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Autore: Bluemuse_    17/05/2014    4 recensioni
Hope è ormai abituata a vivere da sola nella villetta in cui, una volta, abitavano anche i suoi genitori. Cosa succederà quando Nicolas, ragazzo conoscente di sua zia, si presenterà come suo nuovo coinquilino? Un passato simile, un destino comune. Tra ostilità, avventure e (naturalmente!) un'immancabile storia d'amore, ecco la mia prima storiella che spero vi coinvolga fino alla fine.
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Dal capitolo 13:
"Eravamo molto vicini, costretti dalla poca lunghezza delle sue cuffiette bianche, e i nostri respiri si condensavano all'unisono creando nuvolette leggere. Mi girai ad osservare il suo profilo. In quel momento aveva la testa rivolta verso il cielo ad ammirare i fiocchi neve. Doveva piacerle veramente tanto. Abbozzai un sorriso e lei distolse lo sguardo per posarlo su di me. I suoi occhi in quel momento erano semplicemente stupendi, risaltati dal bianco che ci circondava. Mi persi per qualche istante ad osservare i suoi boccoli rossi e la bocca screpolata per il freddo e, in quel momento, pensai che era davvero bellissima."
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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CAP. 7
POV: NICOLAS
 
Cazzo, cazzo, cazzo. Sono veramente un deficiente. Pensavo che ormai quell’aspetto del mio carattere fosse morto e sepolto, invece ecco che di nuovo usciva allo scoperto. Era dalla morte dei miei genitori che non saliva alla luce la mia parte più oscura e, cazzo, doveva farlo proprio ora, dopo che finalmente Hope mi aveva socchiuso la porta del suo cuore. Dio, che casino. Adesso non mi guardava neanche più in faccia, ed era solo colpa mia. Dopo l’incidente, c’era stato un periodo in cui ogni notte mi portavo a letto una ragazza diversa, senza badare a niente, e avevo cominciato a frequentare brutti giri. Poi fortunatamente Esmeralda, la zia di Hope, mi aveva messo la testa a posto e io avevo detto addio a quel brutto momento. Non pensavo che parte di quell’esperienza mi si fosse radicata dentro così a fondo da diventare parte di me. Ora come diavolo facevo a farmi dare un’altra opportunità da lei? Non si fidava più di me, e ne aveva tutte le ragioni. Ma ero deciso a farle capire che quello non ero io, che il vero Nicolas era quello che l’aveva aiutata a superare la cosa di suo padre, quello gentile. Non il playboy del cazzo che aveva visto ieri sera. Si, ma come?

POV:HOPE                                                                        

Quel giorno non tornai a casa. Rimasi con Chiara tutto il giorno e la sera decisi di dormire da lei. Non era solo perché a casa ci sarebbe stato Nicolas. Era da tanto che io e Chiara non stavamo insieme come si doveva, per un motivo o per l’altro, e quindi dovevamo recuperare. Vedendo che ero giù di morale, sparò a tutto volume una delle mie canzoni preferite, prendendo anche una vaschetta di gelato al caffè. “Così riusciamo a stare sveglie per la super maratona di film che ci aspetta stanotte!” aveva detto. Gelato e film: la mia combinazione preferita. Se poi si aggiungeva la meravigliosa “Follow me” che stava riempiendo la camera di Chiara in quel momento, era il massimo. Ci sistemammo sul suo letto, mentre decidevamo con quale film partire. Optammo per Peter Pan, che aveva affollato la nostra infanzia. Mi ricordai di tutte quelle volte che, da piccole, guardavamo quel figo di Jeremy Sumpter solcare i cieli, commuovendoci sempre nel finale, quando Peter e Wendy si dividevano. C’era modo migliore per iniziare una maratona? Nope. Cominciai a gustarmi quel buonissimo gelato. Mi chiedo come faccia ad avere questo effetto su anima e corpo. Riesce con una sola cucchiaiata a scioglierti i nervi, grazie al gelo che ti scorre giù nella gola, lentamente… Mmm, decisamente il gelato è meglio di qualsiasi altra cosa. Passammo così la notte, da peter a harry potter, e poi ancora a Mulan e shadowhunters, commentando tutte le cose che erano state omesse rispetto al libro. Quanto mi mancava tutto questo.

POV:NICOLAS

Dovevo aspettarmi che non sarebbe tornata a casa quel giorno, ma lo stesso avevo sperato il contrario. Anche se pensandoci bene, forse era meglio così. Non avevo ancora trovato un modo decente per farmi perdonare, sembrava una situazione senza uscita. Lo sapevo che lei era una di quelle che ci metteva tanto prima di fidarsi veramente di qualcuno, e che offriva la sua amicizia solo a chi riteneva degno. Così una volta che la tradivi era finita per sempre, ti potevi scordare di riavvicinarti a lei di nuovo. Quindi ora come cazzo facevo?

POV:HOPE

Mi svegliai con il sole già alto nel cielo, doveva essere mezzogiorno o giù di lì. Mi scrollai di dosso Chiara, che dormiva a peso morto in una posizione da contorsionista sopra di me. Avevamo dormito nello stesso letto, come ogni volta, e come ogni volta era andata a finire che lei nel sonno mi si era stesa sopra. Come facesse, soprattutto in quella posizione, solo lei lo sapeva. Si svegliò con un grugnito per poi lanciarmi un cuscino addosso per ripicca, dato che l’avevo fatta ruzzolare per terra nell’alzarmi. Andammo a fare la colazione nella sua spaziosa cucina, che era sempre la stessa dalla prima volta che l’avevo vista e poi, dopo essermi vestita, tornai a casa. Decisi di andarci a piedi, così magari sarei riuscita a calmarmi durante il tragitto e avrei evitato di uccidere una certa persona appena l’avrei vista. Aprii la porta di casa, ma nell’atrio non c’era nessuno. Avendo via libera salii in camera mia, cominciando a preparare la valigia per la gita del giorno dopo. Al pensiero mi assalivano due emozioni contrastanti: pura felicità e irritazione. Potrebbe sembrare un’esagerazione, ma la Campana era veramente capace di tutto e sospettavo che avrebbe trovato il modo per rendermi il viaggio un inferno. Si sentiva del rumore dall’altra parte della parete, che avvicinandomi con l’orecchio capii essere musica. Ma non una semplice canzone. Era LA canzone, quella di cui non potevo fare a meno, che superava per le emozioni che mi trasmetteva tutte le altre. Unintended. Oddio, questa è la canzone più dolce, triste e malinconica che esista al mondo. Mi accasciai al muro mentre grosse lacrime mi solcavano le guancie, uno degli effetti che mi procurava sempre. Fui tentata di entrare nella stanza di fianco, insomma, uno che ascoltava quella canzone non poteva essere una cattiva persona, però poi ci ripensai e mi trattenni. Non sarei stata io a fare il primo passo, no. Lui si era comportato di merda con me. Ora doveva rimediare.

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ANGOLO AUTRICE:
....
eccomi qui
....
non uccidetemi vi prego! spero che comunque questo capitolo vi sia piaciuto, nonostante il ritardo :')
ringrazio sempre quelli che stanno leggendo la mia storia e vi prometto che proverò a caricare il prossimo capitolo più velocemente ^.^
ciao ciao <3

 
 
 
 
 
  
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