Elleboro - Forza e Rinascita
Comunemente chiamato rosa di Natale,
l’Elleboro è il fiore da regalare a chi si appresta
a iniziare una nuova avventura o ha voglia di cambiamento.
Il suo significato è quello di liberazione:
liberazione da un dolore, da uno stato di angoscia, e dunque rinascita.
l’Elleboro è il fiore da regalare a chi si appresta
a iniziare una nuova avventura o ha voglia di cambiamento.
Il suo significato è quello di liberazione:
liberazione da un dolore, da uno stato di angoscia, e dunque rinascita.
Capitolo 10, Coltre di neve nella notte.
Aprì la porta piangendo, alzandosi sulle punte per aprirla. Si intrufolò nel letto infilandosi sotto il piumone bianco candido, così latteo da sembrare neve, per poi scuotere una spalla della donna, che si svegliò subito.<< Akira, piccolo mio! >> mormorò, asciugando le lacrime di suo figlio, tre anni << Ancora quel brutto sogno? >>
Il piccolo annuì, cercando conforto fra le braccia materne. Lei lo strinse a sé e, accarezzandogli i capelli, aspettò che si riaddormentasse per tornare anch’ella fra le braccia di Morfeo.
<< ‘Kaa-chan! >> la bambina di otto anni aveva la voce tremante e Hinata lo capì anche al buio che i suoi occhi chiari brillavano a causa dei lacrimoni << Voglio ‘tou-chan! >>
<< Lo so, pulcino mio. >> disse la donna, che aveva soprannominato sua figlia così perché quando era più piccola con i suoi capelli biondi sembrava proprio il suo piccolo pulcino << Ma il tuo ‘tou-chan adesso non c’è. >>
<< Perché non c’è? >> la bambina stava per cominciare a frignare e, per impedire che lo facesse, Hinata allungò una mano e le scompigliò i capelli.
<< Tranquilla tesoro mio, sta solo facendo tardi a lavoro. >> affermò sincera, con un sorriso dolce << Quando tornerà faremo i dolcetti che gli piacciono tanto, va bene? >>
La bambina annuì, convinta. << Posso dormire con te, ‘kaa-chan? >>
<< Certo, pulcino mio. >> acconsentì la donna, per poi sorridere vedendola arrampicarsi sul letto e stendersi silenziosa accanto al fratellino, che dormiva beato ora stretto fra lei e la madre.
Questa volta, Hinata sentì i passi lenti e leggeri sopraggiungere. Aspettò che il ragazzino di dodici anni aprisse la porta, per poi vedere il suo volto serio, tanto bello e simile a quello del padre, accostarsi al suo. Le diede un bacio sulla guancia, guardandola negli occhi. Per la sua età, era molto intelligente e responsabile, soprattutto verso il fratello e la sorella.
<< Sei sveglia, ‘kaa-chan? >> chiese, sussurrando.
<< Sì, tesoro mio. >> rispose lei, allungando una mano per prendere la sua.
<< Mi sono svegliato e ho visto che non c’era più nessuno. >> affermò, leggermente preoccupato << Perché dormono con te? E’ successo qualcosa? >>
<< Niente di diverso dal solito, Haruto. >> gli disse, apprezzando quel suo essere così premuroso << Akira ha avuto un brutto sogno, Yukiko voleva tuo padre. >>
<< Papà dov’è? >> chiese allora il biondo.
<< Ancora nel suo ufficio, purtroppo. >>
<< Ah, va bene. >> mormorò lui << Beh, allora dormo anche io con voi. >>
Il ragazzino aggirò il letto, salì prendendo il posto di suo padre e, prima di coricarsi sotto le coperte e dormire, diede un bacio alla sorella e al fratello, che non accennarono a svegliarsi.
Hinata si addormentò con un sorriso sulle labbra.
Naruto, quel giorno, tornò all’alba. Il lavoro lo stava intrappolando per giornate intere nella sede dell’Hokage. Ultimamente gli impegni erano molti, le missioni tante e in più andavano organizzate le selezioni dei chuunin, nonostante la neve avesse bloccato mezza Konoha, quell’inverno.
Quando però varcò stanco la soglia della sua camera da letto e vi trovò tutta la sua famiglia dormire beata, mentre dei tenui raggi del sole cominciavano a penetrare dalla finestra, sorrise, ricordandosi che almeno, adesso, aveva davvero qualcosa per cui lottare.
Ehem... ECCOMI! Ultimo capitolo cortino, poi dal prossimo
ci sarà qualche cambiamento! Quanti siete a seguirmi *.*
Vi adoro tutti! Grazie!