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Autore: Inu_Ran    18/05/2014    4 recensioni
L’organizzazione è stata finalmente sconfitta ma Shinichi non può tornare grande, inoltre Ran sta male e nasconde un segreto che cambierà la vita di tutti.
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“Ran sono io, da quanto tempo?”
“Un mese.” Rispose fredda.
I libri,i romanzi, le penne e tutto quello che era sopra la scrivania cadde rovinosamente a terra producendo un enorme tonfo. Ma Ran non si fermò, ormai piena di rabbia, prese il portafoto che ritraeva due giovani sorridenti, lei e Shinichi, e la scaraventò a terra frantumando il vetro. I cocci del vetro volarono per tutta la stanza mentre la foto non aveva subito nessun danno. La osservò e voleva che quel sorriso che mostravano entrambi scomparisse, soprattutto quello di lui. Voleva sapere che per una volta lei non era l’unica a soffrire.
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap. 4: Break.

La sua vita era un enorme paradosso: la verità il suo scopo, la menzogna il suo mezzo. Da quando aveva incontrato Gin e Vodka non aveva fatto altro che tessere un enorme ragnatela di bugie. Aveva mentito, aveva progettato piani per non farsi scoprire e poi per un suo stupido errore aveva visto la sua creazione crollare. Eppure avrebbe detto altre mille bugie se queste avrebbero protetto i suoi cari. Ma si sentiva in colpa per aver fatto soffrire Ran. E lei nel momento della verità, aveva alzato un muro di intolleranza e astio nei suoi confronti. Non aveva provato a capirlo, lo aveva etichettato come bugiardo. E si era arrabbiato per questo. Quando però vedeva Ran uscire dalla sua stanza provava un profondo bisogno di proteggerla e stringerla e la rabbia andava via. Aveva provato qualche volta a parlarle ma non era stato facile. I suoi genitori, soprattutto Kogoro, scoperta la sua identità, non volevano che si avvicinasse a lei. Ma Ran non si era mai ribellata, aveva accettato questa decisione , forse anche lei come i suoi pensava che Shinichi fosse meglio evitarlo. I  giorni erano passati e ancora a distanza di un mese non era riuscito a sentire la sua dolce voce. Ogni mattina si recava in ospedale, si sedeva nello stesso corridoio di Ran e attendeva una sua visita. Ma lei non l’aveva mai cercato e lui non si era ancora arreso. Heiji e Kazuha erano andati via già da due settimane poiché non potevano assentarsi per così tanto tempo dalla scuola, i suoi genitori erano a lavoro e venivano qualche volta il pomeriggio per far visita a Ran. Provava invidia per i Yukiko e Yusaku che avevano l’opportunità di vederla e sentire la sua voce, ed anche per i detective boys che potevano passare un intero pomeriggio in compagnia di Ran mentre lui si doveva nascondere per non dover dare spiegazioni ai bambini. In quelle occasioni Ai stava insieme a Shinichi. Parlavano del più e del meno ma Haibara evitava qualunque discorso che comprendesse Ran. Shinichi sapeva che quello era un modo di Ai, anche se un po’ particolare, di esprimere il suo dispiacere e di aiutarlo. Lei non lo confortava come gli altri, non gli dava false speranze semplicemente gli faceva dimenticare per qualche ora la realtà. Shinichi si destò dai suoi pensieri e s’incamminò verso il distributore lì vicino. Aveva bisogno di un caffè. Digitò sul pulsante per la bevanda ma non riuscì ad inserire le monete a causa della sua altezza. Provò a mettersi in punta di piedi ma fu tutto inutile. Stava per perdere le speranze quando una mano piccola e femminile prese i suoi soldi e l’inserì nel distributore. Shinichi si girò e il suo cuore prese a battere velocemente. Pensava fosse lei, ne era sicuro, però si dovette ricredere quando vide Eri. Osservò il caffè scendere lentamente e si rese conto di quanto fosse stato stupido  a credere che fosse stata lei. Prese la bevanda e ringraziò Eri dell’aiuto.
“Kogoro non c’è ed io devo andare a lavoro. Ran rimarrà sola tutta la mattinata.” Disse Eri fingendo di parlare a sé stessa. Shinichi comprese l’intenzioni della donna e la ringraziò mentalmente per avergli donato un’opportunità per stare con sua figlia. 


Ran prese la bandana , che aveva appoggiato  il giorno precedente sopra la scrivania, e si coprì la testa. Si guardò allo specchio e sospirò. I capelli erano completamente caduti, il suo viso era più asciutto e pallido, era dimagrita tantissimo e i vestiti che un tempo le stavano bene adesso erano troppo grandi per un esile corpo  come il suo. Erano accadute tantissime cose nell’arco di un mese: aveva litigato con Shinichi e non aveva avuto voglia di guardarlo in faccia, parlargli o udire la sua voce perché era stanca delle bugie. E si odiava perché nonostante tutto non riusciva ad odiarlo, perché una parte di sé lo rivoleva al suo fianco. Uscì dalla camera e si girò quando sentì un bambino borbottare parole incomprensibili e dare una manata al distributore. Senza accorgersene i suoi piedi si erano mossi verso quel buffo “bambino” per aiutarlo. Si ricordò di tutte quelle volte che lo aiutava perché la sua altezza non gli  permetteva di svolgere alcune azioni e sorrise. Conan per lei era stato come un fratello, la consolava e sostituiva il vuoto che lasciava Shinichi. Era strano pensare che lo stesso che colmava quel vuoto era colui che l’aveva creato. Le mancava il suo fratellino come le mancava Shinichi ma lui le aveva mentito e lei non sapeva cosa fare. Si può odiare e amare una persona contemporaneamente? Ran ci riusciva alla perfezione. Stava impazzendo. Vide sua madre aiutarlo e si sentì un po’ sollevata sapendo che non era solo. Lo guardò per un’ultima volta e s’incamminò verso la stanza per fare la solita chemioterapia.
 
La testa le girava e le doleva terribilmente. Avevano aumentato la dose e percepiva il cambiamento. Anche camminare le risultava difficile e stancante. Sentiva chiaramente le forze venir meno e ad un certo punto le sue gambe non ressero il peso del suo corpo. Chiuse gli occhi ed aspetto l’impatto con il suolo che stranamente non arrivò. Sentì due forti braccia possenti stringerla. Il suo profumo le entrò prepotente nelle narici e comprese subito a chi appartenesse quella fragranza. Ran non aprì gli occhi ma preferì farsi cullare e bearsi tra le braccia dell’uomo che ,nonostante le bugie, continuava ad amare. Forse non l’avrebbe mai ammesso. Non ora. Una cosa era certa non poteva scappare per sempre dai suoi sentimenti.
“Ran, ti senti bene?” Le chiese Shinichi preoccupato per la ragazza. Aveva preso la pillola ed era andato da Ran per poterle parlare dopo un mese di silenzio ma al suo arrivo la ragazza stava cadendo e lui, come un angelo custode, era intervenuto e l’aveva salvato da una brutta botta. Ran annuì perché di parlare non ne aveva voglia.
“Ti devo parlare.” Era così difficile stare zitti? Ran se lo chiedeva da quando lui aveva interrotto il silenzio. Amava la sua voce, la sua espressione felice quando parlava di casi o di Sherlock Holmes ma per molto, troppo tempo aveva sentito i suoi racconti per poi scoprire che la metà di essi non erano altro che bugie.
“Non ora Shinichi. Sono stanca e non ho la forza di farlo.“
“Mi prometti che dopo , quando ti sarai riposata, parleremo?” Ma la risposta non arrivò mai e Shinichi, arrivato nella sua stanza, l’adagiò dolcemente sul letto. Ran aprì gli occhi e fu sorpresa di ritrovarsi lì. Tutto era durato poco. Troppo poco.
Qualche metro più lontano dalla stanza di Ran, sua madre Eri osservava i due ragazzi insieme. Erano fatti per stare insieme. Era questo che aveva sempre pensato. Voleva molto bene a Shinichi e per lei era come un figlio. L’aveva visto crescere, giocare con sua figlia, crearsi piano piano una carriera di detective. Ran le aveva raccontato la verità su Conan e lei, all’inizio, era rimasta un po‘ sorpresa ma credeva, o almeno sperava, che dietro tutto questo ci fosse una logica spiegazione. Si decise ad entrare nella stanza per mandare via Shinichi. Se suo marito l’avesse scoperto si sarebbe arrabbiato ed entrambi sarebbero finiti col litigare.
“Ciao Ran, tutto bene?”Poi si girò e salutò il ragazzo.
“Io me ne vado.” Disse Shinichi rassegnato alla poca volontà della ragazza di parlare con lui. ”Ciao Ran, arrivederci Kisaki-san.” La karateka lo fissò finché non scomparve dietro la porta.
 
Il solito pomeriggio, la solita situazione. Shinichi sbuffò infastidito ma non staccò mai gli occhi dal panorama. Un mese fa aveva scoperto che nel giardino dell’ospedale vi era un piccolo laghetto che ospitava dei pesci. Non erano più di 10 ed erano di colore rosso. Quando ne era venuto a conoscenza si era ripromesso di portarla in quel luogo. Ma dopo tutto ciò che era successo, lui ci andava per rimanere solo a pensare o per scappare dai detective boys. Sbuffò di nuovo.
“Come mai così infastidito oggi? Non hai forse tenuto in braccio la tua bella? Inoltre grazie all’antidoto sarai Shinichi Kudo fino l’indomani mattina.” Gli domandò Ai seduta sull’erba accanto a lui.
“Avrei preferito che mi ascoltasse.” I due rimasero per un po‘ in silenzio e la scienziata fissò Kudo intento a tirare dei sassi per formare dei cerchi nell’acqua. Ormai era diventata un abitudine per lui farlo. Lo distraeva. Sperò che tutta questa storia terminasse e che la karateka comprendesse le azioni di Shinichi. Ran però non ne aveva voglia anzi qualche volta l’aveva sentita chiedere a sua madre se non l’avesse idealizzato, aspettando un uomo che non esisteva. Per Ai, Ran aveva visto tutti i suoi pregi credendo che Shinichi non avrebbe mai commesso un errore, che sarebbe sempre stato impeccabile. Ran non l’aveva idealizzato non aveva capito che non era perfetto. Ma chi a questo mondo lo era? Shinichi aveva imparato dai suoi errori, aveva lottato per i suoi valori, per tutte le persone che teneva e si era rialzato quando la vita gli era crollata addosso. Aveva errato, non era perfetto ma non si era mai arreso. Lui era un vincitore. Ma questo ancora molti non l’avevano capito e Ran ,tenuta all’oscuro della verità, non l’aveva ancora compreso.
“Non ti ha cacciato via. Questo è un buon risultato.”
“Io vorrei fare molto di più, aiutarla. Ma come faccio se dopo un mese l’unica cosa che mi ha detto era: -Non ora Shinichi. Sono stanca e non ho la forza di farlo.-? Continuando così forse tra un anno mi parlerà di nuovo.” Le rispose Shinichi cercando nell’erba altri sassi da poter lanciare.
“Ti stai sbagliando. Non dovrai aspettare così tanto.” Disse sicura di sé la scienziata.
“E da cosa l’avresti capito?” Domandò curioso.
 
“Ciao Ai. Ascolta ti dovrei chiedere un favore.”
“Dimmi.” La karateka si accovacciò arrivando alla stessa altezza della “bambina” per non farsi sentire dai detective boys e dal dottore Agasa.
“Ho notato che sei molto amica di Conan. E’ una settimana che dorme qui...” Ai pensò di aver capito le intenzioni di Ran. Forse voleva che lei convincesse Shinichi ad abbandonare l’ospedale perché la sua presenza la irritava.”… le sedie sono scomode e fredde. Potresti dirgli che è meglio tornare a casa. Se poi vuole venire può farlo la mattina.”
“Perché?” Chiese sempre più curiosa.
“Perché non voglio che soffra… per me. Non dirlo a lui mi raccomando”

Quell’ultima frase l’aveva colpita molto quel giorno di tre settimane fa. Non aveva detto nulla a Kudo poiché era una promessa fatta a Ran. Nonostante lei avesse provato in mille modi possibili a convincerlo che la notte doveva tornare a casa, lui era rimasto lì per un’altra settimana finché la stanchezza e la scomodità delle sedie l’avevano convinto a tornare a casa.
“Allora, mi vuoi rispondere?” Gli chiese di nuovo Kudo.
“Intuito femminile.” Shinichi sbuffò ,per l’ennesima volta, scocciato dalla risposta poco esauriente. “Ran ti vuole bene ma ha bisogno di assimilare tutto ciò che le è accaduto nel giro di 2 mesi. Siete fatti per stare insieme non vi separerete per così poco.” Disse convinta fissandolo negli occhi.
“Haibara sei sicura di stare bene?” La ragazza rimase sorpresa dalla domanda ma rispose positivamente chiedendo il motivo di quest’ultima.
“Perché sei così dolce. Non è da te.” Gli rispose sorridendo.
“Fottiti Kudo.” Ai si alzò e si diresse verso l’ospedale.
“Grazie.” Gli sussurrò Shinichi e lei non poté fare a meno di sorridere.
 
Il sole stava piano piano scomparendo lasciando il posto alla notte. Aveva deciso di fare una passeggiata per rilassarsi. Ai era andata via con il dottore Agasa e i bambini. Ripensò alle parole dette poco tempo fa dalla scienziata e si chiese se avesse ragione. Loro due erano amici d’infanzia, erano cresciuti insieme, avevano affrontato mille difficoltà e sicuramente avrebbero affrontato anche quest’ultima. Perché loro erano Ran e Shinichi. Perché neanche il tempo aveva rotto il loro legame. All’improvviso il suo telefono suonò e nel leggere nel display –Ran- i suoi occhi s’illuminarono. Rispose subito senza perdere neanche un secondo. 
 “Shinichi potresti venire all’ospedale? E’ urgente.” Ran non gli diede neanche il tempo di salutarla che già aveva riattaccato. Spaventato da quella improvvisa telefona, si diresse velocemente da lei. Mille pensieri gli tartassavano la testa e non poteva far a meno di pensare che le fosse successo qualcosa di grave. Accelerò il passo e non smise di correre neanche nei corridoi dell’ospedale. Non bussò alla sua porta ma l’aprì ritrovando nella stanza i coniugi Mori e Kudo, il medico ed ovviamente Ran.
“Perché mi avete chiamato?” Il ragazzo prese un po’ di fiato e poi continuò.”E successo qualcosa?” Shinichi si avvicinò ai suoi genitori, non prima di aver chiuso la porta, e aspettò che qualcuno prendesse la parola.
“Bene, considerando che ci siamo tutti posso iniziare.” Disse con tono alto il medico spostando successivamente lo sguardo ai Mori.” Vostra figlia risponde bene alla chemio ma ora ha bisogno di un intervento: il trapianto del midollo osseo. Trovare un donatore non è facile. Solitamente si prendono in considerazione i parenti del paziente perché vi è la maggiore possibilità che i due siano compatibili. Mi dispiace informarvi che voi, signor e signora Mori, non siete compatibili.” I due interessati non fiatarono ma si poteva notare nei loro occhi una tristezza immensa per l’impotenza di fronte la malattia.
“Ma può accadere che anche un non consanguineo sia idoneo. Ed un po’ di tempo fa una persona ha fatto un prelievo in questo ospedale per sapere se era idoneo per donare il midollo alla paziente Ran Mori. Questa persona è compatibile. Questa persona potrà salvare la vita di vostra figlia. E questa persona è lei: Shinichi Kudo.” Il dottore lo indicò mentre Shinichi strabuzzava gli occhi dalla sorpresa. Non ricordava neanche più quel giorno. Aveva fatto delle analisi per essere certo che non avrebbe potuto fare nient’altro che starle vicino.
“Benissimo. Possiamo farla anche domani l’operazione?” Domandò entusiasta Kogoro.
“Bé, dipende dal donatore. Se lui è d’accordo.” Gli rispose il medico.
“Ma lui è d’accordo, vero Shinichi?” Fu di nuovo il detective dormiente a riprendere la parola. Tutti si girarono verso Shinichi aspettando una risposta.
“Ran…” Lui si girò verso la ragazza e lei notò una velo di malinconia nei suoi occhi.
“Shinichi non...” Riuscì solamente a dire e tremò perché dentro di sé, da un semplice suo sguardo, aveva compreso la sua risposta.
“Mi dispiace, mi dispiace davvero tanto ma io… io non posso farlo.”
 
 
Angolo autrice:
Salve a tutti=) e da un bel po’ che non pubblico ma per scrivere questo capitolo ci sono stata un bel po’. Ho voluto concentrarmi suoi sentimenti di entrambi i due protagonisti e far entrare in scena Haibara. Iniziamo con Ran… ho voluto fare una cosa un po’ contorta lo so ma per quanto una persona ti possa mentire, tranne che sia una bugia troppo grande da poter essere perdonata, non si smette subito, dopo anni, di amare una persona. Ma è anche vero che essere ingannati, nonostante le buone ragioni che hanno spinto Shinichi, può far si che non lo perdoni subito. Inoltre io vorrei che la riappacificazione non fosse dovuta alla scoperta della verità ma dalla fiducia che lei ripone in lui e alla sicurezza che quella persona l’ha fatto in buona fede. Quindi ci troviamo di fronte una Ran in bilico tra odio e amore, perdono e condanna. Shinichi invece cerca di dimostrare il suo amore restandole accanto per quanto gli è possibile. Eri, secondo me, perdonerebbe Shinichi mentre Kogoro sarebbe più restio ma di sicuro non l’odierebbe anche se dopo quello che ha fatto a fine capitolo ho i miei dubbi. Haibara è un bel personaggio, ben fatto e ho voluto introdurla dandogli un ruolo più importante di distributrice di pillole XD. Lei è una persona che non esterna molto i suoi sentimenti e soprattutto è razionale. Non credo illuderebbe Kudo con frasi del genere: Lei tornerà da te, passerà tutto.- Quando poi lo dice e perché ne ha la consapevolezza. Apro una piccola parentesi: per dimostrare i sentimenti di Ran ho voluto introdurre quel piccolo flash-back( ovviamente lei non sa nulla della vera identità di Ai). Alla fine Shinichi non vuole donare e questo si che è un grosso problema. Mi scuso per la spiegazione medica che non sarà soddisfacente ma ricordatevi che non sono un dottore. So che la donazione solitamente deve essere fatta da un consanguineo ma può capitare di essere compatibile con qualcun altro, è una cosa però abbastanza rara. Vi ringrazio tutti e ci sentiamo al prossimo ed ultimo capitolo. Un bacio <3.
  
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