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Autore: Evanne991    14/05/2014    1 recensioni
Dal testo, Cap. VI:
"La scusa del non ho dormito stanotte funziona sempre. Sono triste. Non ho dormito stanotte. Sono arrabbiata. Non ho dormito stanotte. Sono delusa. Non ho dormito stanotte. Non voglio parlarne. Non ho dormito stanotte."
Cap.X:
"Stai solo prolungando l’attesa, e non sempre l’attesa è alimento di desiderio: a volte lascia esausti. Non tutti sanno aspettare. Tu per prima." [...] "Ha una bella bocca. Delle belle labbra. Un bel sorriso. Dei begli occhi. E riconosco il suo odore. Come se l’avessi sempre sentito. Come se l’avessi nascosto da qualche parte in me, e lo riscoprissi ogni volta che mi sta di fronte."
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo Undicesimo –
 
Tra qualche giorno è Natale, in ufficio è un via vai tra campagne di auguri ed eventi a tema, la solita piovosa Londra sta offrendo sole, le vetrine dei negozi sono ipnotiche. Io batto al computer email tutto il tempo, rispondo al telefono con fare professionale. Sono diventata proprio una segretaria! Giselle ha finalmente consumato con Tommy, il che è cosa buona e giusta, così la smette di commentare ogni mio respiro. Leeve pare esca con un tizio conosciuto una sera al Blue Sax, ma tiene tutto celato in gran segreto, credo perché sappia benissimo che Giselle potrebbe allestire una campagna pubblicitaria sul suo intimo.
Io sto bene. Dico sul serio. Sono solo molto stressata, lavoro tanto, mi impegno. Sono un po’ sciupata, ma insomma, non ho quasi il tempo per magiare e per dormire. Ma lo faccio, in minima parte lo faccio.
Gregory Barker ed io ci siamo scambiati un bacio, il bacio, e da quel momento siamo solo capo e dipendente. Non mi rivolge sguardo o parola che non sia di lavoro, sembra accigliato ed arrabbiato per qualcosa. Ho provato a scusarmi con lui – scusarmi poi per un qualcosa voluto da entrambi? – ma mi ha liquidata con due parole in croce.
Non capisco. Voglio dire, non capisco perché ignorarmi così, trattarmi con sufficienza, dopo un piccolo contatto… Cheryl! Ecco, ho pensato che lui si sentisse in colpa nei riguardi della gatta, che infatti non viene in ufficio da tempo ormai.
Ma insomma: quante di voi non hanno fatto supposizioni sul comportamento di questi uomini? Dicono che noi donne siamo strane, incoerenti, confuse, ma loro? Dicono davvero quello che pensano? Hanno paura di essere presi in giro quanto noi, hanno paura di essere ingabbiati in un matrimonio lampo, hanno paura di avere a che fare con donne dotate di un cervello e non solo di un seno sodo. Ad avercelo, il seno!
Mi pongo molte domande, continue domande, non riuscendo a darmi risposte, credendo che forse il problema sono io, la ragazzina che è saltata addosso al suo capo. Poi rifletto e mi dico: no, Dee, non sei tu il problema, tu sei eccezionale, lui è solo il solito uomo senza cervello che ha paura dei proprio impulsi.
Forse sono estrema, lo so. Eppure c’è stato qualcosa, fin dalla prima volta che l’ho visto, fin dalle prime battute maligne che ci siamo rivolti, che mi ha fatto il solletico sotto al mento. Non lo avrei mai ammesso se non fossi arrivata al punto di riempirmi di tanti pensieri fino a scoppiarne.
Invio l’ultima email di auguri di buone feste, alzo gli occhi e sorrido all’orchidea bianca posta sulla mia scrivania. Dimitri. Potrei rintracciarlo, sapete? Basterebbe convincere il fiorista che gli ha venduto l’orchidea a dirmi chi è stato l’acquirente. Ma non voglio. Bisogna chiudere fuori delle cose, per quanto faccia male, perché non è possibile vivere di farfalle e poesia, per sempre.
Il telefono squilla per l’ennesima volta.
-Buongiorno, WebLine Corporation, sono Mrs.Clark, in cosa posso esserle utile?
-Denise! Che piacere risentirti!
Resto interdetta ed aggrotto la fronte. Non capisco a chi appartenga la voce maschile all’altro capo del telefono.
-Mark Dawson, tesoro, non dirmi che ti sei già dimenticata di me!
Spalanco la bocca e la richiudo immediatamente.
-M-Mark! Salve!
Ho un tono isterico, lo sento, e sto arrossendo violentemente. Scivolo lentamente sulla mia poltrona per nascondermi meglio dietro la scrivania.
-Dovrai farti perdonare, Denise, per non avermi riconosciuto!
Ha un qualcosa di minaccioso nel tono, ma decido di ignorarlo e piuttosto gli chiedo:
-Come stai? A cosa devo questa telefonata? Vuoi parlare con Mr.Barker?
Lui ride di gusto. Ha qualcosa che non mi piace.
-Sto bene, Denise, benissimo a dir il vero. Ma potrei star meglio… Ti ho telefonato per invitarti a bere qualcosa, magari stasera, dopo il lavoro, magari al Who?, così che tu possa apprezzarlo senza troppa gente che gira intorno, come all’inaugurazione. E no, non ho alcuna intenzione di parlare con Barker.
Per tutto il tempo che ha parlato ho trattenuto il fiato. Riprendo a respirare lentamente, mi lecco le labbra e gli dico:
-Sono lieta dell’invito, Mark, ma…- Greg mi ha messo in guardia. Ma Greg chi?
-Ma…?- lo sento sorridere.
-Ma facciamo per il dopo cena, ok?- dico tutto d’un fiato.
-Perfetto. Non desideravo altro. Vengo a prenderti. Dammi il tuo indirizzo.
Un minimo di buon senso mi porta a dirgli che ci saremmo visti direttamente al locale. Chiudiamo la comunicazione ridendo entrambi. Ma sento un grosso peso sul petto.
Basta! Barker non può condizionarmi a tal punto: andrò a bere un drink con un bell’uomo, e basta, lo fanno tutte, non sono mica da condannare!
Leeve si avvicina a me.
-Andiamo a pranzo?
 
***
 
Sto bevendo l’ennesimo caffè della giornata, dopo aver assaggiato del pudding tanto per far contente le ragazze. Loro tanno discutendo dell’ultimo successo di Katy Perry, ed io le ascolto davvero interessata, pur di non ricadere nei miei pensieri.
-A me piace, insomma, il testo è davvero bello!
-Sei la solita romantica!- Gis ammonisce Leeve – Sicuramente anche Dee è d’accordo con te!
-Ragazze… Stasera esco con Mark Dawson.
 
***
 
Il Who? continua, per me, ad essere niente di speciale. Nonostante ora abbia modo di guardarlo con più calma, non trovo nulla che davvero possa colpirmi. Sono seduta su queste poltrone, anche scomode, con Mark che mi racconta qualche aneddoto americano, mentre beviamo della Caipirinha. Devo ammettere che è davvero un bel ragazzo. Ho scoperto che ha appena trent’anni, ed è anche simpatico. Forse sono io ad essere troppo controllata. Sostenuta.
-Denise, ascolta… So che non ha mai preso in considerazione l’idea di lavorare per me.
Mi stupisce il fatto che prenda lui l’argomento e che lo faccia con tale cognizione.
-È vero. Non l’ho mai fatto. Io sto bene alla WebLine, davvero.
Sento la mia voce ovattata e lontana.
-Permettimi di vederti ancora, però. E sappi una cosa, Denise: te ne andrai di tua spontanea volontà dalla WebLine, e verrai da me.
Scoppio a ridere. Ci crede davvero?
Il locale inizia a riempirsi, ed io poggio le spalle alla poltrona, cercando di rilassarmi, chiudo gli occhi per un attimo.
Credo di riconoscere le note della canzone che passa nel locale. Appena riapro gli occhi incrocio quelli azzurri di Mark, troppo vicini ai miei. Riconosco il suo profumo. È lo stesso di Mr.Barker. Con un sorriso gli do il permesso di baciarmi.
È diverso da Greg. Sembra voglia trattenersi, come se fosse troppo erotico per un luogo pubblico. Io non mi stupisco di baciare un altro e di pensare a lui.  Improvvisamente mi morde leggero e mi bacia con più foga ed io partecipo anche con una certa complicità.
Si stacca all’improvviso, mi sorride, ed io abbasso gli occhi, imbarazzata. Mi seggo dritta, e prendo in mano il mio bicchiere. Portandolo alla bocca incontro gli occhi verdi di Greg che mi guardano privi di espressione, mentre Katy Perry canta:
“The trap ins is the key to be, to be truly free. Will you do the same for me?”
 
***
 
Non chiedetemi nulla. Non fatemi pensare a nulla. Non voglio ricordare nulla. Ho passato la notte con Mark. Siamo andati a letto insieme. Ho fatto sesso con rabbia. Credo che lui l’abbia interpretata come disinibizione. Al locale Greg Barker mi ha visto baciare con passione l’uomo a cui, mi aveva raccomandato, devo stare alla larga. Non ditemi, non chiedete, non parlate. Le ragazze mi hanno già espresso il loro dissenso. Non sono una ragazza facile, ed ho dimostrato il contrario. Ma a chi faccio dispetto?
L’aria in ufficio è pesante. Non ho visto Barker, ma sono sicura sia in ufficio. Io termino di protocollare dei documenti. Oggi è l’ultimo giorno di lavoro prima delle vacanze natalizie. I miei colleghi sono allegri, persino David ride e scherza. Io sono concentrata e ad occhi bassi.
La porta dell’ufficio di Barker si apre e lui supera la mia postazione. Alzo la testa solo quando lui mi da le spalle. Tiene le mani in tasca e con un colpo di tosse attira l’attenzione dei dipendenti.
-Bene, volevo solo dirvi che finora avete fatto un ottimo lavoro, e che per il nuovo anno ci saranno progetti importanti a cui andare in contro! Vi auguro delle buone festività!
Non l’ho mai sentito tanto allegro. Anche gli altri sembrano stupiti di tale entusiasmo. Si volta di scatto e mi trova a fissarlo.
-Quanto a lei, Mrs.Clark…
Ok. Sono licenziata. Lo sapevo. Deglutisco.
-Ho letto attentamente il suo curriculum e mi fa piacere constatare che parla italiano.
Non riesco neanche ad annuire. Non ho idea di dove voglia andare a parare.
-L’azienda è stata invitata ad un importante evento a Venezia per festeggiare il nuovo anno. Io non parlo italiano, ed ho bisogno di un’interprete. Verrà con me in Italia per capodanno, Denise.
 

NOTE DELLA (PSEUDO) AUTRICE:
Sono tornata! Mi scuso per il capitolo scarno e confuso, ma diciamo che sto vivendo pene d’amore che mi rendono un po’ la Dee della situazione!
Dunque, Mark ritorna e Denise si concede a lui, Barker la ignora e poi la porta con sé a Venezia.
Non mi dilungo, piuttosto ringrazio voi trentacinque cuori che seguite, preferite e recensite questo mio delirio! Baciotti, Evanne
 
Ps. La canzone di Katy a cui faccio riferimento è Unconditionally.
  
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