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Autore: Nebul_a    17/05/2014    1 recensioni
"Fiori di gelsomino" è una storia d'amore, ma soprattutto un salvataggio. Malik è distrutto per la perdita del fratello e per quel che gli è capitato: deve trovare la forza di andare avanti e accettare il suo passato. Questa è la storia di come si sia salvato dall'oblio.
È la storia di un nuovo inizio.
Dal testo:
"-Vedrai, Gerusalemme ti piacerà! Sono molti a odiarla all'inizio e dopo la rimpiangono con amarezza. Gerusalemme sarà la città santa, ma tutti i vizi dell'uomo qui vengono sublimati e adempiuti come i dogmi della chiesa cristiana. Ti divertirai, ne sono certo. E poi le donne... ti ho parlato delle donne?-"
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altaïr Ibn-La Ahad, Malik Al-Sayf, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ecco a voi il terzo capitolo: finalmente un confronto più diretto tra i due!
Per i quarto capitolo invece temo non riuscirò a fare molto presto: é un capitolo cardine ed avendo pochi capitolo a disposizione devo pensarlo molto bene e la fine della scuola non mi lascerà molto tempo. Spero possiate capirmi.
In ogni caso spero di lasciarvi ad una bella lettura.
Ringrazio dal profondo Iliana e alexa_assholes per le gentilissime recensioni, spero che questo terzo capitolo sia di vostro gradimento. :)
Incrocio le dita e spero di conoscere le opinioni di chi sarà così gentile da dedicare due minuti a farmele conoscere.
Un abbraccio, Nebula.
 
 
 
III Atto
 
Sleep in peace when the day is done.
 
-Sei, segna sei, Ahmed... Ah, no! Sette, siamo a sette.-
-Agli ordini Azab.-
-Si può sapere che diavolo vi prende? È da quando siamo arrivati che non fate altro che tirare numeri!- sbottò Malik.
In quella mattinata soleggiata si trovavano al mercato, sotto un portico da cui si vedeva tutta la piazza, in attesa dell'ultimo informatore in ritardo.
-Oh no, nulla, stai tranquillo!- provò a calmarlo Azab, ma appena quello si voltò di nuovo a guardare la piazza, lo sentì ripetere. -Siamo a otto. Segna Ahmed.-
-Adesso basta Azab, spiegami a che gioco state giocando.- 
Ahmed e Azab si scambiarono un'occhiata, ma alla fine quest'ultimo si arrese e decise di spiegare la ragione di quel conteggio.
-Perché non le vai a parlare?- chiese, sorridendo malizioso.
Malik sgranò gli occhi per la sorpresa. -Ma di che stai parlando?- 
-Della bella greca che guardi ogni volta che passi di qui. Ci abbiamo fatto caso, sai? Ogni volta che passiamo dal mercato le lanci almeno otto o nove occhiate! Guarda che non ti mangia! Anche se fosse, scommetto che non ti dispiacerebbe avere le sue labbra addosso, vero amico mio?- berciò con uno sguardo ammiccante e rifilandogli una leggera gomitata complice.
-Ma che dici? Non sai di che parli.- cercò di ribattere debolmente, tenendo gli occhi bassi.
-Passi per il mercato per cinque giorni di fila anche quando non c'é ragione di farlo, la guardi otto o nove volte mediamente, e non so di che parlo? Ma ti prego!- 
In effetti, non poteva dargli torto. Da quando aveva scoperto che quella fanciulla era figlia di mercanti di stoffa greci, non mancava occasione di osservarla timidamente e ben nascosto. Non riusciva a capirne la ragione ma quella ragazza lo attirava come la fiamma una falena.
Malik infossò la testa tra le spalle e con uno sbuffò tentò di cambiare argomento: -Si può sapere che fine ha fatto Baasim?-
-So che ha un bambino piccolo e che per ora ha avuto alcuni problemi di salute.- rispose Ahmed.
Il rafiq corrugò la fronte. -Questo mi dispiace molto. Spero che il piccolo si riprenda presto. Perciò immagino non verrà oggi.-
-Forse ma difficilmente Baasim non verrà, é un uomo che prende molto sul serio i suoi impegni.- continuò l'informatore.
-Potete avvertirlo voi delle decisioni di oggi. Che resti a casa, se hanno bisogno di lui.-
-A proposito di figli... Non cambiare argomento e valle a parlare!- s'intromise Azab che non aveva nessuna intenzione di demordere.
-Smettila invece, dobbiamo discutere di affari molto urgenti! Hai sentito cosa sta facendo quel Talal, o no?-
-Cos'é? Insieme al braccio t'hanno tagliato anche le palle?- lo sfotté, invece. Azab non voleva essere indisponente ma doveva usare degli argomenti forti per farlo smuovere, o quello stupido sarebbe rimasto bloccato per sempre dall'incidente. Era ora di voltare pagina.
-Attento, Azab. Non mi provocare...- sibilò il giovane minaccioso.
-Guarda Ahmed, l'uomo che ha fronteggiato Roberto di Sable con un braccio solo, é spaventato da una ragazzina a cui forse non sono spuntate ancora le tette. Guarda un po' come é strano il mondo! E dire che a Masyaf non c'era gonna che poteva dirsi salva dalla tigre Al-Sayf.-
-Ce le ha le tette.- non riuscì proprio a fare a meno di specificarlo.
-Ne sei sicuro? L'hai sempre guardata da lontano, magari hai preso un abbaglio.- 
Si scambiarono uno sguardo eloquente. -Dici che é il caso di assicurarsene?- chiese retorico.
-E direi!-
A quel punto non poté più rifiutarsi. Con passo relativamente fermo, attraversò la piazza e si diresse verso il bancone della ragazza.
A vederla da vicino, sembrava un raggio di sole. I folti ricci biondi erano legati strettamente in una crocchia piuttosto elaborata per una semplice ragazza figlia di mercanti.
Mai in vita sua aveva apprezzato tanto aspettare in fila: poteva osservarla liberamente, senza destare sospetti, mentre si occupava degli altri clienti. 
Si muoveva con eleganza e i suoi gesti erano estremamente delicati. La veste chiara anche se piuttosto semplice, le calzava tanto bene da lasciar intuire molto bene le sue forme: abbastanza generose da scatenare il desiderio in qualsiasi uomo.
Quando arrivò il suo turno, la gola gli si seccò e, quando incontrò quei suoi occhi azzurri, ebbe la certezza che il cuore aveva mancato un battito. Pareva che fossero stati dipinti usando i colori del suo mare, quel mare attraversato da grandi eroi e che aveva dato i natali alla più bella delle dee.
-Prego. Come posso aiutarvi?- esordì la ragazza.
A trovarsela davanti, ebbe un brivido di freddo. Azab pareva aver ragione: era giovanissima. Troppo giovane anche per lui che aveva superato da un pezzo i vent'anni.
-Mi servirebbe una stoffa.- 
"Razza di idiota: lei vende solo stoffe!" si riproverò subito dopo.
-Allora siete fortunato: ne abbiamo moltissime. E' per voi o per qualcun altro?- continuò lei educatamente.
-Per me.- bofonchiò Malik, tentando di celare l'imbarazzo.
-Avete qualche preferenza?- 
-Magari rossa. E' per sostituire una cintura.-
-Se é qualcosa che dovete indossare per ogni giorno, vi consiglio questa qui...- iniziò indicando una fascia di un bel rosso acceso -É resistente e, come vedete, ha anche un bel colore acceso.- La prese e gliela porse. -Toccatela: é anche molto morbida.- disse con un sorriso d'incoraggiamento.
Malik obbedì e mai invito fu più dolce. La ragazza aveva ragione, ma probabilmente l'avrebbe presa anche se non fosse stato vero.
Annuì e le sorrise. -Va bene. La prendo.- 
-Perfetto. Ecco, aspettate che ve la pieg...- la ragazza s'interruppe, richiamata da un'aspra voce femminile. Fissò per alcuni istanti una tenda alle sue spalle e poi rispose nella sua lingua madre: -Nai, mama mou.- poi si rivolse di nuovo a Malik: -Perdonatemi, devo rientrare, ma sta arrivando mio padre per servirvi.-
Infatti un omaccione scuro e possente uscì dalla suddetta tenda e dopo averle sorriso teneramente le fece cenno di rientrare.
Inutile dire che Malik trattenne a stento uno sbuffo seccato, ma dinanzi il mercante fece finta di nulla. 
-Kalimera, buon giorno. Avete già scelto?- La sua voce gioviale e pacata fu una vera sorpresa per il rafiq: in effetti, quell'uomo di quasi due metri lo aveva quasi intimorito. Aveva grandi mani callose, più da macellaio che da mercante di stoffe, sicuramente capaci di spezzare in due il bancone su cui esponeva la sua mercanzia.
-Sì. Questa.- e accennò col capo alla stoffa che la ragazza aveva lasciato poco distante.
-Malista. Ottima scelta!- si complimentò l'uomo prima di dire il prezzo che fece capire a Malik il perché di tanto buon umore.
Col cuore pesante e le tasche più leggere, tornò dai suoi, accolto da inni di giubilo.
-Allora come é andata?- chiese immediatamente Azab.
-Bene. Mi sono accertato del fatto che abbia il seno e non solo...- rispose con uno sguardo balordo, scatenando una risata generale; ma poi, accorgendosi che nel frattempo Baasim era arrivato, torno il serio rafiq di sempre, invitando i confratelli ad appartarsi per cominciare a discutere delle ultime ingiustizie commesse da quel Talal.
 
-Salute e pace, Malik.-
-La tua presenza mi priva di entrambe.-
Quella voce in pochi istanti era stata capace di riportargli alla mente immagini che per mesi aveva tentato di cancellare dalla sua mente. La ferita al braccio parve tornare a bruciare e il cuore si spezzò un seconda volta. 
L'urlo di suo fratello tornò ad assillargli le orecchie.
Lo fissò dritto negli occhi e un moto di rabbia rischiò di mozzargli il fiato, quando vide la pietà farsi strada in quei suoi occhi ambrati.
"Non osare aver pietà di me, lurido bastardo. E' tutta colpa tua." Kadar, il braccio, il rango... Tutto a causa della sua arroganza. Avrebbe voluto urlare quelle parole, vomitargli addosso tutto il suo disprezzo. Distruggerlo, se non fisicamente, almeno moralmente. Non aveva mai odiato nessuno così tanto; prima non se ne sarebbe creduto capace. 
-Cosa vuoi?- sibilò a denti stretti.
-Al Mualim ha chiesto...-
-Di ammazzare qualche mela marcia nel tentativo di redimerti?-
-Più o meno... Si tratta di un certo Talal, mercante di schiavi.-
Malik socchiuse gli occhi. Per quanto fastidio potesse dargli la sua presenza lì, non poteva negare che i crimini di quel figlio di puttana lo avevano preoccupato: aveva mandato diverse lettere al mentore nel tentativo di smuovere un'azione contro quel vile.
 Era tutto perfetto, Al Mualim lo aveva ascoltato, peccato, però, per un dettaglio: Altaïr.
-Cosa sai di lui?-
-So che si muove a nord di qui, dove tiene un magazzino. So che sta preparando una carovana. Dovrei riuscire a evitare i suoi uomini; lui non mi preoccupa.-
"Per forza: é un pisciasotto." non poté fare a meno di pensare ma rispose molto diversamente: -Sei il solito arrogante.-
L'assassino non colse la provocazione. -Le informazioni ti soddisfano?-
-Poco, per nulla... Ma mi accontenterò.- e gli porse la piuma.
Altaïr la prese con un gesto veloce, per poi defilarsi a grandi passi.
Malik accolse la sua uscita di scena con un profondo sospiro di sollievo e, subito dopo, riprese le sue letture. 
Il tempo non parve nemmeno trascorrere, fino a che un urlo, chiaramente femminile, non lo richiamò alla realtà. Guardando fuori da una delle piccole finestrelle della dimora, si accorse che era ormai sera. 
L'urlo si ripeté ancora e ancora, con sempre più insistenza e questo lo mise in allarme, spingendolo ad accorrere fuori, tentando di capire il perché di quel tono disperato.
Tra le grida ben presto cominciò a distinguere delle parole, prima fra tutte "Aiuto!".
Per Malik non fu difficile arrivare alla fonte e la scena che gli si presentò davanti fu terribile anche per lui che di cose orribili ne aveva visto e fatte.
La croce rossa denunciava chiaramente l'ordine a cui apparteneva l'infame che proprio in quel momento stava tentando di violentare la figlia del mercante greco.
La ragazza stava difendendosi con tutte le sue forze: non risparmiava graffi e calci a quella bestia, ma i suoi deboli pugni non potevano nulla contro la cotta di maglia del cavaliere.
-Smettila, sgualdrina!- urlò il mostro, mollandole un ceffone che le fece girare il volto di novanta gradi. 
A quella scena a Malik salì il sangue alla testa, ma si trattenne. Doveva ragionare. Lui era un uomo solo e storpio per di più, l'altro, invece, era armato di tutto punto. Se non avesse calcolato bene le sue mosse, il suo misero pugnale avrebbe dovuto confrontarsi con la spada lunga del templare. 
Tuttavia il tempo passava e la ragazza presto avrebbe ceduto. 
Con il passo felino per cui era diventato famoso, arrivò esattamente alle spalle del bastardo per poi piantare il pugnale con una precisione chirurgica nel breve spazio lasciato scoperto tra l'elmo e la cotta di maglia, tranciando di netto una delle vitali carotidi.
Il templare cadde senza un lamento.
La ragazza rimase un attimo a fissare la lama lucida di sangue fumante, prima di sistemarsi alla meno peggio le vesti lacerate.
Il cuore di Malik batteva forte, ma dal suo volto non trapelava alcun sollievo o sentimento in generale. Il rigore della vecchia vita da assassino probabilmente non lo avrebbe abbandonato mai.
-Ho fatto in tempo?- chiese, non trovando una formula migliore per capire se avesse evitato lo stupro, ma allo stesso tempo per non apparire indelicato.
Lei, chiaramente ancora molto provata, annuì con forza, portandosi le ginocchia al petto.
Il giovane rinfoderò il pugnale e le porse la mano con un sorriso di incoraggiamento. Naturalmente lei si ritrasse, non riuscendo a fidarsi pienamente.
-Sei ferita?- le chiese allora, col tono più dolce e premuroso di cui fosse capace. A dire il vero, non molto convincente.
In ogni caso, lei scosse la testa in segno di diniego. 
-Bene. Ma adesso faremmo meglio ad allontanarci da qui: non é saggio farci trovare con un cadavere, capisci?- 
Lei assentì ma non era ancora pronta a fidarsi.
-Abiti lontano?- 
La ragazza scosse di nuovo la testa. 
-Vuoi che ti accompagni?- per quanto la domanda potesse risultare retorica, Malik aveva paura a dirle semplicemente "Ti accompagno.", lei avrebbe potuto fidarsi ancora di meno.
La fanciulla lo guardò spaesata per diversi istanti, troppo spaventata per qualsiasi decisione: troppo impaurita per fidarsi di quell'uomo armato, troppo terrorizzata di rimanere ancora sola. 
Ma poi un dettaglio la aiutò a prendere la decisione più opportuna. Malik lo capì, quando il suo sguardo cadde sulla sua manica vuota.
Timidamente allungò la mano e il ragazzo la aiutò ad alzarsi. Vedendola più da vicino, si accorse che lo schiaffo le aveva fatto gonfiare la guancia e le aveva spaccato un labbro. 
-Dove abiti?-
A quel punto la ragazza non poté evitare di parlare. 
-O...oltre quell'abitazione con le mattonelle blu, subito dopo la casa in costruzione.-
Malik annuì e si avviò verso il punto indicatogli. La ragazza accanto a lui tremava e muoveva passi nervosi.
In pochi minuti furono dinanzi l'ingresso della sua casa. Questo dettaglio fece stringere ancora di più il cuore di Malik: il templare l'aveva intercettata giusto qualche istante prima lei arrivasse al sicuro a casa sua. Per pochi attimi la ragazza avrebbe potuto evitarsi quella brutta esperienza.
-E' questa porta?- 
-Sì.- sussurrò lei debolmente, gettandosi quasi di peso contro la sua porta. Senza dire una parola l'aprì e se la richiuse alle spalle.
Malik rimase un po' perplesso a fissare l'uscio di legno scuro, ma poi scrollò le spalle senza farsi tanti problemi: la ragazza era troppo spaventata ed era giusto si mettesse subito al sicuro.
Si voltò e fece per andarsene, ma dopo un paio di passi, la sua voce, più alta e sicura, lo richiamò indietro.
-Aspettate!-
Malik si voltò immediatamente.
-Sono stata sgarbata con voi: non vi ho nemmeno ringraziato.- esordì imbarazzata.
-Non mi dovete nulla. Spero solo vi riprendiate presto dallo spavento.- il ragazzo le sorrise con immensa dolcezza e questo la incoraggiò.
-Posso conoscere il nome del mio salvatore?- chiese, allora.
L'altro senza un perché arrossì, ma rispose pacatamente: -Malik Al-Sayf.- e prontamente aggiunse -E io posso sapere il vostro?-
-Callisto.-
-E' un nome splendido.- 
-Grazie. Ma adesso devo rientrare. Vi ringrazio ancora dal profondo del mio cuore, vi sarò eternamente riconoscente!-
-Ve l'ho detto: non mi dovete nulla.- ripeté il rafiq, quasi offeso dall'idea di essere suo creditore.
Lei sorrise con dolcezza. -Allora buona notte, Malik.-
-Buona notte, Callisto.-
 
Il giorno successivo la tensione della precedente serata era sparita completamente.
Anche quel giorno avrebbe incontrato i suoi uomini vicino al mercato per conoscere alcuni dettagli dei traffici di Talal: mentre Altaïr si occupava della sua eliminazione, Malik voleva predisporre alcuni uomini perché liberassero gli ultimi prigionieri del mercante di schiavi.
Tuttavia, mentre lui e Azab stavano dirigendosi al luogo dell'appuntamento, una piccola furia dai riccioli biondi gli si parò davanti con un sorriso a trentadue denti.
-Callisto!- esclamò stupito. -Che ci fate voi qui?- 
-Secondo voi? Vado da mio padre, al mercato. Ma ci credete che avevo sperato di vedervi, sta mattina? Mentre facevo il pane, vi ho pensato, anche perché ne ho fatto un paio di forme in più e mi sono detta che se vi avessi visto, ve le avrei date. Quando si dice la fortuna! Visto che siete qui, posso disturbarvi solo un momento? Vi metto il pane in un cestino e ve lo do, d'accordo? Aspettate qui un attimo.-
Malik tentò di fermarla disperatamente, ma la ragazza era già sparita dietro l'angolo.
-Ieri l'ho lasciata mezza muta e ora quasi non respira tra una parola e l'altra!- biascicò assolutamente sconvolto. 
In tutto questo Azab era piegato in due dalle risate.
-Ma che ridi!- gli urlò addosso il rafiq.
-Questa mattina ti ha pensato! Ah, Malik, amico mio, che cosa mi nascondi, eh? Che hai fatto?- lo sfotté Azab sinceramente sorpreso, quasi invidioso.
-Io non ho fatto assolutamente nulla. E' lei che sta facendo tutto!- ribatté quello debolmente.
-E tu lasciala fare... Magari fosse sempre così... Magari avessi io la tua fortuna! E' una dea, Malik.-
-Adesso piantala, sta arrivando!- lo zittì dandogli una gomitata.
-Tenete. Sono ancora calde.- trillò porgendogli il cestino con una coperta che teneva al caldo le due forme di pane.
-Sul serio, Callisto. Voi non dovete!-
-Insisto. Mi spiace non potermi trattenere di più. Fatemi sapere se vi sono piaciute. Buona giornata!- fece un cenno del capo ad Azab, si voltò e andò via, lasciando il povero Malik a guardarla completamente spiazzato.
Azab che, oltre ad esser goloso di femmine, amava il cibo, non esitò a toccare la calda e invitante crosta del pane. -Ha ragione: é ancora caldo! Posso assaggiarlo?-
-No!- 
Il povero Azab chinò il capo col cuore che piangeva.
 
Anche se piuttosto bizzarro e inopportuno, quell'incontro aveva lasciato Malik piacevolmente colpito e di buon umore per tutto il resto della giornata. Gli aveva fatto scendere nel cuore una pace che non ricordava di provare da mesi, forse da anni.
Ma come si sa la pace é quanto di più effimero possa esserci e proprio la sera stessa, aveva rischiato di essere sbriciolata, nientedimeno che dal suo assassino preferito.
Altaïr quella sera era tornato a restituire la piuma insanguinata e dopo aver passato la notte nella dimora, il mattino seguente, avrebbe finalmente lasciato Gerusalemme.
Poco prima di lasciare il suo ufficio si era fermato a porgergli una domanda.
-Chi era quella donna che hai visto oggi al mercato? La tua donna?-
Malik si mise subito in allarme, ma rispose burbero:-Nessuno di cui tu debba interessarti.-
-Se é la tua donna faresti bene a comunicarlo ad Al Mualim. Sai che deve sapere chi conosce la nostra confraternita...-
-Quando vorrò un tuo consiglio verrò a chiedertelo personalmente, novizio.- lo zittì, congedandolo.
-Ti assicuro che sapere chi ti porti a letto é l'ultimo dei miei pensieri; era solo per avvertirti che ci sono stati dei precedenti e...-
-Ho sentito abbastanza. Fuori.-
Altaïr non se lo fece ripetere.
Lo conversazione con il figlio di Umar gli lasciò l'amaro in bocca, ma in compenso quando di distese nel suo giaciglio, qualche ora dopo, il solo rievocare gli occhi di lei e il suo sorriso cancellò completamente gli strascichi di quella patetica conversazione.
Si addormentò col cuore in pace.
  
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