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Autore: Feriket    11/05/2014    3 recensioni
Dopo una missione finita male, Eren cade in un sonno profondo, all'interno della sua forma di cristallo. Levi sta morendo, ma è determinato a spendere i minuti rimastigli provando a liberare Eren dal suo sogno.
Ma Eren non si potrà svegliare fin quando non accetterà la realtà dalla quale sta cercando di scappare.
Aka, AU incepition-esca nella quale Levi ed Eren sono bloccati in un limbo.
Note: questa storia è una traduzione della omonima fic inglese a opera di Feriket. Ho chiesto il permesso all'autrice di tradurla perché l'ho trovata stupenda, davvero profonda emotivamente. Vi consiglio davvero di dare un'occhiata, vi posso assicurare che non ve ne pentirete.
Genere: Angst, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Eren, Jaeger
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note della traduttrice: Quasi non ci credo, sono davvero riuscita a finire questa traduzione! Neanche io ci speravo più. Vorrei ringraziare tutti coloro che hanno deciso di seguire questa storia e ancora di più coloro che hanno recensito. Traduco sempre i vostri commenti all'autrice e sia a lei che a me fa davvero piacere riceverli!
Ci tengo a precisare che anche in questo capitolo ci sono alcune frasi che non sono tradotte proprio letteralmente, per dovere di resa italiana. Tuttavia ci sono alcuni passaggi di cui non sono sicurissima neanche io, quindi, se doveste notare anche solo un piccolo dettaglio fuori posto, non esitate a correggermi! Detto questo, vi lascio alla lettura.
Preparate i fazzoletti!
La traduttrice

 

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo 3

 

 

Questo è il mondo di Eren e non c'è nient'altro che pace.

Ma, a volte (ogni notte), Eren cade in una variante dello stesso sogno.

Il sogno comincia in modi diversi. A volte comincia con Eren e Levi che vanno a caccia insieme; a volte comincia con loro che cavalcano, mangiano un pasto, appendono il bucato, e stanno sdraiati a letto... Non importa dove il sogno cominci perché porta sempre allo stesso punto. Non importa dove siano, cosa facciano, quanto siano felici, tranquilli, quanto sia ordinario, Eren sentirà sempre quel senso di timore premere nei recessi della sua mente, quel piccolo avviso di star dimenticando qualcosa.

E' troppo felice, qualsiasi cosa sia. Troppo tranquillo. Troppo ordinario. Quieto, in apparenza, come la superficie di un laghetto. Quieto come la neve che viene spolverata senza alcun suono sui campi.

Il plop di una foglia che cade rompendo la superficie del laghetto in cerchi di onde, che inondano la mente di Eren di ricordi.

Il soffice thump di un coniglio della neve, ed Eren sobbalza in direzione del suono, mira fermamente e lancia. La freccia colpisce l'obiettivo, ed è impossibile, ma Eren giurerebbe di poter sentire il suono della carne perforata e quel senso di timore da una scossa al suo corpo, intorpidendo i suoi arti di paura.

“Caporale,” rantola Eren ed eccolo lì, Levi, rosso che sboccia sulla sua uniforme, scuri petali insanguinati che si spandono sul suo mantello verde.

Eren lo sa.

L'ha saputo per tutto il tempo.

Eren fa scorrere le dita sul sangue sul viso di Levi. Occhi senza vita gli ricambiano lo sguardo, accusatori, ed Eren sa che non è Levi che deve morire.

La voce di Levi è nella testa di Eren anche se il suo cadavere sta diventando freddo. Ti dovevo proteggere. Tu...

“Non ho bisogno di protezione,” Eren dice al cadavere. “Non ho bisogno che tu mi tenga d'occhio.” Il pensiero è lì prima che possa fermarlo. Se tu non mi avessi dovuto proteggere...

L'accusa negli occhi senza vita rimane e loro si girano per guardarlo. Eren riesce a vedere il suo stesso riflesso sulle cornee vitree. Una risata dalle labbra fredde di morte, piccoli puntini di sangue sputacchiati dalla bocca. Sembrano ghiaccio quando colpiscono la pelle delle mani di Eren.

Bugie. Tu mi vuoi al tuo fianco.

Eren deglutisce. La verità gli ricade in gola, pesante come macigni.

Sapevi che non avresti saputo controllare i tuoi stessi demoni. Avevi bisogno di me.

“Non volevo che questo accadesse,” dice Eren. “Dico davvero. Io---”

Lui vuole sentirsi al sicuro. Levi lo fa sentire al sicuro. Vuole credere che Levi possa proteggerlo. Vuole---

Fare affidamento su qualcun altro? Perché tu sei troppo debole per cavartela da solo?

Questa verità lo colpisce più forte di qualunque colpo fisico.
 

 

***

 

(I fiori che Eren ha preso per Levi continuano a fiorire.)

(Sono posati accanto al letto, luminosi e vivaci e bellissimi.)

 

 

***

 

 

La terza volta in cui Levi morì fu in primavera. Annegò quando saltò nelle rapide per cercare di salvare Eren.

Quando il loro tempo si resettò ed Eren si svegliò, Levi era accigliato. “Te l'ho detto che provare a remare in barca quando non sai neanche nuotare è una brutta idea.”

Eren era troppo occupato a sentirsi sollevato per il fatto che Levi fosse ancora al suo fianco per ascoltare davvero la sua ramanzina, ed era anche una ramanzina molto lunga. Finì con qualcosa del tipo, “Ma certo che questo patetico moccioso non mi ascolta più adesso che non sono più il suo superiore,” a cui Eren protestò con un, “Sì che ti ascolto,” e continuarono a litigare.

 

***

 

 

L'idea gli viene un altro mattino quando Eren guarda Levi massaggiarsi un dolore nella zona lombare. Levi lo fa sempre più spesso, ultimamente, ed Eren si chiede se Levi abbia raggiunto quel punto in cui ha raggiunto l'età. “No,” dice la voce di Levi dentro la sua testa, ma Eren si trova a sputar fuori.

“Dovremmo prendere un cane.”

Levi si interrompe. “Perché?”

“Allevare un cane sarà divertente,” dice Eren, ricordando di quando rincorreva i cani del quartiere, quando era piccolo.

“Assolutamente no.” Levi scuote la testa. “Non ci inventeremo dei modi di portare sporcizia dentro casa.” Aggrotta le sopracciglia a quel pensiero e, sembrandone davvero infastidito, scuote di nuovo la testa per buona misura.

“Farà sembrare tutto meno solitario.” Eren non è molto bravo a convincere le persone, ma ci prova. Vivere con Levi è stato fantastico, ma a volte, pur essendo loro due, c'è troppa tranquillità.

A volte entrambi non hanno niente da dirsi e tutto ciò che rimane è l'ululare del vento fuori e il debole rantolo delle vetrine mentre Levi le chiude. A volte anche meno.

“Tu sei solo?” chiede Levi.

Eren ci pensa per un momento. “No. Tu?”

“No.” Levi toglie il bollitore dal fuoco e comincia a versare acqua calda dentro una teiera. Si alza del vapore dalla teiera ed Eren comincia a sentire l'odore dello specifico aroma delle foglie di tè preferite di Levi. “Ma c'è troppa tranquillità, a volte,” ammette Levi.

Entrambi non fanno accenno al fatto che sentono intensamente la mancanza della litigiosità della mensa militare nelle ore dei pasti, il rumoroso chiacchiericcio che riecheggia nelle sale, il clangore metallico che fa vibrare i muri, a volte, proveniente dalle strutture di ricerca, le urla dai campi d'addestramento. Perché con questi ricordi arrivano quelli di cui non sentono così tanto la mancanza.

Levi sembra stia provando a decidersi su cosa odi di più---il silenzio o la sporcizia--- ed Eren attende ansiosamente il suo verdetto. Levi contrae le labbra ed Eren ha la sensazione di aver vinto e poi Levi si massaggia ancora una volta la zona lombare. Eren sa cosa stia pensando Levi adesso, quindi aggiunge velocemente.

“So che siamo troppo vecchi per correre dietro a un cane, ma ci sono un sacco di cani vecchi in paese, abbandonati dalle loro precedenti famiglie. Non si muovono velocemente come quelli più giovani e sono un po' più educati.”

“Quel che non capisco.” Levi versa del tè in una tazza. La alza in direzione di Eren, ma Eren scuote la testa, così la prende per sé. “E' perché dovrei volere un altro cane quando c'è un cucciolo fastidioso di cui mi devo prendere cura 24 ore su 24, 7 giorni su 7.”

“Ringrazia che io sappia usare il vasino,” dice Eren.

“Oh, lo faccio,” dice Levi. “Altrimenti tu saresti rimasto a dormire fuori per molto tempo.”

Levi sembra pensieroso per un attimo, mentre prende un sorso di tè. Eren riconosce quello sguardo, ricordandosi di Levi che si incurvava su blocchi di documenti strategici e mappe. Si chiede cosa abbia Levi da pensare così seriamente.

“Che c'è?” Chiede Eren.

“Un cane è un grosso impegno,” dice Levi. “Sei sicuro volertelo prendere?” Non sembra che Levi volesse dire quello, ma Eren fa finta di niente, sapendo che Levi alla fine arriverà a quel che vuole veramente dirgli.

“Sì. Non è che stia facendo molto qui, comunque.”

Levi volta la tazza in modo che il manico sia rivolto al lato opposto, ma la regge piantando le dita attorno ai bordi, senza far caso al manico. Un altro sorso e poi guarda Eren, meditativo, ed Eren raddrizza le spalle, in attesa delle sue prossime parole.

“La vita di un animale è più breve di quella umana, Eren,” dice Levi lentamente. “E ad un cane vecchio non resteranno che un paio d'anni.”

Eren sa a cosa Levi stia arrivando. Ma Eren sa che niente dura per sempre. “Andrà bene.” Allo sguardo scettico di Levi, aggiunge. “Posso farcela.”

“Se ne sei sicuro.” Annuisce Levi.

“Quindi.” Eren tamburella le dita sul tavolo. “Prenderemo un cane?”

“Sì,” dice Levi, col suo solito tono molto paziente. “Ne prenderemo uno.”

 

 

***

 

 

Ogni mattina, Eren si sveglia mentre Levi si prende cura del giardino di fronte. Mentre guarda il curvarsi della schiena di Levi, pensa che sarebbe molto più interessante avere un cane che corre in giro e che infastidisce Levi mentre lavora.

Eren lo vuole davvero, un cane.
 

 

***

 


Levi una volta chiede ad Eren se davvero lui possa creare qualsiasi cosa in questo mondo, se vuole, e la risposta è quasi. A volte c'è qualcosa di grande e incredibile che vorrebbe costruire, ma poi si ricorda debolmente della sua impossibilità nella vita reale ed Eren non è più capace di costruirlo, non importa quanto si ripeta di essere nel suo mondo interiore, adesso, e che ogni cosa sia fattibile.

“C'è qualcosa che vorresti che io creassi, in particolare?” Chiede Eren. Per Levi, ci proverà. L'estate danza sulle colline con luminosi prati verdi e caldo insopportabile ed Eren lo sta soffrendo, ricoperto di sudore, ma Levi insiste che questo è esattamente il tempo perfetto.

Levi mette ad asciugare tutti i piatti bagnati su una tovaglia, pensando che forse potrebbero semplicemente costruire uno scaffale, per quello. Rimugina sulle parole di Eren per un momento. Poi, “Un ruscello.”

“Che tipo di ruscello?” sembra ingannevolmente semplice ma è segretamente impegnativo. Comunque, è possibile. Eren si ricorda di una parte intricata di foresta dove non ci sono sentieri da esplorare e pensa che può piazzarlo lì, un ruscello che si apra un varco nel bosco.

“Semplicemente un ruscello con l'acqua,” dice Levi, suonando irritato dal fatto che Eren voglia qualcosa di più complesso da lui. Levi non sembra essere troppo interessato nei dettagli delle cose che non riguardino la pulizia.

“Un ruscello?” Chiede Eren, chiedendosi perché Levi voglia proprio quello.

“Sì.”

“E non vuoi nessun tipo particolare di ruscello?”

“Se è sta diventando una cosa stupidamente complicata, lascia perdere.”

“No no, ho capito. Un ruscello.” Eren prova a delineare l'idea nella sua mente. Un ruscello. Sarebbe carino. Perché non ci ha pensato prima?

“Non pensare troppo intensamente; ti fonderà il cervello,” mormora Levi.

“Pensare non è neanche il tuo punto forte,” gli fa notare Eren.

“Un idiota non è abbastanza in questo mondo.” Levi scuote la testa. “Devi proprio aggiungerne un altro.”

E' uno dei giri di parole di Levi per dire 'grazie per aver creato questo mondo per noi due,' ma Eren lo accetta.

Eren non crea da zero tutto quel che c'è in questo mondo. Ogni sua parte è un pezzo speciale della sua vita, un frammento di ricordo del suo passato. La loro casa, in particolare, è un misto della casa della sua infanzia e una delle sue preferite di quando viaggiavano con i Corpi di Ricognizione.

Quindi, per creare questo ruscello, Eren sa cosa fare.

Escono una mattina d'estate. Eren insiste sull'andarci presto, prima che prenda piede la calura della tarda mattinata e lui sia troppo occupato a soffrirla per poter davvero godersi il frutto del suo lavoro. Conduce Levi per il sentiero familiare, poi giù per un altro che prima era un vicolo cieco, una parte della foresta che gli era preclusa fino ad ora.

“Ma da questa parte è--” comincia Levi ed Eren lo interrompe.

“E' tutto ok, fidati di me.”

Levi si zittisce ed Eren capisce che l'ha sentito-il suono dell'acqua corrente in lontananza. Il suono si fa sempre più forte man mano che si avvicinano al ruscello e, a fianco a Eren, Levi sta fremendo silenziosamente d'eccitazione.

Prima che Eren possa dirlo, Levi chiude gli occhi e lascia che Eren lo guidi, lo supera e prosegue avanti da solo. Eren lo lascia fare, affascinato nel vederne Levi così entusiasta.

Ma anche Eren trattiene il respiro non appena il sentiero si apre sull'acqua che zampilla giù da una bassa cupola di rami e fogliame.

“Non male,” dice Levi, piano.

Camminano lungo il ruscello, seguendo il fluire verso il basso dell'acqua zampillante da grosse pietre e rami spezzati. Foglie alte tracciano i contorni del ruscello, alcune di esse sradicate impotenti dalla corrente e spazzate via a valle. Eren le guarda, ipnotizzato, e in quel momento la voce di Levi sovrasta l'aria, sollevandosi sopra il suono dell'acqua.

“Sembra proprio il ruscello del lago in cui passavamo durante le missioni a lungo termine,” dice Levi.

“E' esattamente quel ruscello,” ride Eren.

“Mi sembrava familiare.” Levi si ferma. Poi, indicando un albero che è caduto e i cui rami adesso sono incurvati in un arco sopra al ruscello. “Ci accampavamo spesso qui.”

“Già,” dice Eren. “E' un bel posto.” Tiravano fuori le pentole e le razioni di cibo dai loro zaini, ognuno proclamando di star preparando la cena. L'acqua del ruscello è fresca e chiara, è tutta acqua piovana che fuoriesce dalle montagne, quindi era utilizzata per preparare la cena e per lavarsi. Di notte, le tende venivano stese lungo la riva del ruscello, tutti facevano rumore e chiasso fino a quando veniva dato ordine di andare a dormire.

“E' bello quando piove appena,” dice Levi.

“Sì,” concorda Eren. Era in effetti la parte che preferiva di queste missioni, ascoltare il suono della pioggia che tamburellava contro la copertura delle tende. C'era una piccola falda che si apriva su una finestra trasparente, in modo che potesse guardare il circondario, ed Eren amava guardare le goccioline di pioggia rotolare verso un lato della tenda. “C'eri quando abbiamo dovuto uccidere quel serpente gigante che viveva sotto una crepa della roccia?”

“Sì. Sono stato io ad ucciderlo.”

“Oh, è vero.” Uno dei soldati sapeva cucinare i serpenti e avevano fatto una cena interessante, quel giorno.

Camminano insieme verso valle, rievocando i giorni passati nel Corpo di Ricognizione. Ci sono dei bei ricordi di cui parlano e ce ne sono di brutti di cui non parlano. Ma quelli sono gli eventi che li hanno fatti diventare quel che sono oggi e nessuno dei due rimpiange niente.

“Abbiamo seppellito Leon, qui, vero?” Chiede Eren, indicando un punto a monte, nascosto da grossi cespugli, ma Eren sa che lì troverebbero un grande cumulo contrassegnato da una disposizione circolare di pietre, se lo cercassero.

Levi segue lo sguardo di Eren. “Sì. Era un bel cane.”

“Già.”

Continuano a camminare in silenzio. “Sai, se prendiamo un cane, possiamo portarlo a passeggio al ruscello ogni giorno, come adesso.”

“Vuoi un cane per rimpiazzare Leon?”

“No,” dice Eren. “Solo... un cane che viva con noi e col quale avere nuovi ricordi, oltre quelli che abbiamo già.”

Levi non dice nient'altro. Eren si chiede se ne abbia parlato nel momento sbagliato. Levi era in effetti una delle persone a cui Leon amava stare intorno. Il cane si rifiutava di mangiare, se non vedeva Levi almeno una volta al giorno.”

“Sì,” dice Levi alla fine. “Prendiamo un cane.”

L'estate ronza intorno a loro con insetti e calura.

 

 

***

 

I capelli di Levi sono completamente grigi, adesso.

Ci sono lentiggini nere che ricoprono come pepe la sua pelle e linee di rughe che percorrono le sue mani.

 

 

***

 

 

“Cosa dovremmo dare da mangiare al cane?” Chiede Levi una sera, bruscamente.

Eren è eccitato che Levi ci stia pensando sul serio. “Carne.”

Levi guarda Eren e sospira. “Sembra che ci sarà più lavoro per me, allora.”

“E per me,” dice Eren. “Sono io a cacciare.”

“E sono io che devo fare tutto il resto,” dice Levi con cipiglio arrabbiato. “Onestamente, non ti farebbe male imparare come occuparti della roba che uccidi.”

“Non devo farlo,” sorride Eren; sapendo che le prossime parole faranno arrabbiare Levi e forse non dovrebbe dirle perché un Levi arrabbiato è un Levi spaventoso, ma Eren le dice lo stesso.

“Perché io ho te.”

 

 

***

 

 

(Levi non è così arrabbiato con lui. E' solo un po' imbarazzato.)

 

 

***

 

(Non hanno occasione di prendere un cane, perché---)

(Perché---)

 

 

***

 

 

Arriva l'autunno.

 

 

***

 

 

Levi si ammala.

Eren si ammala per primo e poi Levi viene contagiato da lui. Comunque, il sistema immunitario inumano di Eren gli è d'aiuto perché in tre giorni si riprende dalla malattia. Levi non è così fortunato. La febbre dura per sette giorni e mentre la mente di Levi rimane fredda per i primi tre, Eren la perde completamente per i quattro successivi.

Nei quattro giorni in cui Levi è costretto nel letto, Eren fa del suo meglio per farlo mangiare. Prepara il cibo a spezzatino, fin quando tutto è così soffice da sciogliersi in bocca, ma Levi insiste che non ha fame.

“Devi mangiare qualcosa,” dice Eren mentre aiuta Levi a mettersi seduto. Afferra la scodella e il cucchiaio accanto al letto. “Se non lo fai, non ti riprenderai.”

“Non ce la faccio,” dice Levi. “Il mio stomaco è come una cazzo di fornace.”

“Per favore prendi solo alcuni bocconi.” Eren si è ridotto a pregarlo, adesso, Levi non mangia da due giorni e lo sta facendo morire di preoccupazione.

Levi ha una tosse rumorosa e umida che scuote tutto il suo corpo. Il suono rimbalza sulle pareti e Eren quasi cade all'indietro quando il corpo di Levi si scaglia pesantemente in avanti ad ogni colpo di tosse. Levi si appoggia al muro una volta che sono finiti, gli occhi rossi e umidi di lacrime e calore febbrile.

“Stai bene?” Chiede Eren, scosso, spaventato dal fatto che i colpi di tosse di Levi suonino come se ci fosse qualcosa di fangoso bloccato nei suoi polmoni e che non possa uscirne.

“Sì.” Levi espira pesantemente, e allora, quando Eren alza il cucchiaio verso la sua bocca, volta via la testa. “No.”

“Devi mangiare qualcosa!” Eren sa che perderà presto il controllo se Levi non ne prenderà nemmeno un sorso. “Se non lo fai, tu--” Le parole muoiono una dopo l'altra e all'improvviso è difficile guardare Levi.

Levi all'improvviso sembra molto più sveglio di quando lo sia stato in giorni. “Dammene un po'.”

Eren ne prende una grossa cucchiaiata per lui, ma Levi riesce solo a berne metà prima di scuotere la testa. “Basta.”

“Almeno il resto del cucchiaio.”

“No, non ce la faccio.”

“Devi finirlo.”
“No.”

“Solo il resto di questo cucchiaio e ti lascerò tornare a dormire.”

Levi sprofonda di nuovo nel letto e chiude gli occhi in risposta. Sta immobile, così immobile che Eren proverebbe a scuoterlo se non fosse per il regolare alzarsi ed abbassarsi del suo petto che gli dice che è ancora vivo.

Eren stringe stretta la scodella tra le sue mani e prova a impedirsi di spaccarla contro il muro.

I fiori accanto al letto stanno appassendo.

 

 

***

 

 

(Ad Eren viene dolorosamente ricordato che l'età di Levi gli sta dando problemi ad ognuno dei suoi colpi di tosse che scuotono il loro letto in tarda nottata.)

(Eren si dice tra sé che Levi si riprenderà.)
 

 

***

 

 

Nei giorni in cui Levi si sente abbastanza bene Eren lo aiuta mentre incespicano verso il portico per prendere un po' di sole. L'autunno si sta assestando intorno a loro, spolverando la foresta d'oro e le colline di vento fresco, quindi Eren non toglie la coperta spessa a Levi, mentre stanno a guardare il sole che tramonta al di là della linea dell'orizzonte.

“Fa freddo” rabbrividisce Levi ed Eren si mette sotto la coperta con lui.

“Sì, si sta facendo freddo.”
Uno stormo di uccelli costeggia le colline prima di scomparire dietro l'erba alta. Stanno seduti lì a lungo, fin quando il rosa cipria del cielo sbiadisce in un viola scuro.

Levi è tranquillo, mentre si riposa sulla spalla di Eren. Eren riesce a sentire il calore della febbre di Levi attraverso i suoi due strati di vestiti.

“Andrò in paese a prendere delle altre medicine, domani,” dice Eren. “Sarò veloce. Va bene per te restare a casa da solo?”

“Hmmm,” biascica Levi, troppo assonnato per ascoltare davvero le parole di Eren. Lo prende per un sì. Deve farlo. Levi sta costantemente peggiorando.

Eren non sa più cosa fare, quindi continua a tenere le spalle dritte in modo che Levi possa appoggiarcisi. Levi tossisce una tosse umida ed Eren gli massaggia la schiena in modo confortante, desiderando poter fare di più.

Il giorno muore completamente, diventando notte. Eren porta Levi dentro e lo forza a prendere un altra cucchiaiata di zuppa.

 

 

***

 

 

(Ma una parte cattiva dentro Eren, la Verità, gli dice che finirà presto.)

 

 

***

 

 

Quando Eren torna una sera dal paese, trova Levi appoggiato al cuscino che guarda fuori dalla finestra aperta. Vuole chiedergli se si senta meglio, ma prima che possa farlo, Levi tossisce, e dal suono sembra che abbia dei buchi nei polmoni e non possa trattenere l'aria che sta inspirando.

Eren deglutisce e mette via su un mobile tutto quel che ha comprato.

“Come ti senti?” Chiede Eren e Levi scuote la testa.

“Siediti con me,” rantola Levi, la voce ruvida come carta vetrata.

Eren si siede.

Guardano il sole scomparire in lontananza, lasciando che il tempo scorra per secondi, minuti, ore.

“Non sto migliorando,” dice Levi lentamente. E' qualcosa che sanno entrambi da tempo. Levi si appoggia pesantemente al cuscino, sembrando più vecchio di quanto Eren non lo abbia mai visto. “E' quasi l'ora.” La rassegnazione comincia a convergere sulle spalle di Levi, tra le rughe sulla sua pelle, allacciandosi alle sue parole stanche.

“Dovresti mangiare qualcosa.” Eren si alza in piedi. “Così potrai prendere le tue medicine.”
“Eren.”

“Non devi sforzarti di mangiare tanto. Uno o due cucchiaiate andranno bene.”

“Eren.”

“Ti sentirai meglio e poi potremo fare un'altra passeggiata al ruscello prima che arrivi l'inverno,” continua Eren, sentendo che le sue parole stanno venendo fuori troppo velocemente, ma non potendole fermare. “Quel ruscello sarà così bello quando l'inverno lo congelerà.”

“Eren.”

“Ci sono ancora così tante cose che dobbiamo vedere insieme.” Eren si affretta verso la pentola che si sta raffreddando sul tavolo, con l'intenzione di riscaldare il cibo per Levi. Lo forzerà a mangiare almeno due cucchiai ad ogni costo, e poi Levi prenderà la sua medicina. “Prenderemo un cane in primavera.”

“Eren.” L'improvvisa voce tagliente di Levi lo ferma. “Smettila.”

Eren afferra la pentola e la frantuma contro al muro, e con la coda dell'occhio, vede Levi balzare sul letto per lo shock.

“Che cosa dovrei fare?” Eren adesso sa di essere prossimo alle lacrime, ma non gli importa più. “Come dovrei sistemare tutto questo?”

“Eren? Eren, vieni qui,” dice Levi debolmente, facendo un gesto verso Eren per farlo venire a sedersi accanto a lui.

Eren si avvicina. Cala la testa sul grembo di Levi e Levi disegna confortanti cerchietti sul suo cuoio capelluto con deboli, febbrili dita. “E' quasi ora.”

Eren deglutisce. “Lo so.”
“Le mie ferite sono troppe, probabilmente,” Levi dice tossendo ed Eren sa che si sta riferendo alla vita fuori da questo mondo dei sogni che Eren si è lasciato alle spalle. “La morte mi sta raggiungendo, la fuori.”

“Devi ritornare, Eren,” dice Levi gentilmente.

Eren stringe le lenzuola tra i suoi pugni e non dice nessun'altra parola. Lo sa. Hanno vissuto così in tranquillità, qui, che Eren quasi si dimentica del fatto che la vita di Levi sta abbandonando ogni energia nel tempo reale, proprio mentre stanno parlando, e adesso Levi sta per andarsene per sempre.

“Sii forte,” Levi toglie la mano dai capelli di Eren e la mette sopra i suoi pugni. “Tutti questi anni che abbiamo passato insieme erano per questo momento. Svegliati. Vivi. Combatti. Promettimi che farai queste cose.”

“E' davvero la fine?” Chiede Eren, sentendo le sue interiora diventare insensibili fino all'inesistenza.

“Sì. Adesso promettimelo.”

Quando Eren non risponde, Levi ringhia, un suono duro a causa della sua gola troppo secca. “Promettimelo. Altrimenti tutto ciò per cui sono vissuto fino ad ora sarebbe sprecato. Ci sono persone che ti stanno aspettando là fuori, Eren. Lo sai.”

“Sì,” dice Eren piano, e Levi lo lascia andare.

Guardano le stelle luccicanti fuori dalla finestra.

 

 

***

 

 

Levi viene a mancare nel bel mezzo della notte, silenziosamente.

Eren non lo scopre fin quando si sveglia la mattina, trovando Levi, già freddo, accanto a lui. Come Eren sospettava, Levi ritorna all'ultima immagine che Eren ha di lui nella vita reale, mentre ha addosso la sua uniforme insanguinata dei Corpi di Ricognizione e le ferite della battaglia, gli occhi chiusi stretti come se fosse profondamente addormentato.

I fiori sul tavolino accanto al letto si sono seccati, sono diventati marroni e pendono da un lato del bicchiere come fiocchi.

Eren lascia che le lacrime offuschino il sogno e aspetta che il suo subconscio lo porti alla luce.

 

 

***

 

 

La seconda volta in cui Levi morì, erano inseguiti da un grosso orso selvaggio sul sottile strato di neve invernale.

Eren ce l'aveva fatta. Levi no.

Il tempo si era resettato per entrambi e quando si erano svegliati, la prima cosa che Levi aveva detto a Eren era stata: “Faremo come dico io, la prossima volta.”

 

 

***

 

 

La prima volta in cui Levi morì...

 

 

***

 

 

La Verità siede accanto ad Eren mentre aspettano la barca. File di panchine in pietra si allungano su entrambe le sponde del canale, stendendosi all'infinito. Ricordano ad Eren le chiatte che lo portarono da Shinganshina al centro della città, il giorno in cui tutto andò in pezzi.

Il sole autunnale è luminoso, oggi. Ci sono alberi alti dietro le file di panchine, foglie dorate che seccano, diventando marroni. Quando arriva il vento, piogge di foglie secche cadono addosso ad Eren e Levi. Eren pensa al raccolto autunnale che hanno perso e guarda il viso di Levi.

Levi è disteso con la testa sul grembo di Eren, gli occhi chiusi, senza polso, senza battiti nel petto, ma almeno non c'è più il sangue. Il viso di Levi sembra pacifico, come se stesse solo dormendo. La Verità è seduta dall'altra parte della panchina, la schiena rivolta verso Eren. Eren ne ha bisogno.

Si assicura che le sue mani siano ancora pulite e asciutte prima di passarle tra i capelli di Levi. Una barca arriverà presto per loro, ma solo Eren potrà salirci.

“Sono sicura che non è stato per niente doloroso, per lui,” dice una voce gentile.

Eren si volta alla sua sinistra e incontra degli occhi tranquilli e un sorriso. Lei gli ricorda qualcuno che conosce, ma la Sua faccia non gli è familiare. Però Eren la conosce, perché, come la Verità, anche Lei viaggia con lui.

“Lo stai dicendo solo per farmi sentire meglio,” biascica Eren. Ripensa a come Levi ansimasse per respirare, il sangue che gocciolava fin quando non ce n'era più, e sa che deve essere stato doloroso.

Lei si sposta per sedersi sulla panchina accanto a lui. Eren La guarda con la coda dell'occhio, come lei osservi la Verità con occhi attenti e annuendo d'accettazione prima di far tornare la Sua attenzione su Eren. “Non è peggio delle cose che ha dovuto affrontare prima,” dice. “L'unica differenza adesso è che non sta più soffrendo.”

“Spero che sia così,” dice Eren, i capelli di Levi soffici e il suo cuoio capelluto freddo, sotto le sue dita.

Siedono in un silenzio amichevole. Tutto è tranquillo tranne per l'occasionale agitarsi della superficie dell'acqua a causa del vento, l'acqua che sciaborda sui lati del canale.

Una grande nave si muove fino a fermarsi di fronte a loro. La passerella di legno a lato della barca sbatte sul terreno di fronte ad Eren con un sonoro thunk. Ci sono persone dall'altra parte della passerella che lo guardano, aspettando che salga sulla barca. Il sole autunnale è proprio dietro di loro, gli brucia gli occhi, e lui non riesce a vedere bene i loro volti.

“Devo andare,” dice Eren, ma non si muove. Le sue mani non abbandonano i capelli di Levi.

“Sì,” concorda Lei.

“Devo continuare a muovermi,” continua Eren, i suoi occhi sono incollati sulle persone sulla barca, anche se non riesce a vederle bene. “Lo so.”

“Sì,” dice Lei.

“Bisogna che vada.” Eren sa che le parole stanno uscendo dalla sua bocca, ma non riesce per niente a rispecchiarcisi. Qualcuno dentro Eren sta dicendo queste cose per lui, mentre il cuore di Eren crede in qualcos'altro. Ma la voce che viene fuori è la sua voce ed Eren lo sa in un certo senso, lo capisce che deve andare anche se il suo cuore gli dice altrimenti. “Non posso.”

Lei non dice niente, dapprima, ma Eren riesce a percepire i Suoi occhi comprensivi su di sé. “Qual è il suo nome?”

Dovrebbe saperlo già, ma sta provando ad essere gentile con Eren.

“Caporale Levi,” risponde Eren.

“Deve essere difficile,” dice Lei. “Lasciarlo indietro.”

“Non lo sto lasciando indietro,” dice Eren senza neanche pensare. Assimila dopo ciò che questo implichi e prova a spiegarsi. “Io ho fatto tutto questo. Io l'ho causato. Non posso lasciarlo indietro.” Non riesce a vedere la Verità, da dove è seduto, ma riesce a percepire il freddo, spettrale cenno d'assenso dietro di sé.

Lei torna a guardare la Verità al posto di Eren. “E' così?”

“Cosa?”

“E' davvero la Verità che stai osservando?”

L'ombra di un dubbio gli attraversa la mente e poi qualcos'altro, caldo e pericoloso, si intrattiene ai confini della sua mente. Eren sa che se segue il Suo sguardo per guardare la Verità sotto una Luce differente, vedrà qualcos'altro. Vedrà quel che vuole vedere. Quindi Eren non guarda e lascia che sia Lei a guardare per lui.

“E' così?” Chiede Eren. Ma è troppo tardi per mantenere un certo equilibrio nella sua mente perché vuole già vedere qualcosa di diverso. E sta sperando. Oh, quanto sta sperando.

Se quella volta, prima che il mondo s'acquietasse in cocci di vetro che si chiudevano intorno alla sua visuale, se quella volta prima che la disperazione lo raggiungesse, se quella volta avesse deciso di vedere la situazione in una Luce diversa, cosa avrebbe visto?

“Eren,” dice Lei gentilmente, ed Eren sa che è perduto anche se non guarda la Verità. “Dammi la mano.”

Lui lo fa e lei la posiziona sul petto di Levi.

“No,” dice Eren. “Non c'è niente. Non c'è---”

“Shhhh.” Il suono viene fuori dalle Sue labbra come la nota di un flauto, il vento che fischia attraverso gli alberi. “Ascolta,” sussurra.

Eren si calma e ascolta.

Non c'è niente,” pensa, ma non crede in quelle parole. “E' tutto nella mia testa. E' quel che voglio credere.”

Ma è lì, lieve ma cresce d'intensità ad ogni secondo, nutrendosi della Speranza di Eren. Un cuore che batte sotto le dita di Eren, che martella sotto la pelle di Levi, che sta tornando calda. E' la verità che Eren voleva vedere, quella che Eren spera possa esserci quando tornerà alla realtà.

“Ma è perché io voglio che sia così,” dice Eren e, col suo dubbio, il cuore che batte sotto la sua mano s'indebolisce e la pelle di Levi comincia a diventare di nuovo fredda.

“Non lo sai, ancora,” dice Lei. “La Verità che credi di vedere,” e qui Lei si volta a guardare la Verità ed Eren segue il Suo sguardo, stavolta. “E' frutto delle tue paure, delle tue insicurezze.”

Alle Sue parole, la Verità si distorce in qualcos'altro, una nuvola di fumo nero arricciato, un fantasma di tutte le voci attorno ad Eren che rallentano il suo cuore, le parole che non vuole sentire ma con cui si tempesta ogni giorno perché--

“Perché la vera Verità è che non sai quale sarà il risultato,” continua Lei, la dolcezza sempre più salda ad ogni parola. “Ma sai che farà male se speri e poi non accade quel che vuoi, la tua colpa---”

“Basta.” Eren deglutisce il groppo che ha in gola. L'accenno di speranza è lì, caldo e pericoloso, ma lui lo schiaccia. Sa che il Caporal Levi è morto. Sa che è colpa sua che il Caporale sia morto. Queste sono Verità. Tutto il resto sono una distorsione della Luce creata dalla sua speranza che le cose fossero andate diversamente. Deve restare a galla. Deve--

“Eren---”

“Basta!” Eren si alza di scatto dalla panchina perché non vuole ascoltare più. Le bugie che la sua Speranza gli racconta non gli sono d'aiuto perché la fine sarà sempre la stessa. Non importa quanto Eren lo desideri, niente può cambiare la Morte.

Eren si rende conto troppo tardi che la testa di Levi stava riposando sul suo grembo e, nella foga di alzarsi dalla panchina, il corpo di Levi si ribalta e cade per terra. Eren balza verso Levi, maledicendosi per la sua stupidità, quando una voce familiarmente tagliente lo ferma.

“Non posso neanche morire in fottutissima pace,” si lamenta Levi mentre si da lentamente una spinta per mettersi seduto. “Non c'era bisogno che mi buttassi a terra, che cazzo.”

“Scusami,” Eren riesce a balbettare, anche se è ancora travolto dallo shock. “Pensavo-- Pensavo che tu te ne fossi andato.”

“Tutto quel che devi fare è solo prendere quella stupida barca.” Levi fa un gestaccio verso la passerella di legno che lo sta ancora aspettando. “E' così difficile?”

“Caporale.”

“Cosa?”

Eren non dice nient'altro. Si mette in ginocchio e si allunga verso Levi ma non lo tocca. Le sue mani si sollevano per un attimo e poi spiegazzano la maglia di Levi, stropicciandola sotto la sua stretta. Sotto le nocche di Eren, la pelle di Levi è calda e ha un battito regolare. Eren sa che una volta salito su quella barca, il suo battito si fermerà, il sogno finirà, ma--

“Se devi dirmi qualcosa, dillo,” dice Levi.

“Grazie,” dice Eren all'improvviso, e la ramanzina che sta per lasciare le labbra di Levi scompare. “Grazie,” ripete Eren, e poi è come se un groviglio stretto nel suo petto cominciasse a sciogliersi perché continua. “Grazie. Grazie, grazie, grazie, graz--”

“Ok, ho capito. Fermati.” le dita di Levi si avvolgono intorno ai polsi di Eren. “Per cosa?”

“Per tutto. Per avermi salvato. Per avermi insegnato. Per essere venuto qui con me anche se ti ho deluso.” La voce di Eren si spezza sulle ultime parole e le linee dure intorno agli occhi di Levi si addolciscono un po'. “Per aver accontentato me e i miei sentimenti per te anche se ero un codardo e non te ne ho mai parlato quando eri vivo.” Eren si chiede se potrà davvero ricordarsi dei loro anni insieme, lì, una volta che si sarà svegliato nel mondo reale, ma ci proverà, anche se questo dovesse ucciderlo.

Eren, non hanno senso le parole e gli atti d'affetto una volta che si muore,” aveva detto suo padre. “Che cosa dovranno farsene i morti delle cose che avrebbero dovuto ricevere quando erano ancora vivi?

“Non sei solo tu.”

La voce di Levi coglie Eren di sorpresa. “Tu non mi hai mai deluso, Eren, Non è colpa tua che io sia morto.”

Eren raggela, la pelle pungolata dalle parole di Levi.

“Non è colpa tua. E' successo. Le battaglie sono così. Le persone muoiono, in guerra, e io non sono un'eccezione alla regola.”

“Non eri nemmeno l'unico codardo, allora,” sussurra Levi mentre si china, esitante, ma è abbastanza vicino perché Eren possa vedere l'ansia che gli stira le rughe sul viso. Eren lo aspetta, ma poi cambia idea. Si muove in avanti, andandogli incontro. Le labbra di Levi sono secche, screpolate. E' più una pressione di labbra che un bacio.

Levi prende il viso di Eren tra le mani quando si separano, dita secche e ruvide sfiorano le guance di Eren. “Anche tu mi hai accontentato, in questi ultimi anni.” Allontana le sue dita, ma ad Eren rimane la pelle d'oca sui residui di quel tocco spettrale.

Sembra giusto, come se fosse mancato qualcosa per tutto il tempo e adesso quel pezzo fosse finalmente tornato al suo posto. I sentimenti che non si sono mai detti l'un l'altro quando erano insieme nella vita reale sono adesso messi a nudo di fronte a loro. Parole inespresse si librano nell'aria, dipanandosi dal luogo in cui Eren li nascondeva, nel suo cuore.

Qualcosa diventa chiaro nella mente di Eren. Forse è la verità. Forse no. Ma è lì e la forza torna ancora una volta in Eren, stupido coraggio. Ci sono tante altre cose che Eren vuole dire a Levi, le parole che sono vere per lui, non le crudeli batoste auto-inflitte che si mascheravano come una faccia della Verità, né la Luce curva che si mascherava da altra faccia della Verità, ma qualcos'altro. Era stato con loro tutto il tempo, dentro Eren e dentro Levi, ed era Lei, che li aveva guardati silenziosamente da un angolo e che stava adesso scomparendo nella luce del sole per tornare in quello spazio nel cuore di Eren a cui apparteneva.

“Combattila, Caporale.” Eren stringe la presa sulla maglia di Levi.

“Cosa?”

“Sali su quella barca con me,” dice Eren e sente che questa è la cosa giusta, questo è ciò che ha sempre voluto. Non solo invecchiare insieme a Levi in questo mondo, non solo che Levi sapesse i suoi sentimenti, non solo l'accettare la morte di Levi così facilmente. Non tornare sconfitto e basta, senza combattere. “Svegliati con me.”

“Quale parte del fatto che sto morendo non capisci?” dice Levi in tono arrabbiato. “Eren, sappiamo entrambi fin dall'inizio--”

“Sì, ho sentito che stai morendo,” dice Eren. “Ma non puoi semplicemente accettare che stai per morire senza neanche combattere per il tuo ultimo respiro.” E' decisamente la Speranza che sta facendo infuriare una tempesta dentro di lui, che si aggrappa disperatamente a Levi, perché si fotta l'accettare facilmente la morte, si fotta l'accettare la sconfitta, si fottano i tentativi di comprendere cosa sia una sua debolezza e cosa sia la verità, perché c'è solo una cosa che Eren sa al cento per cento ed è il fatto che non vuole che Levi muoia.

“Vuoi che combatta contro la morte,” dice Levi con un tono che implica che Eren possa aver bevuto un po' troppo, mentre Levi non stava guardando.

“Siamo entrambi dei combattenti. Non puoi dirmi che stai gettando la spugna senza neanche lottare.” Le cose stanno diventando sempre più chiare per Eren e lui realizza che non è esattamente l'invecchiare con Levi che desidera-- perché entrambi l'hanno già vissuto ed Eren sa che non è abbastanza-- ma quello che desidera davvero, sin dall'inizio, è continuare a vivere con Levi, sempre.

“Eren, tutti devono morire a un certo punto.”

“Ma tu non devi morire adesso.” Eren è pienamente consapevole che la Morte gli impedisce di raggiungere quel che desidera davvero, ma dannazione, ci proverà comunque. Preferisce morire provandoci piuttosto che non provarci nemmeno. “Sali sulla barca con me.”

“Eren, ti ho concesso anni qui, insieme,” ringhia Levi. “Pensavo che avessi capito che questo è tutto ciò che possiamo avere--”

“L'unica cosa che so per certo, grazie a questi anni, è che voglio continuare a passarne di più con te,” dice Eren. “Più anni avremo, più ne sarò sicuro. Mi stai dicendo che, dopo aver appreso cosa significa vivere felicemente, vuoi accettarlo e mollare tutto? Non vuoi combattere, per questo?”

“Eren---”

“C'è ancora così tanto che dovremmo fare insieme. Voglio ancora prendere un cane. Non abbiamo mai preso un cane.”

“Eren---”

“Caporale.” Eren sa che sta suonando sempre più come un folle. Ma si ricorda quel che ha provato quando ha visto i polmoni di Levi collassare, quando Levi era malato, le emozioni che lo trafiggevano ogni volta che doveva vedere Levi morire e non poteva farci nulla. “Per favore. Non morire senza neanche combattere.”
“E se poi morissi davvero?” Sussurra Levi. “Eh?”

Eren permette a quella cruda possibilità di venire assimilata, lanciando una monetina in aria ancora e ancora, nella sua mente. Due possibilità. Testa o Croce. Vita o morte. Cosa troveranno, una volta svegli--- non lo sa.

“Lascia che sia la realtà in cui ci sveglieremo a decidere per noi,” dice Eren.

Levi guarda alla luce che si muove a spirale alla fine della passerella di legno ed anche Eren l'osserva. Eren riesce a vederla-- la realtà del mondo in cui si risveglieranno comincia a formarsi al di là della vitrea luce dorata.

“Non è quel che pensavo di fare quando sono venuto qui,” ammette Levi.

Eren lo sa. Levi ha provato a prepararlo alla possibilità di una realtà che non voleva accettare. Levi ha dato tutto se stesso qui, in modo che Eren non debba sentire la sua mancanza quando si risveglieranno. Ma è solo quello, una possibilità. Ce ne sono tante che possono accadere e loro non le conosceranno per certo fin quando non si sveglieranno.

Levi comincia a mettersi in piedi ed Eren lo lascia andare. Levi si volta a fissare Eren. “Beh, perché stai ancora seduto come un idiota? Andiamo.”

Il viso di Eren si scioglie in un largo sorriso. La luce sta diventando troppo brillante perché possa saperlo per certo, ma immagina che per una frazione di secondo Levi gli abbia fatto un sorriso. Eren si mette in piedi e il suo sorriso se ne è andato, rimpiazzato dal lungo sguardo sofferente di Levi, quello che dice “Dannazione, vizio anche troppo questo marmocchio.”

Camminano insieme verso la passerella, il legno cigolante sotto i passi esitanti di Levi e quelli sicuri di Eren.

“Meriti di vivere,” dice Eren e Levi si volta a guardarlo ed Eren la vede anche negli occhi di Levi--- la Speranza.

“Immagino di dover stare accanto ancora un po', giusto per impedirti di fare qualcosa di stupido, di ucciderti,” brontola Levi mentre evita velocemente gli occhi di Eren. “Il tuo babysitter per tutta la mia vita. Ecco cosa mi sono ridotto a fare.”

Il cuore di Eren fa un salto quando accenna ad un impegno per tutta la vita. “Ti ripagherò quando dovrò cambiare i tuoi pannolini da vecchietto.”

“Non avrò bisogno di pannolini per cagare quando sarò sulle stampelle,” scatta Levi.

“Lo vedremo,” dice Eren con la voce più irritante che riesce a raccogliere al momento.

“Eren.”
“Che c'è?”

“Sono felice, sia a quei tempi che adesso.”

“Anche io.”

C'è un attimo di dubbio che attraversa l'essere di Eren e lo paralizza sul posto. Una serie di “e se” lampeggia nella sua mente. Lo infetta, dubbio e ansia come rampicanti che gli sussurrano che sta mentendo a se stesso, dipingendosi un'illusione di speranza perché non vuole affrontare la verità, che Levi non è più qui in questo mondo. E per un secondo, crede in quel dubbio e guarda verso Levi, chiedendosi se per tutto il tempo questo Levi sia stato uno scherzo della propria mente, un miraggio creato dalla sua volontà più remota.

Le dita di Levi toccano il dorso delle mani di Eren, esitanti, ed Eren afferra velocemente la mano di Levi prima che possa avere occasione di allontanarla. Lo spaventa, il fatto che questo sia stato tutto un prodotto della sua immaginazione e che, quando si sveglieranno, tutti questi anni che hanno passato insieme scompariranno dalla coda dell'occhio come un sogno che svanisce.

“Non importa, non è vero?” dice Levi ed Eren viene colto di sorpresa, nel suo stato d'ansia. “Quale sarà il risultato.”

Eren ha la tentazione di discutere perché sì che importa se Levi vivrà oppure no quando si sveglieranno, ma poi qualcosa lo ferma. Ci pensa. La mano di Levi è calda e pesante, nella sua.

“No, non importa.” Eren sorride.

E così camminano insieme, fianco a fianco, fino a che la luce dorata li inghiotte per intero, cuori caldi di speranza e felicità, verso l'ignoto.

 

 

***

 

 

Questa storia narra e comincia con quella che è, presumibilmente, la morte di Levi. Non è tanto la storia di Levi, quanto lo è quella di Eren. Finisce qui, insoddisfacente, tra incertezze e domande irrisolte e dettagli in sospeso, perché deve farlo, per far sì che un'altra storia cominci.

Tuttavia, per coloro a cui piace sbirciare il prossimo capitolo, incapaci di frenare la propria agitazione dal cercare spoiler, eccone uno.

Il prossimo capitolo è anche una storia e comincia con Eren che si sveglia da un sogno molto lungo. Mikasa e Armin sono al suo fianco, chiedendogli freneticamente se stia bene. Eren si sente bene, eccetto per la testa che è un po' pesante, come se avesse dormito per anni.

“Sto bene,” dice Eren, solo per fermare l'inutile agitazione di Mikasa e Armin. Il cristallo si scioglie dal corpo di Eren, affievolendosi e imperlando la sua pelle e bagnando i suoi vestiti come acqua. “Per quanto tempo ho dormito?”

Mikasa e Armin si guardano a vicenda. “Sei stato assente solo per qualche minuto,” dice Armin lentamente. “Ricordi cosa è successo?”

“Cosa è successo,” borbotta Eren tra sé e poi i ricordi gli ritornano a frotte, pezzi così fragili che fluttuano come un sogno. “Aspettate, come sta il Caporale?”

“Aspetta, Eren.” Mikasa prova a calmarlo, ma lui sobbalza sotto al suo tocco, alzandosi velocemente in piedi. La tua testa gira per un attimo e fortunatamente le braccia di Mikasa lo reggono, ma Eren ignora le insistenze dei suoi amici sul sedersi tranquillo per qualche minuto.

“Dov'è il Caporale Levi?”
Conducono Eren da lui a passi lenti, nel luogo in cui Hanji sta freneticamente facendo una rianimazione cardiopolmonare al corpo così immobile del Caporale Levi. Eren si allontana da Mikasa e Armin e cade in ginocchio al fianco di Levi.

“Come sta?” Chiede Eren, ma Hanji non lo sta ascoltando. Continua a provare a far tornare in funzione il cuore pulsante di Levi ed Eren la osserva, sentendo la speranza paralizzare in tutto e per tutto la sua mente. Stringe la mano di Levi, sentendo la sua pelle ancora calda di vita persistente. Tutti i ricordi degli anni passati vivendo nel sogno hanno abbandonato Eren, eccetto un momento, i pochi secondi prima che la luce dorata della realtà li abbia fatti svegliare, quando la mano di Levi era nella sua e Levi aveva detto “Non importa, non è vero? Quale sarà il risultato.”

“No, non importa,” sussurra Eren, ricordando il pensiero che non ha mai espresso ad alta voce. “Perché saremo insieme.”

Hanji si ferma. Poggia un orecchio sul petto di Levi, cercando il battito. Poi alza la testa per guardare Eren. Eren prende un profondo respiro per il verdetto finale che lei sta per dargli.

Hanji sorride.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note finali dell'autrice al capitolo:

 

Un grazie speciale a Pandera, che è stata gentilmente ad ascoltare i miei lamenti mentre incespicavo con questo capitolo. Onestamente, ho avuto difficoltà con un sacco di cose in questa fic e sono sollevata che sia finalmente completo. Ci sono ancora tante cose su cui so di aver sorvolato e se qualcuno mi chiede una spiegazione su qualsiasi cosa di questa fic, sarò felice di dargliela!
Grazie per aver seguito questa fic fin qui! Mi sono divertita a scriverla e spero che a tutti voi sia piaciuto leggerla.
Questo capitolo è pesantemente ispirato a “La Chrysalide” di Martin Leon, dal film Monsieur Lazhar. 





Messaggio finale di Feriket a tutti i lettori italiani: 

Ciao!

Mi dispiace davvero per il ritardo nel rispondere, ma ho finito l'anno scolastico solo questa settimana. Le cose si erano fatte un po' frenetiche, ma adesso che la scuola è finita, volevo ringraziarti per aver tradotto questa fic e ringraziare tutti coloro che l'hanno letta.

Questa è la fic più vicina a quel che ho nel cuore e sono davvero commossa che tu l'abbia tradotta e che ci siano persone che abbiano voluto leggerla.

Ho cominciato a scrivere questa fic a Dicembre mentre pensavo ad alcune faccende personali. Di conseguenza, ho riflettuto molto sulla lotta tra la speranza e le aspettative realistiche all'interno di una persona, e ne è risultata la fic che avete letto.

Una delle critiche principali che ho ricevuto perè stato il finale. Molte persone pensavano che avrei dovuto finire la fic in modo più ambiguo, senza il sorriso di Hanji.

Devo ammettere che stavo per concluderla senza. Tuttavia, non sarebbe un vero spoiler senza un accenno reale a quale sia il finale, no? XD

Ci penso un sacco di volte, quando siamo tentati di capovolgere un libro per scorrere verso la fine di un episodio, è perché abbiamo questa bruciante speranza dentro di noi.

E' molto simile alla speranza che spinge le persone ad andare avanti.

Grazie davvero a te per aver tradotto questa fic e a tutti coloro che l'hanno letta. Tra tutte le fic che ho scritto, questa è la mia preferita, quindi non riesco a descrivere quanto sia felice che molte persone l'abbiano apprezzata. Ero preoccupata nello scrivere questa fic perché era strana, ma sono felice di aver avuto l'opportunità di condividerla con tutti voi.

Grazie mille!!

  
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