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Autore: Greece_Lee    13/05/2014    1 recensioni
E' la prima storia che pubblico, quindi vi prego di leggerla e di lascare una piaccola recensioncina per rendermi conto se vale la pena che io continui a scrivere oppure no. Vi dico anche che questa parte l'avevo scritta molto tempo fa' e che quindi risulterà molto carina.
Questa è la storia di due ragazze che, insieme ai loro amci, devono tentare la missione impossibile di spodestare il re del male dal suo trono. Ci riusciranno?
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAP. 3

IL MONDO 9 ANNI DOPO

La scuola era bella. Era un collegio normale e molto accogliente. Le camere erano per due persone e avevano tutto ciò che si poteva desiderare e anche di più. Gli studenti ,contando solo quelli delle superiori, erano più di un milione. Le classi andavano dalla lettera A alla lettera U. Se giravi per i corridoi della scuola sentivi le voci dei ragazzi che cantavano durante l' ora di musica o suonavano, le risate durante le ore di scienze per gli esperimenti perennemente falliti del professor Bonzio o delle battute della bidella Agnese Maria, soprannominata dai ragazzi "Amma".

I ragazzi erano il vanto del preside perché da quella scuola uscivano solo i ragazzi migliori di tutta l' Italia. Era ricominciata la scuola da un paio di mesi e quel giorno era martedì 11 novembre. Tutto si svolgeva normalmente, come tutti i giorni. Cioè, niente era più strano del solito. Ne erano successe di cose strane, in quella scuola; per esempio una volta due ragazzi di primo superiore si erano arrabbiati e stavano litigando in giardino, vicino alla fontana del Fondatore (sempre piena zeppa di monete perché se ci passavi davanti eri obbligato a lanciare una moneta, a beneficio degli adulti che ne ritiravano una parte tutte le sere) ed erano sul punto di picchiarsi quando la fontana ha gettato un' onda sui due ragazzi risucchiandone uno che è ricomparso tre mesi dopo vicino ad una collina. Quel ragazzo si chiamava Meo e il suo caso è rimasto un mistero. Naturalmente alcuni dei ragazzi sapevano la causa dell' onda che aveva inghiottito Meo ma non potevano rivelarla, dato che sia domatori che Xenten devono mantenere il segreto.

Nel collegio c' era veramente di tutto: domatori, Xenten, e anche i bulletti abbondavano. Spesso vedevi dei bravi ragazzini senza merenda e si sapeva di chi era la colpa, oppure li vedevi senza il telefono nelle ore non scolastiche, o nel mezzo di una rissa... ma il peggio dei bulli era senz'altro Harley. Tirava pugni a raffica e, data la sua forza, facevano molto male. Era stato mandato dal preside almeno 5 volte (era una cosa molto grave perché ne il preside né gli insegnanti si preoccupavano mai delle risse e dei problemi tra i ragazzi) e ora frequentava il quinto superiore. Era un tipo facilmente irritabile, gli occhi e i capelli erano neri e la sua corporatura era robusta; era piuttosto spaventoso e, se lo si incontrava per i corridoi si cercava di evitarlo il più possibile. Nessuno era mai uscito illeso da uno scontro con lui.

Il collegio era immenso. C' erano un mucchio di aule e stanze doppie per l' alloggio, e un sacco di grandi giardini pieni di verde. Su uno di questi, una ragazza era seduta su un' altalena, ferma, a guardare i ragazzi che giocavano, chiacchieravano o mangiavano. Gli occhi della giovane si fermarono per caso su un litigio tra Harley e un ragazzo di seconda elementare per la merenda di quest' ultimo. Sapendo che, frequentando il secondo superiore. Quindi, essendo più grande del bambino, doveva difendere l' innocente e mettere fine al litigio prima che diventasse una rissa. Si avvicinò così al luogo dove ormai i due urlavano e disse:

-Harley, lascialo in pace!-e lo scostò di poco dal bambino.

Il bullo, infuriato se la prese con lei e urlò:

-Non osare interferire con me e le mie decisioni! Quella merenda deve essere mia!

-Perché devi sempre fare il bullo? La merenda è di quel ragazzo!-rispose la ragazza, trovando il coraggio per dirlo solo sapendo che il bambino intanto era fuggito – e poi, se la vuoi, gentilmente gliela puoi chiedere.

-Dovrei chiedere qualcosa a questo marmocchio? Dovrei?-disse lui, gonfiando il petto e facendosi avanti verso la ragazza.

-Certo che dovresti. Lo sai che sembri un tacchino, quando fai così?

Harley urlò e le si gettò contro, ma lei fece in tempo a schivare il colpo. Molto infuriato, lui la caricò di nuovo e lei di nuovo schivò. Non era né tra le più agili né tra le più magre della sua classe, ma non era molto distante da entrambe le classifiche. Per alcuni minuti andarono avanti così finché lui non fece centro. Le tirò un pugno alla mano sinistra e uno sulle costole, e la ragazza cadde. Lui si girò e stese le braccia davanti a lui con le mani chiuse a pugno, le unì e disse:

-Me la voglio godere la, tua fine, mocciosetta!

Detto questo stava per calarle su di lei quando qualcuno lo colpì con un calcio ai fianchi. Il bullo si girò e si vide un ragazzo biondo con gli occhi verdi in posizione di attesa come nelle arti marziali che gli faceva segno ad Harley di avvicinarsi.

Cosa sta facendo? Si chiese la ragazza Non sa com' è Harley di carattere? Se uno lo provoca in quel modo finisce male per forza.

Il bullo cominciò a dare pugni e calci e l' altro ragazzo li schivò senza problemi. Poi saltò e con una piroetta sferrò un calcio sulla faccia dell' avversario che evidentemente si fece molto male e contrattaccò più forte che poteva, ma non mandò a segno nessun colpo, mentre il ragazzo con gli occhi verdi sferrava dei colpi che andavano sempre a segno. Harley era zuppo di sudore e pieno di bozze lasciate dai colpi dell' avversario.

Finalmente qualcuno gliela fa' pagare! pensò lei certo, che è veramente bravo!

Erano colpi su colpi in vantaggio del ragazzo con gli occhi verdi. La rissa stava finalmente per volgere al termine e con lei anche il rispetto per Harley. Poi però l' avversario di quest' ultimo inciampò su una radice cadendo male sul polso sinistro. Il bullo stava per infliggergli il colpo finale.

Devo fare qual cosa! pensò la ragazza Devo aiutarlo proprio come lui ha fatto prima con me.

Non le veniva in mente niente tranne che una stupida soluzione. Ma era l' unica e quindi l' adoperò. Si avvicinò quatta quatta alle spalle del bullo e cercò di alzarsi. Il dolore alle costole era insopportabile, ma ce la fece. Fortunatamente il bullo stava stuzzicando l'altro e ancora non l'aveva colpito. Si alzò e sotto le ascelle del prepotente fece il solletico, ovviamente solo con la mano destra, dato che la sinistra faceva un male incredibile, e, con suo grande sollievo, il bullo cominciò a ridere. Rideva sempre più forte e ad un tratto cadde a terra. Gli occhi gli lacrimavano e non respirava quasi più. Alla fine lei lo lasciò andare e il prepotente cercò di nuovo di colpirla, ma il ragazzo, che nel frattempo si era alzato lo colpì e il bullo ci riprovò. Di nuovo la vittoria non fu di quest' ultimo che subì un colpo ai fianchi sferrato saltando, piroettando e calciando. Il tutto avvenne con una velocità incredibile.

È straordinario, quel ragazzo! Ed è anche carino: è di statura media, magro, occhi verdi, capelli biondi e, se ne accorse in quel momento, è anche un po' muscoloso. Leggermente, ma non avevo mai visto uno così in vita mia. È stato molto coraggioso nel salvarmi, e chissà perché l'ha fatto, non doveva. Ma senza il suo aiuto sarei quasi morta. Quando avremo un momento per parlare gli chiederò per prima cosa questo, e poi dove ha imparato a fare quei colpi. Scommetto che sono difficilissimi e Harley non ce la farebbe mai. Chissà se è simpatico...

La rissa ricominciò. Entrambi non erano proprio come prima, Harley per tutte le botte e il solletico subite e il ragazzo per la caduta sul polso. Comunque era sempre quest' ultimo a prevalere.

Quando il bullo capì che non poteva riuscire fece un fischio e tre compagni di Harley vennero di corsa. Il prepotente disse ad uno dei tre di portarlo via e agli altri due di occuparsi del soccorritore della ragazza. I due si fecero avanti dicendo:

-Di te ci dovremo preoccupare? Di un marmocchio come te? Scommetto che non sai dare nemmeno un pugno con grazia. Chissà perché il capo non se ne è sbarazzato personalmente, lui ama queste cose!

Cercarono di colpirlo ma lui schivò e contrattaccò subito con un calcio sferrato saltando e piroettando. Il primo cercò di colpirlo con un pugno, ma lui gli afferrò il braccio e gli diede un calcio proprio .

-E così il primo è sistemato.-disse il ragazzo.

Si voltò verso il secondo che chiese pietà. Allora la ragazza si fece avanti e disse:

-Ma non hai una testa tua? Dipendi solo da quella di Harley?

-Non da quella di Harley, ma da quella di Jack!-rispose lui.

-Jack? E chi è?

La ragazza non ebbe il tempo di ascoltare la risposta perché qualcuno la colpì e prima di cadere a terra vide solo nero.

 

 

 

-Guarda, si è ripresa! Era ora! Hai preso proprio una bella botta, eh?

La ragazza aprì gli occhi e si ritrovò in infermeria con la signora Sharlon, l'infermiera, che si consultava con la sua assistente su una medicina.

Provò a rialzarsi ma vide che le era stato ingessato il polso e aveva una specie di "armatura" di plastica sul busto.

-Scusi, ma che cosa mi è successo?-provò a dire, ma si accorse che a ogni respiro una fitta di dolore lancinante le tagliava il fiato, quindi riuscì a dire solo:

.-..us... cosa...i...cce...o?

-Come?-chiese l'infermiera-non capisco un accidente di quello che dici. Capisco che il dolore alle costole di impedisce di parlare, ma cerca di esprimerti meglio!

-Scusi... cosa... mi... è... succe..sso?-riuscì a formulare stentatamente.

-Cosa ti è successo? Bhé, te lo dico subito,... un ragazzo ti ha portato fin qui in braccio, perché eri svenuta e così ti ho visitato... ma ho voluto visitare anche lui e ho fatto bene, perché gli ho trovato un polso slogato.

-Io... invece?

-Bé, tu hai un polso e due costole rotte. Non ti preoccupare tra un mese o due torneranno come prima, con le mie cure!!

L' adolescente avrebbe voluto dire: "Cosa?! Un mese o due? Ma è tantissimo! E intanto come faccio a scuola?", invece disse:

-Questo...che...cos'è?-e indicò l' "armatura" di plastica.

-Quello si chiama "busto" e lo dovrai tenere finché le costole non saranno tornate come prima.

-Dov'è... lui,... adesso?

-Lui chi?

-Il... ragazzo... che... mi... ha... portato... qui... .

-Ah, quel ragazzo; bhé è proprio qui vicino a te.

La signora Sharlon si spostò e lasciò la lasciò vedere il ragazzo che l' aveva salvata.

-Ora io vado, devo visitare un paziente in un' altra sala.-disse l' infermiera.

Uscì dalla porta e i due ragazzi rimasero soli. Lei voleva chiedergli così tante cose che non sapeva da dove iniziare. Così decise di dare un filo logico alle sue domande, partendo dall' inizio. Così disse:

-Perché sei venuto nel mezzo della rissa, quando io stavo sviando gli attacchi di Harley?

-Perché volevo difenderti e vedevo che non è che la rissa stesse andando poi così bene, per te.

-Già, ma perché volevi difendermi?

-Perché tu allora volevi difendere quel bambino? La risposta è la stessa. Pensaci.

-Io l' ho fatto perché era più piccolo e indifeso!

-Visto? Ragionando ci sei arrivata. Ricorda, ragionando si riesce sempre!

-Ma io non ero piccola e indifesa!

-Forze piccola no, ma indifesa sì. Ho visto come mi guardavi quando gli ho sferrato un banale calcio avvitato!

-E che roba è? Un "calcio avvitato", intendo.

-Questo.

Il ragazzo si alzò in piedi ed eseguì il calcio saltando e piroettando su se stesso.

-Capito?

-Credo di sì. Ma dove hai imparato a farlo, quello e tutte le altre mosse?

-In un posto in cui le insegnavano. A proposito, non ci siamo nemmeno presentati. Io sono Jake Wesser.

-Io sono...-non fece in tempo a finire la frase che qualcuno la chiamò:

-Greece! Ho saputo che ti sei svegliata e sono corsa qui il più veloce possibile!

Shirtle stava correndo verso l'infermeria e, quando arrivò gettò le braccia al collo dell' amica facendola ributtare sul letto.

Finalmente, dopo baci e abbracci, alla fine Shirtle notò Jake.

-E tu chi sei? Sei forse quel ragazzo che ha salvato Greece da Harley ieri?-disse Shirtle, mentre si sedeva sul bordo del letto di Greece.

-Sì, sono io. Mi chiamo Jake e ho fatto conoscenza con Greece qui, in infermeria e stavamo parlando finché non sei arrivata tu.

-Oh, scusate. Non avrò interrotto niente di grosso, spero.

-Non ti preoccupare,-disse Greece- stavamo chiacchierando del più e del meno. Da quant' è che sono svenuta?

-Più o meno ventiquattr'ore-rispose Shirtle.

-Ventiquattr'ore?! Ma è tantissimo! Ho saltato una giornata di scuola molto importante!

Greece avrebbe continuato con molte critiche verso lo svenimento se non fosse intervenuto Jake dicendo:

-Fa' molto male il polso? Almeno hai rotto il sinistro e potrai scrivere.

-Sono mancina.

-Ah, scusa.-disse lui, un po' in imbarazzo.-Non lo sapevo.

-Non è un errore grave. Però hai ragione: come farò a scrivere? È una tragedia! Vi rendete conto? Andare a scuola senza scrivere! Si perde la metà della bellezza delle lezioni!

-Come se a parte ginnastica e arte ci fosse una lezione decente.-commentò a bassa voce Shirtle.

-So' che a Shirtle non piace granché la scuola, ma deve ammettere che siamo tra le persone più fortunate di questo pianeta. Ci sono i poveri Flagikt che non hanno nessuna band e quindi nessun permesso di frequentare un posto dove ci sono gli adulti, come una scuola o un bar gestito da essi (praticamente il 99.99999999999999999% di tutti i bar della terra). Da che band provieni tu, Jake?

-Come?... oh, bhé io vengo da una band che non appartiene a questa città. Non è di Jesi, ma di Roma.

-Roma?! Ma è lontano! Come mai sei voluto venire a vivere qui, in una cittadina, invece di restare in una gran bella città, con un grande patrimonio artistico e culturale come Roma? Sei piuttosto strano, da questo punto di vista. Per non parlare degli altri punti di vista... tutti altrettanto misteriosi...

-Non è facile, per me, parlare di come e perché ho lasciato Roma. Ma vi racconterò tutto, se avrete voglia di ascoltarmi. Bene, io appartengo Alla band "Straccia ki usufruisce, loro lasciali". Bene, dovete sapere che, a Roma, per "loro" si intende gli adulti. La frase non ha senso, ma lì è tutta brava gente. Ora...-aggiunse sottovoce-vi dirò un segreto che nessuno dovrà mai sapere. Per voi non avrà senso, lo so, ma ve lo dico ugualmente. Ci sono adulti in giro? No, bene, allora...

-Ti sei dimenticato le telecamere.-gli fece notare Greece.

-Cosa? No, non ti preoccupare, non c'è pericolo. E poi chi andrebbe ad ascoltare il discorso tra tre adolescenti? Nessuno. Bene, la prima cosa che dovete sapere è che io non posso mentirvi, perciò tutto quello che dirò è pura verità.

-Perché non puoi mentirci?-chiese Greece.

-Perché siete ragazze e la legge romana, che io devo rispettare, vieta di mentire alle donne.

-Davvero? Avanzati, questi romani... e io che credevo che alle donne si mentisse di più in qualsiasi parte del globo!

-Evidentemente pensavi male. Ieri sera stavo facendo una passeggiata fuori e un sasso mi ha colpito in testa. Mi sono girato per vedere chi era stato, ma non ha visto nessuno. Poi ho guardato a terra e ho visto qual cosa di bianco legato al sasso che mi aveva colpito. Era un biglietto con su scritto:

" Quando il tuo potere non basterà vai dove esso e l'arcobaleno nascono; e se tutto ti sembrerà perduto cerca la radice del Mondo". Secondo voi che significa?

-Non ne ho la più pallida idea. E poi di che potere si tratta? Non sei mica un adulto? Non hai nessuna carica nemmeno a scuola, perché se non sei né caposcuola né un membro dell' AC (associazione comandanti), e non hai nemmeno una carica minore. E poi perché non dovrebbe bastare? E che cosa ci dovresti fare con questo "potere"?-disse Greece tutto d' un fiato.

-Non ho la più pallida idea nemmeno io, per questo ve lo ho chiesto.

-E perché l'hai chiesto proprio a noi?-chiese Shirtle sospettosa-E perché hai detto che nessuno doveva venirne a conoscenza?

-Perché gira voce che siate brave a scuola e che durante un' interrogazione avete sempre la risposta a tutto. E poi, riguardo alla seconda domanda, se lo direte tutti mi prenderanno in giro.

-Io non sono brava a scuola tranne che ad arte e motoria, ma perché allora lo hai detto anche a me?-chiese Shirtle.

-Perché eri qui e non sarebbe stato carino se ti avessi detto di andartene. Soddisfatta?

Shirtle annuì e si appoggiò al muro, scura in volto. Poi scosse la testa.

" Chissà che cosa ha, Jake intendo" pensò Greece " non è accaduto niente di brutto, anzi, abbiamo fatto una chiacchierata spensierata e interessante.

-Vedo che hai ricevuto visite-disse la voce dell' infermiera – ti hanno dato fastidio?

-No, no, assolutamente no! Sono miei amici e sono stati molto gentili a venirmi a trovare, soprattutto lei, Shirtle, è stata molto gentile!

-D'accordo, se lo dici tu... Allora, come stai, tutto ok? Tornata in forze? Se non altro ora parli quasi normalmente.

-Sì, sì, tutto a posto, tutto OK, va molto meglio rispetto a prima. Volevo chiederti soltanto se ora posso partecipare alle lezioni.

-Sì, certamente! Ora ti mettiamo su una sedia a rotelle e così potrai fare tutto ciò che vorrai. Tranne camminare naturalmente!

Quando l'infermiera parlava sembrava una macchinetta rivurgita-parole, e sfortunatamente per lei, a Shirtle non piacevano le macchinette rivurgita-parole. Neanche a Greece andavano particolarmente a genio, ma non ci badò. Anche Shirtle lasciò correre.

-Eccola qua, cara.-disse l'infermiera.

-Grazie.-rispose Greece.-un' ultima cosa: che ore sono?

-È mezzogiorno e mezzo di un bellissimo sabato mattina!

-CHE COSA?? -urlò Greece-Ho dormito un giorno intero?

-Esattamente, ma non ti preoccupare, è normale visto il tuo stato di salute. Come ti trovi in questa sedia? Stai comoda?

-Per quanto si possa stare comodi in una sedia a rotelle... sì, grazie. Ora posso andare?

-Certamente. Per le prime volte è meglio che tu ti faccia portare da qualcun altro, per esempio questa ragazzina (Shirtle, vero?) e che tu stia calma, perché non vuoi romperti nient' altro, vero?

-Certo che no! Grazie ancora e arrivederci!

Greece e Shirtle uscirono dall' infermeria e andarono in camera. Quando furono entrate Greece disse:

-Mi sento proprio una stupida a stare in questa sedia a rotelle. Mi faresti da complice?

-Dipende per cosa, e non ho la minima idea di quello che hai intenzione di fare.

-Quindi? Sì o no?

-Dimmi prima che cosa vuoi fare.

-Sì o no?

-Dimmelo prima tu

-Sì o no?

-Prima tu.

-Sì o no?

-D'accordo, sì. Sono troppo curiosa. Ora mi dici che cosa vuoi fare?

-Prima giurami che sarai complice.

-Giuro. Allora?

-Vieni qui.

Shirtle raggiunse l'amica che le si appoggiò alla sua spalla e si alzò. Shirtle urlò che era matta e che doveva stare sulla sedia, ma Greece le ricordò che aveva giurato. Shirtle si maledisse per averlo fatto, ma la aiutò e in meno di 5 minuti Greece camminava splendidamente. Ora che era in piedi si sentiva un gran bisogno di mangiare, così andarono alla mensa, che consisteva in una specie di self-service dove a tutte le ore gli studenti potevano mangiare. Andarono a prendere un vassoio e scelsero un qual cosa da mettere sotto i denti. Greece mangiò un bel panino al prosciutto e Shirtle un bel panino alla bresaola.

-Comincio a pensare che rompermi due costole e il polso sia servito a qualcosa; se non altro ci ha fatto mangiare divinamente e prima dell' arrivo in massa degli altri studenti! Giusto?

-Verissimo Greece, era una vita che non mangiavo una prelibatezza del genere! Di solito cose buone come queste se le mangiano i prof, che arrivano sempre dieci minuti prima degli studenti. E a noi dopo che cosa rimane? I soliti venti grammi di mais o una fettina di carne in gelatina nel migliore dei casi. Ma oggi proprio no! Ah, se solo penso a quei poveri dei nostri compagni che stanno subendo un' ora di geografia e noi che siamo qui a mangiare due panini con gli affettati!! Se tutti i giorni fossero così non me ne andrei mai dalla scuola! Ma non voglio fare la cattiva e quindi auguro loro soltanto una buona e interessantissima lezione! Che cos'hai Gree?

Greece mangiava piano piano e intanto pensava. Pensava ai bambini e ai ragazzi che sarebbero venuti dopo di loro e che avrebbero avuto lo stesso cibo di sempre. Poi pensò a loro che avevano la fortuna di mangiare una cosa così buona. Si sentì crudele e così decise di smettere di mangiare e se ne andò in camera senza dire una parola. Shirtle le corse dietro chiedendole perché se ne stava andando. Lei le disse che non poteva mangiare con la convinzione di essere avida, e siccome il cibo non finito non poteva essere lasciato nella mensa se lo stava portando via. Ora sì che si sentiva meglio! Intanto che raggiungeva la camera iniziò a pensare a lui e quello che le aveva detto:

" Quando il tuo potere non basterà vai dove esso e l'arcobaleno nascono; e se tutto ti sembrerà perduto cerca la radice del Mondo".

Continuava a pensare al significato, ma non le veniva in mente niente.

Sempre facendo mooolta attenzione alle costole si stese sul letto e chiuse gli occhi per riposare la mente un attimo.

 

Una mezz'oretta dopo si alzò dal letto e uscì a fare una passeggiata. Si sedette sull' altalena (non aveva bei ricordi) e iniziò a guardare la gente che si rincorreva, chiacchierava (le coppiette felici che si baciavano,...) e tante altre cose. Non aveva nemmeno fatto in tempo a cominciare che vide due sagome correre verso di lei. Una era magra, di media statura, le gambe un po' grosse, castana di occhi e di capelli che portava un po' più lunghi di un caschetto. L'altra aveva i capelli biondi a mezza schiena,gli occhi azzurri, era magra e un po' bassa.

-Lyuco, Nycolet!* -urlò Greece – come sono felice di vedervi!

-Ciao Greece! Tutto OK (per modo di dire...)?-rispose Lyuco in risposta, agitando la mano vicino ai capelli castani – abbiamo incontrato Shirtle e ci ha detto che eri uscita dall' infermeria, così siamo venuti a cercarti e, come vedi, ti abbiamo trovato!

-Già, vi ha detto altro? No? Allora ve lo dirò io, ma sapete dov'è Jo?

-Eccomi, sono qui!-. Di taglia era un po' grossa, ma non era grassa. Era castana e aveva gli occhi scuri. I capelli erano leggermente più lunghi di quelli di Lyuco.

-Ciao, come stai?-disse Greece.

-Meglio di te! Ti va' di fare una passeggiata? Capisco che con le costole ridotte così non è il massimo, ma dovrai pur sgranchirti le gambe dopo due giorni di seduta!

Cominciarono a passeggiare e parlarono del più e del meno. Greece raccontò loro tutto e poi incontrarono Shirtle, che si unì a loro.

Quando ebbero il coraggio di guardare l'orologio era ora di cena. Mangiarono e poi andarono a dormire, sfinite.

*(si leggono Liùco e Nàicolet)

 

  
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