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Autore: Shadow Nameless    27/07/2008    0 recensioni
Introduzione modificata. E' vietato usare il doppio tag br.
Rinoa81, assistente amministratrice.

Nulla è eterno, le grandi forze dell’universo si adoperano e mutano non solo la vita dell’essere umano nel suo piccolo, ma tramite sconvolgimenti abbracciano e segnano intere epoche, coinvolgendo la natura e grandi eventi. Il Mutamento può consistere in qualcosa d’imprevedibile ed improvviso, ma anche nella forza grazie a cui si riesce a far fronte a tale cambiamento.
I 64 Esagrammi del Libro dei Mutamenti non sono altro che una complessa elencazione dei principali Archetipi con cui l’essere umano è costretto a confrontarsi giornalmente perché presenti nel suo animo o nell’ambiente che lo circonda.
[Raccolta.
1- Minato Centric.
2. Kushina Centric.]
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Kkienn

 

 Il Creativo, il cielo, il forte, il padre.

 

Ma è anche la giada ed il metallo, (simbolo della purezza e della solidità), il freddo ed il

ghiaccio (a causa della posizione del segno a Nord-Ovest), è il contenuto, è il turchino scuro

(indaco), il colore del cielo, il cavallo che ha forza, solidità e vigore, E’ un’energia che crea e

distrugge, è un’instancabile movimento, è la potenza dello spirito. Il creativo opera nel capo,

perché esso domina l’intero corpo.

[www.agopuntura.org]

 

Minato era sempre stato un bambino – una persona, con la testa sulle spalle. Poco avvezzo al gioco fin dall’infanzia, pur di compiacere il padre costantemente distratto da quella o da quell’altra missione, aveva messo anima e corpo nei suoi allenamenti ponendo al primo posto la sua carriera come ninja che il suo essere bambino.

Giorno dopo giorno si era impegnato, superando ogni ostacolo, battendo ogni nemico, divenendo temuto e rispettato non solo nel suo villaggio, ma anche in quelli alleati o nemici - aveva fatto di tutto, di tutto, purché lui, di tanto in tanto, si ricordasse di avere un figlio.

Fallì, dimostrando la sua straziante incapacità in qualcosa di teoricamente semplice.

Eppure continuava ad impegnarsi, Minato – e diventava forte, forte, forte, un vento capace di travolgere chiunque si mettesse sul suo cammino.

 Il più forte.

Ma suo padre continuava a non accorgersi di lui  e di sua madre non serbava neppure il ricordo.

Non era felice – perché? Era forte! Amato e rispettato.

Gli allenamenti gli segnavano il corpo – non ricordava l’ultima volta che aveva visto le sue mani senza piaghe o tagli, oppure una mattina in cui non si fosse svegliato con le spalle doloranti ed i muscoli tesi – mentre la pacata indifferenza di quell’uomo gli feriva l’animo – quand’era stata l’ultima volta che gli si era avvicinato, anche solo per informarsi come andavano le missioni? Chiedergli come stava?

Ed il ragazzino, dispensando sorrisi vuoti a destra e a sinistra, cresceva.

Fisicamente almeno – il bambino che cercava lo sguardo del padre non voleva saperne di andarsene, non riusciva a rinunciare a qualcosa che, ripeteva pestando i piedi per terra, gli spettava di diritto.

 

Anche a distanza di anni ricordò il giorno in cui se ne andò di casa come il più doloroso della sua vita – neppure quello della sua morte fu così straziante, il desiderio di proteggere era troppo pressante per dar spazio al dolore.

Non essendo uno shinobi eccessivamente materialista non ci mise neanche una giornata ad impacchettare tutte le sue cose.

Quando aveva iniziato questo noioso lavoro si era detto che, facendolo prima di parlare con il padre del suo trasferimento, avrebbe trovato il coraggio che ti tanto in tanto sentiva mancare e sarebbe riuscito ad uscire da quella casa a testa alta, senza rimpianti.

Era certo che questa fosse la cosa migliore da fare – no, non aveva paura di affrontare suo padre! Lui era Minato Namikaze, non c’era niente che temesse.

Una volta uscito dalla sua stanza si diresse verso l’ufficio del genitore, certo di trovarlo lì, gli occhiali dalla montatura fina sul naso che nascondevano parzialmente gli occhi azzurri come quelli del figlio ed i scompigliati capelli castano chiaro che ad incorniciargli il volto. Le sopraciglia sarebbero state leggermente aggrottate – a causa del lavoro – e le rughe sulla fronte, a quel gesto, sarebbero state più evidenti, senza però riuscire a farlo sembrare più vecchio.

Sì, sospirò bussando alla porta dello studio dell’uomo, era quella la scena che avrebbe visto – che vide socchiudendo la porta dopo un pacato:- Avanti.-

-Papà.- lo salutò con un traballante sorriso non osando però fare un passo per entrare nella stanza.

-Minato- rispose al saluto senza neppure alzare gli occhi dalle carte che stava sfogliando:- Hai bisogno di qualcosa?-

-Vorrei parlarti.-

-Di cosa?- chiese facendo scivolare il suo sguardo sul figlio.

-Ecco…- si morse un labbro mentre sentiva il coraggio affievolirsi.

Forse il suo non era altro che un gesto affrettato. Aveva appena sedici anni! Poteva aspettare ancora un po’ e conoscere suo padre, poteva…

-Sì?-

-Ho fatto i bagagli.-

-Prego?-

-Ho affittato un piccolo appartamento nel centro di Konoha, poco distante dal palazzo dell’Hokage. Mi trasferisco lì.-

L’uomo lo osservò per qualche istante intrecciando le mani sotto il mento, riflettendo. Poi lo scrutò dalla testa ai piedi sottoponendolo a chissà quale esame.

Minato s’irrigidì sotto quello sguardo attento, indeciso su come comportarsi – doveva fare qualcosa?

-Hai bisogno di soldi?-

-Eh?- quella domanda tanto inaspettata lo fece sussultare.

-Hai bisogno di soldi?- ripeté paziente:- Gli appartamenti, seppur piccoli, richiedono molte spese. Credi di riuscire a mantenerle?-

-Io… sì, credo di sì.-

-Vero, adesso sei un chunin.-

-Un jonin- sorrise piano:- ho fatto l’esame parecchi anni fa.-

-Oh, giusto.- l’uomo inclinò il volto di lato piegando le labbra in un leggero sorriso:- Non sono riuscito a venire per la cerimonia a causa di una missione improvvisa.-

-Già.-

-Allora và.-

-Q-quindi posso?-

-Certamente, non vedo perché dovrei impedirti di andartene.-

Probabilmente nel suo immaginario quella frase fu molto più crudele di quanto intendeva essere e gli fu impossibile non indietreggiare di un passo come se lo avesse appena colpito.

A lui, quella sottospecie di benedizione, sembrò una fredda riprova del disinteresse del padre per lui. Vattene, non ho ragione per volerti in questa casa.

Vattene, non m’interessa quello che fai.

Non m’interessi tu.

Fu melodrammatico – non si era reso conto, fino a quel momento, di aver desiderato con tutto il cuore un secco no. Un rude “sei troppo giovane” oppure un semplice “non voglio che te ne vada”.

Invece ciò che ottenne fu quel vago saluto ed un vuoto all’altezza dello stomaco.

-Ho già preparato i bagagli. Vado, a presto papà .-

E fuggì.

Non aspettò una risposta al suo saluto, non scrutò ancora l’espressione del padre cercando un segno del suo amore per lui.

Uscì da quella casa deciso a non rimetterci mai più piede.

 

Ad onor del vero, doveva ammettere ogni volta che ripensava a lui, Sonkei Namikaze non era una cattiva persona.

Non era mai successo che si fosse arrabbiato senza una valida ragione – eppure riflettendoci non riusciva a trovare, fra i suoi ricordi,  una situazione che lo avesse visto irato o anche solo innervosito per una sua marachella, per un gioco del tutto innocente che aveva finito per causare qualche non irrilevante danno.

Non ricordava neppure un suo sorriso – Minato! Ti ha sorriso poco fa! - od un “sono fiero di te”.

Non si erano mai allenati insieme – non era mai andato a chiedere a Jiraya-sensei come andassero i suoi allenamenti.

Era sempre nel suo studio, lui.

Apparentemente a portata di mano, eppure inavvicinabile – perché inavvicinabile, eh Minato?

Lui si sarebbe comportato in modo diverso, si ripromise chiudendosi quella porta alle spalle, quando sarebbe diventato padre sarebbe stato una costante nella vita del figlio.

Forse avrebbe finito con il diventare assillante, ma non lo avrebbe mai lasciato solo. Mai.

 

Aveva delle buone intenzioni Minato.

Speranze non poi così assurde, neanche per un ninja, eppure furono vani sogni.

Non capì mai suo padre – aveva un concetto d’amore troppo assolutistico, incapace di accettare il semplice “lascia che viva la sua vita, ma sii sempre a pochi passi di distanza, in caso di bisogno”.

O forse intravide quella verità solo quando fu tardi  - per lui, per suo padre e per suo figlio -  nello stesso instante in cui si trovò a scegliere fra la salvezza di suo figlio ed il suo odio – se non avesse fatto niente sarebbe morto, sarebbero tutti morti, ma in caso contrario quel bambino che adesso piangeva fra le sue braccia, crescendo, lo avrebbe odiato profondamente.

Lo avrebbe distrutto e poi lasciato solo.

Eppure…

Stringendo per l’ultima volta quel corpicino caldo contro di se, la pelle ancora rossa e le manine che tentavano di aggrapparsi goffamente al suo soprabito; abbracciandolo così stretto da sentire il suo cuoricino battere decise che avrebbe fatto di tutto purché vivesse anche odiandolo.

Ma, Kami, quant’era doloroso.

 

Avrebbe voluto chiedere a suo padre di occuparsi di suo figlio, ma lui era morto da tempo in una missione solitaria – non era tornato a Konoha neppure il suo cadavere, gli Anbù lo avevano dovuto distruggere prima.

Avrebbe voluto chiedere a Jiraya, a Kakashi, al terzo Hokage a… a qualcuno di amare suo figlio, ma non ne aveva il diritto.

Così pregò in silenzio, in mezzo a quell’inferno perché fosse felice e morendo supplicò il villaggio di trattarlo come un eroe anche se sapeva che non sarebbe successo - avrebbe ridato la sua vita per la felicità di quel bambino a cui aveva potuto dorare solo un sorriso ed un gravoso peso sulle spalle.

 

Owari

 

14/06/08

 

Ed ecco a voi la mia prima raccolta ^-^. Un po' in ritardo rispetto a quanto avevo annunciato, ma comunque >_>...

Che strano, una volta tanto non ho niente da dire °-°. Bhé, mi limito ad inviarmi nel mio blog archivio storie (http://hiems.iobloggo.com) e a lasciare una traccia del vostro passaggio ( o qui o lì mi è indifferente ù_ù).

Ah! Parlando di aggiornamenti! La prossima one-shot verrà inserita o la prossima settimana o quella dopo, dipende da quando ritorna la mia Beta, ergo se riesco a rintracciarla prima dell'aggiornamento inserisco il sesto capitolo d'Ipocrisia, se invece non accade metterò la seconda storia di questa raccolta.

Ohh, raccolta *__*. Lunga Raccolta!

  
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