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Autore: Ino_Nara    14/05/2014    2 recensioni
Kensi è una ragazzina che ha perso i genitori tempo fa, ed è ormai abituata a vivere da sola.
Dopo un primo trasferimento a causa del lavoro della zia, la ragazza si trasferirà una seconda volta senza un' apparente motivo.
Scoprirà solo in seguito qual'è il suo passato, per quale motivo ha perso la memoria e grazie ai nuovi compagni tornerà a vivere, anche meglio di prima.
Dal testo: "Una bambina,decisamente cresciuta, stretta al suo ragazzo, in quella che era una disperata ricerca di calore e affetto; un uomo, ancora troppo bambino, che sembrava proteggerla da tutto pure nel sonno, quasi volesse rimediare ad errori passati e recuperare il tempo perduto."
Genere: Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dolcetta, La zia/La fata, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Che cazzo, pronta alle 19.45?! Ma stiamo scherzando?! Vabbè, il sabato non c’erano le lezioni (già, che cosa stupida fare il primo giorno un venerdì) e potevo fare tardi, ma non potevo farmi certo aspettare al mio primo appuntamento. Un attimo, aveva chiaramente scritto che non era un appuntamento e che non dovevo farmi paranoie, e allora porca miseria stai calma Kensi,vai a farti la doccia e non rompere!
La doccia non mi andava, riempii la vasca e mi ci buttai, letteralmente, dentro. Mi lavai i capelli e quasi svuotai il barattolo di crema idratante. Uscii dal bagno ancora sgocciolante e cercai nell’armadio qualcosa da mettere. Aveva detto ‘bambolina in versione estiva’ ma che cosa significava? Cercai una gonnellina cortina ma scartai subito l’idea vedendo che l’unica che avevo era di pelle.
< A me piaceva invece bambolina, mettiti quella dai >
Strillai < Ma porca puttana Castiel che ci fai in casa mia? > mi stava fissando con faccino innocente
< Il tuo appartamento ha la chiave uguale alla mia, ma in ogni caso, non avevi chiuso la porta >
Iniziai a uccidermi mentalmente, quando mi accorsi che Castiel stava frugando nel mio armadio. Lo guardai con aria interrogativa, lui si girò e mi tirò addosso un vestito che non sapevo nemmeno di avere.
< E questo… > mi mise un dito sulla bocca
< Stai zitta e vestiti, io ti aspetto sul divano >
Se ne andò dalla stanza chiudendo la porta. Mi misi quel coso, che di vestito aveva ben poco, e una volta indossato mi guardai a lungo allo specchio; quel vestito non mi ricordava veramente nulla, ma ero assolutamente certa di averlo indossato già in diverse occasioni. Era completamente bianco, con una sola spallina, con uno strappo centrale che partiva dall’ombelico per raggiungere la spina dorsale, e poco più in giù, il vestito si fermava, praticamente sotto l’inguine.
Mi stavo ancora guardando allo specchio, quando , persa nei meandri della mia mente mi accorsi che Castiel mi stava cingendo la vita da dietro. Era davvero bellissimo, e la sua mano fredda, a contatto con il mio fianco scoperto mi fece venire i brividi.
< Ho sempre pensato che quel vestito ti stesse bene, ma mai come ti vedo adesso >
La sua voce era profonda e rassicurante
< Castiel ma che cosa stai dicendo? >
< Kensi, bambolina, mettiti le scarpe che usciamo >
Mi prese una mano, e mi portò davanti alla scarpiera, da dove prelevai dei cazzutissimi tacchi bianchi, alti come una stecca da salto in alto e sottili come un ago. Mi sarei uccisa di sicuro, ma ero sicura che qualsiasi cosa mi sarebbe successa, Castiel mi avrebbe sempre protetta, da dove nasceva questo presupposto non ne avevo idea, ma ne ero assolutamente certa.
Sempre mano nella mano uscimmo di casa, Castiel chiuse la porta e arrivati in fondo alle scale mi prese in braccio, appena prima che potessi iniziare a protestare mi ritrovai in sella alla sua moto rossa fiammante. Mi porse il casco e prontissima mi attaccai al suo petto, decisa a palparne ogni dannato centimetro.
Arrivammo in riva al mare, scendemmo da quella moto, che mi ero sempre di più certa che mi fosse famigliare e mano nella mano Castiel mi portò in un locale, con i tavoli fino in riva al mare. Rimasi a bocca aperta.
< Ehi bimba, vogliamo entrare? >
Feci segno di si con la testa, e  mi lasciai trasportare dentro al locale pensando a quante mutazioni aveva avuto il mio nome in un solo giorno. Bambola, bambolina, bimba, come mai tutta questa confidenza nei confronti di un’estranea? Perché sebbene ci fossimo conosciuti quello stesso giorno ero a cena con lui? Semplice, me lo aveva chiesto. Ma perche?! Diavolo mi stava scoppiando la testa quando la sua calda e suadente voce interruppe i miei pensieri.
< Bimba non pensare troppo, ti va in pappa il cervello. Se ti stai chiedendo perché ti ho invitata qui, tranquilla, non voglio mica stuprarti! >
A quella parola, stupro, mi cadde il coltello di mano, che logicamente cadde sulla mia gamba dalla parte appuntita. Inutile dire che mi ero tagliata, ma fu la mia faccia a far preoccupare Castiel. Scattò in piedi e fece ribaltare la sedia, venne subito a vedere come stavo, e mi diede un bacio in fronte, finchè, posandomi una mano sulla coscia si accorse che stavo sanguinando. Non disse nulla, mi prese per mano e mi trascinò in riva al mare dove mi mise sul taglio un po’ di acqua di mare.
< Castiel brucia > sussurrai
< Sopporta bimba, l’acqua di mare disinfetta > mi riprese la mano e tornammo a sedere.
Le nostre pizze erano già sul tavolo,mangiammo in silenzio, pagammo il conto e mano nella mano decidemmo di passeggiare in riva al mare.
< Kensi, ma perché reagisci così? Hai per caso paura di me? > chiese con il tono di voce di chi non sta troppo bene
< Assolutamente no, anzi, non so bene perché, ma so che non ho nulla da temere da te. Il fatto, beh, veramente non lo so nemmeno io, è come se avessi paura, come se ricordassi qualcosa, ma non ricordo nulla fino a ieri pomeriggio, quando mi sono svegliata in un letto che non era il mio, con la zia sul mio capezzale che biascicava frasi senza un’ apparente senso, a meno che… >
Camminando eravamo tornati verso la moto. Montammo in sella e tornammo a casa.
Castiel mi accompagnò fin davanti alla porta di casa,dove mi prese tra le braccia e mi strinse forte a se.
< Ti voglio bene Kensi > disse schioccandomi un bacio sulla fronte.
Detto questo se ne andò.
Mi toccai la fronte, dove mi aveva appena baciata e entrando in casa mi accorsi di avere ancora il suo profumo addosso. Andai in camera e mi spogliai. Aspetta, io non aveva nessuna collana partita da casa. Mi slego il ciondolo e lo guardo meglio. Ehi, un attimo, quel ciondolo deve essere…certo! Questo è il ciondolo che ieri pomeriggio cercavo sul mio collo. Chissà che fine aveva fatto e chissà come mai adesso lo avevo ancora addosso. Kensi forza, fai lavorare il cervello dai, forza!
CASTIEL! Deve essere stato per forza lui! Ma un attimo, ci eravamo conosciuti quando io avevo già perso la collana...
La testa iniziò a scottarmi, mi accasciai a terra e mi presi la testa tra le mani.

< Schifoso maniaco, lasciami stare! > la ragazzina assestò un calcio ben piazzato a quell’uomo che la stava maltrattando.
Inizia a correre, più forte che potevo, un attimo, quella ragazzina ero io?
Scappai, scappai da quell’uomo che mi stava facendo del male, corsi via, sulla strada principale, illuminata dai lampioni, correvo ma non c’era più nessuno in giro a quell’ora. Il ragazzo che dovevo vedere non era venuto e mi ero trovata a vagare senza meta per la città finchè ad un tratto mi imbattei in quell’uomo che cerco di…violentarmi…


Stavo nuovamente piangendo, perche stavo ricordando certe cose? Se davvero mi sono successe non voglio ricordarle grazie! Un attimo, quando sono scappata da quel malvivente il mio ciondolo era ancora al suo posto. Devo cercare di ricordarmi di più.
Mi venne un brivido, la finestra era aperta. Sentii suonare e guardai verso l’appartamento di Castiel, lo vidi con la chitarra in mano intento a fissarmi
< Bimba chiudi la finestra e vai a letto, è tardi, buonanotte >
Io chiusi la finestra e anche lui rientrò in casa.
Mi misi sotto le coperte, e solo dopo un’oretta buona riuscii ad addormentarmi.
Non fu certo un sonno dei migliori, nuotavo ormai in un bagno di sudore e i pensieri che ronzavano nella mia testa davano vita a orrendi incubi, tanto paurosi forse, perché in fondo erano frutto di quello che mi era successo…



Angolino autrice:
Chiedo veemenza per aver aggiornato così in ritardo ma sono presa dalla preparazione degli esami!
Il capitolo poi mi è venuto corto rispetto all'altro, anche se ne sono soddisfatta.
Spero di avervi incuriosito un po', e mi farebbe piancere sentire le vostre ipotesi riguardo ai 'ricordi dimenticati' di Kensi.
Magari qualcuna delle vostre recensioni potrebbe anche aiutarmi con la storia!
Grazie a tutti quelli che sono arrivati fino in fondo, e grazie soprattutto a chi ha recensito lo scorso capitolo :)
Baci
Ino_Nara
  
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