Serie TV > Kickin' It
Segui la storia  |       
Autore: dianarusso98    16/05/2014    2 recensioni
Questa è una storia sulla mia coppia preferita: Kim & Jack.
Due anime gemelle che si avvicineranno pian piano....
Ma non temete! la storia non mancherà certo di combattimenti, sorprese, battutine sarcastiche e di amicizia e lealtà!
Spero vi piaccia e buona lettura!
Genere: Commedia, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 4 

Valori sbagliati... 

  

Quel sabato Kim avrebbe dovuto davvero fare le corse per riuscire a conciliare la miriade di impegni che aveva. 

Per prima cosa aveva la scuola, poi avrebbe aiutato Grace con le cheerleader; avrebbe passato tre noiosissime ore a scuola con la professoressa Figgins per aver saltato la lezione insieme a Frank e i Black Dragon, poi avrebbe avuto una dura sessione di allenamenti in vista della competizione contro la Wasabi Martial Arts Academy ed infine lei e Truman erano stati invitati ad una cena di un vecchio amico di suo padre che era tornato per un congedo dall'esercito, o una cosa del genere. 

Si guardò l'ultima volta allo specchio mentre dal piano di sotto giungeva la voce spazientita di Truman. 

-Kimberly sbrigati o farai tardi a scuola! - la chiamò ancora il tutore. 

Kim si aggiustò meglio la maglia azzurra sul pantalone bianco a fiori e si allacciò gli anfibi bianchi, si passò una mano nei capelli biondi e ondulati e afferrò la borsa con i libri. 

-finalmente volpacchiotta- la salutò Truman. 

-ti ho detto di non chiamarmi così! i miei genitori mi chiamavano così quando avevo tre anni! - si lamentò la ragazza. 

Truman era l'uomo di fiducia della famiglia Crowford. 

Era un uomo di venticinque anni con folti capelli neri, occhi azzurri, carnagione pallida e i modi sempre affettuosi e dolci, quasi sempre indossava una delle sue adorate camicie e i pantaloni neri che lo facevano tanto sembrare un cameriere ma a parte questo Truman era anche la persona di cui Kim si fidava di più al mondo. 

Era stato lui a prendersi cura di lei quando all'età di sei anni i suoi genitori avevano deciso di trasferirsi a Londra per dirigere la loro multinazionale e di lasciarla lì per non sconvolgere la sua vita. 

Ormai erano dieci anni che Kim non vedeva più i suoi genitori, non tornavano mai, neanche per le feste e l'unico contatto che avevano era una chiamata ogni tre mesi. 

Loro non sapevano nulla di lei, non sapevano che era una cintura nera di karate, non sapevano che aveva vinto il trofeo di nuoto, calcio ed ogni sport che aveva tentato. 

Loro non sapevano come lei andasse a scuola, non sapevano che musica le piacesse o quale fosse il suo colore preferito... 

Kim si ritrovò a sospirare senza riuscire a fermarsi. 

Truman le si avvicinò notando l'aria triste che aveva assunto nel ricordare il nomignolo che i suoi utilizzavano per lei da piccola. 

-lo sai che manchi anche a loro...- disse abbracciandola stretta come faceva quando era bambina, poi si allontanò un po' per posare un bacio sulla sua fronte. 

-dai andiamo...- disse la bionda fingendo di stare bene e che nulla fosse successo. 

Truman annuì sapendo che se avesse insistito la ragazza si sarebbe solo chiusa ulteriormente in sé stessa. 

-d'accordo- disse afferrando le chiavi della Berlina nera e andando verso la porta seguito dalla ragazza che si ritrovò a far viaggiare gli occhi per il salone in marmo con le imponenti colonne in stile romano, i divani ad isola neri, il tavolino in resina nera, la bacheca con tutti i suoi trofei, la libreria in mogano e il camino che tante volte l'aveva scaldata quando accanto a lei c'era solo il freddo. 

Si chiuse il pesante portone di quercia alle spalle e si avviò verso la fontana, accanto alla quale era parcheggiata l'auto che ogni giorno la portava a scuola. 

  

Kim entrò nell'aula di matematica con molta calma, aveva sempre detestato la materia, tutti quei calcoli, segni, lettere, parentesi e termini la confondevano fino alla pazzia. 

In classe c'erano già Jerry, Grace, Jason, Chase, Samuel e Frank. 

Questi ultimi due appena la videro le corsero incontro e si sedettero nei banchi dietro e avanti a lei. 

-Buongiorno- disse poi una voce ancora impastata dal sonno. 

La voce apparteneva a Jack, Kim l'avrebbe potuta riconoscere tra mille. 

Si passò velocemente lo sguardo alla mano che lui stesso le aveva fasciato qualche giorno prima e sorrise senza sapere davvero il perché. 

- ...abbiamo la punizione oggi...stai con noi vero Kim? - le chiese Frank risvegliandola come da un sogno ad occhi aperti. 

-mm? - rispose la bionda -si...si- disse poi in fretta. 

Jack le passò affianco e le sorrise per poi sedersi nel banco alla sua destra proprio come il primo giorno. 

-buongiorno- le sorrise. 

-giorno Jack- rispose la bionda un po' tesa. 

Frank guardò per un secondo storto Jack prima di alzarsi dalla sedia e dirigersi verso il fondo dell'aula con Samuel. 

-come sta la tua mano? - le chiese il ragazzo passandosi una mano tra i capelli marrone mogano che ricordava il legno della libreria che la ragazza tanto amava. 

-oh...ehm...meglio...il medico dice che tra un paio di giorni sarò come nuova quindi non vi conviene riposarvi sugli allori, cari Wasabi- sorrise la ragazza scherzando. 

Jack sghignazzò. 

-scherzi vero? non potremmo farlo neanche se volessimo, Rudy ci sta mettendo sotto torchio. Dobbiamo salvare il dojo e per farlo ci servono almeno due cinture- rivelò il moro con aria poco convinta. 

-e tu credi che non c'è la farete? - chiese la bionda sorpresa. 

Se c'era una cosa che aveva capito di Jack in quelle due settimane era che per lui nulla era mai impossibile. 

-io...non lo so...- ammise infine guardando la ragazza di sottecchi. 

- credo invece che voi possiate farcela... vi vedo e vi invidio, voi siete una squadra! questo è un concetto che nei Black Dragon ignorano completamente e credimi essere una squadra vale molto di più che essere un'unica cintura nera in mezzo a macchine di sola violenza e zero tecnica- rivelò la ragazza. 

Jack la guardò sorpreso. 

-tu credi che c'è la faremo? - chiese quindi un po' stupito. 

Kim annuì decisa. 

-certo...c'è la farete di sicuro- disse prima di aprire il libro e concentrarsi sulla lettura del teorema di Pitagora imbarazzata per quel suo intervento entusiasta e spavaldo. 

Jack la continuò a fissare in silenzio assimilando ogni piccolo movimento, ogni piccola espressione fino a che la professoressa non entrò dalla porta per iniziare la sua lezione. 

  

Kim ripeté per la decima volta il calcio volante, doveva essere perfetto se voleva vincere la battaglia contro la Wasabi. 

-le gambe più tese Kim! vuoi che vincano? o vuoi portare la tua squadra alla vittoria? - sbottò Ty afferrando con violenza la gamba della ragazza e raddrizzandola con un doloroso movimento. 

La bionda emise un gemito di dolore che Ty, fortunatamente, non notò. 

-Di nuovo! -ordinò severo il tutore fermandosi a pochi metri dall'impalcatura utilizzata per l'allenamento. 

Kim sospirò cercando di concentrarsi ed eseguì come ordinato. 

Le gambe perfettamente tese, il corpo controllato, le braccia perfette e il colpo andò a segno senza alcun problema. 

-bè...è meglio- si limitò a dire il sensei. 

Kim strabuzzò gli occhi ma non disse nulla. 

-ma è stato perfetto! - si lamentò al suo posto una ragazza di diciannove anni che era una delle veterane del dojo- non ho mai visto nessuno farlo così perfetto Ty!- sbottò incredula. 

"mossa sbagliata" fu l'unico pensiero di Kim mentre vedeva Ty avvicinarsi pericolosamente al viso della ragazza che adesso lo fissava spaventata. 

-sarà perfetto solo quando lo dirò io! - sbottò urlando in faccia alla malcapitata ragazza. 

-Sensei sono qui per prendere Kim...- si udì una voce provenire dall'ingresso e tutti si girarono verso Truman che era appena entrato, aveva, come sempre, l'aria di un super manager. 

-come scusa? il mio scorpione si sta allenando- disse lentamente il sensei quasi sibilando ogni parola. 

-si dà il caso che il tuo scorpione avesse dovuto finire l'allenamento tre ore fa- gli fece notare Truman mantenendo la calma che lo caratterizzava da sempre. 

Kim strabuzzò gli occhi, sapeva di aver fatto tardi ma non credeva che fossero già passate tre ore! 

-lei se ne andrà solo quando lo dirò io! - sbottò irato il sensei. 

Truman sbuffò. 

-tu vieni pagato per fare lezione di karate non per sequestrare Kim quindi adesso lei viene via...- sbuffò poi innervosendosi e facendo un gesto alla ragazza che corse a cambiarsi in tutta fretta. 

  

-non riesco a capire perché ti ostini a voler frequentare quello stupido dojo- sbottò Truman una volta usciti dalla palestra, ogni volta era sempre la stessa storia. 

-perché è il migliore- disse Kim spiccia. 

-migliore per gli altri ma non per te- disse l'uomo. 

Kim lo guardò stranita. 

-intanto sono diventata una cintura nera- fece notare. 

Truman sbuffò- e sono grato a Ty per averti portato a questo livello ma da un po' di tempo ci sto pensando...non credo che quel dojo insegni i valori giusti per te- le disse titubante l'uomo. 

La bionda si girò verso il finestrino aperto dove poteva vedere le file delle case e degli alberi scorrerle davanti agli occhi. 

-dov'è la cena? - chiese poi cercando di cambiare argomento. 

-al ristorante italiano tra la course e la shanigton...- disse solamente Truman con tono di disapprovo per il modo in cui si era conclusa la precedente discussione. 

-the Olive? - chiese la ragazza con tono atono. 

Truman annuì mentre con la macchina superava il cancello in ferro battuto della dimora e si avviava per il sentiero ricoperto di ghiaia da dove si poteva ben vedere l'edificio alto quattro piani qual era villa Crowford. 

-ma come hai detto che si chiama la famiglia con cui dobbiamo cenare? - chiese allora Kim mentre scendeva dalla Berlina. 

-non è una famiglia è solo un Marins con suo figlio e sono i Brewer- disse Truman. 

Kim si immobilizzò sulla porta d'ingresso aveva gli occhi spalancati. 

-ah...- fu l'unica risposta intelligente che riuscì a fornire. 

Truman non la guardò neppure mentre la superava e apriva il portone di casa. 

-devi essere pronta tra un'ora Kim- disse solamente entrando e lasciando la porta aperta per la ragazza che adesso si stava riprendendo dallo shock. 

Sarebbe andata a cena con Jack, suo padre e Truman....la serata si prevedeva movimentata.... 

_______________________________________________________________________________________________________________________ 

ANGOLO DELLA SCRITTRICE 

Salve, salve, Salveeee 

eccomi qui con il mio quarto capitolo e anche in anticipo! ...allora che ne pensate? 

ammetto di non essere troppo convinta dell'idea della cena ma non sapevo come fare per rendere il capitolo più passabile comunque...è andata ormai... 

Nel prossimo capitolo scoprirete cosa succederà durante la cena e conoscerete il famigerato padre di Jack di ritorno dai Marins solo per una sera! 

Continuo la storia solo se mi recensite però! 

Ah e colgo l'occasione per ringraziare coloro che mi recensiscono e che seguono o ricordano la mia storia...grazie mille ragazzi anche se siete pochi per me siete importantissimi quindi...mi raccomando fatemi sapere cosa ne pensate.  

un bacio. 

Diana 

 

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Kickin' It / Vai alla pagina dell'autore: dianarusso98