Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: heliodor    13/05/2014    1 recensioni
Per proteggere Arendelle e i suoi abitanti, Elsa decide di rinunciare ai propri poteri. Ma dal mare giunge Nadir, un ragazzo che porta con sé una terribile tempesta. Se entro due giorni Elsa non lo fermerà, Arendelle verrà distrutta. Per restituire i poteri alla regina, Anna, Kristoff e il pupazzo Olaf dovranno affrontare il Cuore dell'Inverno, un abisso senza fondo dal quale nessuno è mai tornato...
Stormed è il primo episodio della serie The Winter Queen.
Genere: Avventura, Azione, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Winter Queen'
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Il golem si accascia dopo pochi passi, la schiena appoggiata alla parete di roccia.
Anna e Kristoff, ancora accucciati, si scambiano un'occhiata.
― E ora che facciamo? ― chiede la ragazza.
Per tutta risposta, Olaf si avvicina al golem.
― No ― dice Anna tentando di afferrarlo. ― Così lo farai solo arrabbiare.
Kristoff la ferma. ― Aspetta. Vediamo cosa succede.
Olaf si piazza davanti al golem. ― Ciao ― dice con voce allegra, il braccio sollevato in segno di saluto.
Il golem alza la testa ed emette un grugnito sommesso.
― Io sono Olaf e amo i caldi abbracci ― dice il pupazzo di neve allargando le braccia.
Grugnito.
Olaf guarda l'arto menomato del golem. ― Quel brutto ragnaccio ti ha fatto male?
Il golem annuisce ed emette un grugnito triste.
Olaf si avvicina e accarezza il braccio del golem, che si ritrae di scatto. ― Siamo amici. Non vogliamo farti del male.
La fessura che il golem ha al posto della bocca si piega all'insù in un sorriso appena abbozzato.
Kristoff si avvicina a piccoli passi. ― Hai visto?
Anna lo tira per un braccio. ― No. È un pupazzo cattivo.
La bocca del golem si piega all'ingiù, gli occhi diventano tristi.
Kristoff si avvicina al mostro e gli poggia una mano sul braccio. ― Vieni, Anna. Non ti fa niente.
Olaf prende Anna per la mano. ― Dovete fare la pace.
Anna indietreggia di un passo. ― Non ci penso proprio.
― Andiamo ― la esorta Kristoff. ― Dai la mano al mostrone.
Anna incrocia le braccia e si volta dalla parte opposta. ― Ci ha fatto precipitare di sotto.
― Tu gli avevi tirato una palla di neve ― risponde Kristoff.
― Dopo che lui ci aveva buttato fuori.
― Stava solo eseguendo gli ordini di tua sorella, ma ora non ha più importanza, no? Siamo tutti dalla stessa parte.
Anna si gira, l'espressione severa. I suoi occhi si inteneriscono quando vede l'espressione affranta del golem. ― Oh, e va bene. Facciamo la pace con il pupazzone.
― Non chiamarlo così ― dice Kristoff. ― Potrebbe offendersi.
Anna si avvicina al golem e gli accarezza il braccio. Poi guarda l'arto mancante. ― Secondo te lo possiamo aggiustare? ― chiede rivolto a Kristoff.
Il ragazzo si stringe nelle spalle. ― Non lo so.
― Sei tu l'esperto di ghiaccio.
Il viso di Kristoff si illumina.
***
Kristoff taglia un pezzo di ghiaccio con il piccone. ― Vediamo se è della tua misura ― dice trascinandolo sul pavimento.
Anna e Olaf hanno ammonticchiato della neve vicino alla gamba del golem, che li osserva incuriosito.
Kristoff taglia il pezzo di ghiaccio in modo che somigli alla gamba ancora integra del golem, mentre Anna e Olaf lo ricoprono di neve.
Il golem si appoggia sul nuovo arto facendo aderire alla parte tagliata.
Kristoff l'osserva soddisfatto. ― Come ti sta?
Il golem solleva la gamba, accenna qualche passo, quindi si mette a gironzolare per la sala seguito da Olaf.
― Ben fatto, ragazzo del ghiaccio ― dice Anna dando a Kristoff una pacca sulla spalla.
― Grazie principessa ― risponde lui con un inchino plateale.
I due si fissano per un istante, poi scoppiano a ridere.
Olaf e il golem tornano verso di loro. Il gigante di ghiaccio afferra Kristoff e Anna e li stringe al petto. ― Amici ― dice con voce cavernosa.
I due ragazzi, il viso schiacciato contro il petto del golem, accennano un debole sorriso.
― D'accordo, siamo amici ― dice Kristoff liberandosi dall'abbraccio. ― Adesso però pensiamo a come uscire di qui.
― Io so come ― dice il golem rimettendoli giù.
Anna e Kristoff si scambiano un'occhiata perplessa.
Il golem si avvicina alla parete di fondo, nella quale si aprono tre passaggi di forma circolare e ne sceglie uno senza esitare.
Kristoff si stringe nelle spalle. ― Che abbiamo da perdere?
― Andiamo ― esclama Olaf seguendo il golem oltre l'apertura.
***
Elsa e Hans, lanciati al galoppo, raggiungono il ponte di ghiaccio.
Sopra di loro il cielo è coperto da nubi livide. Le prime gocce di pioggia stanno cadendo e hanno già bagnato i loro vestiti e reso la strada simile a un pantano.
Hans guarda il cielo preoccupato. ― Direi che questa è opera di Nadir.
Mentre attraversano il ponte al piccolo trotto, Elsa lo affianca.
― Devi dirmi tutto quello che sai su di lui.
― In verità non so molto ― dice Hans stringendosi nelle spalle. ― Però puoi vedere quali sono i suoi poteri.
― Che cosa vuole da me?
― Non so cosa voglia da te, ma so che vuole te. Non è un tipo di molte parole. Come te, d'altronde. Tutti quelli come voi sono piuttosto taciturni, a quanto pare.
― Come noi?
Hans indica il cielo. ― Quelli che hanno il vostro dono.
Elsa si guarda le mani. ― Non è un dono. Non l'ho mai considerato tale.
― Se lo avessi io...
A metà ponte, una crepa si apre all'altezza del corrimano, spaccandone in due una sezione. I due cavalieri non se ne accorgono e passano avanti.
― Posso immaginare l'uso che ne faresti ― dice Elsa con tono sprezzante.
Hans le rivolge un ghigno. ― Davvero? Come puoi saperlo?
― Lo so e basta.
― Cos'hai intenzione di fare con Nadir?
― Secondo te cosa dovrei fare con lui?
― Fermarlo. Con ogni mezzo possibile.
Elsa scuote la testa. ― Non gli farò del male.
― Neanche quando distruggerà Arendelle, il tuo regno?
Elsa si morde il labbro. ― Non succederà.
― Ma se accadesse? Se nonostante tutti i tuoi sforzi non riuscissi a fermarlo?
― Non lo farò ― esclama Elsa.
Hans sfiora l'elsa della spada. ― Se non lo farai tu, ci penserò io.
Elsa lo guarda con disgusto. ― Immagino che per te distruggere una vita sia una cosa di poco conto, ma io la penso diversamente.
Hans ride. ― Basterà che tu lo tenga impegnato per qualche secondo e io penserò al resto.
― Così tu saresti l'eroe che ha salvato Arendelle.
― Qualcuno deve pur sporcarsi le mani. Tu salverai il tuo regno e io riacquisterò il mio status. ― Hans le porge la mano. ― Affare fatto?
Elsa fissa la mano. Sono quasi al termine del ponte, quando un fulmine esplode poco distante da loro spaccando in due un albero.
La chioma in fiamme precipita al suolo con un fragore assordante.
Gli occhi di Elsa fissano prima l'albero ridotto in cenere e poi la mano tesa di Hans.
***
Nadir siede alla base del trono, le gambe raccolte contro il petto e il viso nascosto tra le mani. Un fulmine rompe il silenzio illuminando la sala del trono attraverso le ampie vetrate.
Nadir solleva la testa di scatto, si alza e si allontana dal trono facendo qualche passo in direzione della parete opposta.
Qui sono appesi numerosi dipinti. Alcuni ritraggono scene di vita quotidiana, pastori che portano il gregge al pascolo, nobili che danzano in un'ampia sala accompagnati da musicisti in livrea, una cavallerizza che sprona la sua cavalcatura, una città vista da una collina.
Un quadro che ritrae dei pescatori sulle loro barche intenti a gettare le reti in mare sembra prendere vita per qualche istante.
I marinai sollevano le reti e fanno ritorno a un isola che fino a quel momento era solo sullo sfondo. Sopra di loro il cielo è pieno di nuvole.
Un ragazzino vestito di stracci attende sulla spiaggia, sullo sfondo si intravede un villaggio fatto di capanne di legno e un pontile cui le barche dei pescatori stanno attraccando. Una dozzina di ragazzini gli girano intorno cantando una nenia.
― Cattivo. Cattivo ― gridano al suo indirizzo.
Uno dei pescatori, fisico imponente e barba lunga e folta, guarda preoccupato il mare. ― Oggi abbiamo perso altre due barche. La tempesta è arrivata all'improvviso e se li è portati via.
Un'anziana dai capelli lunghi e bianchi si avvicina all'uomo. ― Te l'avevo detto che avrebbe portato una maledizione su di noi ― dice con voce gracchiante. ― Devi cacciarlo via. È cattivo. Ributtalo in acqua, restituiscilo ai demoni del mare. È quello il suo posto.
― Il mare l'ha portato in dono ― dice il pescatore con sguardo duro. ― Solo il mare può riprenderselo.
― Allora portalo via lontano ― dice la vecchia con tono acido.
L'uomo si avvicina al ragazzo in lacrime. I bambini scappano via alla sua vista. ― Perché lo hai fatto?
― Io non volevo ― dice il ragazzino tra le lacrime.
L'uomo lo solleva per il braccio e lo trascina via. ― Ora vieni con me.
La vecchia gli sbarra il passo. ― Dove lo porti?
― In un posto sicuro. Lì non vi darà più problemi.
La scena sfuma, sostituita da un'altra isola. Il cielo è plumbeo sopra l'unica capanna che si affaccia sulla spiaggia. Nelle vicinanze c'è una sola barca arenata sulla battigia. L'uomo imponente ora ha la barba grigia, gli occhi sono stanchi e tristi. Guarda l'orizzonte dove si addensano nubi cariche di pioggia.
― Il vento si sta alzando ― dice buttando nella barca le reti.
Il ragazzo vestito di cenci è cresciuto di qualche centimetro, lo guarda spingere la barca in mare e poi saltarci sopra. La barca si allontana e sparisce nella pioggia fitta che ora si abbatte sull'isola.
Il ragazzo siede in riva al mare, le gambe raccolte contro il petto, la testa appoggiata sulle ginocchia. Le onde si infrangono contro la battigia.
Quando alza la testa di scatto, i suoi occhi corrono alla barca arenata sulla spiaggia. Sul fianco vi è un lungo e profondo squarcio e si intravedono un remo spezzato e delle reti strappate.
Gli occhi di Nadir sono attratti dal dipinto di un tre alberi che veleggia tra le onde di un mare placido.
All'improvviso il mare prende vita, nubi appaiono all'orizzonte e le onde si increspano attorno al veliero.
In pochi secondi la nave si ritrova in un mare in tempesta, in balia di onde alte il doppio dei suoi alberi.
In lontananza si vede il profilo di un'isola. Sulla battigia un ragazzo, ora cresciuto fino a diventare un uomo, guarda la nave con occhi sgranati e colmi di lacrime. Dietro di lui si intravede una capanna di legno.
― Andate via ― grida all'indirizzo dell'imbarcazione.
Un'onda gigantesca spazza il ponte della nave. Da quella distanza la voce del ragazzo si perde nell'ululato del vento.
― È pericoloso stare qui.
Le onde circondano la nave, la sballottano avanti e indietro. Un gigantesco muro d'acqua sommerge l'imbarcazione nell'attimo in cui due fulmini balenano sullo sfondo.
Il ragazzo trattiene il fiato. La nave non riemerge dall'acqua.
La scena cambia ancora.
Il ragazzo si trascina sulla battigia, il mare ora è più calmo, la tempesta sembra aver perso parte della sua forza, ma il vento spira ancora forte verso l'isola.
Una lancia di salvataggio è andata ad arenarsi poco lontano. Il ragazzo la raggiunge di corsa. L'imbarcazione è vuota, fatta eccezione per uno stendardo che è rimasto attaccato a uno dei remi.
Sul tessuto è stato ricamato un giglio dorato in campo verde e viola.
***
Il ragazzo spinge la barca in acqua e vi salta dentro. Due remi scendono in acqua. La barca si allontana dall'isola, che piano piano diventa una macchia sull'orizzonte. Sopra di essa la tempesta sembra ristagnare.
Il ragazzo guarda in quella direzione, sopra di lui il cielo è sereno. È un attimo. Il vento si alza e inizia a spirare verso la barca. Le nuvole che sovrastano l'isola si spostano nella stessa direzione.
  
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