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Autore: Hermes    16/05/2014    1 recensioni
Lanes of memory paved by sweet frozen moments
Attenzione!: diretto prequel di DOR ed è il punto di inizio dei Nightwish così come li ho concepiti nella mia precedente storia.
Genere: Introspettivo, Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti, Tuomas Holopainen
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dreams of Reality'
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5. Stargazers...When The Dream Begins!

10 Luglio 2003, ore 23 e 30
Finlandia, Rantakylä, campeggio
“Tuomas…datti una mossa!” sibilò Marco, piazzato a fare il palo mentre frugavo nella tenda della coppia di tedeschi in vacanza assieme ai loro due gemelli.
Dopo dieci giorni di tortura a causa di quei due bambini matti e con un vistoso futuro da rompiballe nati, eravamo finalmente riusciti a sorprendere la tenda vuota e stavo cercando lo strumento capace di farci impazzire!
Finalmente lo trovai sotto una montagna di coperte ed uscii fuori con uno strano bozzo sotto la maglietta.
“Trovato!” esclamai facendo un segno di vittoria.
“Tuom, così sembri un maniaco molto dotato od un personaggio stranamente incinto!” esclamò Marco, guardandomi da sotto in su.
“Chiudi quella fogna e muovi le chiappe prima che ci mettano agli arresti!” lo spinsi avanti nel buio del sentiero che si snodava fra le varie tende finché non arrivammo al palco del festival locale ancora gremito di gente.
Marco scavalcò le barriere e s’intrufolò dietro le quinte mentre lo seguivo con qualche problema dovuto al mio bottino di guerra.
Trovammo Anette dentro al tendone riservato agli artisti con una faccia tra il traumatizzato e lo schifato…in effetti la baldoria stava prendendo una piega leggermente vietata ai minori.
“Marco, Tuom salvatemi da questo posto!” gemette Anette, quando ci vide.
“Ci puoi giurare, Anettina!” esclamò il biondo “Dai vieni prima che il party degeneri.”
Anette ci seguì fin fuori. Aveva partecipato al festival ed era ancora vestita con l’abito che aveva usato in scena.
Un semplice vestito bianco un po’ retrò dal busto stretto e la gonna a corolla, fino sotto al ginocchio…sembrava un angelo. Purtroppo ad ogni passo zoppicava con evidenti smorfie di dolore.
“Perché fai quella faccia, An?”
“Sono quest’aggeggi…”
Abbassai lo sguardo sulle sue gambe candide – non lasciarti andare a pensieri impuri Tuommi!!! È di An che stai parlando! – fino alle eleganti scarpe bianche che aveva ai piedi, dal tacco esagerato.
“Secondo quelli del festival dovevo cercare un modo per slanciarmi.” continuò lei, mettendo enfasi sull’ultima parola.
“Poveri piedini…!” mugolò Marco “Lo sai An? Sei bella così come sei…senza aggiunte di sorta!”
La vidi arrossire alla luce delle lanterne e scalzar via con gesti poco femminili quelle scarpe infernali “Per fortuna i festival sono finiti! Non ne potevo più…erano una noia colossale!”
“Non eri tu quella contenta come una pasqua?”
“Sì…prima di scoprire in cosa consistevano…non c’è né mai uno veramente sobrio in tutta quella banda! In più sono anche dei bei sporcaccioni!”
Mi colse un brivido a quella frase…povera piccola.
“A proposito…Tuomas, cosa nascondi lì sotto?” domandò Anette, allungando lo sguardo verso di me.
“Eh?”
“Ti sta chiedendo cos’hai dentro i pantaloni, Tuommi…” uscì Marco, evitando per un soffio una cinquina d’Anette rossa come la brace.
“Pervertito di un bassista cerebroleso!” la sentì sibilare.
“Ho la tastiera a pile…” dissi, sfilando lo strumento infernale; che poi era una tastiera giocattolo per bambini da quattro anni in su.
Anette rimase di sale “Come avete fatto a strapparla dalle grinfie di quei due?!”
“Facile, An!” tuonò Marco con superiorità “La felice famigliola è venuta a vedere te!”
“Dai ragazzi…poi gliela riportiamo dopo…” tentò lei con uno sguardo benevolo.
Io e Marco ci guardammo per risponderle in coro “Neanche per sogno!”
Anette si voltò verso di me, severa “Tuomas!”
Per un momento ebbi voglia d’accontentarla…almeno finché Marco non mi dette un calcio negli stinchi “Ok-No…non sono neanche capaci a suonare San Martino, gli indegni!”
Eravamo arrivati in riva al lago su uno dei moli di legno dove un’oretta prima avevamo lasciato uno scolapasta del campeggio convenientemente non in vista. Sull’erba invece c’era una lanterna, qualche coperta e una piccola scorta di cibo.
Marco si liberò della chitarra acustica che portava a tracolla ed accese la lanterna mentre ero salito sul pontile, cercavo la corda e tiravo su con cautela il nostro secchiello del ghiaccio nature.
Lo scolapasta era uno di quelli usati nelle grandi adunate, in questo caso pieno zeppo di lattine di birra, Anette le vide e mascherò una risata incredula con un colpo di tosse.
“Ehm, ragazzi…voi vi cercate delle grane!”
“Non so te, An…ma non ho mai visto una lista di divieti così lunga per un campeggio! Tra un po’ anche respirare dovrà essere approvato in questo posto!” Marco afferrò al volo la lattina che gli avevo lanciato e l’aprì, tracannandone subito un sorso.
Anette si sedette sulla coperta che aveva steso sull’erba, la gonna allargata tutt’intorno come la corolla di una calla. Rubai una o due occhiate nella sua direzione mentre legavo di nuovo la corda al palo in modo che stesse mezza sommersa. Afferrai una lattina in particolare e tornai indietro, tendendogliela.
“Lo sai che non bevo, Tuom!”
“Tè alla pesca, An…”
“Dai…ti sei ricordato?” esclamò lei, incredula “Tu mi vizi!”
Marco – che stava accordando la chitarra – aprì bocca per dar suono ad una delle sue battutine infelici ma lo intercettai, scoccandogli un’occhiataccia…ad Anette non serviva sapere che avevo svaligiato il minimarket giù al paese solo per lei.
Accesi la tastiera giocattolo, cercando di capire come evitare il ‘disco-beat’ che ci aveva fatto andare fuori di melone nelle ventiquattro ore precedenti, avvicinandomi alla luce della lanterna.
Anette mi si avvicinò curiosa, commentando “Ha solo un’estensione di due ottave…”
“Beh…non puoi di certo confrontarla con la mia Korg, purtroppo dovremo accontentarci.” risposi, pensando con orgoglio alla tastiera che mi aspettava a casa “Intanto stasera ce la metterò tutta per scaricare le pile…preferirei buttarla in acqua piuttosto che restituirla a quei due pazzi furiosi, quindi è meglio sabotargli tutto il divertimento.”
Anette fece una smorfia mentre me la ridevo. Marco si avvicinò, e posò la chitarra sulla coperta, sedendosi a gambe incrociate.
“Perdonaci Anettuccia se non ti abbiamo sentita cantare ma era una questione di sopravvivenza, ormai!” disse a mani giunte con sguardo da cucciolo bastonato.
“Dovreste solo vergognarvi! Rubare i giocattoli a due bambini indifesi!!!” Anette bevve il tè freddo con un sorriso “Comunque non vi siete persi niente, ho dovuto cantare Wagner…lo odio Wagner!
“Indifesi quelli?! Anette ma li hai visti bene?!”
Mentre loro parlavano ero riuscito a svelare un po’ dell’arcano funzionamento di quello strumento di tortura e trovai il piano, che come suono lasciava anche leggermente a desiderare.
Provai a suonare qualcosa, gli occhi di Anette puntati addosso. Il suo sguardo mi rendeva impacciato.
“Mi ricorda qualcosa…” mormorò sovrappensiero, gli occhi socchiusi nel tentativo.
“Dieci punti se sai dirmi cos’è.” replicai con un sorriso, continuando a suonare nel limite della tastiera.
“Mmmh…e tu cosa mi dai in cambio?”
Sbagliai una nota mentre il mio cuore faceva una capriola, era la prima volta che usava quel tono da civetta con me.
Too, datti una calmata per l’amor del cielo!
“Diciamo che è una sorpresa.” mi limitai a dire, riprendendo la melodia da dove l’avevo bruscamente interrotta.
“Siete pieni di sorprese, stasera!” esclamò, voltandosi verso Marco “Mi dai un indizio piccolo piccolo?”
“Uhm…mi sembra musica recente tipo roba da colonna son-”
Gli lanciai un’occhiata assassina, ma ormai il danno era fatto.
“Un film?” rifletté ad alta voce Anette, ancora in alto mare.
Continuai a suonare con un sorriso misterioso, non ci sarebbe voluto ancora molto prima che…
The Piano.” mormorò dolcemente, dopo un altro po’. Alzai gli occhi, incontrando il suo sguardo tenero.
Negli ultimi tempi me l’aveva fatta suonare non so quante volte…non che mi lamentassi, era un pezzo meraviglioso. Anette l’aveva scoperta per caso, un pomeriggio che era arrivata prima per la sua lezione, suonavo al piano per sgranchirmi le dita. Era rimasta delusa quando aveva scoperto che non era farina del mio sacco.
Ci stavamo ancora guardando quando Marco si schiarì la gola sonoramente, rompendo quel momento magico.
“Ehm, Joseph, se state cercando dei nomi.” lanciai un’occhiataccia al mio barbuto amico mentre An era venuta rossa come una fragola “Anettina bella…i piedini ti fanno tanto male?”
“No…scalza vado molto meglio.”
“Tuommi suonaci qualcosa di ballabile…qui urge qualche lezioncina!”
Anette roteò gli occhi, sbuffando “Marco! Il ballo dell’ultimo anno di scuola è la prossima estate! Non ho bisogno di lezioni!”
“Vedrai come mi ringrazierai quando volteggerai più leggera di una piuma senza pestare i piedi al tuo principe azzurro per la serata!” Marco aveva due cuoricini al posto degli occhi…aveva conosciuto meglio Anette nell’ultimo paio di mesi e la ragazza si era guadagnata un altro fratello più grande nel barbuto e – solo sul palco – brutale bassista biondo.
La tirò in piedi, mentre Anette cercava di liberarsi.
“Perché non posso ballare con Tuom?! Tu sei vecchio!” si lamentò lei, lasciandomi con il cuore in gola.
“Meglio che balli con me, Anettina…Tuom l’ultima volta per poco non mandava in ospedale metà della gente nel salone!” sghignazzò Marco, lanciandomi di sbieco uno sguardo del tipo smentiscimi-se-sei-capace!
“Non ci credo!”
“Ho un video come prova…con tanto di testimonianze!”
“Sì…cos’è diventata subito, una notizia da telegiornale?!” scherzò Anette mentre faceva una piroetta.
Marco ed Anette danzarono per un po’ senza difficoltà…la gonna del vestito le si gonfiava attorno, mentre accompagnava Marco, cantando una canzone popolare poi qualcosa di più moderno.
Ohmiodio! An nel ruolo di Christine Daae! Il Fantasma dell’Opera!
Perché non ho mai un mangiacassette a disposizione quando mi serve!

Un’ora dopo Anette era sdraiata accanto a me, i piedi affondati nell’erba fresca, mezza addormentata. Avevo abbassato il volume della tastiera al minimo per non darle troppo fastidio.
“Avete visto quante stelle ci sono lassù?” domandò, indicando il cielo.
“Non metterti a contarle, An…o finisci nel mondo dei sogni!” le dissi piano.
“Tuom…è vero che hai smesso di suonare con Tapio ed i Nattvindens?” domandò Marco, pizzicando le corde della chitarra.
“Sì. Ho pensato che non mi va più la musica degli altri.” risposi, guardando i tasti di plastica brillare alla luce della lanterna “Voglio provare a comporre e scrivere canzoni da me.”
“Se c’è qualcuno capace di farlo quello sei tu, Tuom.” disse Anette con un sospiro.
“Non so bene…per ora è solo un’idea…” dissi, non volevo che mi prendessero troppo sul serio.
L’idea era embrionale…nulla più.
Per il momento.
Forse.
Perché no?

24 Dicembre 2003, ore 17
Finlandia, Kitee, Casa di Anette
“Anette cara, vai a rispondere tu per favore?”
“Sì, mamma!”
La ragazza corse per il salotto fino alla porta d’ingresso, strofinandosi le mani macchiate di glassa colorata per i biscotti di Natale. Fuori nell’oscurità, nevicava fitto fitto e si chiese chi mai aveva avuto il coraggio di girare con quel tempo da cioccolata calda!
Il visitatore bussò una seconda volta ed Anette aprì la porta.
Una folata di fiocchi di neve la investì nonostante la figura davanti a lei la coprisse parzialmente.
Era vestito pesante con un lungo parka verde e gli anfibi.
“Tuomas?” domandò lei stupita ma felice della visita, si erano visti solo un paio di giorni prima…
“Ciao, Anette. Disturbo?”
“Scherzi? Entra prima di diventare un pupazzo di neve vivente, su!” lo tirò dentro, chiudendo la porta e prendendo il suo berretto di lana con un saltello “Carl non c’è, è uscito con alcuni suoi amici dell’Uni. Preparati ad essere la cavia di assaggio per i biscotti…mamma è in piena fase infornata!”
“Veramente sono venuto per parlare con te, Anette.”
La ragazza lo guardò, senza parole “Con me?”
“Già…”

~ un’oretta dopo
Le aveva fatto ascoltare il nastro magnetico della demo ed adesso stava educatamente assaggiando i biscotti di mamma Bea che soprassedeva con sguardo amorevole.
“Non sarebbe niente di serio, Anette. Solo tre o quattro canzoni per completare la demo.” le spiegò, un po’ teso “Un modo per divertirsi, tutto qui.”
“Ma è fantastico!” esclamò lei, alzandosi in piedi poi arrossendo, intimidita “Perché proprio io? Avresti potuto chiedere a chiunque di cantare, no?”
“Sei la prima persona che mi è venuta in mente, per la verità…” Tuomas si grattò il capo, distogliendo lo sguardo, a disagio “Se non ti va, fa finta di non aver mai avuto questa conversazione con me…”
VUOI SCHERZARE?!” l’entusiasmo di Anette era quasi solare “Non vedo l’ora!”
Mamma Bea aveva ascoltato tutto mentre continuava a preparare i dolci di Natale e s’intromise gentilmente.
“Pensi di mandarla poi a qualcuno questa demo, Tuomas?”
“Forse qualche rivista o casa discografica…non ho ancora deciso.”
“Conta su di me, Tuom!”
Il ragazzo guardò quella specie di nanetta saltellante accanto a lui, con gli occhi che le brillavano dalla determinazione e capì che la demo sarebbe andata in porto, in bene od in male.
Non l’aveva detto…ma quelle canzoni non erano le uniche che aveva composto.
C’è n’erano delle altre, ormai ci lavorava sopra dalla fine dell'estate precedente ed alcune erano tutte per lei.
Quello era il segreto che non avrebbe mai confessato a nessuno.
Almeno non a parole.

Your ocean pulls me under
Your voice tears me asunder
Love me before the last petal falls

27 Dicembre 2003, ore 10
Finlandia, Kitee, Huvikeskus studio

Le registrazioni per la demo durante quei giorni di vacanze natalizie procedevano lentamente ma con determinazione.
Non avevano un equipaggiamento di prima qualità, gli auricolari li assordavano con la statica e Jukka, il batterista – una vecchia conoscenza di Tero - aveva dovuto suonare in uno sgabuzzino claustrofobico giù in palestra per questioni di acustica.
Marco si era prestato un pomeriggio per incidere i bassi ed avevano trovato un chitarrista disponibile in Emppu Vuorinen, un amico di Tuomas, che già conosceva Jukka dato che i due ragazzi erano andati a scuola nella stessa sezione.
Tero, il loro fonico improvvisato, stava alla console nell’aula magna della scuola mentre aspettavano che Anette arrivasse per la sua sessione.
“Tuom? Ma sei sicuro che questa Anette sia okay? Voglio dire ha la voce adatta?” domandò il tecnico, rivedendo le canzoni.
“Tranquillo TeeCee…vedrai che andrà tutto a meraviglia!” replicò il tastierista con occhi a margherita e che non stava più nella pelle. Ore ed ore di canto…il mio sogno si trasforma in realtà!
Una decina di minuti dopo qualcuno bussò alla porta ed il faccino di An sbucò da dietro.
“Ehm…si può? Sono in ritardo?” domandò con vocina piccola, piccola l’adolescente intimidita.
“Macché! Dai mettiti comoda!!!” Tuomas le fece segno di raggiungerli al mixer in mezzo ai sedili dove iniziarono a rivedere l’armonia delle tre demo da incidere.
Tero ascoltava i loro discorsi, inserendosi anche ma il suo sguardo curioso alla ragazza era chiaro: non era molto convinto da lei. Soprattutto quando An ammise candidamente di non aver mai registrato nulla e di aver sempre e solo cantato repertorio leggero, classico e corale.
Eheheheheh…e chi era lui per spezzare le certezze di Teruccio? Muahahahahah!
Un venti minuti dopo erano pronti per una prima prova ed Anette aveva raggiunto il palco con in mano i testi ed una bottiglietta d’acqua al fondo della sala conferenze dove avevano installato il miglior microfono in dotazione della scuola e Tero stava preparando la demo di Elvenpath, aggiustando i comandi ed alzando il volume della registrazione, scuotendo la testa.
Anette intanto si era infilata un auricolare e provò a battere il microfono per vedere se funzionava.
“Tutto okay! Vai An!” Tuomas fece thumbs up mentre Tero borbottava qualcosa alla ‘bah, primo colpo ho dei dubbi…’, nelle cuffie la demo era partita e la voce del tastierista leggeva l’intro.
La demo dei ragazzi aveva già un discreto ritmo e Tuomas la vide tenere il tempo con il capo, notando che non riusciva a stare ferma sul posto.
Quando iniziò a cantare gli occhi di Tero saltarono via dalle orbite al volume nelle sue cuffie e Tuomas si era stravaccato sulla poltroncina con un sorriso da stregatto e godendo come un riccio mentre nel ritornello la voce di Anette aumentava d’ampiezza agganciando le note più alte, rimbombando pericolosamente sui muri e nella sua cassa toracica, lasciandogli una sensazione di potenza.
Tre minuti dopo il povero fonico era senza parole e dette uno scappellotto al tastierista seduto al suo fianco “Altro che acoustical sound! Non potevi avvisarmi prima, eh?! Bell’amico che sei!”
“Ehm…” Anette si schiarì la voce piano, un po’ imbarazzata “Scusate…forse canto troppo forte in certi punti? Devo stare più bassa?”
“In effetti il compressore ha dato segni di squilibrio…” rispose Tuomas con occhi a cuoricino, troppo felice per essere davvero preoccupato “Ma sono problemini che Tero saprà sicuramente risolvere in un battibaleno, tu sei perfetta Anette!”
“Ah, bene, se è così.”
“Ahem, non per impormi eh…” s’inserì Tero con un sorrisetto “Ma questa voce…è una cosa genetica nella tua famiglia? O sei solo tu?”
Anette lo guardò confusa mentre Tuomas era passato a strangolare il loro fonico sotto il tavolo del mixer “Non prendere in giro la nostra cantante!!!”
La protesta del fonico arrivò forte e chiaro anche al palco “E chi osa! Mi chiedevo solo se avesse una sorella maggiore!”

27 Dicembre 2003, ore 15
Finlandia, Kitee, Huvikeskus studio

La sessione stava andando a gonfie vele.
Anette aveva avuto qualche paio di difficoltà a causa dei suoi primi passi seri come solista ma erano riusciti a superarle con un po’ d’ingegno.
Ora avevano appena finito le sue parti in Beauty and the Beast e Tero si era convertito ufficialmente alla voce di Anette.
Il fonico continuava a farla ridere con aneddoti della scuola mentre lei cercava di mangiare una barretta di cioccolata ed io mi preparavo psicologicamente a portare a termine una delle cose più difficili – e possibilmente umilianti - della mia vita…la mia parte cantata nella canzone.
Carpenter era bassa ed era venuta abbastanza bene, ma Beauty&Beast voleva dire essere a diretto contatto con la voce più lirica di An e la cosa mi terrorizzava assai.
Io, nel migliore dei casi, racchio al microfono. Aiuto, qualcuno mi salvi!
Quindi intonai con trepidazione la mia parte cercando di metterci tutto quello che avevo in termini di voce. Datti da fare Fantasma dell’Opera!
Quando la demo si concluse mi tolsi le cuffie e domandai un po' teso “Allora come sono andato?”
Anette sorrideva in sordina e Tero aveva la faccia scura.
“Penso proprio che dovrai riregistrarla un'altra volta, bellezza! Dobbiamo trovare un punto d’incontro fra voi due o qui siamo nella merda!!!”
"Dai...non è così tremendo, Tero!” obbiettò An, cercando di tirarmi su di morale.
Ma il fonico si dimostrò impietoso, riavvolse la traccia e fece partire la canzone perché ascoltassimo tutti il risultato nell’acustica della stanza.
Avrei voluto sotterrarmi sotto una catasta di legna secca e dare fuoco.
Il mio imbarazzo doveva essere evidente perché Anette decise di stoppare, guadagnandosi un’occhiataccia da Tero e corse sul palco, afferrandomi per mano “Perché non proviamo assieme un paio di volte? Sono sicura che ci riuscirai!”
Sbattei le palpebre, notando che il suo sguardo era parecchio determinato ma anche Tero si aggiunse “Ha ragione, Tuom. Provatela assieme! Magari cambi un po’ la tonalità e non sembri più una segheria!”
“TERO!” lo riprese Anette, lanciando un’occhiata che lo fece riparare dietro al mixer, i suoi piccoli occhietti scuri che la guardavano con timore e reverenza dal bordo della console. Alla faccia della ragazzina…glom!

~ Mezz’ora dopo circa…
“Ah! Lo sapevo!!! Tuom sei il migliore!” esclamava An, saltellando accanto a Tero che la guardava divertito.
Mi grattai il naso, compiaciuto “Se lo dici tu, ci credo…”
“No, no! Davvero! Tero fagli sentire!” domandò eccitata la nanetta ed un momento dopo la canzone suonava fra le pareti dell’aula magna.
Il contrasto fra le nostre due voci non era più così male e dovevo ammettere che, grazie ai suoi consigli, ero riuscito a non sembrare un cane con la raucedine.
Mai più al microfono, preferisco lei mille volte!
L’angelo della musica!

…Forever shall the wolf in me desire the sheep in you…

~~~

Le parti in corsivo centrate sono tratte da 'Beauty and the Beast' dei Nightwish.

Ah e rieccomi a deliziarvi con un nuovo capitolozzo succoso! xD
In questo capitolo è successo un po' di tutto...ho mandato un tantino in forward la storia e finalmente abbiamo assistito alla nascita dei NW ed al debutto di Anettina zuccherosa come vocalist, che spero di aver reso come Dio comanda senza troppe stupidaggini...LoL

Ora ci sono alcune incongruenze da sottolineare...
Del tipo, il film 'The Piano' è uscito nei primi anni '90 (1992, mi pare), nella fic invece è uscito fra la fine del 2002 e l'inizio del 2003, dando il tempo materiale a Tuomas di riuscire a sentirlo, ascoltarlo e metabolizzarlo con quel suo spirito di poeta che noi tutti adoriamo assieme ad Anette! ;)
Ancora, ho già tirato in ballo il fattore 'Phantom of The Opera' di Webber che mi serviva per creare la base dell'amore quasi morboso di Tuomas per la voce di An, che magari non si è ancora formata del tutto ma promette già dannatamente bene! =)
Poi, nella bio del gruppo è espressamente scritto che il demo concept era nato come 'acustico', almeno finché non avevano avuto un incontro più ravvicinato con Tarja e la sua voce drammatica...beh, in questa storia l'idea non entrava dato che Tuomas già prima delle registrazioni conosce la voce di An in parte e 'sa' che non sarà una voce piccola e sensibile. Poi ovviamente da cosa nasce cosa e se son rose... =)

So che sono un giorno in anticipo ma il tempo è tiranno.
Vi rubo ancora un momento per salutare e ringraziare CrystalRose (passerò anche da te presto, cara! =*) che è passata di qui a commentare e a tutti quelli che sono tornati a leggere questo sequel!
Ci rivedremo la prossima settimana con un nuovo pezzo che, vi anticipo, sarà un po' angst...xD
Nel frattempo buon weekend a tutti!!!
Hermes

  
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