che non hanno niente in comune, almeno all'apparenza. Due ragazze che intraprenderanno la stessa strada e per questo i loro destini si incontreranno. Vivranno amori, delusioni, attimi indimenticabili. Sono due ragazze che per trovare una via d'uscita dal tortuoso cammino che hanno scelto, si ritroveranno ad aiutarsi a vicenda. Un'amicizia che potrebbe nascere nonostante le drammatiche circostanze. Un'amicizia che potrebbe salvarle entrambe, oppure farle sprofondare nel più profondo oblio.
Dal prologo:
"È questa la tua vita, fattene una ragione. E la realtà è che non sarai mai abbastanza per nessuno."
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo 1: It's not okay

Lindsay

Mi sistemo i boccoli biondi giù per le spalle. Passo un velo di gloss e sorrido allo specchio: sono pronta per questa giornata.
Che poi alla fine è un giorno come tutti gli altri, ma voglio apparire sempre al meglio. Per me e i miei amici, mi dico. Prima di scendere giù mi fisso per l'ultima volta allo specchio. Porto dei semplici jeans scuri a vita alta, con una camicia bianca, aperta ai primi due bottoni. Infine delle ballerine nere. La figura riflessa è alta e magra. O almeno ci prova ad essere magra. Mi tiro un po' su la camicia e tasto i miei fianchi.
'Sono i fianchi di una ragazza di sedici anni, oppure di una vecchia in sovrappeso?'
Mi tappo le orecchie, come a scacciar via quella maledetta voce. La mia coscienza, che continua a rimproverarmi perennemente. 
Ancora non va bene. Lo so. Non è abbastanza.
Deglutisco, non riuscendo a staccare gli occhi dallo specchio.
'Mi chiedo come fa una come te a stare con uno come Dylan...'
-Lui mi ama.- dico ad alta voce. Per convincere quella fottutissima voce che ho nella testa.
'No, è per convincere te.'
-Ti dai una mossa!- urla mio fratello scocciato.
Come riscossa da una paralisi, mi tiro giù la camicia di colpo. Mi porto i capelli indietro, e faccio la prova per sfoderare il mio miglior sorriso.
'Ecco brava. Sorridi. Così almeno distrarrai le persone dai tuoi assurdi fianconi!'
Nello specchio vedo la mia immagine distorcersi, finché non vedo un'altra persona. È vero, siamo comunque uguali. Ma la persona dello specchio mi sorride malignamente, mentre si atteggia altezzosa. Provo una fitta di rabbia, così prendo il cuscino e lo lancio contro lo specchio.
-Vuoi scendere culona!- mi ci chiama da quando sono piccola, lo fa per dispetto, però oggi davvero non è giornata.
-Vaffanculo stronzo!- 
E anche la mia immagine di ragazza fine e sofisticata è andata beatamente a farsi fottere.
'Vedi... oltre ai fianchi, hai anche il culo grande!'
Mi mordo le labbra a forza, fregandomene del dolore. Non lo sopporto davvero quando fa così. Okay, in realtà non c'è un momento in cui lo sopporto. Ma ha importanza? Così poco dopo sono di fronte a lui e faccio con noncuranza -Andiamo?-
Lui sbuffa infastidito ed entra in macchina. Io lo guardo scettica -Non mi apri?-
Derek scuote la testa, facendo ricadere il ciuffo ribelle dall'altro lato -Hai le mani, usale!-
Apro la portiera dell'auto indispettita ed entro dentro a testa alta. Se possibile mio fratello mi squadra peggio di prima -Ma quando la smetterai di comportarti così?-
Io alzo le spalle -Quando tu la smetterai di fare l'asociale! Esci... con i tuoi amici.- Mi soffermo un attimo sulla parola amici per poi riprendere a stuzzicarlo -Aspetta, tu non hai amici.-
Lui mette in moto l'auto e mi chiede, non perdendo di vista neanche un attimo la strada -Perché tu invece hai molti amici, giusto?-
Mostro un sorriso smagliante -Per caso hai dei dubbi?-
-Forse dovresti averne tu... voglio dire, quanti di questi credi che siano sinceri?-
La sua domanda mi lascia un po' scossa. Non capisco il motivo. Non ho motivi di dubitare di loro, della loro sincerità. Sono sempre stata onesta con loro. Sono tra le poche persone che mi conoscono davvero, forse le uniche, e mi amano per quello che sono. Quindi perché mi dovrebbero voltare le spalle?
Così, dopo un po' di tempo, scuoto la testa decisa -È ovvio che siano sinceri.-
-Ci hai pensato un po' troppo, non credi?-
Così liquidiamo la nostra conversazione, e non torniamo più sull'argomento, o meglio, non ci rivolgiamo più la parola. Lo fisso mentre guida. Sembra non perdere di concentrazione la strada per un secondo, lo vedo mentre tenta di spostarsi quel ciuffo che gli ricade dannatamente davanti gli occhi, coprendogli la visuale. E sul serio. Non capisco il perché non si taglia quei dannati capelli... O perché magari non cura un po' di più il suo look.
Mio fratello non è uno di quei tipi sfigati, da cui di solito la gente si tiene alla larga. Lui preferisce starsene per conto suo, è lui ad allontanare la gente.
Dopo quindici minuti siamo nel parcheggio della nostra scuola. La Bradford.
Scendiamo dall'auto e facciamo come se non ci conoscessimo, e riusciamo sempre nel nostro intento. A parte la somiglianza, neanche troppa, non sembriamo fratelli. A primo impatto sembriamo due veri e propri sconosciuti. E forse lo siamo davvero.
Lui se ne va in un angolino, appoggiato a una squallida parete e si mette le cuffiette. Lui e la sua dannata musica.
Scuoto la testa. Non cambierà mai.
Se ne sta lì in disparte, mentre tutti quelli dell'ultimo anno discutono allegramente su una cena da organizzare per ricordare i bei momenti passati insieme. Patetici.
-Tesoro!-
La mia migliore amica mi viene incontro e mi saluta allegramente con due baci sulle guance. Io le sorrido poi le faccio fare una giravolta. -E questo vestito?-
Colta nel segno. Lei arrossisce imbarazzata -Ti piace?-
Qualcuno ci interrompe -Ehi amore!-
Saluto il mio fidanzato con un bacio a fior di labbra, poi Dylan saluta cortesemente anche Zoey. Lei si tormenta una ciocca dei suoi capelli. Sembra quasi a disagio.
-Tutto a posto?- le chiedo premurosa.
Lei invece di guardare me, fissa Dylan, con i suoi occhioni da cerbiatto marroni, messi in risalto da uno smokey eyes dai toni naturali. Poi abbassa lo sguardo e si tormenta le mani -Tutto bene.-
Non si direbbe. Ma decido di non ribattere. Se la mia migliore amica non se la sente di parlare allora aspetto. Prima o poi si aprirà con me, e mi dirà cosa la turba.
Perché è così che ci si comporta da amici, giusto?
Siamo distratti da qualcuno che parcheggia proprio vicino la macchina di Derek.
Arrivata, la ragazza sbatte la portiera dell'auto così forte che il nostro sguardo non può non ricadere su di lei. Lei si guarda intorno spaesata, come un pesce fuor d'acqua. Si sposta una ciocca dei capelli dietro l'orecchio, e ci oltrepassa a testa bassa. Il trucco nero rende i suoi occhi ancora più azzurri di quello che già sono. Sembra totalmente estranea a questo mondo, persa nei suoi pensieri. Inciampa e provoca l'ilarità di tutti quanti.
Zoe e Dylan per primi cominciano a ridere. -Bei capelli!- dice la mia amica.
I suoi capelli sono neri ed esageratamente mossi. Sembra che non abbia mai usato una spazzola in vita sua, sempre se sa cos'è. Lei alza lo sguardo verso la mia amica, e si guarda intorno, come ad accorgersi che non è da sola. Poi replica in tono basso -Grazie.-
Alla sua risposta Dylan e Zoey, riprendono a ridere ancora più forte.
-Sai, a scuola dovrebbero vietare agli studenti di presentarsi in questo modo.- dice il mio ragazzo soffermandosi sui vestiti che indossa. Non me ne ero accorta, forse ero troppo concentrata sui suo capelli disordinati, o dai suoi occhi azzurri delimitati con così tanto nero, o forse ero troppo presa dal suo sguardo perso...
Indossa un maglione oversize nero, davvero troppo largo per una ragazza così piccola. Infatti sono quasi sicura che non arriva neanche al metro e sessanta. È ancora più piccola della mia migliore amica.
I jeans scuri sono strappati in più punti, mentre le sneackers che ha indosso sono ingrigite e mezze rotte.
Dylan e Zoey ridono così forte, che mi è difficile anche pensare. Vorrei tanto che la smettessero. Intanto anche altri studenti si sono avvicinati e si sono uniti anche loro alle risate, umiliandola davanti a tutti.
Si sentono dei commenti poco gradevoli sia da parte dei ragazzi che dalle ragazze. Così mi metto a ridere pure io, solo perché lo fanno tutti. E posso scorgere mio fratello, ora senza cuffie, che sta assistendo a tutta la scena anche se da lontano, e che rivolto verso di me scuote la testa. Deluso forse?
Lei si volta imbarazzata mentre tenta di uscire dalla folla. Nessuno ovviamente la fa passare e tutti continuano a ridere di lei.
Ridono, e ridono. Sempre più forte. E la ragazza in questione fa qualcosa che nessuno si aspetta.
-E che cazzo! Avete finito di ridere?! Vorrei passare per favore!- il suo tono di voce è sprezzante e tagliente, eppure non ce la fa ad apparire minacciosa, perché nonostante tutto la sua voce è delicata e armoniosa. In pratica il contrario di come appare. Ci guarda con una punta di orgoglio, attendendo una risposta.
Dopo un minuto totale di silenzio, dovuto alla sorpresa per la sua reazione, il mio ragazzo si fa avanti e prende la parola. Ha un sorriso maligno dipinto in volto, capisco le sue intenzioni, sto per fermarlo, ma ormai è troppo tardi. -Penso che non finiremo mai di ridere se continui ad andare in giro così, vero ragazzi?-
Come da copione, tutti quanti riprendono a ridere, se possibile ancora più forte di prima. Lo fanno perché la pensano come Dylan.
'No. Lo fanno perché hanno paura di contraddirlo.'
Assurdo ma vero. Nessuno vorrebbe averlo come nemico, così preferiscono assecondarlo. Lui in questo modo, si sente ancora più superiore. Ma io so che lui non è davvero così. Ci credo.
'È soltanto un'illusione.'
E forse lo è. Ma io lo amo, e non voglio perderlo. Dio, se lo amo. Forse è una delle cose più belle che mi sia capitata nella vita, e se lo perdessi... sento che sarei finita.
Così lo assecondo anche io, rido sprezzante insieme a lui, mentre Dylan mi circonda le spalle con un braccio.
-Che c'è? Hai perso la parola adesso?- deglutisco, ma non riesco a fermarlo. Non voglio. Non posso.
-Tua madre non ti ha insegnato a vestirti?- continua a provocarla. La ragazza, che ha dei riflessi color mogano, l'ho notato solo ora, si irrigidisce. Riesco a notare la vena del collo che pulsa, e la fronte imperlarsi di sudore. Ha toccato un tasto dolente. Dylan, che ha capito anche lui, invece di starsene zitto, continua ad infierire solo per il gusto di farlo -Ma certo, si sarà vergognata talmente tanto di avere una figlia come te che...- lei lo interrompe. Di nuovo. E quello che dice lascia tutti stupiti. -Schifoso pezzo di merda! Non devi...- ma non fa in tempo a finire la frase, che Dylan la strattona per un braccio. E io ho paura, davvero paura. Di quello che potrebbe farle. È così piccola e sembra così fragile. Lui è il doppio di lei, nel vero senso della parola. La presa le fa male, si vede. Dylan la ignora completamente, se prima era divertito, ora è furioso. Nessuno aveva mai osato tanto.
Continua a strattonarla, mentre le urla contro parole che mi entrano da un orecchio, e mi escono dall'altro. Vorrei intervenire, davvero. Ma non posso.
In fondo qualcuno dovrà pur intervenire, no? Non può andare a finire male... andrà tutto bene. O almeno spero che sia così.
Come se Dio avesse ascoltato i miei pensieri, qualcuno interviene.
-Le stai facendo male. Lasciala.- la voce è ferma e estremamente controllata, ma sta cercando di trattenersi. È mio fratello.
Dylan viene colto alla sprovvista, ma non esita un attimo a lasciarla. Tra i due la tensione è così evidente. Derek non ha mai provato simpatia per il mio ragazzo, è un 'pallone gonfiato' secondo lui. E beh, Dylan se lo è fatto andare bene solo perché è mio fratello, però sono sicura che il disprezzo sia reciproco.
Mio fratello mi lancia un'occhiata gelida, per poi guardare la folla.
-E voi non avete già riso abbastanza?- tutti si voltano verso mio fratello e improvvisamente si ammutoliscono. Le persone cominciano a rivolgere la loro attenzione su altro, e cominciano a dileguarsi.
È vero che non ha amici, ma tutti lo rispettano, e credo anche che lo temano.
Derek torna con lo sguardo su di noi. Aggrotta la fronte quando vede la ragazza andarsene via, verso la scuola. La segue un po' con lo sguardo, sembra indeciso. Vorrebbe seguirla. Ma alla fine sposta l'attenzione sul mio ragazzo.
Si fa avanti per fronteggiarlo e d'istinto Dylan fa un passo indietro. -Prendertela con una ragazza che non ti ha fatto nulla, non è troppo persino per te?-
Mio fratello attende una risposta, che tarda ad arrivare. Non dà segno di muoversi.
Dylan scoppia a ridere. Una risata che mi fa agghiacciare il sangue nelle vene. Continuo a pregare tra me e me che la smettano. Ma so che se qualcuno non li ferma all'istante, succederà un casino. Io potrei fermarli. Potrei fermarlo. Potrei dire a Dylan di stare zitto, di andarcene via. Eppure rimango paralizzata. È come se fossimo in un film dove io sono solo una comparsa. Le comparse non servono a nulla. Sono perfettamente inutili.
'Come te in questo momento.'
Continuo a riptermi che andrà tutto bene. È così. Andrà bene.
'Sai che non sarà così... non andrà bene.'
E come a confermare la voce nella mia testa, Dylan comincia a fronteggiare mio fratello -E tu chi cazzo saresti per farmi la predica?-
È andata. Quello che succederà, succederà e basta. Non ci sono vie di scampo. E ora ne sono sicura. Tutto questo non va bene, e di certo non andrà a finire meglio.
Sento Zoey accanto a me irrigidirsi. Mi ero totalmente dimenticata della sua presenza. Mi stringe il braccio talmente forte da farmi male. Io aspetto una qualsiasi reazione di Derek, eppure mi sorprende. Semplicemente scuote la testa, e dopo un ultimo sguardo rigido verso il mio ragazzo, si volta e se ne va. Riprendo a respirare regolarmente, mentre Zoey allenta la presa sul mio braccio fino a lasciarla del tutto. È in momenti come questi che ringrazio mio fratello e il suo buon senso. Sto per dire qualcosa a Dylan, qualsiasi cosa che lo possa calmare, ma prima che possa fare qualcosa, il mio ragazzo segue Derek, mentre gli urla contro. -Andiamo! Non ti facevo così codardo da andartene via!- 
Raggiungo il mio ragazzo, mentre lo prendo per un braccio e gli sussurro a un orecchio -Adesso basta, per favore.-
Il castano non mi degna di uno sguardo. Le sue labbra si incurvano in un sorriso vittorioso quando mio fratello si ferma di colpo. Se ne resta fermo per un po', spero che non si faccia ingannare proprio adesso, che torni al suo passo. Ma ormai è troppo tardi. Torna indietro a passo svelto, mentre il mio ragazzo sta per dire qualcos'altro. È tutto così assurdo e veloce che non riesco a capire bene. Derek che colpisce Dylan in pieno volto, lui che impreca e lo manda a quel paese. Si tocca il naso dolorante. Gli esce il sangue.
Zoey lancia un urlo spaventata e comincia a singhiozzare. Dylan, che non accetta una sconfitta, si pulisce il sangue dal viso e prova a sferrargli un cazzotto anche lui, ma mio fratello lo blocca. Lo strattona, poi Dylan riesce a colpirlo in volto, ma subito dopo si ritrova con un colpo assestato allo stomaco. Si accascia a terra, torcendosi dal dolore.
'Non va bene. Non va bene per niente. E tu potresti fermarli, potresti fare qualcosa, invece te ne stai lì ferma aspettando che tutto si risolva da sé.'
Derek lo guarda sprezzante dall'alto -Ho sempre voluto farlo.-
Mi guarda un momento, per poi scuotere la testa e riprendere il passo verso scuola. Dylan si rialza in piedi e si mette a seguirlo. Zoey gli sta subito dietro, cercando di fermarlo. Lo prende per un braccio, lo supplica, ma lui non gli da retta. Afferra mio fratello da una spalla -Schifoso pezzo di merda!-
Lo strattona ma Derek lo fa finire di nuovo a terra. Zoe si porta le mani sui capelli completamente disperata, mentre si abbassa ad aiutare Dylan. -Vi prego basta. Tutti e due! Smettetela!-
Le sue urla mi fanno stare male. Odio vedere la mia migliore amica in questo stato. E mi do della stupida, perché io avrei potuto fare qualcosa. Li raggiungo, e sono sollevata nel vedere che nessuno dei due fa più niente.
-Cosa sta succedendo qui?- il professor Harris, di educazione fisica, non ci mette tanto a fare due più due, e rivolgendosi a Derek e Dylan dice -Seguitemi subito in presidenza.-
I due non fanno obiezioni e cominciano a incamminarsi, mentre il coach ci guarda severo -E voi filate dritto in classe. Subito!-
Io e Zoey non ce lo facciamo ripetere due volte e andiamo. La verità è che niente va bene. Sta andando tutto a puttane.

~*~

Sono già passate tre ore di lezione, due e mezza per noi che siamo entrate in ritardo, e non abbiamo ancora nessuna notizia. Purtroppo oggi non abbiamo nessun'ora in comune con Dylan, così dovremo aspettare la pausa pranzo. Zoey continua a tormentarsi una ciocca di capelli rossissima, mentre si morde il labbro talmente forte, che ho paura che da un momento all'altro sanguini. Le do una gomitata per farla smettere. Poi le accarezzo il braccio -Ehi, vedrai che adesso è tutto a posto. Mancano altre due ore alla pausa pranzo e poi sapremo che è successo. Andrà tutto bene.-

'Come potrebbe andare bene?'
Lei annuisce, non del tutto convinta, poi sposta l'attenzione dai suoi capelli su di me. Ha gli occhi lucidi, sta cercando di trattenere le lacrime. Ha già pianto abbastanza oggi.
-Io non capisco cosa sia successo a Dylan. Non l'ho mai visto così.-
-Neanche io.-
E non ho visto così neanche mio fratello, sto per dire, ma preferisco tenerlo per me. Non riesco a dare un senso logico a quello che è successo. Mi sembra così assurdo che da un momento all'altro mi aspetto di svegliarmi nel mio letto, come se fosse stato tutto un terribile incubo. Magari lo è davvero. Mi pizzico il braccio, una, due, persino tre volte. Ma nulla. È tutto vero. Poi un'idea mi passa nella mente. E se, per quello che è successo con mio fratello, adesso Dylan volesse lasciarmi? Se non potesse accettarlo e mi voltasse le spalle? È così stupido e talmente egoista come pensiero, che mi vergogno di me stessa. Il mio ragazzo e mio fratello si sono appena menati, e io mi preoccupo per questo. Sono davvero egoista.
'E non solo.'
Ignoro la voce nella mia testa, ormai è quello che faccio di continuo. Dovrei pensare alla salute di Dylan, a quella di Derek, ma quell'assurda idea davvero non vuole uscire dalla mia testa. E io sono sempre più convinta che è quello che succederà.
-Mi dispiace.-
Mi volto verso di Zoey, mentre lei mi guarda con i suoi occhioni da cerbiatto. -Di cosa ti dispiace?-
-Sì, insomma... io sto qui a piangermi addosso quando dovrei stare nei tuoi panni. Il tuo ragazzo, tuo fratello... Scusa se sono stata così egoista da non pensare neanche un attimo di come tu ti stia sentendo in questo momento.-
Apro la bocca per dire qualcosa, ma la richiudo subito dopo non trovando nessuna parola. E lei si preoccupa per me, quando quello che mi interessa adesso, non è lo stato di Dylan, o quello di Derek. -Allora, come stai?- mi chiede apprensiva.
Sorrido, non merita di stare in vena per me. -Tranquilla, è tutto a posto ora.-
'Non merita di avere un'amica come te, così egoista e narcisista. Lo sai anche tu che meriterebbe di meglio. E tu non meriti nessuno che si debba preoccupare per te.'
-Posso andare in bagno?- mi alzo in piedi di scatto, mentre la signorina Gilbert, che fino a poco fa scriveva sulla lavagna, si gira a guardarmi sistemandosi gli occhiali. Mi guarda interdetta, poi perà mi dà il permesso. La ringrazio ed esco di corsa. Mi dirigo verso il bagno correndo, e appena arrivata una ragazza mi guarda stranita. -Va' via!- le urlo contro, ormai non sono più in me. Lei borbotta qualcosa sotto voce, mentre io continuo a gridare -Sei sorda? Ho detto va' via!-
La ragazza, che ha i capelli ricci e crespi, non dà segno di muoversi. Io mi ritrovo a piangere e questa volta la supplico -Per favore... ho bisogno di stare un momento da sola.-
Questa volta, forse per pura pietà, fa come ho detto ed esce dal bagno. Io mi accascio contro la parete mentre continuo a singhiozzare. Non so perché sto piangendo. Però mi viene facile. E io odio piangere. Mi si rovina il trucco e mi vengono gli occhi rossi. Ma intanto adesso che importanza ha?
'Sei debole. Lo sei sempre stata.'
-No! No! Non lo sono!- comincio a urlare, rivolta contro non so bene chi. Mi alzo in piedi e vado verso lo specchio. Tiro su col naso, mentre tento di ricacciare indentro le lacrime. Comincio a fare respiri profondi per tentare di calmarmi. Devo riprendere il controllo di me stessa. Io sono l'unica padrona di me stessa.
Appoggio le mani sul lavandino, mentre continuo a fissare il mio riflesso sullo specchio. Dopo di che decido di darmi una sistemata. Sono impresentabile. Io sono l'unica padrona di me stessa, mi ripeto un'altra volta. E devo apparire dignitosa. Comincio a sciacquarmi il viso, per togliermi via tutto il trucco che ormai è colato.
Mi guardo di nuovo allo specchio. Non sto piangendo più ma gli occhi sono diventati rossi. In più sono anche struccata. Qualcuno bussa alla porta -Posso entrare?-
La riconosco subito. È la voce di Zoey. All'inizio non rispondo, poi riesco a far uscire fuori la voce. Non voglio che mi veda così Penserebbe che io sia debole. Odio quando le persone lo pensano.
-Non entrare. Tra poco esco io.-
Giusto il tempo che gli occhi non siano più rossi. La mia migliore amica mi ignora completamente e apre la porta del bagno, per poi richiudersela subito dopo. Il suo sguardo è un misto di dolcezza e preoccupazione. Per me, mi dico. Che sono un disastro.
-Sai, Anna Dawson, quella ragazza di terzo con i capelli ricci e crespi si è appena lamentata con le sue amiche. 'Lindsay Hamilton ha bisogno di farsi curare', citando le sue testuali parole.-
Cosi Zoey viene verso di me, e senza che io le dica nulla mi abbraccia. Ricambio subito, sentendomi immediatamente meglio. Scoppio a ridere quando mi accorgo che si è alzata sulle punte per arrivare alla mia altezza. -Ma quanto sei bassa?-
Lei mi dà una pacca affettuosa sulla spalla -Certo che sei stronza!-
Mette il broncio, ma non ce la ad apparire offesa sul serio. Nonostante ciò le chiedo scusa. -Dai, scusa scricciolo. Non volevo.- 
Scricciolo è un soprannome che le ho dato a cinque anni. È sempre stata piccola di statura, e per questo la chiamo così da quando eravamo bambine. Lei mi guarda risoluta, mentre io la stuzzico un altro po'. -Non è colpa tua se sei bassa.- mi metto di nuovo a ridere, mentre lei mi manda a quel paese. Ma subito dopo si mette a ridere anche lei. -Guarda che questa me la segno!- mi punta un dito contro, mentre io la canzono facendole il verso. Zoey scuote la testa rassegnata, però sta sorridendo. -Comunque io non parlerei. Guarda come sei ridotta!-
Mi ammutolisco di colpo, mentre lei mi fa voltare verso lo specchio. Poi mi sussurra in un orecchio, facendomi sorridere
-Sta' tranquilla. Ho portato con me i trucchi. Adesso ti sistemo io. Ti va?-
Annuisco, mentre lascio fare alla mia migliore amica. Non mi fa domande, non mi chiede perché ho pianto, e le sono grata per questo. In fondo è meglio così. Sa che preferisco non parlarne. -Sta' ferma!- mi rimprovera lei.
-Ma quanto ci metti?-
-È colpa tua. Se la smettessi di muoverti così tanto ci metterei tre secondi.-
Scuoto la testa divertita. Adoro vederla esasperata.
-Ecco, fatto. Contenta?-
Le do un bacio sulla guancia -Grazie mamma.-
Zoey si pulisce con la manica della maglietta, e fa una faccia schifata -Hai sbavato!-
-Non è vero! Io non sbavo!-
-È la prima cosa che chiederò a Dylan a pranzo!-
-Non puoi farlo davvero.- lei alza le spalle, come a dire 'posso eccome'. Così comincio a farle il solletico. Lo scricciolo comincia a urlare e dimenarsi tra le mie braccia. Ma tutti i suoi tentativi di farmi smettere sono del tutto inutili. È troppo piccola in confronto a me per liberarsi. Lei alza le mani in segno di resa, e col fiato corto dice -Mi arrendo. Non glielo chiederò.-
Sorrido raggiante, così la libero della mia presa -Come pensavo.-
-Non oggi almeno.- prima che possa fare qualcosa, lei è già fuori dal bagno a correre. La inseguo mentre tutte e due ridiamo. Io sono avvantaggiata visto che ho le gambe lunghe, infatti dopo poco tempo le sto già dietro. Riesco a prenderla per un braccio e lei urla divertita. -Lasciami!-
-Giura che non glielo chiederai!- la minaccio io.
-Non puoi costringermi!- si lamenta lei. Tanto sappiamo tutte e due che alla fine l'avrò vinta io. Stavolta però non vuole arrendersi.
-Voi due!-
La lascio stare, e smettiamo di ridere. La preside Montgomery ci squadra da capo a piedi.
-Non avete lezione?- ci chiede con fare indispettito, sistemandosi quegli assurdi occhiali a rombo con la montatura color verde acido. La sua collana lunga di perle rosse non fa altro che tintinnare. Effettivamente non so se sia peggio la collana oppure gli occhiali. O magari l'abbinamento di un maglioncino a collo alto color senape con dei pantaloni a zampa di elefante stile anni '60 color cachi, con delle scarpe a punta col tacco e dei fiori gialli. Okay, i vestiti sono decisamente la cosa peggiore. E la collana e gli occhiali sicuramente se li sarà messi per distrarre le persone dal suo orrendo abbigliamento. Sorrido soddisfatta per la mia conclusione.
-Allora?- sono così concentrata, e disgustata, dai suoi vestiti, che non rispondo.
Zoey interviene al mio posto -Sì. Ma vede... Lindsay si era sentita male, e io sono andata a vedere come stava. Pensa che torniamo proprio adesso dal bagno!-
-Vedo che la signorina Hamilton si è ripresa in fretta.-
Faccio un sorriso falso quanto le sue labbra.
-Ora tornate in classe che è meglio.-
-Subito.- prendo Zoey per braccetto, e dopo un ultimo sorriso di cortesia, andiamo verso la nostra classe. Ci giriamo più volte, finché non vediamo entrare nel suo ufficio la preside. Poi scoppiamo a ridere. -Ma che ti è preso? Sembravi imbambolata!-
-Scusa se sono rimasta senza parole. Insomma, ma l'hai vista?-
Ridiamo ancora più forte, poi cerchiamo di riprenderci. Ci diamo un po' di contegno per entrare in classe. La signorina Gilbert fa cadere il gesso spaventata. -Ah, siete tornate. Ci avete messo un bel po' di tempo.- la sua è solo una constatazione. La signorina Gilbert non ci rimproverebbe mai veramente. Un po' mi fa pena. Insomma, nessuno le dà retta, però è lei che non si fa rispettare. Come se non sia già un disastro a scuola, è anche sfortunata in amore. Credo che sia l'unica nostra insegnante non sposata, infatti non porta nessuna fede all'anulare. Ha una quarantina di anni, e come aspetto non è neanche tanto male. Più che altro si presenta come una donna perfettamente anonima. L'abbiamo vista più volte piangere tra i corridoi della scuola mentre era al telefono. L'ennesimo uomo che la lasciava. Però fingiamo sempre di non aver sentito nulla. È pur sempre maleducazione origliare le conversazioni altrui.
-Lindsay stava davvero poco bene. Pensi che è quasi svenuta!-
La signorina Gilbert posa il libro di testo che teneva nell'altra mano sulla cattedra. -Oh no! E non è meglio che vai in infermeria?-
-Davvero non si preoccupi! Mi sento molto meglio ora. E poi la lezione è quasi finita.-
Lei annuisce, così io e Zoey torniamo al nostro posto.
La Gilbert torna a spiegare e non si preoccupa minimante se qualcuno la sta ascoltando o meno. Si limita a fare il suo lavoro e basta. Comunque cerco di prestarle attenzione, un po' perché mi dispiace che nessuno l'ascolti, e un po' perché non ci tengo ad andare male ai compiti in classe. Così mi appunto sul libro le cose più importanti. -Secchiona!- mi riprende divertita la mia migliore amica.
-Ne riparliamo quando ci sarà un compito e tu non saprai nulla, e sarai così disperata da pregarmi per passartelo.-
-Lo sai che me la cavo sempre.-
Alla fine la smetto di scrivere, stanca e annoiata, e aspetto in silenzio la fine della lezione, che non tarda ad arrivare.
Appena terminata, io e Zoey ci separiamo. Lei ha chimica, mentre io educazione fisica.
Prendo il cambio dall'armadietto, saluto la mia amica e vado in palestra. Appena arrivata agli spogliatoi sento le ragazze parlare di Dylan e Derek. Appena si accorgono della mia presenza cambiano argomento. Io scuoto la testa e comincio a cambiarmi. Julia viene verso di me, una ragazza semplice e introversa. Si lega i lunghi capelli neri e mi chiede -Tutto bene?-
-Sì, grazie per l'interessamento.- lei sorride e se ne torna in disparte. Mi sistemo per bene la divisa della scuola ed esco dallo spogliatoio. La signora Jenkins, la nostra insegnante, ci richiama verso di lei.
-Allora ragazze, so che preferireste fare una partita di hockey, ma purtroppo il campetto è inagibile.- si levano subito dei cori di protesta da parte di tutte le ragazze. La Jenkins ottiene il silenzio con il suo dannato fischietto. -Per questo oggi resterete in palestra a giocare a pallavolo. Io e il professor Harris, pensavamo che potreste fare una partita maschi contro femmine. Che ne dite?-
Alla sua proposta si mostrano subito tutte entusiaste, in particolar modo Jenna Smith, rossa tinta, un anno indietro, che non vede l'ora di mostrare ai ragazzi le sue tette, tirate su dal solito reggiseno a balconcino. Così formiamo le squadre, i ragazzi da una parte, le ragazze dall'altra.
Io sto fuori insieme a Julia e un'altra ragazza di cui confondo sempre il nome. Sandie o Sally? Dovrei ricordarmelo. La prima giocata è per la palla e sorprendentemente, riusciamo ad ottenerla noi. Ovviamente in posizione di battuta c'è Jenna, già pronta, piegata in avanti con le tette di fuori. -È davvero ridicola. Pensa di rimorchiare qualcuno con quelle tette moscie? Si sa che è tutto merito del reggiseno!-
Julia si mette a ridere, mentre Sadie, ora ricordo il suo nome, si rivolge a me -Non l'hai saputo?-
La guardo curiosa -Cosa?-
-Non noti niente di strano? Nella squadra dei ragazzi intendo.-
Non capisco dove voglia arrivare, ma comunque guardo dall'altra parte del campo. Do un'occhiata veloce a tutti i ragazzi, finché uno in particolare non attira la mia attenzione. Non l'avevo mai visto prima. L'avrei certamente notato. Di certo non è un tipo da passare inosservato. I suoi capelli forse sono un po' lunghi, quella che deve essere la frangia, non fa che ricadergli davanti gli occhi. Buffo. Sembra che mio fratello non sia l'unico che ha bisogno di una spuntatina. Eppure non posso che pensare che sia attraente. I suoi capelli sono ricci e scuri, e si adattano alla perfezione alla sua pelle chiara. I suoi occhi mi sorprendono a guardarlo, così sono costretta ad abbassare lo sguardo.
-Niente male eh?-
Ritorno a guardarlo e sono sorpresa nel vedere che i suoi occhi sono ancora fissi su di me.
-Quando è arrivato?-
-Proprio oggi. Zach Dawson. Ha diciassette anni, ma sta al terzo come noi. Si dice che sia stato bocciato per la sua condotta, ed è proprio per questo che poi ha dovuto cambiare scuola. E beh, Jenna l'ha già preso di mira. Fossi in te smetterei di guardarlo così insistentemente. E poi sei pure fidanzata!-
Mi riprendo dalla paralisi, mentre ognuna di noi torna per i fatti propri. Scopro che tocca già a me a entrare e battere. Batto in schiacciata, come mi viene meglio, e a ricevere c'è proprio lui. L'azione prosegue per un po', finché non fanno punto loro. Per tutta l'andata della partita sono loro in vantaggio, infatti alla fine vincono. La Jenkins fischia la fine del match, e guardando l'orologio ci dice di andarci a cambiare. Mentre andiamo vedo Jenna che ferma il nuovo ragazzo. Decido di restare a guardare.
-Ehi! Ancora non ci siamo presentati. Ma forse avrai già sentito parlare di me, no?- il suo tentativo di sorridere risulta più come una smorfia.
-In realtà no.-
Il 'sorriso' che ha le muore sulle labbra, e io trattengo a stento una risata.
-Beh, davvero strano. Comunque io sono Jenna.- gli porge la mano. Lui la guarda e risponde pacato, senza però stringerle la mano. -Zach.-
Jenna rimane sempre più delusa, poi si schiarisce la gola e si sistema la maglietta. Più giù. Giusto per mettere in evidenza ancora un po' il suo reggiseno di pizzo rosso. Lui neanche ci fa caso, sta per andarsene, quando lei lo ferma. -Allora Zach. Qualche hobby? Interessi? Ragazze?-
Lui sorride mostrando dei denti bianchissimi -Beh, ho un debole per le ragazze silenziose, che si fanno i fatti loro e sai una cosa? Proprio non le sopporto quelle ragazze che fanno di tutto per farsi notare da qualcuno... hai presente? Tipo mettersi in mostra con una maglietta scollata o...-
-Ho capito.- si risistema la maglietta, questa volta più in alto. Lui fa un cenno e la saluta cordialmente, mentre io scoppio a ridere.
Le passo davanti facendole l'occhiolino -Beh, sei proprio il suo tipo.-
Mi guarda infuriata, poi mi dà una spallata per entrare dentro lo spogliatoio. -Non ci provare verginella. Tu lo hai già un ragazzo! Oppure ti ha mollato?-
Cerco di non badare a quello che mi ha detto, semplicemente la ignoro e comincio a cambiarmi. Appena finito esco fuori, senza aspettare nessuno e mi dirigo subito in mensa.
Faccio la fila per prendermi qualcosa da mangiare, e alla fine opto per un hamburger e delle patatine fritte. Raggiungo Zoey, che mi ha preso un posto vicino lei. Appoggio il vassoio sul tavolo e mi siedo. Sto per mangiare quando la rossa mi riprende
-Non vorrai mangiare sul serio quella roba, vero? Sai che calorie! Poi ti finiscono tutte sui fianchi e sul culo!- il suo tono è scherzoso, l'ha detto per prendermi in giro, eppure poso la patatina che avevo preso, e cerco di sorridere come meglio posso. -In realtà ho già mangiato. Questo l'ho preso per Dylan.-
Lei alza le spalle e torna alla sua insalata. Cominciamo a parlare e le racconto dell'ora di educazione fisica. Zoey scoppia a ridere quando mi metto a imitare la faccia di Jenna.
-No! La dovevo vedere anche io, non vale!- e così torniamo a ridere.
La fisso mentre prende un altro po' di insalata. Vorrei mangiare anche io, ma non posso. Così mi alzo in piedi e avverto la mia amica -Vado un momento al bagno.-
-Non aspetti Dylan?-
-Beh, puoi aspettarlo tu, no? Poi mi racconti...- non le do il tempo da ribattere che sono già in piedi, diretta verso il bagno. Solo uno dei bagni è occupato. Mi accorgo solo adesso che il rubinetto è aperto, così lo chiudo. Subito dopo posso sentire dei versi sgradevoli provenire proprio dal bagno chiuso. Sembra che qualcuno stia vomitando. E forse è proprio quello che sta facendo. E magari il rubinetto l'ha aperto per far scorrere l'acqua, e aprire in questo modo il rumore. Per non farsi sentire... per non farsi scoprire.
Quando sento lo scatto del bagno, entro subito a quello accanto. Lascio la porta socchiusa, così da vedere una ragazza dai capelli scuri che esce in questo preciso momento. Si guarda intorno disorientata -C'è nessuno?- la voce mi sembra familiare, ma non riesco a ricordare. La ragazza si ferma davanti il lavandino. Si starà chiedendo perché l'acqua è chiusa. Si starà chiedendo chi l'ha chiusa. Alla fine la posso scorgere mentre scuote la testa impercettibilmente. Poi guarda verso lo specchio. Ed è adesso che noto il suo riflesso. È la ragazza di stamattina.






Angolo dell'autrice:
Okay... la storia come inizio non parte bene. Nel senso che ho aggiornato davvero dopo un sacco di tempo. Mi dispiace molto. Ma davvero non riesco a trovare il tempo da dedicare alla scrittura, come invece vorrei.
In ogni caso ci tenevo a ringraziare chi ha recensito e aggiunto la storia tra le seguite. Grazie davvero. Il primo capitolo è dal punto di vista di Lindsay. Che ne pensate? Per ora stiamo solo all'inizio, quindi ancora non è niente... però per il momento ecco un piccolo spunto della vita della bionda. E niente... non voglio anticiparvi nulla.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto. So che non scrivo spesso, ma quando scrivo cerco di dare il meglio.
Ditemi se vi va di entrare nel mio gruppo facebook, dove avverto degli aggiornamenti delle mie storie, tra cui una long  che ho in corso nella sezione angeli e demoni, 'Il bacio proibito' che se volete leggere ecco il link: 
http://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2064265&i=1
Beh, non ho altro da dire. Se siete arrivati a leggere fin qui per me vuol dire davvero tanto. Spero di leggere dei vostri pareri, positivi o negativi che siano.
Un bacione <3

  
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