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Autore: Maty66    16/05/2014    1 recensioni
Un segreto custodito per venticinque anni, un pericolo mortale che si annida nelle persone di cui più ti fidi, una realtà sconvolgente scoperta per caso.
Questa è una storia scritta a quattro mani, in notti insonni un po’ folli e colme di risate. Speriamo che vi piaccia. A noi è piaciuto scriverla e condividerla.
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Segreti di Famiglia  di Maty66 e Chiara BJ


Capitolo 2
Sprazzi di vita perdura


“E cosa si può fare qui per divertirsi la sera?”

John faceva un filo spudorato a Sofia, mentre i tre erano seduti ad un tavolino a godersi la brezza serale nel giardino dell’hotel.

“Ci sono molti localini, dove ballare e mangiare qualcosa …” rispose la ragazza.

“Mangiare? Dopo tutto quello che fa servire tua madre per la cena? Ci vuoi tutti obesi?” rise ancora John cercando di fare il simpatico. Ma era evidente che l’attenzione della ragazza era tutta per  Ben che le stava seduto accanto.

Sofia continuava a guardare Ben con occhi grandi e ammirati.

“Siamo alle solite …” pensò John con malcelata invidia. Da quando erano amici ci fosse stata una volta in cui incontravano una ragazza e quella non si fosse sdilinquita per l’amico e non per lui.

“Oltre a mangiare e ballare, cosa altro si può  fare?” chiese Ben prendendo un sorso della sua birra.

Anche lui si era accorto in quei due giorni delle attenzioni che gli riservava la ragazza, che era indubitabilmente bella, ma  verso cui lui non riusciva a provare attrazione.  In realtà a Ben Sofia continuava a ricordare  Julia, anche se non se ne sapeva spiegare la ragione.

“Beh … si possono fare delle passeggiate al chiaro di luna in riva al mare, oppure c’è il cinema … in fondo Amalfi  è paese piccolo, ma se ci si sposta a Napoli o  a Salerno si possono trovare tante altre attrazioni”  rispose Sofia  in perfetto tedesco, con un leggero accento meridionale.

“Dì un po’ Sofia, com’è che parli così bene il tedesco?” chiese Ben incuriosito.

La giovane gli rivolse un sorriso luminoso.

“Mia madre è tedesca; ha conosciuto papà quando è venuta qui in Italia in vacanza; poi si è innamorata e l’ha sposato. Quando papà è morto siamo rimaste io e lei a gestire l’hotel” Sofia raccontò la storia come una specie di favola. Si vedeva che era una ragazza romantica.

Ben la scrutò ancora una volta. Somigliava molto alla madre, anche se a dir la  verità Ben aveva visto la proprietaria dell’albergo sì e no due o tre volte in quei due giorni, e sempre di sfuggita.

Sembrava quasi che Elizabeth evitasse con cura ogni contatto con lui, anche se a volte aveva avuto la netta sensazione che lo spiasse di nascosto.

“Questo lavoro ti sta rendendo paranoico Ben” pensò ancora una volta il giovane poliziotto, mentre Sofia ciarlava allegra su di una  sagra che si sarebbe tenuta la sera dopo nella piazza del paese.

“Beh che ne dite? Potremmo andarci tutti insieme …” chiese la ragazza speranzosa.

“Alla sagra? Ma certo” rispose Ben, più che altro per essere gentile.

In fondo anche se non gli interessava, Sofia piaceva molto a John ed era arrivata l’occasione per ricambiare i molti favori analoghi che gli aveva fatto l’amico.

“Sofia puoi venire qui per favore?”

La voce di Elizabeth sembrò subito a Ben molto irata.

La ragazza si alzò e andò verso la madre.

Nonostante cercassero di parlare piano, a Ben e John arrivarono  chiari i rimproveri della mamma alla figlia.

“Mi sa che Elizabeth è diventata una perfetta ed ansiosa mamma italiana … non vuole che la figlia frequenti persone poco raccomandabili” rise piano John.

“Parla per te,  ricordati che io sono un poliziotto, sono pienamente affidabile …” scherzò Ben.

“Tu??? Qui ti chiamerebbero … aspetta come dicono … “sciupafemmine”

 

“Signor Jager per favore, le posso parlare un attimo?”

Elizabeth bloccò Ben che già si stava avviando in pantaloncini verso la spiaggia.

“Certo mi dica”  rispose Ben guardando per la prima volta bene in viso la donna.

La donna lo condusse in disparte e Ben iniziò a sentirsi seriamente a disagio da come lo fissava.

“Signor Jager,  non deve fraintendere le mie parole, ma vorrei solo farle notare che mia figlia Sofia è una ragazza ancora molto giovane …”

Ben rimase perplesso; anche se Elizabeth era  una mamma ansiosa, non si poteva certo dire che il suo atteggiamento  verso Sofia non fosse stato più che corretto.

“Signora, io non credo di aver mai dato modo a Sofia di credere …”  Ben cercò di giustificarsi, ma il suo cervello del tutto irragionevolmente iniziò a pensare ad una canzoncina “Stella stellina la notte s’avvicina, la fiamma traballa, la  mucca è nella stalla …”

“Questo lo capisco, ma Sofia è una ragazza giovane e romantica e  può fraintendere…”

Più la donna parlava, più a Ben risuonava in testa la canzoncina “La mucca ed il vitello, la pecora e l’agnello, la chioccia ed i suoi pulcini …”   

“Signora, le assicuro che, se anche Sofia può aver pensato il contrario, non ho mai avuto alcuna intenzione di metterla in qualche modo in imbarazzo o avere secondi fini con lei …” Ben si sentiva come un bimbo che si deve giustificare per qualche marachella.

“Bene, ma gradirei che lei limitasse, fino a che resta qui, il più possibile i contatti con Sofia. Non le sto dando alcuna colpa, ma è meglio così” concluse la donna.

“La chioccia  ed i suoi pulcini, ognuno ha i suoi bambini, ognuno ha la sua mamma e tutti fan la nanna” pensò ancora una volta Ben, meravigliandosi di non riuscire a restare lucido e razionale.

Mentre la canzoncina continuava a risuonargli nella testa Ben vide Elizabeth allontanarsi, ostentatamente fiera ed altera, facendo ondeggiare il ciondolo d‘oro che le aveva sempre visto al collo.

 
 

“Ben… Ben… allora a che ora ci vediamo stasera?”

Appena lo vide arrivare in spiaggia Sofia gli corse incontro.

“Ascolta Sofia … forse è meglio che  parli con tua madre … credo che non le piaccia proprio l’idea che tu esca con noi stasera … credimi io ne sarei felice , ma …”

Sofia divenne rossa di rabbia.

“Non ci posso credere! Ha parlato con te! E’ completamente impazzita, non si é mai comportata così, credimi”

“Beh, le mamme a volte sono iperprotettive”

“Sì, ma ora ha superato ogni limite, non sopporto questo suo atteggiamento. Ora mi sente.”

“Dai Sofia non esagerare, in fondo parla solo per affetto. Credimi, te lo dice uno che  praticamente la mamma non l’ha mai avuta”

“Davvero?” chiese la ragazza calmandosi

“Già, purtroppo mia madre è morta  quando avevo appena compiuto otto anni. Perciò ti dico che  anche una mamma iperprotettiva conserva comunque tutti i suoi lati positivi”

Mentre la ragazza si allontanava, Ben  si avviò inquieto verso la spiaggia dove l’aspettava John.

L’amico era già circondato da un gruppetto di ragazze che ridacchiavano alle sue battute in italiano stentato.

Ma Ben non se la sentiva di unirsi a loro.

La conversazione con Elizabeth l’aveva sconvolto, senza una ragione apparente,  e poi non riusciva a togliersi dalla testa quella canzoncina, una ninna-nanna, che non  aveva idea neppure di come e dove aveva imparato.

Non l’aveva mai cantata né a Lily né ad Aida, che amavano invece “La-Le-Lu”

Pensieroso ed agitato si stese sul telo in riva al mare e dopo un po’ si addormentò.


 

Elizabeth si avvicinò alla stanza, dove la cameriera era ancora intenta a fare le  pulizie.

“Puoi andare Cinzia, ci penso io a finire”

La donna in uniforme la guardò sorpresa, ma poi, visto lo sguardo deciso della sua datrice di lavoro, lasciò la stanza senza dire una parola.

Elizabeth chiuse con cura la porta e si guardò intorno.

Era decisamente disordinato il ragazzo. Magliette e pantaloni erano sparsi un po’ dappertutto ed il borsone giaceva a terra mezzo aperto.

Elizabeth studiò con cura tutte le cose nella stanza.

L’ospite da subito non le era sembrato un tipo da abbigliamento formale, ma rimase  comunque sorpresa dal fatto che non vi fosse alcun capo eccessivamente costoso.

Prese una delle magliette che erano sul letto e prima di ripiegarla con cura ne aspirò forte il profumo, mentre sentiva che le lacrime le salivano agli occhi.

Un bel ragazzo, un poliziotto, anche educato da come le aveva risposto, con un sano disprezzo per le cose costose, in fondo era cresciuto bene.

Accarezzò dolcemente il cuscino in cui si intravedeva ancora la forma della testa,  prima di togliere la biancheria ed iniziare a rifarlo.

Mentre era ancora intenta a rassettare la sua attenzione venne attratta da un piccolo squillo. Il ragazzo aveva lasciato il cellulare in stanza.

Cercò di vincere la tentazione e la curiosità, ma proprio non ce la fece.

Con le mani sempre più tremanti prese il cellulare dove era in bella vista la scritta “due nuovi messaggi”

Dopo un paio di tentativi finalmente riuscì ad visualizzarli.

Primo messaggio: SEMIR  “Lily e Aida non hanno più la febbre, ma continuano a grattarsi come due matte. Speriamo passi presto. Ti stai divertendo? Non fare  troppi danni. Ci sentiamo stasera”

Elizabeth si chiese chi era Semir… le pareva un nome turco e sembravano molto in amicizia dal tono del messaggio. Un amico turco, un altro segnale della sua originalità.

Scorse la lista per il secondo messaggio, ma appena vide il mittente non poté reprimere un singhiozzo: JULIA “A che ora arrivi domenica? Se vuoi  Peter ed io ti veniamo a prendere in aeroporto”.

Julia … Julia …

Alla ricerca febbrile di sprazzi di vita perduta andò alla galleria delle foto.

Le comparvero immagini di vita quotidiana: una bella famiglia, con due belle bambine in braccio al papà, un uomo piccolo di statura e alla mamma, una bella donna bionda. Poi le stesse bambine in braccio a Ben, a cavallo con lui, che giocavano in piscina o  dormivano abbracciate a lui su di un divano. Foto bellissime di una serenità familiare che Elizabeth  per un momento invidiò profondamente.

E poi una cartella di immagini che la fece sobbalzare : “Matrimonio Julia”

Si era sposata … Julia si era sposata. Ecco chi era Peter.

Piangendo ormai a dirotto, aprì le immagini e con la punta delle dita accarezzò l’immagine della ragazza bruna, così bella nel suo abito da sposa.

Pianse disperatamente fino a che, sfogliando le varie foto, non arrivò all’immagine dell’uomo alto in tight che dava il braccio a Julia, mentre la accompagnava all’altare.

Elizabeth si asciugò le lacrime e guardò con disprezzo la foto dell’uomo.

“Quanto ti odio, guarda cosa mi hai tolto. Vorrei solo vederti morto” mormorò piano.


Eccovi il secondo capitolo. Aspettiamo ansiose le recensioni. Diteci se la storia vi piace. O se non vi piace. 
Grazie a tutti.

  
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