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Autore: Maty66    14/05/2014    3 recensioni
Un segreto custodito per venticinque anni, un pericolo mortale che si annida nelle persone di cui più ti fidi, una realtà sconvolgente scoperta per caso.
Questa è una storia scritta a quattro mani, in notti insonni un po’ folli e colme di risate. Speriamo che vi piaccia. A noi è piaciuto scriverla e condividerla.
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Segreti di famiglia di Maty66 e ChiaraBJ



Capitolo 1
Hotel La Pergola

 

L’aereo atterrò con qualche sobbalzo nella luminosa mattina del Sud Italia.

“Benvenuti all’aeroporto di Napoli-Capodichino, solo le ore 12 e quarantacinque minuti e la temperatura esterna è di circa ventotto gradi…”

I soliti annunci della hostess svegliarono Ben dal sonno profondo in cui era caduto appena decollato dall’aeroporto di Düsseldorf-Colonia; era davvero stanco e si era meritato quella vacanza.

Sorrise nuovamente ricordando la leggera invidia che aveva letto negli occhi di Semir mentre lo accompagnava all’aeroporto, ma poi lo prese anche una leggera malinconia. In realtà era previsto che in vacanza con lui venissero anche i Gerkan, ma Lily all’ultimo minuto si era beccata la  varicella e ovviamente l’aveva subito attaccata alla sorellina.

“Pazienza scatterò tante foto della costiera amalfitana” aveva riso Ben, salutando l’amico all’imbarco, ma ora si sentiva un po’ incompleto, lì in vacanza, senza la sua famiglia.

Anche perché quello era uno di quei rari momenti in cui non aveva a portata di mano una bella ragazza da invitare in vacanza con lui.

Uscito dall’area  arrivi dello scalo con il borsone in spalla si sentì subito chiamare.

“Ben… sono qui” fece una voce familiare.

“John…” Ben sorrise andando incontro all’amico che lo attendeva oltre la barriera.

John Muller era un vecchio amico di infanzia di Ben ed era la ragione per cui il giovane aveva scelto la meta della sua vacanza. Da alcuni mesi John lavorava al consolato tedesco a Napoli e aveva organizzato una settimana di sole e mare sulla costiera amalfitana, per lui uno dei posti più belli al mondo.

I due amici si abbracciarono, dandosi grandi pacche sulle spalle.

“Peccato per il tuo collega e la famiglia… ma ci divertiremo lo stesso… faremo una vacanza da scapoli come ai vecchi tempi” rise John mentre si avviava al parcheggio esterno.

Appena fuori Ben fu quasi accecato dal sole e subito si tolse il leggero giubbotto che portava, restando con la sola maglietta.

“Accidenti… che caldo…” disse inforcando gli occhiali da sole ed infilando il giubbotto nello zaino.

“Scherzi? Siamo ad agosto, anche se a Colonia è quasi autunno, qui siamo nel pieno dell’estate. E quest’anno non è neppure particolarmente calda”

Ben già pregustò le giornate da passare in riva al mare, steso a far nulla.

“Vedrai che carino l’agriturismo che ho prenotato; lo gestisce una signora di origine tedesca con la figlia, così non ci saranno neppure problemi con la lingua” disse John salendo in auto.

“Dimentichi che io mastico un po’ di italiano… Simona mi ha insegnato un po’…”

“Simona?” chiese interrogativo John.

“Già Simona… non te la ricordi? Capelli castani, corpo da favola, faceva l’assistente alla cattedra di italiano all’Università…” rispose Ben sorridendo malizioso.

“E mica me le posso ricordare tutte le tue ragazze, non ho tutta questa memoria” rise l’amico mettendo in moto.

 
 

Dopo circa due ore di viaggio lungo una strada favolosa che costeggiava il mare, con scorci da cartolina, John parcheggiò la sua Audi lungo il vialetto d’ingresso dell’Hotel agriturismo La Pergola.

L’edificio a due piani, in stile mediterraneo, era molto carino ed appariva ben curato, con i fiori ai balconi delle camere e circondato da un bel giardino a  picco sul mare.

“Vedrai che bello, hanno la spiaggia privata” disse eccitato John scaricando i bagagli dalla macchina ed entrando nella hall.

L’interno, arredato con grandi divani bianchi, diede subito a Ben una sensazione di frescura e pulizia.

John si avvicinò al banco accettazione dove  una bella ragazza, di circa vent’anni, occhi scuri e lunghi capelli castani, lo accolse con un sorriso smagliante.

“Buon pomeriggio, ci deve essere una prenotazione a nome Muller”  disse John rispondendo al sorriso.

“Buon pomeriggio e benvenuti all’ Hotel “La Pergola”. Sì, abbiamo una prenotazione per due camere singole… giusto?” sorrise ancora la ragazza, chiamando il facchino per i bagagli.

“Io mi chiamo Sofia e se per favore mi date i documenti, mia madre provvederà subito alla registrazione”

Ben e John poggiarono i documenti sul bancone, mentre la ragazza spariva nell’ufficio retrostante.

“Carina eh?” bisbigliò John, con un sorriso malizioso, verso l’amico.

Ben sorrise anche lui, ma non ebbe il tempo di rispondere perché il cellulare iniziò a squillare nella tasca.

“Sì, Semir, sono arrivato. Tutto bene. Sì lo so che  ti  avevo detto che ti avrei chiamato appena arrivato, ma mi è passato di mente…” Ben si allontanò per continuare la conversazione in disparte.

A John venne da ridere; aveva conosciuto alcuni anni prima Semir, e Ben gli aveva più volte raccontato della sindrome da chioccia che il collega aveva verso di lui.

John aveva sempre pensato che in fondo era una compensazione  per la mancanza di protezione ed affetto di cui Ben aveva sofferto durante l’infanzia e l’adolescenza.

Dall’ufficio uscì una bella donna sui cinquantacinque anni, alta e molto elegante, con i capelli scuri appena segnati da qualche filo d’ argento.

“Buon pomeriggio sig. Muller, benvenuti. Io mi chiamo Elizabeth De Martino. Spero che il vostro soggiorno da noi sia piacevole e riteneteci a vostra disposizione. Questo è un albergo a conduzione familiare,  mia figlia Sofia ed io speriamo di essere delle amiche per voi”

Mentre la donna conversava amabilmente, prese i documenti sul bancone ed iniziò la registrazione.

“Dunque il sig. John Muller… oh… ma lei vive qui… a Napoli” sorrise la donna guardando la carta di identità.

“Sì io vivo e lavoro qui da circa un anno, ma il mio amico  vive a Colonia” rispose John indicando Ben, che nel frattempo era ancora di spalle vicino ad una grande finestra a parlottare al telefono.

“Bella città Colonia” disse la  donna aprendo il documento di Ben.

“Dunque il sig.… Jager…”

John vide la donna sbiancare e poggiarsi contro il bancone.

“Signora… si sente male?” chiese preoccupato.

La donna rimase per alcuni attimi immobile con lo sguardo fisso sul documento di Ben, mentre anche la figlia,  uscita dall’ufficio, si avvicinava.

“Mamma cosa c’è?” chiese la ragazza.

“Nulla cara… mi sono solo ricordata  che devo fare una telefonata urgente. Pensaci tu per  favore e fai accompagnare i signori nelle loro camere” disse la donna precipitandosi in ufficio.

Sofia finì con efficienza la registrazione e poi consegnò le chiavi della camere a John.

“Che c’è?” chiese Ben  avvicinandosi, dopo aver assistito con la  coda dell’occhio a tutta la scena.

Ma John poté solo stringersi nelle spalle, mentre seguivano il facchino verso l’ascensore.

 

 

Elizabeth guardò dalla finestrella dell’ufficio, il ragazzo alto, con i capelli castani, che si avviava con il suo amico verso l’ascensore.

Era un ragazzo splendido, davvero bello, e apparentemente anche simpatico, con un bel sorriso aperto.

“Mamma, ma stai bene?” chiese Sofia entrando nell’ufficio, con la faccia preoccupata.

“Ma sì tesoro, sto benissimo, non ti preoccupare” Elizabeth si costrinse ad un sorriso rassicurante sino a che la figlia non tornò al bancone.

Con le mani che le tremavano prese dalla cartellina che Sofia le  aveva portato, la copia del documento e rimase a fissarlo a lungo.

Era lui, era proprio lui, corrispondeva tutto, nome, data e luogo di nascita.

E faceva il poliziotto. La cosa la lasciò per alcuni secondi incredula, ma le indusse anche un piccolo sorriso amaro.

“Perché Signore Dio, perché dopo tanti anni mi metti di nuovo di fronte a questa prova?” pensò mentre iniziava a piangere in silenzio.

 


Sì... lo sappiamo… sia Chiara che io abbiamo delle storie in sospeso. Continueranno, non vi preoccupate, ma non abbiamo resistito alla tentazione di iniziare a pubblicare questa.
Diteci cosa ne pensate. Restiamo in attesa  di recensioni, belle o brutte, sempre gradite.   

  
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