All’improvviso,
insieme al suono di qualcosa che si strappava, penetrava in un tessuto
molle
privo di resistenze, Togami avvertì salirgli alle labbra lo
spiacevole sapore
del rame.
Il ragazzo
tossì convulsamente e del liquido rossastro, un miscuglio di
sangue e saliva,
gli uscì dalla bocca, colandogli poi giù, lungo
il mento. Che cosa
schifosa, pensò avvertendo le gambe venirgli
meno, cedere
a causa del suo stesso peso.
Un
repentino calo della pressione sanguigna gli oscurò
momentaneamente la vista.
Di colpo si
ritrovò a terra, disteso su un fianco, un braccio piegato
sopra la testa quasi
avesse cercato di arrancare avanti, di compiere ancora un piccolo
passo. Che cosa sciocca,
continuò, aveva
semplicemente cercato qualcosa cui afferrarsi quando aveva compreso che
la
caduta era ormai inevitabile.
Non aveva
tentato la fuga. Non ne aveva motivo.
Togami
Byakuya non era il tipo di persona che sprecava le proprie energie per
sforzi
inutili - persino se si trattava della sua vita -, aveva sempre saputo
in quale
modo sarebbe finita per lui. Per quanto facesse credere agli altri di
aver
sempre tutto sottocontrollo, per la maggior parte la sua era solo
apparenza.
Sin da piccolo gli avevano insegnato a comportarsi in quella maniera
cosi da
nascondere le proprie debolezze, in modo d'apparire freddo e distaccato
anche
quando il proprio animo era colmo d’insicurezze e paure.
Le loro
vite erano pur sempre in mano ad un preside orso-robot psicopatico! Ad
un
simile mostro sarebbe bastato un non nulla per decidere di cambiare le
regole
del gioco, se si fosse annoiato tutti loro sarebbero potuti incorrere
ad un
atroce supplizio prima di morire tra indicibili sofferenze, e tutto
solo per un
suo semplice capriccio.
Probabilmente
era stato proprio per esorcizzare una simile morte che Togami aveva
accettato
quel compromesso. Piuttosto di un colpo arrivatogli a caso da qualcuno
dei suoi
compagni, o da Monokuma, aveva preferito scegliere da sé il
proprio assassino.
Per questo
le aveva permesso di camminargli affianco e di stargli sempre vicino,
seppur ad
una distanza ragionevole, cosi da non essere contaminato dal suo
pestilenziale
fetore.
Byakuya la
osservò con la coda dell’occhio dalla propria
posizione sul pavimento, faticava
a distinguere i contorni della sua figura snella. Tutto gli appariva
sfocato
come avvolto da una spessa nebbia, non sapeva però se la
causa fosse la
mancanza degli occhiali, sbalzati via dal viso a causa
dell’urto, oppure se
doveva incolpare l’ingente emorragia all’addome, da
cui aveva preso a formasi
una larga pozza vermiglia che andava a macchiare la candide piastrelle
del
pavimento. Nonostante la scarsa lucidità non gli erano
comunque sfuggite quel
paio di forbici insanguinate che lei stringeva ancora tra le mani dalle
dita
sottili, né la lunga lingua simile a quella di un serpente
che usciva da quelle
labbra deformate in un sadico e diabolico ghigno.
Fukawa
Touko, no..! Genocider Syo, lo aveva appena pugnalato.
Un’espressione
arrossata e felice, colma di una malata eccitazione si presentava sul
volto
della ragazza che, al colmo della felicità, continuava a
sghignazzare chiamando
il suo nome e delirando: Oh,
Togami il
tuo sangue è così bello e profumato; Togami
sei così affascinante con quell’espressione
sofferente. Gli occhi dietro
alle larghe lenti degli occhiali si erano fatti grandi e lucidi,
sembrava
febbricitante.
- Ti stavo
aspettando Genocider Syo – la salutò Byakuya, la
voce ridotta ad un flebile
suono mentre un sorriso amaro ma contento si disegnava sul suo volto
pallido e
sudato.
Gli si era
rivolto come avrebbe fatto una qualunque persona normale nel incontrare
un
vecchio amico, cosa che nella realtà Togami non aveva mai
fatto (non era
neppure sicuro di averli degli amici), non era mai stato tanto
amichevole con nessun essere umano.
Ma quel
caso, quello di Genocider Syo, era diverso. Era la sua compagna.
In
quell’universo di disperazione e follia lei era l'unica
scelta, l’unica
variabile incognita in quel gioco orchestrato dal pazzo preside-orso.
Il solo
modo in cui Togami poteva avere ancora il controllo sulla propria vita,
ora che
era costantemente controllata dal Preside, come quella di tutti loro.
Perché
Genocider Syo era una serial killer che inseguiva la propria
“arte”, a
differenza degli altri lei non avrebbe mai ammazzato qualcuno per
ordine di
Monokuma. Per lei gli omicidi erano qualcosa di
“sacro”, come ogni artista
riteneva vi sia una profonda sacralità in tutte le proprie
opere. Non gli
importava di rimanere chiusa lì dentro, non le interessava
diplomarsi.
Perseguire la propria arte era l’unica cosa che desiderasse.
- Sapevo
che continuavi a darmi la schiena solo per provare il piacere di
sentire le mie
forbici lacerarti la carne. Ammettilo Byakuya -
- Chissà…
forse è proprio cosi -
- Sai, tu
per me sei speciale. Quindi, per te farò qualcosa di
nuovo… Mi prenderò la tua
splendida testa Togami -
Non mi interessa... fa
quello che devi. Ma purtroppo non gli
rimaneva più voce.
Se fosse
stata lei ad ucciderlo Togami avrebbe avuto l’orgoglio di non
cadere per mano
di Monokuma, sarebbe morto nel modo in cui aveva scelto, senza dare
alcuna
soddisfazione a quel stupid-orso. Anzi, per quel pupazzo la sua fine si
sarebbe
rivelata come un calcio dritto negli stinchi, il processo a Genocider
non
poteva valere, poiché non era iscritta alla scuola, lo era
la sua personalità
predominante Fukawa, ma non la poteva giudicare colpevole,
poiché non aveva
commesso alcun crimine.
E, secondo
le regole che lui stesso aveva imposto, nel condannare un innocente
sarebbe
stato costretto a sterminare tutti i sopravissuti, portando cosi a
termina quel
sadico gioco che lo divertiva tanto.
No, Togami
sapeva che non lo avrebbe fatto, quell'essere si nutriva di
disperazione e non
ne aveva ancora abbastanza.
La mente di
Byakuya si fece sempre più labile, sino a che i suoi
pensieri si annullarono
del tutto. La sua coscienza scivolò lentamente verso
l'oblio.
L'ultima
cosa che i suoi occhi videro prima di spegnersi per sempre fu
nuovamente il
volto di Fukawa/Genocider, sta volta stranamente messo a fuoco.
La ragazza
sorrideva, ancora, e sopra la testa alzava un accetta. Togami aveva
perso il
senso del tempo, quindi non seppe quando l'avesse presa.
Vide l'arma
calare su di lui, sul suo collo pallido, ma non ebbe paura. Non provava
più
niente, il suo intero corpo era divenuto qualcosa di terribilmente
lontano,
quasi intangibile.
L'accetta
non trovò alcuno ostacolo e penetrò senza fatica
nelle carni pallide e fragili
del ragazzo.
Genocider
Syo riempì l'aria con le proprie oscene risate di
eccitazione.
Quanto è volgare,
pensò la sola
testa di Togami trovandosi separata dal resto del corpo, poi anch'essa,
come
tutto il resto di lui, si spense.
Morì, e
quella fu la sua ultima libertà.
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Ovvimanete, quando trovo qualcosa di puccioso e carino, la mia mente pessimista devia dal percorso e crea qualcosa di leggermente (almeno spero °___° ) splatter e truculento. Specifico che non sono un'amante di questa coppia, forse per questo ho scritto qualcosa del genere, in secondo avevo voglia di torturarte un poco quella faccia da serpe di Byakuya (sono sadica..? Forse un po' ^3^ ).
Cmq, spero vi siate un poco dilettati con questa breve one-shot... Godetevela!
p.s: la ff a cui mi riferisco è di valentinenyctophilia correte a leggerla ;D