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Autore: lollipop 2013    18/05/2014    10 recensioni
Due culture diverse si incontrano, mescolandosi.
Un amore contrastato, che va oltre la famiglia, oltre le tradizioni.
John si innamora di Mary.
Mary si innamora di John.
Lui è un gipsy, uno zingaro inglese che ormai staziona da anni nella stessa città.
Lei é una ragazza normale, una tipa di città, indipendente e con fin troppi problemi.
Due culture così diverse riusciranno ad amalgamarsi o entreranno in collisione?
Riuscirà John a vivere questa sua storia d'amore impossibile?
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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P.S - per non piangere ancora una volta, non ho riletto il capitolo prima di pubblicarlo, chiedo perdono per eventuali errori di battitura, non credo ce ne siano ma in caso contrario è di dovere mettere le mani in avanti. XD
Buona lettura.


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Capitolo 18

 
Nel mese seguente alle nozze, io Mary abbiamo girato tutto il continente inglese... Abbiamo incontrato vecchi amici e ne abbiamo conosciuti dei nuovi.
Cercavamo una nuova casa, un posto dove poter ricominciare.
Qualche giorno fa però ho ricevuto una chiamata da Brece: Jenny mia sorella maggiore era stata ricoverata d urgenza, ci sono state delle complicanze nella gravidanza e i medici hanno dovuto farla partorire 40 giorni prima del previsto.
Il bambino è in prognosi riservata e i medici non danno speranze sul suo futuro.
Jenny si è chiusa in se stessa, non vuole parlare con nessuno. Se ne sta tutto il giorno rintanata nella sua roulotte a piangersi addosso. Nessuno riesce a tirarla su di morale, a convincerla a combattere…
<< Dobbiamo tornare a Cardiff John. >> queste sono state le parole di Mary quando le ho raccontato della telefonata di Brece.
Ora sono in viaggio, di ritorno in quella città che tanto mi sta stretta... Torno per aiutare Jenny ma non sono del tutto sicuro che lei voglia il mio aiuto!
Lascio Mary allo Zack’s bar e da solo mi reco a casa di Jenny.
Salgo i tre gradini della roulotte e con mano tremante busso alla sua porta ed attendo che mi apra.
Stretta in una mantella di lana marrone, con occhi gonfi e ricolmi di lacrimi ed i capelli legati alla meno peggio, Jenny mi apre la porta.
Sul suo volto tra lacrime e dolori si evince una vena di rabbia indirizzata nei miei confronti.
<< Cosa ci fai tu qui? >>
<< Brece mi ha detto quello che è successo… Mi dispiace molto Jenny. >> le sue labbra tremano, cerca di attaccarmi, di ringhiare contro di me ma in questo momento è debole, debole come non l’avevo mai vista prima d’ora.
Mi lascia entrare e mentre io parlo lei se ne sta in silenzio rannicchiata su di una poltrona.
<< Dov’è Louise? >>
<< In ospedale dalla bambina… >> mi avvicino a lei e stringo con forza le sue mani nelle mie.
<< E tu cosa fai qui… Dovresti essere con tuo marito accanto alla vostra bambina. Quella creatura ha bisogno di te, della sua mamma. >> leggo il dolore nei suoi occhi e le lacrime che improvvise mi bagnano le mani, ne sono la dimostrazione.
<< Non ci riesco… Il dottore ha detto che il mio corpo non è riuscito a reggere la gravidanza… Sono troppo magra John e lo sai perché? Perché ho continuato a dimagrire, a fare stupide diete anche quando ero incinta, odiavo vedermi grassa. Se la bambina sta male è solo per colpa mia! >> scatta in piedi e mi da le spalle, non le vedo il viso ma riesco comunque a sentirla piangere.
L’abbraccio da dietro stringendola contro il mio petto…
<< Hai sbagliato è vero, ma chi non sbaglia nella vita? L’unica cosa che ora ti resta da fare è rimediare al tuo errore… Corri da tua figlia falle sentire che sua madre le è vicina e che combatte per lei. Non arrenderti Jen, non lasciare che tua figlia se ne vada senza sapere quanto la mai. >> si volta ed affonda il viso sulla mia spalla inumidendola.
<< Non voglio che muoia. >>
<< Allora diglielo, ha bisogno di sentire la voce della sua mamma… >>
Credo di averla convinta!
Jenny si lava il viso, lega i capelli in una coda alta ed infila le scarpe.
Prese le chiavi dell’auto si dirige verso la porta, fermandosi sull’uscio di questa…
<< John, ti andrebbe di accompagnarmi? >> le sorrido e le faccio capolino di si con la testa.
Dopo circa un ora siamo d’avanti ad una vetrata trasparente, dietro la quale circa dieci neonati sono chiusi in cupole trasparenti legati a decine di tubi.
<< Eccola la mia bambina… >> Jenny indica la seconda culla al centro della stanza.
Vedo Louise seduto su uno sgabello, ha indosso un camice di colore verde acqua, una cuffietta ed una mascherina.
Ha le mani infilate in due fessure circolari e tocca delicatamente un piccolo batuffolo dalla pelle chiara…
<< Dovresti entrare dentro anche tu. >> mi fa cenno di si con la testa accarezzandomi una spalla.
Prima che Jen entri la fermo: << Hey qual è il suo nome? >>
<< Josephine… Volevo che mi ricordasse noi. >> sorrido e lascio andare una lacrima.
Quando la mamma aspettava Brece, io e Jenny ci divertivamo a scegliere il nome, decidemmo che doveva iniziare con la J, come i nostri e dopo svariate combinazioni, scegliemmo Josephine ma nostra madre aveva ben altri piani…
Guardo mia nipote coccolata dai suoi genitori ed infilzata con degli aghi… I bambini non dovrebbero soffrire in questo modo, ma sono certo che Jo è una bambina forte come sua madre e tutti gli Evans, c’è la farà e presto potremo tutti stringerla nelle nostre braccia.
Trascorro la giornata appiccicato a quella vetrata, guardando i vari bambini “sfortunati” ed i loro disperati genitori.
<< Hey sei ancora qui? >> Jenny esce dalla stanza senza che neanche me ne accorga.
Faccio capolino alla sua domanda mentre il cellulare nella mia giacca inizia a squillare… E’ Mary!
<< E’ lei vero? La tua mogliettina… >> chino il capo evitando lo sguardo di Jenny.
<< Perché non le dici di venire qui, vorrei conoscerla. >> alzo la testa di scatto puntando i miei occhi in quelli di mia sorella. Non riesco a capire se stia scherzando o meno.
<< Dici sul serio? >> Jen si avvicina a me poggiando le mani sulle mie spalle…
<< Questa guerra tra noi non porterà a nulla. John io e te siamo sempre stati uniti, ci siamo protetti ed aiutati a vicenda per gran parte della nostra vita. Sei il mio fratellino e anche se non condivido alcune delle tue scelte tu rimani comunque mio fratello ed io ti amo incondizionatamente. Se avere questa ragazza, Mary, nella tua vita ti rende felice io proverò ad appoggiarti… >>
<< Le dico di venire qui subito. Grazie Jenny. >> l’abbraccio forte per poi correre fuori e telefonare a Mary.
L’orario di visite è terminato, i medici ci permettono di vedere Josephine solo al di là della vetrata trasparente…
Louise è al bar dell’ospedale per bersi un caffè mentre io e Jenny siamo in attesa, seduti nella sala d’aspetto.
<< Ciao… >> con voce tremante Mary si avvicina a noi… Ero talmente preso dalla mia conversazione con Jenny da non essermi accorta del suo arrivo.
Salto in piedi imbarazzato e preoccupato della reazione di mia sorella.
Mary si avvicina a passo lento e con la sua spontanea dolcezza poggia una mano sulla spalla di Jenny che se ne sta seduta con lo sguardo perso nel vuoto.
Sentendo il tatto di Mary, Jen distoglie la mente dai suoi tristi pensieri e posa gli occhi su di lei.
<< Oh, sei arrivata… >>
<< Mi dispiace molto per la tua bambina ma se è forte come sua madre sono certa che si riprenderà molto presto. >> Jen smorza un sorriso, poi picchietta il palmo della mano sinistra sulla sedia di plastica vuota che è di fianco a lei, invitando in questo modo Mary a sedersi.
Mi allontano in  modo tale che possano restare da sole a chiacchierare e conoscersi meglio.
Nell’attesa, fumo una dopo l’altra tutte le sigarette riposte nel pacchetto, sarà a causa del  nervosismo per quello che è accaduto alla mia nipotina o per l’ansia di sapere Mary da sola con Jenny o magari per entrambe le cose… ma non riesco a stare fermo un attimo.
Giro intorno alla mia auto pulendo in modo maniacale, con la manica del pullover, ogni piccola macchiolina che intravedo sui finestrini.
<< John, che stai facendo? >> mi volto e vedo Mary che mi osserva con espressione perplessa…
<< Ci hai messo un eternità… come è andata? >> gli chiedo in modo nervoso.
<< Jenny è davvero una forza della natura come mi hai sempre detto! >>
<< Quindi è andata bene? >> mi strizza l’occhio accennandomi un sorriso…
<< E’ emotivamente distrutta, soffre infinitamente per non poter aiutare sua figlia. Si sente impotente… >>
<< Lo so, spero di riuscire in qualche modo ad aiutarla... >>

Nei mesi a seguire io e Mary siamo rimasti a Cardiff, ogni giorno mi reco in ospedale. Guardo Josephine al di là di questa vetrata trasparente e soffro stringendo mia sorella tra le mie braccia. J
o migliora giorno dopo giorno a detta dei medici ma di farla uscire da quel guscio trasparente non se ne parla… Almeno ora non è più infilzata da tutti quegli aghi…
Come ogni mattino infilo la mia giacca e faccio per recarmi all’ospedale, lo squillare del cellulare mi blocca sull’uscio della porta…
<< Hey Jen cosa succede? >>
<< Ciao John, stai venendo all’ospedale? >>
<< Si certo, perché? >>
<< Porta anche Mary con te… >> non faccio in tempo a chiedere altro che ha già riattaccato il telefono.
Faccio come mi dice, passo allo Zack’s bar e porto Mary con me all’ospedale.
Entriamo con non poca agitazione e corriamo verso il reparto neonatale dove è ricoverata Josephine.
Al nostro arrivo veniamo accolti dall’intera famiglia Evans, ci sono anche gli zii, i genitori di Louise.
<< John! >> Jenny mi si butta al collo abbracciandomi forte. La stacco da me puntando i miei occhi nei suoi… << Cosa è successo? >>
<< Tranquillo… ci lasciano portare Josephine a casa, dicono che è fuori pericolo. >> piange Jenny ed io con lei, le nostre però sono lacrime di gioia…
Mentre Jenny, Louise e gli infermieri preparano la piccola Josephine per dimetterla, noi altri ce ne restiamo in fermento in sala d’attesa.
Io e Mary ci rannicchiamo in un angolino, cerco di tenerla lontana da mia madre che non fa altro che lanciarle sguardi assassini.
Da quando siamo tornati non avevo ancora avuto modo di incontrarla.
Ho visto Brece qui all’ospedale, mio padre alla palestra, Malcom sono andato a trovarlo sul suo posto di lavoro e ai piccoli di casa, Andrea e Peter, ho fatto loro una sorpresa facendomi trovare fuori alla loro scuola… Non ritenevo opportuno andare a casa dei miei e non avevo alcuna voglia di incontrare mia madre.
<< Eccola! >> esclama Brece attirando l’attenzione di tutti noi.
Jenny stringe tra le braccia un piccolo batuffolo rosa che viene subito circondata dal tipico calore gipsy.
L’infermiera ci redarguisce di continuo, invitandoci a fare silenzio.
Josephine passa tra le braccia di tutti. Mio padre la culla commosso, Brece la riempie di baci fino a farla piangere, io e Mary, mano nella mano, ci godiamo lo spettacolo…
<< Tocca a te. >> Jenny mi porge la mia nipotina, scuoto il capo terrorizzato all’idea di poter farle del male solo sfiorandola…
<< Andiamo… >> mi invita, fino a farmi cedere.
Stringo la mia nipotina tra le braccia e so già che a breve mi commuoverò, guardo Mary che già piange e mi sorride felice…
<< E’ bellissima. >> mormora tra un singhiozzo e l’altro.
<< Prendila anche tu. >> le dice Jenny accarezzandole la schiena. Mary le sorride felice mordendosi un labbro.
<< Cosa c’entra lei... non fa parte di questa famiglia. >> Kelly Evans aveva taciuto per troppo tempo ed eccola nel momento meno opportuno, sputare il suo veleno su Mary…
<< Certo che lo è mamma, Mary è la moglie di John e fa parte di questa famiglia. >> vedo mia madre che strabuzza gli occhi ascoltando le parole di Jenny, mentre io, delicatamente, passo Josephine nelle braccia di Mary.

<< John prendi tu quello scatolone d’avanti all’ingresso per favore… >>
Il trasloco è ciò che gli uomini odiano di più… ed io non sono da meno!
Io e Mary ci siamo spostati in una casa degna di questo nome, il suo appartamentino non andava più bene per viverci in due…
Eh si, alla fine abbiamo deciso di restare a Cardiff, infondo anche se mia madre afferma il contrario, qui abbiamo la nostra famiglia e non solo.
Finalmente sono riuscito a vincere i campionati nazionali juniores di box, la cintura d’oro è tutta mia e con mio padre puntiamo ai campionati del mondo… Quindi dove altro potrei andare se non qui?
Anche Mary è finalmente riuscita a realizzare il suo sogno. La signora Brown una vecchia insegnate di danza, la assunta per insegnare nel corso dei bambini.
Tutti i giorni mi torna a casa con ogni singolo muscolo dolorante e perenni mal di testa ma sul suo volto c’è dipinta la gioia di chi, sente di avercela fatta.
Spero un giorno di riuscire ad aprirgli una scuola tutta sua…
Il peggio degli ultimi mesi sembra essere passato… La piccola Josephine cresce in salute e Jenny è sempre più presente nella mia vita ed ovviamente in quella di Mary, anzi, le due sembrano andare molto d’accordo.
<< Jen passa a prendermi alle 17.00, devo accompagnarla a scegliere i fiori per il battesimo. >> già, il battesimo della piccola Jo… indovinate chi sarà il suo padrino?
Mi tuffo sul letto e tiro Mary a me… << Andiamo John lasciami… se ci fermiamo adesso non finiremo più di disfare questi scatoloni. >>
<< Fa un lungo respiro e rilassati per un attimo ti prego… >> mi guarda in cagnesco ma alla fine me la da vinta.
La stringo a me e in un istante mi passa dinanzi agli occhi tutto ciò che ho vissuto da quando, quel giorno al matrimonio di Jenny, quella ballerina furiosa e dal corpo conturbante ha carpito la mia attenzione.
Ho sempre creduto che i colpi di fulmine fossero un emerita cazzata ma a me è capitato proprio questo…
Tutti i tasselli della mia vita si stanno rimettendo al loro posto… ne manca ancora uno però, mia madre.
Spero ancora che un giorno ella possa fare un passo indietro e capire che contrastare l’amore che lega me e Mary non ci porterà a nulla se non ad un dolore che accomunerà tutta la famiglia.
Jenny è riuscita a comprendere questo bizzarro sentimento, mi auguro che mia madre  possa fare lo stesso, ma fino ad allora… non ho alcuna intenzione di piangermi addosso anzi, continuo a guardare in avanti e a sognare il mio futuro con Mary.



 
 



Jenny Evans


John & Mary
 
 
FINE!
 
Nota Autrice:  (scusate l’esagerata lunghezza ma dovevo…)

Eccoci qua, è finita. Giuro che scrivendo questa nota autrice piango ;(
Non credevo che questo progetto mi avrebbe entusiasmata tanto, avevo questa idea, sapevo che era bella, valida ma io che sono una sognatrice ed ho la mente perversa, non lo trovavo eccitante come le altre storie che scrivo.
Eppure tutte voi che avete sempre letto con assiduità questa storia, l’avete commentata, amata, mi avete fatto capire che oltre alla storia d’amore tormentata di questi due ragazzi c’era dell’altro…
Scrivere i capitoli di questa storia è sempre stato piuttosto facile per me a volte temevo di essere banale ma forse è anche questo che l’ha resa speciale, perché diciamocelo… l’amore spesso è anche banale.
In quest’ultimo capitolo ho deciso di spostare la storia su un altro livello, un altro binario. Non ci sono più solo John e Mary come protagonisti in questo chapter, ma c’è anche una storia forte, una nuova vita che nasce e lotta già per sopravvivere…
Ci ho messo un po’ di cuore scrivendo queste righe poiché non poco tempo fa è capitata una cosa del genere anche a me, alla mia famiglia ed ho cercato di mettere un po’ di me in John per far capire come ci si sente in questi momenti.
Forse nessuno pensava che Jenny potesse riconciliarsi con John e dare un opportunità a Mary, tutti voi credevate che lei fosse il vero antagonista di questa storie ed invece non è così… Infondo Jen è una buona.
John e Mary ne hanno passate tante ma non c’è stato un vero e proprio momento nel quale non si sono amati anzi hanno dimostrato che forse almeno qualche volta, l’amore va oltre tutto e tutti…
Io a 22 anni non sono mai stata innamorata, non so cosa significa davvero amare ma, guardando quelli che mi circondano sono riuscita a trarre qualche ispirazione.
Guardo i miei genitori e vedo che nonostante le differenze, le liti e problemi vari, restano sempre uniti.
Guardo la zia Tetta tanto chiacchierona e confusionaria e suo marito, l’adorabile zio Antonio, taciturno e schivo… spesso mi sono chiesta come facessero a stare insieme essendo tanto differenti ma poi mi sono detta che stare con una persona che è identica a te rende tutto più noioso ed ho capito perché stanno insieme i miei zii.
Poi ci sono loro il mio amato zio Salvio e la sua compagna, Aila… ne hanno passate tante in questo ultimo anno, i pianti, i sorrisi, le preoccupazioni e le gioie.
Diversi anche loro, Aila è forte e non si lascia abbattere da nulla mentre lo zio è fragile e stanco delle continuo prove da superare che la vita gli impone dinanzi.
Irascibile lui, buona e paziente lei… si completano a vicenda tanto da riuscire a dare la vita al piccolo Francesco che altri non è che Josephine.
Insomma… se questa storia vi è piaciuta tanto credo che dovrei ringraziare quelli che mi circondano e dai quali ho tratto ispirazione…
Concludo abbracciando tutte le 300 persone che hanno letto questa storia con assiduità.
Un enorme grazie alle 30 persone che hanno inserito questa storia tra le seguite, alle 10 che l’hanno inserita tra le preferite e alle 3 che la ricordano.
Un milione di grazie va anche a coloro che hanno sempre recensito, non vi cito tutte ma sappiate che mi siete state di grande aiuto ed il vostro affetto mi ha commosso tanto.
So di essermi dilungata molto ma con questa storia era di dovere, è la prima volta che sono alla soglia delle 100 recensioni per un mio progetto e questo mi fa capire di essere riuscita con un mio scritto, a far finalmente breccia nei vostri cuori.
Grazie, grazie e grazie ancora…. Spero di ritrovarvi nei miei altri lavori: 
Unbreakable la mia originale drammatica Why me?  sovrannaturale/ drammatica.
Vi abbraccio tutti, vi voglio bene. L a vostra Mary (si, questo è il mio nome, piacere XD )


Xo lollipop 2013 ♥ 
   
 
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