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Autore: Nadie    17/05/2014    2 recensioni
Vorrei parlarti di statica.
Io non ci ho mai capito nulla a scuola, ma il poco che so è che la statica studia delle dannate condizioni necessarie affinché un corpo mantenga il suo equilibrio anche dopo essere stato sconvolto da forze esterne.
Ecco, io e te siamo un esperimento di statica miseramente fallito.

[Ben e Prudence]
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Temporale '
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Il buio


«Quindi Dublino è davvero bella? Bella come Londra o New York?» gli chiede la ragazza bionda che gli siede accanto.
«No. No, è diversa.»
Diversa.
Quello è il suo aggettivo preferito.
Diversa.
Diverso.
Lui è diverso, era diverso.
Era sempre stato diverso, diverso rispetto al mondo e all’ordine delle cose, diverso rispetto a tutti e a tutto.
Era diverso felice.
Era diverso felice con i suoi fallimenti a pesargli nelle tasche, con i sogni nello zaino a dirgli di continuare a camminare dritto per la sua strada di spine fino a raggiungere il suo bosco di rose, che era sempre stato così lontano.
Ma a lui la distanza non aveva mai fatto paura e alla fine aveva visto siepi colme di rose e illuminate dal sole.
Alla fine ce l’aveva fatta.
Ma le rose hanno le spine e lui, lui che era diverso felice, ora è diverso e basta.
«Scusa, sono stanco di stare seduto.» si alza in piedi e sgomita tra la gente che riempie quella metropolitana, per un attimo perde l’equilibrio ma poi mette le mani sulla porta mobile e si salva.
Il buio al di là del vetro gli sfreccia davanti agli occhi e lui si chiede come faccia il buio a muoversi.
Il buio.
Che diavolo è il buio?
Quando era piccolo sua mamma gli diceva sempre di non avere paura del buio perché tanto dentro non c’era niente.
‘Il buio è vuoto, Benjamin, perché la luce lo svuota. Quindi tu non devi avere paura, perché il buio è vuoto’
Come si sbagliava.
Dentro al buio si nasconde la verità di ogni cosa, di ogni persona.
Il buio è pieno della nostra essenza, il buio si nutre di ciò che abbiamo dentro e lo ingoia, prende tutto e lo nasconde.
Guarda il buio che si muove veloce e pensa che davanti agli occhi gli stia passando un sentimento perduto e allora vuole sfondare quello stupido vetro e andare a riprendersi tutto quello che il buio gli ha tolto durante i suoi trentadue anni. Vuole svuotarlo, quel buio.
Ma il buio si svuota solo con la luce e lui la luce non l’ha ancora trovata, o forse, forse l’ha già persa.
La metropolitana si ferma e le porte si aprono con un gran frastuono, la gente dietro lo spintona, lui è così stanco.
Scende e si guarda attorno.
Quel posto l’ha già visto, ne è sicuro.
Ma la prima volta era vuoto.
Anzi no, non era vuoto, qualcuno c’era.
Alza il capo e legge i cartelli sopra al suo naso, non capisce nulla di ciò che c’è scritto, come sempre.
Si guarda di nuovo attorno e inspira l’odore di quel posto che gli sembra affollato come non mai.
Una ragazza lo sta fissando.
Ha puntato i suoi enormi occhi verdi su di lui e pare volerlo incatenare lì con la forza del suo sguardo.
A lui in effetti sembra di avere le scarpe incollate al pavimento.
La ragazza con gli occhi verdi si morde un labbro.
L’ha morso anche lui quel labbro.
Se lo ricorda bene.
E si ricorda bene anche il nome della ragazza con gli occhi verdi, ma non vuole ripescarlo dalla sua memoria perfetta, vuole fingere di non sapere che esiste una canzone dei Beatles che porta proprio quel nome.
Sei molto bella, ragazza con gli occhi verdi. Ma io non lo so chi sei e non so perché mi fissi con i tuoi occhi verdi.
Ma le bugie lui è capace di raccontarle solo al suo pubblico e solo quando è qualcun altro a scriverle per lui.
Ma adesso le bugie non stanno scritte da nessuna parte e il suo io conosce la verità, perché il suo io è proprio quella ragazza, quella ragazza con gli occhi grandi e verdi.
Prudence.
Prudence, vuoi che dica qualcosa?
Apre la bocca, ma le parole indietreggiano sulla sua lingua e si tuffano nella gola e lui le sente nuotare nello stomaco, le ha perse o forse non le voleva nemmeno usare, perché lui lo sa che le parole ora non lo aiuteranno.
Prudence, vuoi che ti saluti?
Alza piano una mano, ma la riabbassa subito.
Prudence non vuole essere salutata da lui.
E allora cosa vuoi, Prudence? Perché mi guardi con i tuoi occhi grandi e verdi?
Si sente riempire da quegli occhi grandi, gli sembra di tornare indietro nel tempo e rivivere quella storia fatta di luce che ha svuotato il suo buio.
Sente lacci invisibili e inconsistenti legarlo a Prudence e vorrebbe avvicinarsi, vorrebbe muovere i primi passi verso di lei, poi correre, correre e prenderla tra le braccia e portarsela vicino al cuore.
Perché questo è il tuo posto, Prudence. Era il tuo posto, sei andata via. Ma io ti sento dentro, sai? Lo so che mi hai scavato la carne e hai oltrepassato le mie ossa, e ora resti dentro di me pensando di non darmi fastidio. Ma non sai che fastidio mi dai, invece. Ora sei uscita fuori e allora perché non vieni qui? Perché non ti avvicini e riaccendi la luce che hai spento quando sei andata via? Tu lo sai che il buio mi ha mangiato, ed è colpa tua e dei tuoi occhi verdi. Riaccendi la luce, Prudence, per favore, svuota il mio buio.
Si sente un bambino che ha paura del buio.
Sente i suoi occhi inumidirsi.
Ma lui è bravo a trattenere le lacrime e controllare le emozioni. È il suo lavoro.
Perché non vai via di nuovo, Prudence? Vattene via. Tu sei brava ad andare via. Spegni le luci, svuotami e vattene via, lasciami al freddo e lasciami al buio. Vattene via, Prudence.
Ma Prudence non se ne andrà questa volta.
Prudence resterà a guardarlo triste e la memoria la riporterà indietro, la riporterà al momento in cui in quella maledetta metropolitana non c’era nessuno, nessuno tranne che due ragazzi con problemi troppo grandi per loro, problemi da fondere e combattere insieme.
Prudence se li è presi tutti i suoi problemi, lo ha aiutato, ed ora lui è chi voleva essere, esattamente chi voleva essere.
Ma Prudence?
Prudence, dove vai? Cosa fai? Come stai?
Lui si sente così impotente.
Ha davanti l’amore della sua vita e tutto ciò che riesce a fare è restare immobile.
L’amore della sua vita.
Forse questo concetto universale con il suo nome ridicolo esiste davvero, forse ‘amore’ ci è davvero passato accanto, quel bastardo! Hai visto come ci ha trattati? Come merde! Ci ha calpestati e poi si è pure pulito i piedi.
Ma noi siamo più forti, Prudence.
Noi non abbiamo bisogno delle poesie, delle cene a lume di candela nei ristoranti, delle rose, degli smoking e degli abiti da sera, del pranzo domenicale con i genitori, dell’anello al dito, dei nomignoli o di altre stronzate, a noi bastiamo solo noi.
Bastavamo solo noi.
Perché io non sono bastato più e tu sei andata via, hai spento le luci e il buio mi ha inghiottito.
Ed ora non ci sei, Prudence.
Non ci sei più tu e non ci siamo più noi.
Amore della mia vita.
E allora vattene via, per favore, spegni di nuovo la luce che ormai con il buio ho fatto amicizia, lascia che mi inghiotta di nuovo, lascia che senta che sapore amaro ho e poi mi sputi fuori schifato.
Vattene via, Prudence, amore della mia vita, vattene via per sempre e non scavarmi la carne e non scavarmi le ossa, qui dentro posto per te non ce n’è più, resta solo il buio che hai lasciato tu.
Vattene via, amore della mia vita.                          
«Eccoti! Ti avevo perso, quanta gente che c’è qui. Dai andiamo, tesoro.» è la voce della ragazza bionda, sente le sue labbra schioccargli un bacio sulla guancia e le sue mani tirarlo per la manica della giacca.
Questa volta vado via prima io, Prudence. Lo senti? Senti il buio che ti svuota? L’ho sentito anch’io quando sei andata via tu e mi sono riempito con te, ti ho tenuta dentro. E allora fallo anche tu, Prudence, ti prego, tienimi dentro.
I suoi piedi si scollano dal pavimento e lo allontanano lentamente da lì, mentre la figura di Prudence scompare in lontananza e con lei scompare anche la luce, e il buio lo inghiotte con forza, la sua esistenza si sbriciola sul pavimento di quella metropolitana, pezzetti di lui tornano indietro, verso la luce, verso Prudence.
Ma Prudence la luce per accendere i suoi bui non ce l’ha più e quei pezzetti restano a terra, si alzano al vento e rimangono intrappolati tra i ricordi di una storia fatta di luce che si è spenta in fretta.
 
Tienimi dentro.
 
 
 


Bella gente!
Passo a dar fastidio giusto giusto alla fine solo per dire che il prossimo sarà l'ultimissimo capitolo(sarà completamente in prima persona) e poi chiudono baracche e burattini(solo per un pochino), ma.... tornerò!(questa sì che è una brutta minaccia!)
Ringrazio come sempre i lettori silenziosi e Joy e Clairy, sopportatrici ufficiali della sottoscritta.
Un abbraccio e buona Domenica,
C.
 

 
 
 
 
 
 
 
  
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