“Bello…”disse Chad
“Già,
molto reale…” commenta quindi Troy mordendosi un labbro.
Taylor
e Gabriella sono silenziose, non guardano nessuno.
Sharpay
compare improvvisamente davanti a loro, le mani sui fianchi, il volto
accigliato, batte la punta del piede a terra, aspetta che qualcuno decida di
confessare, ma dopo alcuni minuti di silenzio, comprende che nonostante tutto
quello che ha già fatto, tocca ancora a lei questo passo.
“Vi
è piaciuto?” chiede con la perfidia di sé stessa quindicenne, un ghigno
mascherato da sorriso “Tay, Gabri i vostri figli sono davvero
pieni di talento!” aggiunge fingendosi stupita, gesticola, muove il
volto, è un’attrice nata. Le ragazze però ancora non dicono una parola e così
le si sente in potere di finire l’opera, dolenti o nolenti i suoi amici “E
poi Tay, hai visto Corbin come interpretava bene Chad? Non trovi Chad?
Sembra…tuo figlio!” Chad balbetta qualche complimento, senza capire
quel tono forzato, come se la ragazza volesse fargli capire qualcosa a lui
ignoto.
Taylor
si tormenta le mani, i capelli, si morde le labbra, non si sogna nemmeno di
guardare Chad, di fronte a lui, a quel ragazzo per cui prova un sentimento
profondo, recondito in fondo al proprio cuore, non riuscirebbe mai a dire il
falso. Dopo però, quando quella maledetta biondina tutto pepe inizia a fare
pesanti allusioni, scatta in piedi, furiosa più che mai, rossa di rabbia,
umiliata, sul punto di piangere, sibila parole dure, parole dettate dalla
testa, contestate dal cuore.
“Zitta!
Non ti permetto, non puoi, non voglio e tu non lo devi fare!” esclama fremente,
trema, ha paura che tutto quello che ha tenuto in piedi fino ad ora, possa
cadere e frantumarsi “Corbin è figlio mio, solo mio, di nessun
altro, forse solo di Troy, perché lui c’è stato e gli ha insegnato come una
padre, mi ha aiutato come un marito, anche se non ci amavamo né ci amiamo ora” pronuncia
parole sconnesse, nemmeno si controlla, non può dir troppo con Chad accanto,
non può ignorare tutto ciò che ha fatto Troy per lei, non può far credere che
lo ha fatto per amore, perché non sarebbe vero e perché c’è Gabriella. Non può
tradirsi perché Corbin è la sua vita.
“No
Taylor, ti sbagli questa volta” le risponde con tranquillità Sharpay,
finalmente contenta di aver ottenuto al sua preziosa attenzione “Tu
l’hai cresciuto, Troy ti ha aiutato, ma lui, Corbin intendo, ha dentro il
sangue e l’amore di qualcun altro…”
“Corbin
è MIO figlio! Sì, in lui scorre anche il sangue del padre ma solo quello,
perché quel amore di cui parli, a quanto ho potuto notare, era solo il mio” conclude con
amarezza, con la pena di una ferita mai rimarginata.
Sharpay
sospira, Taylor è arrivata al limite, sta per gridare tutto e non è giusto che
si scopra così, rovinerebbe tutto il suo lavoro, è venuto il momento di
torturare l’altra anima colpevole, per questo motivo, si volta vero Gabriella,
che aveva creduto di potersi salvare e, con lo stesso tono con cui aveva
parlato a Chad, le si rivolge.
“Cosa
ne pensi Gabriella? Dicci la tua opinione, ti prego! Con la tua Joy il discorso
è più o meno lo stesso non trovi??” dice guardandola perforandole il cuore
da parte a parte “Così dolce quella bimba, una passione smisurata per la chimica,
proprio come la mamma e anche per il canto! È incredibile poi quanto sia
portata per il basket! Sembra proprio una questione di genetica no?”
Troy
a queste parole si volta verso l’amico, equivocando le parole di Sharpay, lo
fulmina, ecco perché erano fuggiti! L’aveva messa incinta! L’avevano tradito,
lui e Taylor, tradito un amore, un’amicizia, una fratellanza secolare! Com’era
potuto succedere?
Sharpay
si accorge della rabbia disegnata sul viso del ragazzo, comprende il malinteso
ed esasperata per la stupidità di Troy, lo colpisce con una ceffone sulla nuca,
quando Troy la guarda adirato e confuso, lei lo fulmina e sibila “Troy,
ascolta tutto quello che dico ma non inventare, va bene?” ordina con
estrema lentezza, come se parlasse con un bambino piuttosto tonto “Joy
non è figlia di Chad, come Corbin non è tuo” chiarisce rilassandolo.
Gabriella
la guarda implorandola di terminare quell’esecuzione, Taylor invece le fa quasi
paura, con quell’aria da mamma arrabbiata.
Chad
e Troy invece, non capiscono niente, o meglio capiscono quello che già sanno ma
di quello che dovrebbero capire non comprendono mezza parola, ma dopotutto cosa
si più pretendere da due giocatori di pallacanestro, con un mezzo neurone per
uno?
Sharpay
decide di cambiare strategia, usa quella più semplice, più ovvia, quella dei
nomi, se anche quella dovesse risultare vana, ricorrerà alle marionette e
spiegherà che i bambini non arrivano con le cicogne…
“Chad, non pensi
anche tu che Corbin sia
adorabile?? Con tutti quei capelli ricci!!! È anche capitano dei wildcats!” esclama senza
perdersi d’animo la biondina, marcando con estrema bizzarria i nomi. Chad però
annuisce con la stessa espressione che aveva quando anni fa cercava di capire
la chimica...”Joy
invece
è la mia stellina musicale!!! Ha quegli occhi blu! Come i tuoi Troy!” ripete la ragazza
rivolta al biondino che le sorride, assentendo con il capo, ma senza riuscire a
centrare il bersaglio.
Sharpay
si passa una mano fra i capelli e si lascia sprofondare nella poltrona libera
in mezzo a loro, stravolta, porta un palmo alla fronte drammaticamente. Com’è
che non se li ricordava così sciocchi? Com’è che aveva creduto che tutto quello
che aveva fatto sino a quel momento sarebbe bastato? Avrebbe tanto voluto
urlare “Troy, Joy è tua figlia, Chad, Corbin
è tuo figlio” ma non poteva, perché non era il modo giusto, non si diventa
padri così! Se solo quelle due si decidessero a spicciare qualche parola in più…
Oltretutto
ha ancora poco tempo a disposizione, fra poco più di mezz’ora saranno
interrotti da attori, insegnati e preside…
“Gabriella…” dice allora,
senza guardare la morettina, che sobbalza e la osserva, in attesa di un nuovo
attacco ”Perché sei scappata? Perché Chad te ne sei andato? Avete creato una
tale confusione!” sospira enigmatica, non guarda nessuno, anche perché sa,
che nessuno gli risponderà, ma Sharpay non conosce così bene i quattro.
“Non
è stata colpa nostra” sussurra appena udibile Gabriella, lanciando un’occhiata
a Chad, il quale decide di contribuire.
“Già,
era solo per fare un giretto un po' fuori all'inizio, poi lei ha scoperto che...e non abbiamo più potuto tornare indietro”
“Si
può sempre tornare!” ribatte brusco Troy, approvato dalla bionda e dalla
bruna che annuiscono con vigore.
“Non
si tratta di saltare su un treno e fare dietrofront!” abbaia Chad “Potevamo
farlo certo, ma che avreste pensato se fossimo tornati con la notizia di una
creatura in più?”
Sbalorditi,
Troy e Taylor, ammutoliscono, la conclusione a cui sarebbero arrivati sarebbe
stata la più ovvia, la più pessimistica e errata, e non solo loro, ma di certo
non sono dell’umore di ammettere un torto. Perciò ribattono con le banali,
tipiche, frasi di chi si finge migliore di quel che è.
“Non
per forza! Ti avrei creduto Chad, avrei creduto a qualunque cosa mi avessi
detto!” esclama arrabbiata Taylor, senza mentire.
Colpito
e affondato, ecco come si sente Chad, che non può fare a meno di imprecare
mentalmente contro la giovane Gabriella, che l’aveva convinto di quello che
avrebbero pensato gli altri, e contro di lui, perché aveva ceduto e poi si era impietosito
e l’aveva aiutata, si era affezionato a Joy e l’aveva cresciuta.
Troy
invece non dice nulla, ascolta solamente e pian piano un’intuizione si fa largo
nella sua mente, come un fascio di luce, illumina tutte quelle piccole cose che
lo avevano insospettito, ma che poi aveva ignorato, comprese le allusioni di
Sharpay che gli sembrano sempre più chiare e meno misteriose.
Infine
gli risuona in testa quella canzone, che Joy aveva cantato quel pomeriggio, perché
si era chiesto allora e si chiede adesso, Gabriella gliel’aveva insegnata? Certo,
le piaceva, ma perché cantarla sua figlia?
La
soluzione gli balza agli occhi e lo acceca per qualche istante, lo inibisce, lo
allibisce, eppure è la più bella, la più possibile…
“Joy…” sussurra alzando
lo sguardo su Gabriella, che lo ricambia stupita “Joy…è mia figlia”
Non
è una domanda, nota Sharpay, più che altro una realtà che lo ingloba finalmente
e lo pone sul trono che gli spetta, accanto alla sua regina, di fronte alla sua
erede, con tanto di scettro e corona.
Gabriella
osserva attentamente l’espressione dell’uomo che ama, prima è irritata, poi
diviene sempre più felice, beata, con gli occhi luminosi la guarda
sorridendole.
“Amore
mio, Joy è mia figlia, nostra figlia, abbiamo una figlia!” esclama
estasiato.
Gabriella
radiosa, si alza e gli salta al collo lo bacia dovunque ridendo con lui,
incrociando le mani, le dita, le labbra, gli sguardi, non avrebbe mai creduto
che l’avrebbe presa così bene, ma aveva dimenticato quanto l’amasse Troy, il
quale è felice come non è mai stato mentre riabbraccia la sua dolce regina,
finalmente, innamorato come a 16 anni, gioioso come solo un padre può essere.
Il
resto della comitiva li osserva, un po’ stupiti, sicuramente contenti, con un peso
in meno sulle spalle e uno che però grava ancor di più, perché diventa sempre
più evidente.
Chad
infatti mentre guarda l’amore sbocciato di nuovo dei due amici, inizia ad
arrivare alle stesse conclusioni di Troy, non è tanto difficile ora, guardare
le coincidenze, vederle ed interpretarle con le occhiate eloquenti di Sharpay
che lo spinge sempre di più verso la verità.
Taylor
però non è disposta a fare pace tanto facilmente, a cedere tanto facilmente,
non dopo tutto quello che ha perso, non dopo tutti i sacrifici che ha fatto.
Si
alza e si avvia verso l’uscita del teatro, cercando di affrettare il passo e
ritrovare presto Corbin, vaga per i corridoi, entra nelle classi affollate
dagli studenti, esuberanti e eccitati per la popolarità del musical, la bravura
degli attori, dei cantanti, il racconto così reale, così moderno.
Taylor
non può fare a meno di ricordare che la stessa reazione, era avvenuta dopo il
provino dei meravigliosi Troy e Gabriella, sorride un poco e si lascia
trasportare per qualche istante dall’adorabile sensazione di aver vissuto
quella storia, di essere stata lei stessa una protagonista.
Mentre
si impregna di quell’emozione dolce come lo zucchero, inquadra davanti a sé il
figlioletto, attorniato da un folto manto di fan accaniti che lo sommergono, e
non solo da quelli. Prima che possa fare nulla, vede Chad accanto a suo figlio,
è ancor più impressionante la somiglianza.
Chad
sembra pensare lo stesso, la guarda con aria torva, ma quando Corbin lo tira
per la maglietta e lo mostra ai compagni, come un amico e spiega che
importantissimo ruolo aveva avuto nei widcats ai suoi tempi, si emoziona e
passa una mano nei ricci del bambino, uguali ai propri.
Allora
allunga una mano verso Taylor, la quale, si arrende e l’afferra con un sorriso
di sfida, quello che lui adora tanto.
Chad
l’attira a sé e la bacia con passione, quasi si stupisce di venir ricambiato ma
felicissimo, la stringe a sé.
“Ti
amo” le sussurra quando si separano “E anche il mio mini-me”aggiunge
prendendo in braccio Corbin, che non si lamenta, perché lui aveva capito tutto molto
prima.
“Ti
amo anche io” ribatte Taylor, abbandonandosi fra quelle braccia calde che
le mancavano da parecchio, troppo, che amerà per sempre.
Tantissimi bacci a tutti quello che leggono!!!!
Sinfony