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Autore: riki_ch    29/07/2008    4 recensioni
una storia che narra di un amore non approvato dai costumi dell'epoca in cui si svolge...tra uno schiavo e il suo padrone
Genere: Romantico, Suspence, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altro Personaggio, Axel, Demyx
Note: Alternate Universe (AU), Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Nota legale: questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della square-enix.  Mentre molti aspetti sono tratti dai libri di Valerio Evangelisti

Nota dell’autore : muy bien, eccoci  al secondo capitolo. Il primo è terminato in una situazione un po’ scomoda per i protagonisti, non so come andrà avanti mi inventerò qualcosa adesso, mentre scrivo, ricordatevi i commenti e le critiche.

Le risposte alle recensioni per il capitolo primo sono riportate alla fine.

 

Per chi non ricordasse il sistema delle ore monastiche, lo riporto ancora ma con più sicurezza avendo avuto la conferma che ciò che scrissi fosse corretto: 

Mattutino: 12.00 p.m. – 3.00  a.m.   laudi: 3.00  a.m. –  6.00  a.m.

Ora prima: 6.00  a.m.                  ora terza:  9.00  a.m.

Ora sesta: 12.00  a.m.                 ora nona: 3.00 p.m.

Vespero: 6.00  p.m. – 9.00  p.m.  compieta: 9.00  p.m. – 12.00 p.m.

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CAPITOLO 2 : “ DE MORDACE MARIANI  LECTIONE”
 

Mariano restò interdetto un istante prima di muovere in direzione di Demyx, con un guardo talmente rabbioso da far paura al demonio. Si piegò verso di lui, afferrandolo per i capelli, restò a fissarlo inginocchiato per poi, alzandosi, tirarlo in piedi con la forza. Il giovane, che soffriva di un dolore indicibile e si sentiva strappare la testa dal collo talmente era forte il tirare dei suoi capelli da parte del padre, senza fare apposta schiaccio abbastanza pesantemente la mano di Axel,che lanciò un grido acuto, subito represso per poter parare il calcio in faccia sferratogli da Mariano.

- Mariano, lascialo stare! È pur sempre tuo figlio, non puoi desiderare la sua morte solo perché ha trovato ciò che vuole! -  Sofia, la madre di Demyx, una donna dall’espressione austera ma che in realtà celava una bontà e una misericordia inenarrate,  era intervenuta in difesa dell’amato figlio, non poteva sopportare di vederlo trattato in quel modo, nemmeno se ciò che aveva fatto andava contro tutto quello che sapeva giusto.

- Zitta donna! Tu non sai ciò che stai dicendo! Dopo quello che ha fatto, merita la morte e anche di più, e insieme a lui anche questo servo scellerato, due infedeli sotto il mio tetto, come se già non bastassero quelli che vivono qui di fianco, pure mio figlio! - Mariano  sputò in faccia ad Axel, mentre ancora teneva Demyx, che cercava di divincolarsi ma senza successo,  per i capelli

alzò un braccio e cercò di colpirlo, ma Sofia si attaccò all’arto con tutte le sue forze gridando: - Noooooooooo!! Non gli farai del male!

- zitta, ti ho detto di stare zitta, o farai la sua stessa fine!

- G-grazie madre -  sussurrò Demyx: - ma lascialo fare, se questa deve essere la mia punizione, che sia, il buon Dio mi perdonerà nel suo regno per tutto questo, spero -.

 A queste parole, Mariano si arrestò e scrutò nei suoi occhi alla ricerca della sincerità, poi diffidente gli chiese in tono più calmo: - come osi ancora pronunciare il nome di Dio dopo quello che hai fatto? Hai infangato la buona fede di questa famiglia e ancora ti ritieni cristiano? Rispondi!

- Padre, ciò che ho fatto non è stato dettato dalla mia mente, è stato un avvenimento al di fuori del mio controllo, forse è la volontà divina... - questa ultima parte la disse a voce bassa come se non fosse convinto. Ma per Mariano fu una bestemmia e gli fece scappare quel poco di pentimento che si era fatto presente, permettendogli di tuonare: - Cosa hai detto?! – poi rivolgendosi alla moglie: - Perdonami Sofia, ma, nel nome della cristianità, non posso tollerare che un cane del genere viva. Hai sentito quello che ha detto? La volontà divina!! -  si avvicinò ulteriormente a Demyx e lo afferrò per le guance dicendogli: - Tu, che hai fama tra i tuoi coetanei di essere un cristiano modello, ti sei reso conto di quello che hai detto? L’unica volontà che ha avuto mano in questa vicenda è quella di Satana! E ci è riuscito per colpa di quello schiavo a cui tieni tanto, io ti avevo avvertito! - . a questo punto il biondo si sentì di replicare. - ciò che dici è falso! Axel non ha colpa! -

Intanto Axel, che non aveva voluto intromettersi per paura che potessero fare male a lui e a Demyx, decise di provare a dire qualcosa: - signore, mi perdoni, io non ho mai voluto il male di Demyx e mai lo vorrò, per questo le dico che me ne andrò, o mi potrà far arrestare se questo la potrà rendere più felice e pensa che potrà riportare suo figlio sulla retta via. –

- oh, no, è troppo semplice così, tu hai portato mio figlio su una strada di cui non doveva conoscere l’essenza, ma solo la meta ed evitarla. E oramai non sono più fiducioso delle vostre parole, ho capito che ha imboccato quel sentiero oramai da troppo, dovevo capire che tutto il tempo che passava con te negli ultimi tempi, non era per curarti! - .

- No,  questa è stata l’unica volta... – intervenne Demyx.

- Taci! Adesso, sia tu che lui, racconterete questa vostra menzogna a padre Nicolas, perché la tua prossima casa, sarà il palazzo dell’inquisizione e le sue prigioni! Saranno i domenicani a decidere la vostra sorte, io non voglio più avere nulla a che fare con voi due. Ah, Demyx, sappi che da questo momento io non ti considero più mio figlio! Ti RIPUDIO! - . a Mariano scesero delle lacrime, ma pare che solo Sofia se ne accorse, infatti gli prese una mano e gli disse: “ ciò che stai facendo è ingiusto! Neanche tu lo vuoi, allora dimmi, perché? - .

- quello che faccio non è ingiusto! Io sono prima di tutto un cristiano e un difensore della mia fede.

- no, tu sei prima di tutto un padre! Il tuo compito è quello di proteggere la tua famiglia, non puoi consegnare tuo figlio all’inquisizione solo perché ha baciato un altro uomo! È di fede indiscussa, questo è un errore!-

- donna, la mia decisione è presa...

- non è vero! Puoi ancora cmbiarla, fallo per colui che hai generato... 

Mariano restò colpito da queste parole, chi gli impediva di non condannarlo? O chi glielo obbligava? Ci pensò un po’ poi optò per un’altra soluzione, forse la migliore, ma sicuramente dolorosa per un genitore...

- va bene, moglie, hai vinto, penso che tu abbia ragione ma sappi che faccio ciò solo perché è mio figlio e non voglio essere io a condannarlo, ma spero che lo faccia qualcun altro! Ciò che ha fatto è pur sempre peccato!

- padre, che cosa hai deciso? -

- mio caro, so che quello che dici non è quello che realmente quello che vuoi, nessuno vorrebbe mai veder condannato il proprio figlio, ma ora dicci; che cosa hai deciso? –.

- Demyx?

- sì?

- Axel?

- comandi signore...

Il tono del signore d’Urrea di fece duro, come celante una profonda mestizia dietro un muro di austerità. Il generale prese le forze per pronunciare quello che aveva pensato - ho deciso che d’ora in poi Demyx non sarà più mio figlio, comunque sia lo ripudierò, ciò che ha fatto è per me imperdonabile. Tuttavia ho deciso che se ne andrà da questa casa e anche da Saragozza, ti farò sellare un cavallo e prenderai le cose che più ti servono, andrai dove ti pare ma lontano da qui. Axel, tu sei ancora di mia proprietà, perciò ti ordino di seguirlo e proteggerlo!-.

Axel si sentì sollevato, e anche Demyx, fortunatamente suo padre aveva, anche se a modo suo, approvato.

- sarete obbedito padre.

- non la deluderò signore.

- molto bene, ora andate a mangiare qualcosa e a preparare le vostre cose, partirete non oltre l’ora nona!

I due giovani lasciarono la cappella, mentre si avvertì una campana annunciare che era passata già un’ora da quando si erano svegliati...

I due rimasero soli nel cubile di Axel a preparare le poche cose che egli possedeva.

- pensavo che tuo padre la prendesse in modo diverso, peggio.

- peggio di così? Mi ha ripudiato!!! Voleva portarci davanti a un tribunale inquisitorio!! Per uno come me, nulla è peggio di essere portato in un luogo del genere. E poi, con questo capo d’accusa, la condanna è la morte e nient’ altro!

- suvvia, alla fine ha deciso di cacciarti e basta, poteva anche ucciderti... e poi uno di famiglia nobile, cristiana e potente come la tua, se la sarebbe cavata diversamente, con qualche pena minore

- forse hai ragione...beh, dopo aver mangiato qualcosa, penso che andrò a dare l’ultimo saluto allo zio, mi mancherà tantissimo...


Mariano e sua moglie sostavano nel giardino, parlando di Demyx.

Sofia era molto afflitta da quello che era successo, la sua austerità era sparita totalmente e ora il suo volto esplodeva di una tristezza tale di cui nemmeno lei fosse sicura di riuscire a superare.

- Sofia, che hai?

- che ho? Dopo quello che hai pensi di potere ancora parlarmi?

- ma io, perdonami, ma non posso permettere che viva a Saragozza, sotto gli occhi dell’inquisizione, mentre compie un peccato grave come questo! anche tu non lo approvi!

- forse non lo approvo, ma l’amore per mio figlio mi impedisce di cacciarlo e ripudiarlo!

- basta, ormai è deciso, gli sarà di insegnamento. Anche io ci soffro molto.

 

Oramai suonava l’ora sesta, i cavalli migliori che Mariano era riuscito a procurare erano stati fatti sellare e caricati degli averi di Axel e di quello che Demyx aveva deciso di portare con sé, più delle vettovaglie e dell’acqua. Il signor d’Urrea aveva deciso di non dare denaro a Demyx, non se lo meritava, tuttavia diede al figlio una spada che aspettava di consegnargli nel giorno delle sue nozze raccomandandogli di tenerla sempre con sé e usarla quando fosse stato assalito. Ad Axel consegnò una daga, meno appariscente e più facile da usare per uno che non conosceva l’arte delle armi...

Come aveva annunciato, Demyx andò a trovare suo zio: Jacme d’Urrea.

Camminava inquieto per le strade di Saragozza, anche se nessuno  sapeva ciò che aveva fatto , si sentiva osservato e protagonista dei pensieri della gente.

Arrivò di fronte al palazzo del  justicia  e bussò più volte al grande portone di ferro e legno, finché un giovane servo non gli aprì la porta, dicendogli: - buongiorno signore, desidera qualcosa? Mi spiace ma il signor d’Urrea al momento non è disponibile- .

- sono Demyx, suo nipote, ho molta urgenza di parlargli, per favore, gli spieghi che potrebbe essere l’ultima volta che lo vedo.

- va bene signore, sarete obbedito.

Demyx fu fatto entrare e attese nell’atrio spoglio del palazzo per qualche minuto. Dalle cucine proveniva un buon odore, ma non riusciva a pensare al cibo, la reazione di suo zio lo preoccupava, gli era molto affezionato, tuttavia non sapeva cosa aspettarsi.

Dopo circa 15 minuti, il servo che prima lo accolse, gli si fece incontro scortando un uomo possente, dal colorito olivastro e dai folti capelli neri : era re Pietro IV, detto il cerimonioso. Il re era in perenne conflitto con il justicia, per quale motivo sarà stato lì? Questo non era importante per Demyx, che fu subito portato dallo zio.

- Demyx, che cosa ci fai qui? Il mio servo ha detto che potrebbe essere l’ultima volta che ci vediamo, siediti!

- perdonami, zio, ho visto che stavi parlando con il re...

- non ti preoccupare, dimmi, piuttosto, perché sei qui?

Demyx abbassò lo sguardo, poi prese forza e confessò la storia al magistrato...

- e così papà ha deciso di ripudiarmi, ma di non mandarmi davanti agli inquisitori che mi avrebbero condannato a morte o peggio scomunicato, e di obbligami all’esilio con Axel, il mio servo.

Il  justicia restò totalmente interdetto prima di riuscire a proferire parole si grattò gli occhi e alzò la testa al cielo,  infine con un espressione molto afflitta si gettò sulla sua grossa sedia di legno -  della stazza di un trono – e disse: - Demyx, nipote mio, quello che hai fatto e deplorevole, ma ti voglio così tanto bene che comunque asseconderò la tua fuga e non ti porterò rancore. Cercare di convincere Mariano è impossibile e poi, stare sotto gli occhi di uno degli inquisitori più crudeli che l’ordine di san Domenico abbia conosciuto, è troppo rischioso. Beh, ti darò del denaro, così se dovrai fermarti da qualche parte, avrai di che pagare-. Demyx lo guardò con uno sguardo concitato poi aggiunse : - grazie mille zio, sapevo di poter contare su di te, sapevo che mi avresti perdonato!-.

- cos’altro potevo fare? Sei pur sempre il mio nipote preferito! Se questa è  la vita che ti è destinata non posso fare nulla! Ma fai attenzione, molto pericoli sono in agguato!

Detto questo,  Jacme diede un forte abbraccio all’amato nipote e poi lo congedò, dicendogli che ora era tempo che tornasse al suo colloquio con il cerimonioso, che pur non gradendo di dover attendere e sostare più del necessario in quel palazzo da lui odiato, aveva accettato che Demyx andasse a salutare lo zio per l’ultima volta. Egli sapeva cosa voleva dire perdere qualcuno di caro, aveva perso una figlia molto piccola e la moglie, per la peste.

Demyx uscì dal palazzo sentendosi sollevato, suo zio lo aveva perdonato e per lui il suo giudizio contava più di quello del padre. Tornò a casa sua dove lo attendevano i cavalli, la madre, il padre e tutti i servi; non mancava moltissimo all’ora nona, il tempo era volato, e oramai era tempo di partire. Salutò prima tutti i servi che sempre erano stati gentili verso di lui e poi passò ai genitori.

- Demyx, sappi che anche se sarò lontana da te, il mio cuore ti sarà prossimo e nel mio pensiero sarai sempre tu quello più presente.

- grazie madre, anche io ti penserò sempre, e non so come vivrò senza di te...

- Demyx, figlio mio, sappi che mi dispiace per questo, me ne pento moltissimo...

- no, padre forse è la cosa migliore, tu non meriti un figlio come me...

Demyx ed  Axel saltarono in groppa ai cavalli e partirono verso le porte della città. Il giovane biondo restò girato verso la sua abitazione finché non riuscì più a vederla. L’immagine della madre in lacrime, inginocchiata per terra in modo umiliante per una nobildonna come lei, gli sarebbe per sempre restata nel cuore, come segno di vero amore da parte sua.

Oramai erano fuori dalla città, entrambi si voltarono a guardare Saragozza per l’ultima volta.

Axel domandò a Demyx dove si sarebbero diretti. Il ragazzo aveva le idee chiare, con tanta sicurezza rispose che sarebbero andati a Barcellona, da lì, sarebbero salpati verso l’Italia e avrebbero ricominciato da capo. Lasciandosi per sempre alle spalle l’Aragona che rievocava troppi ricordi malinconici.....

 

FINE DEL SECONDO CAPITOLO.

Scusate se sono molto corti...ma spero vi piacciano comunque... e ora le risposte alle recensioni..che non sono molte

Kymyit: grazie kym, beh, penso che in questa fiction però mancheranno le scene d’amore.... non so quante ne metterò..non mi ci vedo a scriverle...

Emy93: grazie kiubby, spero che ti sia piaciuto il secondo... beh, un po’ ammetto che sono bravo a scrivere, ma non sempre, solo raramente... -///-

Isuzu: scusa, anche questo è corto, ma spero ti sia piaciuto lo stesso.. grazie sono felice che anche a te piaccia l’ambientazione...

  
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