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Autore: Lukeys_Smile    13/05/2014    4 recensioni
Tutte le snob erano cadute ai suoi piedi. Non capivo che ci trovassero di così attraente in lui, così spietato e strafottente. Forse erano affette da qualche grave malattia?
- 'Giorno Vicina! Come ce la spassiamo? - mi disse avvicinandosi con uno sguardo beffardo.
Non adoravo quando aveva quell'atteggiamento.
- Cosa vuoi oggi? - sbuffai.
- Niente! Che ti credi? - continuò continuando a avvicinarsi.
- Stammi lontano, microbo! - dissi infastidita.
- Mhm, si vedrà! Sei così...attraente quando sei tormentata - ammise con tono malizioso.
Mi voltai verso di lui e decisi di accelerare il passo....
Genere: Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- CAPITOLO 13 -
 
 
FEAR


 
 
- Luke, alzati! – gridai per l’ennesima volta.
Sapevo benissimo che la giornata prima era stata piuttosto stancante e non potevo rammentare che anche io avessi faticato ad uscire dal letto, ma la sua sveglia aveva suonato da più di 5 minuti e continuando così stava solo perdendo un sacco di tempo prezioso per prepararsi. Lui se ne stava lì, agganciato al cuscino, e aveva già grugnito parecchie volte con disprezzo ai miei vani tentativi di spronarlo a lasciare quel materasso che tanto adorava. Era sveglio, ma gli mancava la forza di volontà. Così provai con le moine che mi diceva mia madre quando, ai tempi delle elementari, mi trovavo in quella situazione. Potevano risultarsi banali ricatti o promesse, ma valeva la pena tentare.

- Senti, c’è un grazioso, succulento, formidabile, squisito, stupefacente barattolo di Nutella pieno fino all’orlo sul tavolo in cucina che ti aspetta – cantilenai, accentuando i numerosi aggettivi che stavo attribuendo alla crema di cioccolato che tanto amavo. Mamma mia, ero così tentata che quasi quasi correvo di sotto a mangiarmela tutta. Altro che darla a lui!

- Buona ma…ci vuole di più per farmi alzare… - sogghignò con voce roca. Si rivoltò nelle lenzuola verso di me. Sbuffai: uhm, chissà a che compromessi dovevo andare per farlo alzare.

- Mmm…ti compro la cover per il cellulare –

- Interessante, ma non ci siamo –

- Le scarpe! –

- No –

- La chitarra nuova! –

- Ti ricordo che ho tre chitarre diverse –

Sì, che banalità. Non volevo assolutamente intezione di andare oltre, mi sarei pentita. Luke non aveva però intezione di arrendersi. Tirai il ciuffo di capelli fastidioso indietro e sospirai.

- Ti concedo un…appuntamento…serio…per sabato – dissi sconfitta con voce tremante. Non sapevo nemmeno da dove avessi trovato il coraggio di mettermi così in gioco.

Aprì gli occhi e mi osservò da capo a piedi con un sorrisino vittorioso. Poi si disfò delle lenzuola gettandole al fondo del letto e si alzò, noncurante del fatto che avesse solo i boxer addosso e che io avessi gli occhi costantemente su di lui. Ah, istinti femminili del cavolo! Mi si avvicinò e con fare delicato mi portò contro di lui in un abbraccio affettuoso. Mi irrigidii in un modo incredibile: non avevo la minima idea di come appoggiarmi a lui. Non gli passò inosservato, tanto che rise debolmente. Mi prese poi le mani e me le fece appoggiare sul petto. Esitai, ritraendo le dita immediatamente.

- Non avere paura – mi sussurrò dolcemente.

Mi riprese nuovamente le mani e le poggiò sulle sue spalle, per poi spingere con delicatezza la mia testa affinchè il naso si ritrovasse nell’incavo del collo e della scapola. Mise poi una mano sulla mia schiena, mentre con l’altra portò verso sinistra la treccia che mi ero fatta, facendo rimanere parte del collo completamente scoperta. Portò il viso verso essa, per poi cominciare a sfiorare con le labbra la pelle. Non appena le appoggiò, chiusi gli occhi e sospirai. Il mio cuore era quasi sul punto di scoppiare. Si staccò dopo qualche secondo e si allontanò.

- Tu vai sotto, non ci metterò molto – mi disse, per dirigersi verso il proprio armadio a muro.

Annuii e lasciai la camera. Scesi le scale e mi gettai sulla prima sedia libera che trovai davanti al tavolo su cui avevo preparato la colazione. Cominciai a tastare incredula il punto in cui mi aveva baciato. Ok, ero confusa. Non avevo la minima idea per cui non lo avevo fermato, per cui mi ero lasciata toccare, per cui lo stavo continuando a guardare come se lo avessi voluto stuprare da un momento all’altro. Ero nuovamente entrata in uno stress mentale. La fazione Peace and Love era di nuovo con me. Sentii il rumore di una bomboletta spray e dei passi avvicinarsi. Cercai di ricompormi, tentando di oscurargli la mia agitazione. Arrivò qualche minuto dopo e si sedette davanti a me. Mi sorrise debolmente e afferrò una fetta di pane, per poi prendere il barattolo di Nutella e aprirlo. Afferrò un coltello e lo affondò nella crema, per poi farlo rinvenire fuori impregnato di cioccolata spalmabile. La spalmò su tutta la superficie della fetta. Passò poi il barattolo a me. Feci le stesse identiche cose, per poi richiudere la Nutella e addentare la mia fetta con avidità. Quando adoravo il sapore di quella crema! Dopodiché, ci versammo entrambi del succo d’arancia nel bicchiere e lo bevemmo. Sparecchiai velocemente. Andammo in salotto e prendemmo gli zaini, per poi uscire. Luke mi afferrò la mano e mi restò accanto per tutto il tragitto, anche quando Calum si unì a noi. Ridevamo e scherzavamo. Quando arrivammo in cortile e mi appoggiai al muretto dove solitamente si appoggiavano loro, non mi stupii del fatto che, dall’altra parte, stessero arrivando Ash e Rach vicini vicini. Anzi, sembravano due caramelle zuccherose. Sorrisi divertita. A proposito, dov’era andata la banda di tinte che solitamente stava in compagnia di Luke e compagnia? Ve lo dico io, erano dall’altra parte della piazza, a spifferarsi qualche pettegolezzo l’un l’altra, lanciandoci spesso qualche occhiata invasiva. Feci una smorfia non appena vidi la Filler rivolta verso di me. Quella ragazza mi faceva veramente vomitare: forse era quella che, tra tutte, faceva solo quello nel tempo libero.

Entrammo dentro alla campanella e ci persimo nei corridoi. Luke e Calum si erano messo ai miei lati, come per creare una sorta di barriera. Accanto a loro parevo una nanetta, ma almeno mi sentivo al sicuro. La grande mano calda di Luke non aveva ancora smesso di stringere la mia esile manina. Mi accorsi però che tutti coloro ai lati dei corridoi che percorrevamo avevano gli occhi puntati su quella stretta di mano così protettiva, quasi possessiva. I ragazzi, oltretutto, lanciavano occhiate squallide al biondo, che per risposta rispondeva con sguardi taglienti. Talvolta si passava la mano nella cresta bionda che spuntava dal cappuccio nero, e comunicava in labiale con Calum. Proprio sull’angolo dell’ultima scala che dovevamo percorrere, spuntò un mio vecchio amico, che non sentivo da tempo, quasi avevo dimenticato persino cosa facevo quando ancora lo frequentavo con la sua banda di amici ai tempi delle medie. Si chiamava Louis, e aveva pressappoco un annetto in più di noi tre. Era di origini inglesi, più basso di Luke e Cal di qualche centimetro. Aveva i capelli castani, tenuti in alto con una cresta spettinata, e gli occhi azzurro ghiaccio chiarissimi. Era molto cambiato rispetto a come me lo ricordavo. L’ultima volta che lo avevo incontrato era ancora un ragazzino di 14 anni, con un ciuffo che gli ricopriva la fronte, dall’aria un po’ maldestra. Adesso non potevo assolutamente criticare il modo in cui era cresciuto: il portamento era molto disinvolto, fiero, a testa alta, pareva non avesse paura di incontrare gli occhi di Luke e di Calum, e le braccia erano forti, delineate da muscoli allenati, con qualche tatuaggio impresso nella pelle. Da cosa avevo sentito dire, era entrato in una delle innumerevoli squadre di calcio di Sidney. Se per questo, però, Luke era anche nella sua stessa posizione. Non appena mi vide con loro, l’espressione rilassata che aveva sul volto quando scendeva dal pianerottolo divenne seria. Mi guardò per mezzo secondo, per poi passare a Calum e infine a Luke. Questo rispose con uno sguardo fulminante, tagliente, che seguì il volto di Louis finché non scomparì dietro di noi. Comunicò nuovamente in labiale con Cal.

Le prime due lezioni mi parvero interminabili. D’altronde erano due ore di matematica consecutive, questo era l’effetto che mi provocavano. Finalmente la campanella dell’intervallo risuonò nel corridoio e potemmo finalmente uscire fuori. Mi avviai con Luke e Cal fino al cortile interno alla scuola, quando però mi ritrovai Louis davanti a me. Mi chiese se potevamo scambiarci quattro chiacchiere. Io non avevo problemi, ma Luke non pareva entusiasta. Voltai il volto verso di lui, e mi ritrovai faccia a faccia con il suo sguardo irritato. Si rilassò non appena incrociò il mio sguardo e annuì titubante. Avvicinò il viso al mio.

- Se hai bisogno di aiuto, ricordati di chiamarmi – sussurrò al mio orecchio, in modo che Louis non lo sentisse. Gli afferrai delicatamente la mano per rassicurarlo.

Seguii Louis. Mi portò in un angolo ombroso del cortile, mentre Cal portava Luke dalla parte opposta. Sapevo che ci osservavano, quindi non avevo nulla da temere. Si voltò poi verso di me.

- Uhm…Vedo che frequenti Hemmings e compagnia – cominciò, con il tuo tono di voce chiaro, cristallino, osservando un punto indefinito alle mie spalle.

- Sì, c’è qualche problema? – chiesi.

- Tu sai bene quello che fanno tutti loro tranno Ash: le ragazze sono come giocattoli nella loro mente… - continuò calmo, pacato, quasi dissuadente.

- Non è vero  –

- Come? Non facevano ciò all’incirca qualche settimana fa? – rise. Si infilò le mani nelle tasche dei jeans.

Mi voltai e posi lo sguardo su di loro: Mikey, Ash, Cal e Rachel mi osservavano seduti sul muretto, mentre Luke era più avanti, che camminava avanti e indietro mantenendo lo sguardo su Louis. Non appena vide che mi ero girata, si fermò, pronto a balzare. Gli feci però segno con la mano di tranquillizzarsi e si rimise a camminare, questa volta con lo sguardo più vigile. Mi voltai nuovamente verso Louis.

- Ti stanno usando, Ilary – mi disse.

- Non è vero, Louis – ribadii seria.

- Lui ti sta usando – continuò ignorando completamente il mio intervento. Sgranai gli occhi.

- Come può Luke usarmi se non siamo nemmeno usciti insieme seriamente? – risi scettica.

Louis mi prese di scatto i polsi e mi portò a sé violentemente. Cercai di divincolarmi nella sua stretta, ma ero troppo debole per lui. Avvicinò il viso al mio orecchio.

- Lo farà e tu, comunque, meriti di meglio – sussurrò malizioso. Mi divincolai nuovamente.


 
Luke
Non appena avevo visto quel bastardo afferrarle i polsi, fui accecato dall’ira. Camminai svelto verso di loro. I miei amici erano dietro di me, persino Rachel. Non appena fui abbastanza vicino, spinsi Tomlinson via da Ilary, che fu accolta tra le braccia di Rach e Ash.

- Cosa cavolo le volevi fare? – ringhiai.

Mi fissò con quel suo sguardo impertinente e mi si avvicinò a testa alta.
- Amico, lei non merita di essere usata – rise. Ah, che nervoso!

- Stai dicendo tutte cazzate – ribadii furioso.

- Oh, davvero? E allora che cos’hai fatto con tutte le altre ragazze che hai frequentato? – ghignò.

Strinsi i pugni. – Beh? Io adesso non le sto facendo nulla e non voglio assolutamente che ciò accada! – gridai.

Mi studiò con quegli occhi freddi. Mannaggia, la tentazione di tirargli uno schiaffo era così forte che stentavo a trattenermi. Posai gli occhi su Ilary: lei mi guardò, con quei suoi meravigliosi occhi azzurro caldo, e mi rilassò completamente. Riguardai nuovamente Tomlinson.

- Stai lontano da lei, Tomlinson – ringhiai.

- Oh, se sarà possibile – rise lui.

Gli lanciai un’ultima occhiata aggressiva per poi prendere la mano di Ilary e andarcene via tutti quanti. Quando arrivammo dall’altra parte del cortile, lei mi si gettò al collo.

- Grazie – sussurrò.

Le accarezzai la treccia.

- Di niente –


 
SPAZIO AUTRICE
Eccomi qua, con un po’ di ritardo, ma ce l’ho fatta! Spero vi sia piaciuto!!
Vi lascio con Louis *.*
 


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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