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Autore: Erika Gagliardi    14/05/2014    2 recensioni
Dall'ultimo capitolo:
''Il piccolo dormiva e finalmente potevo dedicare un po' di tempo a Gionny.
"Mi hai salvato la vita." Gli sussurrai all'orecchio.
Lui mi accarezzò la guancia. "Dovevo farlo, sennò sarei morto."
"Perchè?" Domandai corrugando la fronte.
"Perchè sei tu la mia vita." Mi rispose per poi avvicinarsi a me e lasciarmi un live bacio sulle labbra.''
Genere: Erotico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
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Salvami



Gocce d’acqua cadevano dal cielo contro i fiori che tremavano ad ogni schianto. Uccelli che volavano in alto, liberi, se ne andavano via cercando un posto sicuro dove ripararsi. Le nuvole si accomulavano tutte creando un colore grigio intenso mentre le nuvole passeggere si allontanavano velocemente. Il vento che tirava forte fischiava tra gli alberi.
Le persone intorno a me scappavano verso casa o si riparavano all’interno di edifici vicini.
Io no.
Ero rimasta a fissare quel vuoto da troppo tempo, cercando di dare un senso a tutto a partire dalla mia vita. Domande e domande mi percorrevano la testa. Domande che non avrebbero mai ricevuto risposta o che semplicemente non sarebbero mai venute fuori.
Qual’era il mio problema? Perchè non potevo essere felice?
Stavo bene, o almeno credevo, in quel posto che ormai era diventato un deserto, con la pioggia che si confondeva con le mie lacrime e i brividi che mi percorrevano il corpo.
Stavo bene lì, da sola, nel posto dove pochi giorni prima mi trovavo con nonna.
Io ero forte però, no? Non dovevo piangere. Dovevo solo scordarmi di tutto, non è poi così difficile. È un po’ come… 
Tutto inutile, non potevo ingannarmi da sola.
Una mano mi accarezzò il braccio dolcemente, non avevo bisogno di chiedermi chi fosse, non avevo bisogno di voltarmi per guardarlo in faccia, sapevo benissimo chi era, solo lui avrebbe capito dove mi trovavo e come mi sentivo semplicemente guardando i miei occhi. 
Solo Gionny ci sarebbe riuscito.
Io mi voltai velocemente e lo abbracciai, più che altro aggrappandomi alla sua maglia per non cadere, premendo la mia faccia contro il suo petto.
Nessuno disse niente, Gionny mi avvolse semplicemente con le sue braccia, senza parlare, accarezzandomi i capelli delicatamente mentre si sentivano solo i miei singhiozzi incastonati con il battere della pioggia sull’asfalto.
Avevo paura ancora una volta di mollare.
Mi portò alla macchina per poi raggiungere casa sua. Aveva capito cosa era successo, sicuramente glielo aveva detto mio padre ed era meglio così perchè io non avevo proprio voglia di parlarne.
Era rimasto con me tutto il tempo, anche quando mi allontanavo lui mi seguiva sempre e sinceramente non mi dispiaceva affatto. C'è stato anche un momento dove mi sono buttata sul letto a piangere, lui stava sdraiato alle mie spalle mentre mi accarezzava il braccio, non disse una sola parola quella sera e amavo questo suo modo di capirmi.
E lì riuscii  finalmente ad addormentarmi.

 

Un suono soave di chitarra proveniva dal salotto, o almeno credo, mi fece svegliare e un po’ mi spaventai non sentendo le solite urla di Lorenzo.
La luce accecante che proveniva dalla finestra accanto mi impedì di aprire del tutto gli occhi e mi dovetti voltare dalla parte opposta. La stanza non era piena di oggetti inutili come sempre. C’era soltanto il letto grande in mezzo e un armadio a muro di fronte, ci impiegai un secondo per ricconnettermi e capire dove mi trovavo.
Da Gionny!
Avevo dormito da lui dato che non avevo un altro posto. Nonna se ne era andata, costretta da mio padre, ed io, se non fosse stato per Gionny, a quest’ora starei preparando le valigie per andare da lei.
Gionny aveva dormito sul divano ed io mi sentivo in colpa per avergli rubato il letto.
“Chiudi gli occhi guarda dentro te e capirai, che sei bella anche così: vestita di lividi…”
Sbarrai gli occhi, non solo per la stupenda voce, non solo per le grandi abilità con la chitarra, ma anche per le parole. Quelle parole ‘vestita di lividi’. Parlava di me?

Mi alzai dal letto e uscii dalla sua camera.
Un brivido mi pervase le gambe e le braccia, in casa sua non faceva freddo, ma il cambio di temperatura da sotto le lenzuola si sentiva.
Indossavo i suoi adorati boxer che mi fungevano da pantaloncini e una sua maglietta larga a maniche corte. Sentivo il suo profumo addosso.
Raggiunsi lentamente il salotto e come immaginavo lo trovai seduto sul divano a suonare la chitarra mentre cantava.
Mi fermai sulla soglia della porta, ma lui mi vide e smise di cantare.
Sorrisi.
“Ti ho svegliata?” Mi chiese.
“Probabile, ma è stato il risveglio migliore della mia vita.” Dissi e lui sorrise. “Hai una voce bellissima.” Lo complimentai andando a sedertmi accanto a lui. “Che canzone è?”
“Non so, da quando mi sono svegliato queste parole mi risuonavano in testa e avevo bisogno ditirarle fuori in qualche modo.” Spiegò lui.
“Stai dicendo che sei stato tu ad inventarla?” Domandai incredula.
Lui annuì. “Pensando a te.” Sorrise ed io ricambiai.
“Lorenzo ha detto una cosa ieri che non ho capito molto…”
Gionny inclinò la testa cercando di capire cosa volessi dire. 
“Ti ha chiamato in un modo e poi ti ha paragonato a un repper da quattro soldi.”
“Ah… beh… sì, faccio il repper…” confermò.
“Non sei molto entusiasta nel dirlo e loi perchè non me lo hai detto subito.” Il mio tono di voce doveva sembrare il più dolce possibile, non arrabbiato come appariva.
“Diciamo che temevo che tu saresti diventata… mia amica, solo per i miei soldi, ecco.”
Io sorrisi. “Non dire cazzate GionnyScandal! Hai talento e non credo che tradirei l’amicizia con te.”
“Lo so.” Fu la sua unica risposta per poi metterci a fare colazione.




Video: http://instagram.com/p/hD7BfyJSwh/
   
 
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