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Autore: Water_wolf    12/05/2014    6 recensioni
ATTENZIONE: seguito della storia "Sangue del Nord".
Il martello di Thor è stato ritrovato, Alex e Astrid sono più uniti ed Einar non è stato ucciso da Sarah. Va tutto a gonfie vele, giusto? Sbagliato.
Alex ha giurato che sarebbe tornato ad aiutare Percy contro Crono, anche a costo di disobbedire agli ordini di suo padre. Quanto stanno rischiando lui e gli altri semidei?
I venti non sono a loro favore, ma loro sono già salpati alla rotta di New York.
«Hai fatto una grande cazzata, ragazzo» sussurrò, scuotendo la testa. || «Allora, capo, che si fa?» chiesi, dando una pacca sulla spalla al mio amico. «Se devi andare all’Hellheim, meglio andarci con stile»
// «Sai cosa?» dissi. «Non ti libererai facilmente di me, figlio di Odino. Ricordatelo bene.» || «Allora ce l’avete fatta!» esultai. Gli mollai un pugno affettuoso contro la spalla. «Da quando tutti questi misteri, Testa d’Alghe?» lo stuzzicai. «Pensavo ti piacesse risolvere enigmi, Sapientona» replicò, scoccandomi un’occhiata di sfida.
Genere: Azione, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Nico di Angelo, Nuovo personaggio, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache del Nord'
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Di Titani Incazzati e Dèi Traditori
(Di calci in faccia e spiedini alla Alex)
♠Percy♠

Ormai sembravano ore che correvamo, ma ero abbastanza sicuro che non fossero passati più di dieci minuti. La strada principale era deserta. Rimanevano solo muri distrutti e i resti di coloro che avevano tentato di opporsi a Crono senza successo: frammenti di lance, pezzi di armatura, spade abbandonate, vesti stracciate e resti di cenere.
Il Signore dei Titani, a quanto pareva, aveva deciso di attardarsi, buttando giù diverse decine di abitazioni e palazzi secondari. Eppure, mi parve che ci fossero ancora dei superstiti che si nascondevano. Passammo accanto al campo medico che Lars ed i suoi avevano creato con l’aiuto di quelli di Apollo. Non sembrava essere stato attaccato, dato che non c’erano tracce di sangue o di morti. Probabilmente Crono non li aveva considerati un pericolo vero e proprio, così tirammo avanti.
Alla fine, raggiungemmo le porte del Dodekateon, il palazzo degli Dèi, ancora aperte, che davano sull’ingresso da cui provenivano grida e urli di trionfo: Crono ci aveva preceduti.
«D-dobbiamo scappare?» chiese Grover, speranzoso, tremando come una foglia.
«Non abbiamo altra scelta che combatter. Andiamo!» dissi, facendomi avanti, prima di sentire la mano di Annabeth fermarmi.
«Aspetta… guarda!» mi consigliò, indicando qualcuno appoggiato ad una delle colonne.
Vidi Alex digrignare i denti: quella figura non potevo non riconoscerla. Benché l’avessi visto poche volte, una faccia del genere, ormai, si era già piazzata in cima alla classifica delle divinità a cui spaccare la faccia con gusto. Loki.
Indossava abiti moderni, jeans strappati e maglietta. In mano, aveva ancora il cellulare e sembrava molto preso. Che stesse chattando con i suoi amici o inviando foto intitolate “La Caduta dell’Olimpo”?
«Dannazione, non l’abbiamo notato, ma, probabilmente ha seguito Crono fin qui» rifletté sottovoce il figlio di Odino, stringendo Excalibur.
«M-motivo in più per andarcene» osservò Grover.
Povero satiro, doveva avere una paura folle.
«Non ce ne andremo» dissi, fermamente. «Non permetteremo che l’Olimpo venga distrutto!»
Tutti i miei tre compagni annuirono.
«Vado io per primo, proverò a distrarlo» propose Alex, squadrando Loki in modo malevolo.
Ad osservarlo non sembrava nemmeno che stesse facendo la guardia, ma, ormai, avevo imparato che con lui l’apparenza inganna.
«Ok. Noi ti siamo dietro. Appena sembra il momento giusto, andiamo dentro» lo incoraggiò Annabeth, ancora bianca in viso per il dolore.
Fui colto da un moto di paura nei suoi confronto e anche… gelosia. Una parte di me avrebbe voluto cancellare Luke totalmente dalla faccia della Terra, combattere fino all’ultimo, e distruggerlo. Annabeth avrebbe cercato di risvegliarlo, richiamarlo. E questo mi faceva rabbia. Mista al fatto che Crono avrebbe potuto ucciderla, mi spaventai.
«Forse è meglio se rimani indietro» protestai debolmente, ma la sua occhiata carica di rabbia e determinazione bastò ad estinguere ogni mia protesta.
«Andiamo» concluse, fermamente, mentre ci avvicinavamo al Dio degli Inganni.
Loki era ancora impegnato nel suo gioco e sembrava non averci notato mentre salivamo le scale. Non dette segno di averci visti nemmeno quando ci fermammo, lasciando andare avanti il figlio di Odino, che si piantò davanti al dio che, però, sembrava non volerlo calcolare. Se dava l’impressione di non considerarci nulla, ci stava riuscendo proprio bene.
Alex sembrò sorpreso ed, inizialmente, provò ad attirare l’attenzione, ma ancora nulla.
«Ehi, Loki!» sbottò ad un certo punto.
Come se fosse davvero interessato, per poco il dio non fece cadere il cellulare, borbottando qualcosa in norvegese.
«Ma insomma, per gli Dèi! Cosa volete?» chiese, con aria falsamente innocente.
«Nulla» rispose Alex, puntandogli contro la spada. «Fatti da parte.»
«Ottimo» sorrise Loki, facendo un cenno alla porta. «Andate, non intendo fermarvi.»
Stupore.
Non ci bloccava? Si era alleato con Crono e non faceva niente per fermarci? Sentivo puzza di trappola, ma a che scopo? Intrappolarci? Era un dio, se avesse voluto, avrebbe potuto assumere per pochi secondi al sua vera forma e disintegrarci. Perché non lo faceva?
«A che gioco stai giocando?» domandò Annabeth, facendosi coraggiosamente avanti.
Ebbi l’impulso irrazionale di legarla e di nasconderla da qualche parte.
«Aspetta, te lo dico subito» rispose, Loki, osservando un attimo lo schermo. «Candy Crush, molto bello. Vuoi provare? Forse riesci a battere il mio record» aggiunse, lasciando tutti a bocca aperta.
«Non capisco… Cosa diavolo stai facendo!?» chiese, infine, il figlio di Odino, catturando la luce con la spada per ricordargli che fosse lì, senza ottenere nessuna reazione.
«Non sto facendo proprio nulla. Teoricamente dovrei sorvegliare l’entrata, ma non ne ho voglia. Entrate pure» ci sorrise il dio, tornando a concentrarsi sul suo videogioco.
Più confusi di prima, entrammo nel Dodeckateon. Crono stava roteando la sua falce, poco lontano dal trono di Zeus, quasi assaporando il momento in cui avrebbe fatto a fettine gli Dèi dell’Olimpo. Ethan Nakamura si teneva prudentemente a distanza dall’arma del Signore dei Titani, mentre l’Ofiotauro nuotava in silenzio nella sua vasca, cercando di non attirare l’attenzione.
Appena iniziammo ad avanzare alla luce delle torce, il figlio di Nemesi ci vide.
«Mio signore!» avvertì.
Crono si voltò e fu come se un pugno mi avesse centrato in pieno petto. Il suo sorriso era quello di Luke, eccetto che per gli occhi dorati. Eppure, non potevo non riconoscerlo: era il ragazzo che mi aveva accolto al Campo, quando ancora non sapevo chi fosse mio padre. Quando pensavo di aver perso mia mamma. Al mio fianco, Annabeth emise un gemito dolorante: per lei, Luke era stato un fratello maggiore. Doveva essere terribile affrontarlo.
«Distruggerò te per primo, Jackson?» chiese il Titano. «E questa la scelta che farai? Ti opporrai fino alla fine inutilmente?»
Ignorai la provocazione. «Luke combatterebbe con la spada, ma suppongo che tu non sia altrettanto abile.»
Crono fece un verso di scherno e la sua falce scintillò, assumendo la forma di una spada di circa ottanta centimetri con un filo in acciaio e l’altro in bronzo celeste. Vipera.
«Percy!» Annabeth mi bloccò. «La lama… l’anima dell’eroe, l’orrida lama strapperà.»
Avrei voluto farle notare quanto quelle parole non mi stessero incoraggiando, ma prima che potessi dire qualcosa, il Signore dei Titani mi fu addosso.
«Aspetta!» tentò Annabeth, ma Crono mi assalì.
I miei istinti ebbero il sopravvento e, senza pensare, parai il colpo, e risposi con un fendente per poi rotolare via. Alla mia destra, Alex provò un affondo, ma era come se stessimo affrontando un centinaio di spadaccini tutti in una volta sola.
Ethan, rimasto immobile fino a pochi secondi prima, si tuffò di lato per prenderci alle spalle, ma Annabeth lo fermò ed iniziarono a duellare. Grover portò il flauto alla bocca, cominciando a suonare un piacevole motivetto che mi raggiunse subito, facendo scemare la paura, trasmettendomi immagini di campi verdi e giornate serene, lontano dalla guerra e dalla morte.
Nonostante tutto, però, Crono riuscì a colpire Alex con il manico della falce, facendolo crollare a terra, per poi darmi una spinta, portandomi con le spalle contro il trono di Efesto: una specie di poltrona reclinabile con degli ingranaggi in bronzo ed argento. Sferrò un colpo e fui costretto a saltare sul sedile, facendo attivare il trono.
«Modalità difensiva attivata!» annunciò, mentre sentivo dei meccanismi segreti avviarsi.
Intuendo che, qualsiasi cosa stesse accadendo, non era nulla di buono, mi detti la spinta e superai il capo del Re dei Titani, mentre dalla poltrona venivano sparati dei raggi di elettricità. Uno colpì Crono alla testa.
«Aaaaaaaaaaaaah!» urlò, mentre le scosse passavano sulle braccia e sulle gambe, facendogli mollare la presa sull’arma.
Intanto, Alex si era portato alle spalle di Ethan, buttandolo a terra, dando la possibilità ad Annabeth di avvicinarsi a me.
«Luke, ascolta!» gridò, provando a muovere qualche passo verso di lui.
Avrei voluto fermarla, ma prima che potessi farlo, Crono alzò la mano e lei volò contro il trono di sua madre, crollando a terra come un burattino senza fili.
«Annabeth!» urlai, cercando di raggiungerla, venendo, però, bloccato da Ethan, che si stava ritirando da Alex, il quale stava avendo la meglio.
Aveva notato il corpo esanime della figlia di Atena e voleva usarla per vincermi. Ed io non potevo affrontarlo senza voltare le spalle a Crono.
Grover passò ad una musica dai toni più concitati. Cominciò a muoversi verso Annabeth, mentre io ed Alex tenevamo il figlio di Nemesi sotto tiro, cercando di anticipare la sua mossa, pur sapendo che se lui si fosse avvicinato alla mia amica, non sarei riuscito a fermarlo. Seguendo la musica del satiro, intanto, il pavimento della Sala del Trono si crepò ed iniziò a crescere dell’erba.
Crono, intanto, alzò la mano, cercando di richiamare l’arma senza che questa rispondesse. Aveva i capelli ancora fumanti ed il volto e la maglietta piene di bruciature elettriche.
«Nakamura!» gemette. «Dimostrami quanto vali, è il momento! Tu sai qual è il punto debole di Jackson! Uccidilo, e sarai ricompensato oltre ogni misura!»
Mi resi conto che Ethan aveva abbassato lo sguardo sulla mia schiena. Lui sapeva. Alex mi fissò, come se cercasse conferma dei suoi timori, ma non potevo rispondere. Anche se non mi avesse sconfitto, il figlio di Nemesi avrebbe potuto semplicemente dirlo a Crono e, a quel punto, non avrei avuto scampo.
«Ethan! Non fidarti!» urlò Alex, strizzando i suoi occhi. La sua voce era ferma, ma si leggeva un’autorevolezza che gli avevo sentito usare solo con i suoi stessi compagni. «Non avrai mai niente da uno come Crono. Ti userà come una pedina, proprio come fanno i tuoi Dèi! Io lo so, non è diverso da noi. Puoi solo fidarti degli altri semidei!»
Il figlio di Nemesi alzò lo sguardo su di lui, come se fosse arrabbiato o adirato, ma con uno scintillio di comprensione negli occhi.
«Guardati intorno!» dissi. «La fine del mondo. È questo che vuoi? La caduta della civiltà occidentale? Distruggerai tutto, anche le cose buone!»
Grover aveva quasi raggiunto Annabeth, ma aveva bisogno di tempo e non poteva correre e suonare insieme. Le radici avevano raggiunto quasi i trenta centimetri, come cespugli ispidi.
«Non c’è un trono per Nemesi» mormorò Ethan. «Non c’è mia madre…»
«Esatto!» Crono cercò di alzarsi, ma barcollò, inciampando su alcune radici che iniziavano ad avvolgerlo. «Annientali! Meritano la distruzione!»
«Hai detto che tua madre è la Dea dell’Equilibrio» gli rammentai. «Hai ragione: gli Dèi minori meritano di più! Ma quello che Crono ti offre è solo cenere. Vuole solo distruzione totale! Non Equilibrio! Crono non costruisce… distrugge e basta!»
Alex mi guardò indeciso su attaccare o no. Ethan stava ancora osservando il Trono di Efesto che sfrigolava. Seguiva, dondolando con i piedi, la musica di Grover che, ormai, si era portato vicino ad Annabeth. Sembrava che con la mente non fosse lì, come se stesse pensando ad un luogo lontano dalla guerra, lontano dalla sua sofferenza. Il suo unico occhio si inchiodò a quello di Alex, poi osservò me.
E attaccò.
Ma non contro di me.
Mentre Crono era ancora in ginocchio, il figlio di Nemesi alzò la spada e la calò sulla sua gola con l’intenzione di decapitarlo.
Ma prima che potesse farlo, Loki apparve alle sue spalle e lo pugnalò alla schiena.
«Conosco i traditori» ghignò, gettando Ethan a terra.
Corsi al fianco di Nakamura, sorpreso e furibondo. Provai ad aiutarlo, ma la ferita era profonda. Alex era al mio fianco e fissavamo impotenti il volto pallido del figlio di Nemesi.
«Meritano di più…» boccheggiò, con il sangue che gli colava dalla bocca. «Se solo… avessero dei troni…»
La sua voce si spense, mentre gli ultimi rantoli uscivano faticosamente dalla sua bocca, lasciandolo esanime a terra.
«Maledetto!» urlò Alex, puntando la spada contro Loki, provando a colpirlo, senza riuscirci, dato che il dio si era allontanato.
«Morite!» gridò Crono, a quel punto, ripresosi completamente e lanciandosi contro di noi.


Mentre combattevo, i miei pensieri corsero ad Annabeth. Non potevo permettere a Crono di toccarla. Non gliel’avrei mai concesso finché avessi avuto vita. Alex si era gettato contro Loki, nel tentativo di vendicare Nakamura. Solo che io non potevo aiutarlo. Il Signore dei Titani mi teneva sotto tiro ed io non avevo più la forza di resistergli. Anche se le radici continuavano ad avvolgere le sue gambe, non erano altro che un fastidio, per lui.
Annabeth, per gli Dèi, scappa!, pensai, mentre approfittavo di pochi secondi di tregua per osservarla, mentre Grover la imboccava con dell’ambrosia. Avrei voluto correre da lei, ma, a quel punto, tanto valeva consegnare a Crono l’Olimpo.
Mentre combattevamo, vidi Alex tranciare a metà un bracciolo del trono di Ares e la cosa, ammetto, non mi dispiacque, ma non ebbi il tempo di ammirare la ristrutturazione istantanea che mi ritrovai di nuovo con le spalle al muro contro il trono di mio padre.
«Questo brucerà bene, nel mio nuovo fuoco» ghignò Crono, alzando la spada.
Eh no, amico! Il trono di mio padre te lo sogni!, pensai, mentre alzavo la spada, parando il colpo. La vicinanza con esso mi dava la forza dell’oceano.
Le nostre spade si incrociarono provocando una pioggia di scintille. Per un attimo fui sul punto di cedere, ma, con tutta la mia forza, detti una spinta finendo per spingere indietro Crono.
Menai un altro fendente, squarciandogli l’armatura, mentre poco lontano, Alex era riuscito a rifilare un pugno sul naso di Loki, facendogli uscire delle gocce di icore dorato.
Stavo per attaccare di nuovo, quando il Signore dei Titani batté il piede per terra. Di nuovo, mi ritrovai a camminare come se fossi immerso in un mare di miele, dando a lui il tempo di indietreggiare con tutta calma.
Nello stesso istante un urlo di dolore squarciò l’aria: Alex aveva colpito un Loki illusorio, mentre quello vero si era portato alla sua destra. La spada del dio l’aveva trafitto alla spalla passandolo da parte a parte, inchiodandolo al Trono di Zeus, poco lontano da me.
Strinsi i denti, frustrato. Non potevo accettare che Crono o Loki raggiungessero Annabeth. Ormai ero certo che l’Olimpo fosse spacciato, ma se avessi fatto perdere tempo ai due Dèi, forse, avrei permesso a lei e Grover di scappare.
«Jackson, è finita!» urlò Crono, indicando ciò che rimaneva del fuoco di Estia.
Le braci brillarono e da esse emerse del fumo, che si addensò fino a creare un’immagine, come se fosse un messaggio Iride. Su di esso apparve la situazione ai piedi dell’Empire State Building. I miei genitori e Nico si erano affiancati agli ultimi difensori dell’Olimpo, guidati da Clarisse, i quali difendevano la porta d’accesso al palazzo.
Su un fianco le Orde, guidate da Hermdor, avevano iniziato a premere, ma non abbastanza da fare la differenza. Sullo sfondo, Ade ed Hell stavano duellando, riversando entrambi migliaia di zombie e scheletri ambulanti sulle rispettive forze. Ma era chiaro che Ade, nonostante fosse nel suo territorio, fosse svantaggiato a causa dell’alleanza con i mostri greci.
La scena cambiò nuovamente e, se pensavo non potessi vedere nulla di peggio, dovetti ricredermi.
Tifone era ormai alle porte di New York e nella scena anche Poseidone si era unito allo scontro, eppure non bastava. Zeus stava combattendo ai limiti delle sue capacità, così come i suoi figli e fratelli, ma era impossibile frenare l’avanzata del gigante.
«Ma che mostro è quello!?» chiese Alex, quasi si fosse dimenticato che una spada lo stava tenendo inchiodato al trono di Zeus.
In effetti, Tifone era un mostro spaventoso. Il suo volto sembrava cambiare forma, diventando sempre più brutto e orribile ad ogni secondo che lo guardavo. Il suo corpo era vagamente umanoide, ma era orribilmente deforme, pieno di croste bruciate. Le mani erano anch’esse umane, ma munite di artigli d’aquila e le gambe ricordavano quelle di un rettile o di un drago.
«Ah! Guarda, Jackson! Nemmeno con tuo padre, gli Dèi possono vincere!» ghignò Crono, puntando la falce verso l’immagine.
In quell’istante, Annabeth si fermò davanti a lui, puntandogli contro il pugnale.
«Fermo!» intimò, con un coraggio che non avrei mai immaginato, nemmeno da lei.
Crono sembrò sorpreso della sua azione e, per un attimo barcollò sul posto, ed io mi sentii, stranamente, più libero, come se le parole di Annabeth lo avessero reso più debole.
«Fatti da parte!» urlò il Titano, alzando la falce, che, però, lei parò con abilità. Solo un maestro avrebbe potuto ripararsi con il coltello da un fendente simile.
Provai a muovere qualche passo, ma era come cercare di muoversi con il peso del cielo sulle spalle – e, credetemi, so di cosa parlo. Alla mia destra, Alex si stava sfilando la spada dalla spalla senza attirare l’attenzione, ma non era facile senza urlare di dolore ad ogni centimetro di acciaio che usciva dal proprio corpo.
«Luke!» Annabeth era allo stremo, eppure, nonostante le ferite, nonostante fosse messa malissimo, riusciva a tenergli testa. «Ora capisco. Devi… devi fidarti di me.»
Stava piangendo, impossibile dire se di tristezza o di rabbia. La lama di Crono era a pochi centimetri dalla sua gola ed io tremavo, mentre vedevo l’orrenda immagine di lei che veniva fatta a pezzi davanti ai miei occhi. Cercai di ricacciare indietro le lacrime che mi rigavano il volto, sapendo di essere impotente di fronte a quella scena. Persino Loki e Grover, che avrebbero potuto fare qualcosa, erano paralizzati, mentre Tifone avanzava inarrestabile.
«Tua madre aveva previsto il tuo destino» gli ricordò Annabeth, mentre la mano le tremava.
«IO TI SCHIACCERÒ» urlò infine il Signore dei Titani, riuscendo a disarmarla completamente.
Con un solo colpo della mano libera, la colpì, facendola cadere a terra. Lei crollò con il sangue che le colava da un angolo della bocca. Il mio cuore perse un battito.
«Siamo una famiglia, Luke. L’avevi promesso» gemette debolmente, con gli occhi colmi di lacrime. Vederla in quello stato era per me come sentire un coltello piantato nel petto che continuava a rigirarsi nella ferita.
Fu allora, che Crono vacillò e io riuscii a liberarmi.
«Ho… promesso» disse.
Questa volta, la voce era di Luke.
Di nuovo, sussultò e la sua presa si rinsaldò su Vipera, ma per pochi secondi, perché crollò subito annaspando, come se non riuscisse a respirare.
«Annabeth… sei ferita» ansimò, avvicinandosi piano.
Non persi tempo e mi gettai contro di lui, disarmandolo. La lama volò tra le ceneri di Estia e, per un attimo, fui certo di aver vinto.
«No, Percy!» urlò Annabeth, sorpresa.
Crono riemerse e mi buttò a terra. Mi ero dimenticato che anche lui era invulnerabile.
«Loki! Aiutami!» gridò, avanzando verso il braciere. La sua mano provò a chiudersi sull’elsa di Vipera, ma urlò di dolore e fu costretto a mollarla.
Fissai il Dio degli Inganni che, per tutto il tempo, non si era mosso, se non per bloccare il figlio di Odino.
«Non credo» disse infine, con un sorriso divertito, quasi fosse estraneo a tutto.
«Cosa!? Hai fatto un patto! Se non mi aiuterai, io non aiuterò te!» ringhiò Crono, provando ad essere minaccioso.
Solo che, questa volta, era Loki ad avere il coltello dalla parte del manico. Il dio si stagliò sul Titano con un sorriso crudele e malvagio, mentre la sua mano si stringeva intorno a Vipera, che assunse di nuovo l’aspetto di una falce. L’Ingannatore la fece roteare un paio di volte come per saggiarne la leggerezza, poi si rivolse al suo ex alleato.
«Sai, Crono, io ti avevo promesso un aiuto a raggiungere l’Olimpo… non ho mai detto che ti avrei fatto uscire, né vivo.»
Detto ciò, gli rifilò un calcio in faccia e, proprio mentre lui spariva e le porte si aprivano rivelando Astrid e Talia di nuovo libere, nell’immagine le cose cambiarono.
Tifone aveva appena messo piede nell’Hudson, quando un corno squarciò l’aria con tale potenza che non riuscii a capire se venisse dalla visione o direttamente dall’esterno del palazzo.
Per primo si fece avanti Thor, alla guida di un carro trainato da due enormi capri che sbuffavano fumo nero dalle narici. Urlava tenendo Mijolnir alzato. Al suo fianco, il padre Odino montava un imponente cavallo nero che aveva ben otto zampe. Dietro di loro, tutti gli Dèi Nordici al gran completo apparivano da quello che, a quel che vedevo bene, era un arcobaleno: il Bifrost si era finalmente aperto.
Il mostro sembrò sorpreso dell’arrivo dei rinforzi.
Nello stesso istante, Zeus scagliò la Folgore, a cui si affiancarono Gungir e Mijolnir. L’esplosione fu tale che l’onda d’urto si propagò fino alla Sala del Trono, dove eravamo noi.
«PER ASGARD!» gridarono gli Dèi Nordici, avventandosi sul gigante.
Nello stesso istante, il mare esplose e centinaia di ciclopi a cavallo di altrettanti ippocampi, armati di pesanti catene di bronzo, emersero dal mare e Poseidone si lanciò contro Tifone con tutta la sua potenza.
«ORA, FRATELLI!» urlò con una voce così potente che mi parve di sentirne l’eco. «COLPITE! PER L’OLIMPO!»
I ciclopi, comandati da Tyson, scagliarono le loro catene contro il mostro, che ancora barcollava con mezza faccia devastata dalle potenti armi degli Dèi.
Artemide colpì con il suo arco un occhio del mostro, mentre suo fratello puntava all’altro. Ares, affiancato da Tyr, infilò la spada su per il naso di Tifone, mentre Thor continuava a colpirlo in testa, con Zeus e Odino che bombardavano di colpi. Il tridente di Poseidone fendette l’aria, provocando una profonda ferita al ventre del gigante.
A poco a poco, Tifone fu trascinato lontano dall’Olimpo. Combatteva per liberarsi, ma i ciclopi lo tenevano stretto. Pian piano iniziava ad affondare, mentre le onde lo avvolgevano come un bozzolo. Nonostante quello si dibattesse, facendo schiantare le onde contro i palazzi e gli edifici, non riusciva a rimanere a galla, soprattutto quando mio padre aprì per lui un canale subacqueo. Uno scivolo che avrebbe portato il Gigante nel Tartaro.
«No! NO!» urlò Crono, ormai disarmato e sconfitto.
«È finita, Crono!» disse Alex, mentre Astrid lo liberava dalla spada che lo teneva fermo. «Anche se ci ucciderai, non potrai vincere contro l’alleanza con gli Dèi Asgardiani! Verrai sconfitto!»
Il Signore dei Titani ringhiò e provò ad avanzare verso Annabeth.
«Vi distruggerò tutti! MI VENDICHERÒ!» strepitò furibondo, gettandosi su di lei.
Io la trascinai via, mentre Talia bloccava Crono.
«Luke, ti prego, fermati!» lo pregò la figlia di Zeus.
Ancora una volta, sembrò che il mio vecchio amico avesse sconfitto il Titano, ma inutilmente. La Cacciatrice fu sbalzata all’indietro e crollò anche lei a terra. Il mio unico pensiero era difendere Annabeth che, però, si divincolò, facendosi avanti contro Crono.
«Luke, hai promesso!» esclamò, abbracciandolo.
Sentii una strana fitta di gelosia irradiarsi dal mio petto. Questa volta, il Titano si accasciò, con Annabeth che lo tratteneva.
«Io… sì… l’ho promesso» sussurrò, mentre si guardava intorno.
«Percy» mi chiamò lei, mentre Grover aiutava Talia ad alzarsi. «Il mio pugnale.»
Solo allora mi accorsi che al mio fianco era caduto proprio il coltello di Annabeth. Lo presi e avanzai verso Luke, spingendo via Annabeth, deciso a difenderla in caso Crono avesse avuto di nuovo la meglio.
«Aiutami…» mi implorò Luke, mentre i suoi occhi lampeggiavano.
Mi parve di vederlo brillare, ma non ci feci caso. Osservavo solo la sua mano che si faceva più vicino a me. Alle mie spalle, sentii Annabeth gemere, ma ormai era incapace di dire qualsiasi cosa, anche se non sapevo se era a causa dell’angoscia del momento o per le lacrime che ormai versava senza più nessuna vergogna.
Avrei potuto ucciderlo. Era questo il piano.
Ma esitai.
«Lui… si opporrà» gemette Luke, come se mi avesse letto nel pensiero. «Se ci provi tu… lui si opporrà. Solo io posso… posso tenerlo sotto controllo.»
Fu allora che capii il senso della profezia. Era capovolta, come se, all’improvviso, tutto si fosse fatto più chiaro.
Gli porsi il pugnale.
Grover impallidì e protestò: «Ehm, Percy… sei…»
Pazzo, folle? Forse. Lo osservai, ma non sembrava voler fermarmi. Talia era incapace di dire nulla e quando fissai Alex, capii che lui non si sarebbe opposto. Mi avrebbe sostenuto fino all’ultimo. Astrid osservava Annabeth.
Con quello che parve uno sforzo terribile, Luke si slacciò le cinghie laterali dell’armatura. Adesso brillava davvero e capii che mancava poco prima che Crono avesse il sopravvento su di lui completamente. Ora, però, vedevo chiaro un lembo di pelle scoperto. Il figlio di Ermes strinse forte il manico del coltello e si pugnalò.
Non era una ferita profonda, ma l’urlo che emise fu terribile, mentre da esso si spandeva una luce dorata, che mi costrinse a chiudere gli occhi. Fu una mia impressione, ma, dietro il suo ululato agonizzante, mi parve di sentire la voce di Crono, che, ormai sconfitto, se ne tornava nel Tartaro.
Dopo pochi istanti, aprii di nuovo gli occhi.
Il Fuoco Sacro dell’Olimpo era tornato a risplendere come prima. Tra le fiamme, il viso di Estia mi apparve soddisfatto. Astrid e Alex erano abbracciati poco lontano, Talia stava aiutando Grover a rialzarsi e dietro di me Annabeth si metteva in piedi a fatica. Poco lontano da me, il corpo di Luke giaceva esanime.
La guerra era finita.
Ma io non mi sentivo soddisfatto.
Avrei voluto piangere.
Avevo perso un amico.

 
koala's corner.
Siamo felicissimi di annunciare che questo è il terzultimo capitolo prima della fine!
Chiedo perdono per aveer modificato la scena finale, ma era necessario, anche se ho comunque mantenuto gli avvenimenti principali: Percy e Annabeth sconfiggono Crono, Ethan Nakamura muore, mentre Alex se ne sta bellamente infilzato al trono di Zeus.
Scena che, per quanto mi riguarda, mi ha fatto sganasciare LoL Per chi se lo stesse chiedendo, il sottotitolo-sclero era d'obbligo u.u
Potete ancora darci i vostri prompt - ovunque e come volete - per la raccolta <3
Siamo quasi arrivati a 200 recensioni, e vi sarei grato se ci faceste arrivare a questo grosso numero :3
Come ami il successo hahah sostanzialmente perché io sono una stronza di merda senza sentimenti hahah
Grazie mille a tutti, alla prossima!

Soon on VdN: POV Annabeth/Astrid, the best underwater kiss ever
 
  
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