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Autore: Tina_Legolas    12/05/2014    2 recensioni
Unconventional story, proprio come nel titolo, è una storia particolare nata da un sogno che ho fatto alcuni mesi fa e che non ho potuto far a meno di scrivere.
I personaggi principali sono Lindir e una nuova ragazza, Lory, giunta da un mondo lontano, Asgard. Vivrà a Gran Burrone, ma Loki ha alcuni piani per loro e non esiterà a metterli in pratica.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arwen, Elrond, Lindir, Nuovo personaggio
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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--- CAPITOLO 10 ---
 

Due settimane.

Cos'erano per gli elfi due settimane? Nulla contro l'immortalità.

Cos'erano per Lory due settimane? Erano atroce tormento di vedere Lindir allontanarsi sempre di più.

“Re Elrond, se mi sta nascondendo qualcosa, vi prego, vi scongiuro...ditemela...”

Elrond sospirò.

Lory era nel suo studio, aveva inteso che c'era qualcosa che non andava da ormai qualche giorno.

“Non c'è nulla che non vada, Lory. E' vero avrebbe dovuto svegliarsi già da alcuni giorni, ma ogni elfo è differente e la freccia che l'ha colpito era intrisa di veleno, gli serve solo più tempo per riprendersi, forse è meglio così, dormendo non soffrirà...”

Lory ormai somigliava più ad un'anima in pena, mangiava poco, quel poco che le bastava per potersi reggere in piedi e accudire i figli, non dormiva se non qualche ora vicino al capezzale del marito, ma la cosa che mancava di più a tutti era la sua risata solare, la sua voce felice e cristallina.

Lory abbandonò la stanza diretta dal marito.

Arwen stava rientrando proprio in quei momenti, la guardò andar via accostandosi al padre che aveva cercato di fermare la giovane, ma poi si era immobilizzato senza parole sulla soglia della porta.

“Si sta spegnendo lentamente, se mai Lindir dovesse mancare lei non tarderà a seguirlo...”

“Per questo spero che si risvegli...” sussurrò Elrond guardando la figlia facendole cenno d'entrare.

Lory si sedette su una poltrona appoggiando il busto sul letto per poter lasciare un sottile bacio sulle labbra del marito.

“Sono qui amore mio...” disse cercando di sorridere sistemandogli i lunghi capelli castani che si erano allargati sul cuscino.

Non passò molto prima che Lory abbandonasse la poltrona stendendosi di fianco al marito posando il capo sulla sua spalla, la sua fronte contro la guancia di lui. Ormai riposava solo così, sapendolo vicino e vivo avvertendo il suo respiro sulla pelle.

Era sera, sapeva che i gemelli erano controllati da Eruannie e probabilmente già dormivano.

Non passò molto prima che l'oscurità l'avvolgesse trascinandola nel mondo dei sogni...o di incubi.

Le prime luci dell'alba fecero capolino dalla finestra rimasta aperta, il clima primaverile, frizzante e profumato, filtrava attraverso il sottile spiraglio. Inspirò profondamente, c'era qualcosa di diverso quel giorno, ma i suoi sensi erano ancora intorpiditi dal sonno, probabilmente stava ancora sognando.

Una leggera pressione sul capo, non ci fece caso, era ancora più addormentata che sveglia.

Delle dita che separavano i lunghi capelli corvini e scendevano per tutta la lunghezza.

Quello decisamente non era un sogno.

Alzò lentamente il capo avendo paura di essere nell'ennesimo incubo dal qualche si sarebbe svegliata dannandosi che non fosse anche in minima parte vero.

Alzò il viso trovandosi subito ad affogare in un mare di iridi azzurre come l'acqua sotto un cielo sereno.

Lory sorrise, immobile, senza respiro.

“Sei sveglio?” l'abbracciò stretto.

Lindir si fece cullare dalle sue braccia.

“Si...” disse soffocando un lamento.

“Scusa, scusa...” disse Lory alzandosi immediatamente prendendo una mano dell'elfo fra le sue “Da quanto sei sveglio? Dovevi svegliarmi...ti prego dimmi che non è un sogno”

Lindir scosse la testa sorridendo accarezzandole una guancia.

“Stavi dormendo così tranquilla...”

“Lindir...”

“Da quanti giorni sono qui?”

“Quasi due settimane...ti ricordi cosa è successo?”

“Si...siamo stati attaccarti dagli orchi...Gildor? Gildor sta bene?” chiese alzando la voce leggermente agitato.

“Sta calmo. Nostro figlio sta bene...”

Lindir sospirò, riadagiandosi sui cuscini, guardando fuori dalla finestra il cielo sereno del mattino, si voltò solo quando sentì un respiro soffocato provenire dalla moglie.

“Non piangere, ti prego...” disse allungando un braccio fin al viso di Lory per scacciarle quelle lacrime che le bagnavano il volto.

“Pensavamo di perderti...” disse trattenendo un singhiozzò.

“No...no...vieni qui...” disse trascinandola leggermente, per quanto la ferita gli permettesse, al suo fianco e nascondendo il suo viso contro il petto.

“Lindir devo avvisare re Elrond...” disse sussurrando contro la sua veste.

“Ancora qualche attimo...” disse sprofondando il volto nei capelli di Lory respirando il suo profumo lasciando poi un tenero bacio sul capo.

“Mi sei mancata...” sussurrò.

“Tu non sai quanto sei mancato a tutti noi...” rispose Lory “Lindir, devo avvisare Elrond e dirlo ai bambini...”

“Aeglos e Tinuviel...come stanno?” chiese preoccupato.

“Ti hanno visto quando siete tornati. Erano e sono disperati ancora...alcuni giorni fa sono scappati qui da te, Eruannie era preoccupata perchè non riusciva più a trovarli ed erano qui che dormivano appoggiati a te...”

“Piccoli miei...” sussurrò Lindir con una lacrima che gli bagnava la guancia “Portameli qui...”

Lory si abbassò baciando la fronte del marito.

 

**

 

“Quanto ci mette???” chiese spazientito il piccolo.

“Sta calmo Aeglos, re Elrond lo sta visitando. Devi aspettare...” sorrise la madre.

“Nana...” Eruannie le stava correndo incontro, era uscita prima dell'alba. Non dormiva molto e spesso in quei giorni aveva preferito essere coinvolta in alcune faccende per perdere quel tempo che le rimaneva libero quando i bambini dormivano, tra cui raccogliere delle particolari erbe che fiorivano solo prima dell'alba,piuttosto che perdersi nei suoi pensieri.

Lory la strinse forte a se.

“E' sveglio...” disse sorridendo alla giovane elfa.

Eruannie pianse contro la spalla della madre.

“Sta bene?” un sorriso sulle labbra che non sarebbe riuscita a far sparire facilmente.

“Starà bene...” le accarezzò il volto rispondendo al suo sorriso.

La porta si aprì richiudendosi poi alle spalle del sovrano.

“Si riprenderà...” disse Elrond con un flebile sorriso.

“Possiamo entrare?” chiesero in coro i due bambini.

Elrond si abbassò fino ad averli di fronte e passandogli le mani in vita in modo da avvicinarli a se.

“Certo. Però non dovete affaticarlo, va bene?”

I piccoli annuirono.

“Non stancatelo...”

“Va bene...” disse Tinuviel mostrando un'espressione di una bambina di qualche anno più grande.

Elrond gli aprì la porta lasciando passare i due piccoli, Gildor e Eruannie.

“Lory posso parlarti un attimo?” chiese il sovrano richiudendo lentamente la porta.

“Non dovete neanche chiederlo...” rispose facendosi seria.

Elrond le fece segno di seguirlo fino al suo studio, proprio di fianco alla camera del marito.

“Lory, stagli vicino...”

Lory lo guardò stupita.

“Ho visto nei suoi occhi lo stesso dolore che ho visto negli occhi di mia moglie...”

“Cos'è successo a vostra moglie?”

Lory non sapeva molto, non era una ragazza che amava impicciarsi dei fatti altrui.

Elrond sospirò sedendosi a una sedia.

“Mi dispiace. Non avrei dovuto chiederlo...solo che devo sapere...”

“No. No, hai fatto benissimo. Se non sai come farai a fronteggiare quello che ti aspetta?”

“Re Elrond mi preoccupate così...” disse sedendosi di fronte al sovrano.

“Mia moglie è stata rapita dagli orchi, un'imboscata. L'hanno torturata...probabilmente anche altro, non ha mai voluto parlarmene. L'hanno salvata Elladan ed Elrohin...quando si è ripresa non era più la stessa. Era lei, stava bene ormai, mi accompagnava ovunque, accudiva i nostri figli, anche se ormai grandi...ma il suo cuore non sopportava più queste terre, non sopportava più...nulla...” il sovrano sospirò di nuovo guardando a terra “E' partita per Valinor quasi seicento anni fa...”

“Vi ha lasciato qui...”

Elrond annuì.

“Era la moglie più premurosa che potessi incontrare, una madre dolce e sempre preoccupata per i figli. Lei era amore puro. Lory, sto cercando di dirti che non importa che anima, coraggio e tutto quello che Lindir possedesse prima dell'incidente a fare la differenza. Il cuore di un elfo, per quanto cerchiamo di nasconderlo, è fragile, basta poco per distruggerlo in modo irreparabile. Stagli vicina...fai quello che io non ho saputo fare con mia moglie. Non importa quanto sorrida con i bambini, non lasciarti incantare, quando lo vogliamo sappiamo essere bugiardi perfino con noi stessi...”

Lory annuì guardando il vuoto.

“Grazie, re Elrond. Grazie per avermi avvisata...”

“Vai da loro...” disse sorridendogli a labbra chiuse.

 

**

 

Lory rientrò in camera.

Lindir era seduto sul letto, di fianco a lui i due piccoli erano ancora abbracciati al suo collo.

“Non riusciamo a staccarli...” disse Gildor sorridendo.

Lory gli rispose con un sorriso.

“Piano piccoli...” disse Lory sedendosi sul bordo del letto e portando una mano alla schiena della piccola Tinuviel che per risposta si strinse ancora di più al padre.

Lindir ogni tanto voltava il viso a lasciare dei teneri baci sulle guance dei suoi bambini.

“Sedetevi un po' qui...su, lasciate respirare ada...” disse Lory prendendo la piccola facendola sedere di fianco al padre, dove subito si rifugiò sotto il suo braccio.

“Aeglos...” sussurrò sorridendo il padre.

Solo in quel momento il piccolo si slacciò dal padre imitando la sorella.

Lindir si voltò guardando i due figli che si erano fermati infondo al letto.

“E voi due?” disse sorridendo.

Elrond aveva ragione, c'era qualcosa negli occhi di Lindir che lei non poteva fare a meno di notare. Perchè aveva l'impressione che tutta quella scena non fosse che un addio?

Si dipinse l'ennesimo sorriso sulle labbra e guardò i ragazzi avvicinarsi e sedersi sul letto.

Eruannie si sporse oltre Aeglos per poter abbracciare il padre.

“Ada...” disse con le lacrime che le bagnavano le guance.

“Oh piccola mia...” disse stringendola più forte a se “Non piangere...”

“Lo so, lo so...scusami...” disse alzandosi asciugandosi le lacrime con un tenero sorriso sulle labbra.

“Come ti senti, ada?” chiese Gildor sedendosi dietro la madre appoggiando una mano sulla gamba del padre coperta da un lenzuolo chiaro.

“Solo grazie a te io sono qui...” coprì la sua mano con la propria.

“Non è vero...devi ringraziare il seguito di re Elrond, non ho fatto molto...”

“Ti ho visto Gildor, ero ancora lucido...” sorrise Lindir.

Gildor abbassò il capo.

“Diventerai un capitano delle guardie. Ne sono sicuro...” sorrise Lindir lasciandosi andare contro i cuscini.

“Forza, ora andate, vostro padre deve riposare...”

“Ma nana...” si lamento la piccola Tinuviel.

“Niente, ma..oggi pomeriggio lo verrete a trovare di nuovo, su la colazione vi aspetta...”

Eruannie e Gildor presero i due piccoli in braccio, salutarono il padre e uscirono cercando di convincere i due piccoli che quelle ore sarebbero volate.

“Come abbiamo fatto a meritarci quattro figli simili?” sorrise Lindir guardando la porta che si era appena chiusa.

“Siamo stati fortunati...” sorrise Lory accarezzandogli la guancia “E poi tutto merito dei genitori che hanno avuto...”

Lindir la guardò negli occhi.

“Dici che sono stati così bravi?” disse sorridendo a labbra chiuse.

“Credo proprio di si, sai? Non li conosco, ma penso di si...” sorrise lei.

Lindir sorridendo si adagiò tra i cuscini.

“Sei comodo?”

L'elfo annuì.

“Ti fa ancora male?” chiese passando delicatamente le dita sulla sottile tunica proprio sopra al benda.

“Un po'...” sospirò “Sempre meglio di quando sono stato colpito...”

“Ti va di parlarne?” chiese apprensiva.

Lindir annuì.

“Non c'è molto da dire. Eravamo poco fuori dai confini di Imladris, non ci siamo accorti che degli orchi ci stavano per tendere un'imboscata, probabilmente erano nascosti da qualche stregoneria, era impossibile non sentirli...”

Lory aveva abbassato lo sguardo durante il racconto del marito.

“Ora sei qui però...”

“Si...”

“Riposati, avrai fame...vado a farti preparare qualcosa. Dormi intanto...”

Lindir si lasciò accarezzare il volto fino a quando gli occhi non si fecero troppo pesanti e cadde in un sonno tranquillo.

  
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