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Autore: LastDreamer    17/05/2014    2 recensioni
Viktorija vive da un anno in California, ha un breve incontro con Josh Hutcherson...
Il film è iniziato da qualche minuto quando sullo schermo appare una faccia conosciuta, l’inquadratura cambia, penso a chi assomiglia il ragazzo del film, è di nuovo sullo schermo «Ma si!! è lui il ragazzo che stava a casa dei Sullivan l’altra sera, guarda» muovo disperatamente la spalla di Crhis.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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«Ciao Viktorija, ci vediamo domani pomeriggio»
Mi saluta la signora  Sullivan mentre esce di casa per raggiungere l’aeroporto. Indossa una blusa bianca e una gonna nera che le stringe le cosce fino alle ginocchia e dei tacchi a spillo altissimi, mi chiedo come può camminare con quei trampoli  io sarei caduta dopo dieci secondi.
«Faccia buon viaggio- le dico mentre tengo in braccio Leah, la figlia minore- non si preoccupi». Lei  già sul taxi  con la mano ci saluta, non voleva partire ma doveva andare in kentucky ,sua zia era morta.
«Cosa vogliamo fare oggi?» domando a Leah e Maya, le figlie delle signora Sullivan,  due bambine dolcissime di 3 e 5 anni, la più piccola è bionda con occhi color nocciola, sembra una principessa delle fiabe, ma ha un comportamento da vero maschiaccio; La sorella maggiore invece è castana con degli occhi azzurri cristallini, è meno graziosa della sorella ma di carattere è completamente diversa.
Le due mi fanno giocare prima a nascondino, poi a mamma e figlia - io ero una delle figlie- e decidono di tirare fuori tutti i costumi da principesse che avevano.
«Ho fame Vicky» mi dice Maya e mi accorgo con grande dispiacere che erano soltanto le 13.00. «Allora andiamo a preparare il pranzo! mi aiutate?» le domando. «Siiiii!» mi rispondono saltando e correndo fuori dalla camera per raggiungere la cucina.
 
Stanno finalmente dormendo e ho un momento di pace dopo aver giocato con loro tutto il giorno. Scendo in cucina a prendere un bicchiere d’acqua e noto il disastro combinato per preparare il pranzo. Mi maledico. Non so quale sia stata l’idea più stupida proporre a loro di aiutarmi o aver accettato di fare la babysitter, la cucina non era l’unica stanza della casa ad essere stata attaccata dall’uragano MaLeah e toccava a me ripulire tutto.
Suona il campanello e mi affretto ad aprire perché so chi è «Alice - le dico mentre l’abbraccio - finalmente sei arrivata» non speravo più nel suo arrivo. Mi è venuta a trovare dal Colorado dove siamo cresciute ma poi per motivi di lavoro di mio padre ci siamo trasferiti l’estate scorsa.
«Sono passata a lasciare le valigie a casa tua, ma non ho trovato nessuno- mi dice con aria scocciata- e non potevo chiamarti...» tira fuori dalla tasca il cellulare scarico.
«Mi dispiace ma non sapevo a che ora arrivavi- sono tremendamente dispiaciuta- pensavo che i miei restassero a casa oggi» mi giustifico, ma il mio comportamento è imperdonabile, non le avevo neanche chiesto se voleva che qualcuno la aspettasse all’aeroporto.
«Tranquilla!» una luce stava brillando nei suoi occhi, cosa era successo?
«Perché non sei furiosa? mi avresti fatto una storia senza fine normalmente- era incredibile quando ti faceva pesare  una questione- dimmi tutto o..» comincio a farle il solletico per farle sputare il rospo.
«Va bene, va bene hai vinto!- si scansa per sfuggire a un’altro possibile attacco, e si butta sul divano grigio di velluto nel salone- ho conosciuto il tuo vicino...Andrew» pronunciò quel nome con una certa enfasi.
«Ma tra tutti i coglioni del mio quartiere tu dovevi conoscere proprio lui?» ho il nazismo che mi sale alla testa quando lo vedo, lo odio con tutto il cuore.
«perché lo dici che è un coglione? - si mette seduta per saperne di più- che ti ha fatto?» mi domanda.
Le racconto tutto.
 
«Grazie per averle tenute» mi dice la signora Sullivan dopo avermi pagato per il disturbo, anche se io non avevo chiesto niente in cambio.
«E’ stato un piacere!» le rispondo poi mi avvicino a Leah e Maya e do un bacetto ad entrambe, guardo la piccolina, la mia preferita, le sorrido «Se piangi ancora guarda cosa ti mette il dottore- indico il mio apparecchio- capito?» lei subito scappa via, non le piaceva proprio. Invece a me piace portarlo non mi sta neanche tanto male, detesto solo i dolori causati dallo spostamento dei denti.
 
 
«Scusami se ti disturbo ultimamente -mi dice al telefono la signora Sullivan- la tata è sempre malata conosco solo te disponibile al momento» riesco a sentire qualcosa di preoccupato nella sua voce.
«Non ti preoccupare arrivo tra 15 minuti» chiudo la chiamata.
Salita in macchina accendo la radio mi viene nostalgia, durante il pomeriggio avevo salutato Alice all’aeroporto purtroppo non si poteva fermare tanto doveva andare con la sua famiglia in Europa.  Aveva però detto che ci saremmo riviste dopo un mese e questo mi rallegrava, ma ero infastidita dal fatto che aveva cominciato a sentirsi con Andrew.
Arrivo senza neanche accorgermene.
La signora e il Signor Sullivan mi aspettavano in salotto, sono vestiti da gala, lui con uno smoking nero con il papillon, lei invece un abito lungo blu senza spalline che la stringe fino alla vita dove comincia ad allargarsi ed arrivare fino al pavimento.
«Siete molto eleganti» dico stupita, solitamente sono eleganti, ma non li avevo mai visti così.
«Grazie cara, mio marito a ricevuto una promozione e abbiamo una cena della compagnia per cui lavora» si nota quanto è contenta per il suo compagno.
«Congratulazioni signor Sullivan! -dico stringendogli la mano- verso che ora tornate?» domando ad entrambi, la signora Sullivan risponde che tornano verso l’una e che le bambine stanno già dormendo.
Dopo averli salutati ordino una pizza e mi piazzo davanti la tv a guardare i nuovi episodi della Vita segreta di una teenager America, uno dei miei telefilm preferiti. Io non so cosa avrei fatto se fossi rimasta incinta a durante il liceo,  sicuramente i miei genitori mi avrebbero fatto una bella ramanzina e sarei diventata la delusione della mia famiglia.  Abbandono la pizza alla terza fetta l’appetito è passato pensando che appena finita l’estate avrei cominciato il mio ultimo anno di liceo. Avrei dovuto scegliere l’università, una di quelle buone che possa reggere il confronto con i miei due fratelli Eric e Benjamin. Persa nelle mie preoccupazioni, non so come, mi addormento...
Non avevo sentito il rumore della porta, ma sentivo dei passi che si avvicinavano.
Una mano si poggia sulla mia spalla e urlo dallo spavento. Il ragazzo alza le mani spaventato tanto quanto me «Tu chi sei?» mi chiede, è un ragazzo più alto di me capelli neri spostati di lato e occhi verde-marroni .
«Chi sei tu!- rispondo mettendomi dietro il divano in caso mi voglia fare del male- non abiti in questa casa» mi guardo intorno per trovare un oggetto per colpirlo se necessario.
«Ti sbagli l’intrusa sei tu in questa casa- mi punta il dito contro, sono confusa- questa e casa di mia zia e tu non sei una delle miei cugine sei troppo grande».
In quel momento si apre la porta dell’ingresso e i signori Sullivan entrano, corro da loro come fa anche il ragazzo entrambi cominciamo ad urlare e dire la nostra sull’accaduto.
«Ragazzi fate silenzio!» dice il marito con un tono superiore alle nostre voci. Mi sorprendo che le bambine non si siano svegliate da quell’urlo.
«Josh spiegami cosa è successo- dice la signora- dopo dirai la tua versione» dice vedendo il mio tentativo di oppormi, volevo parlare io per prima.
Josh comincia a parlare «Sono stato fuori con il mio agente per discutere su un contratto e quando sono tornato ho trovato la televisione accesa, qualcuno  dormiva sul divano ho pensato che fossi tu zia, invece ho trovato lei...» il ragazzo aveva finito di parlare non avevo neanche sentito bene quello che aveva detto perché mi stavo concentrando sul suo viso, lo avevo già visto.
Aspetto il mio turno, invece la signora Sullivan si scusa con me e con Josh.
«Non vi abbiamo avvertito, ci è passato di mente» ci stava dicendo.
A quanto pare Josh era arrivato poco dopo il ritorno della signora Sullivan, si era occupato lui delle cugine ma oggi aveva altri impegni. Sono stata chiamata per sostituirlo, ma non me lo avevano comunicato. Neanche Josh era stato avvertito.
 Chiarita la questione i signori salgono le scale per vedere le bambine. Io sto recuperando la mia borsa per andarmene quando Josh mi chiede «Posso finire la tua pizza?»  indicando la scatola di domino’s piazza.
Faccio cenno di si con la testa e mi dirigo alla porta con aria scocciata. Non si era neanche scusato.
«Aspetta. Io sono Josh - mi porge la mano- scusa se ti ho aggredita, e scusa anche se ti ho chiesto la piazza senza prima presentarmi..» era dispiaciuto riuscivo a notarlo dal suo sguardo.
Gli stringo la mano e la sua stretta è salda e calorosa « io sono Viktorija, è stato un piacere conoscerti... ora devo andare» mi fa un cenno con la mano ed esco.
Almeno aveva recuperato qualche colpo chiedendomi scusa. Ha anche dei punti extra per il suo bel viso, che non so perché mi è così familiare.
 

Angolo Autrice

Scrivo per la prima volta per favore non siate crudeli! Sono aperta a ricevere consigli per migliorare.
Il primo capitolo non rivela molto, ma serve a presentare i personaggi.
Secondo voi cosa ha fatto Andrew?
Baci, al prossimo capitolo!!!

  
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