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Autore: Ankls_    18/05/2014    5 recensioni
"Per scoprire il valore di un secondo, chiedilo ad una persona che è sopravissuta a un incidente"
Gli ultimi pensieri di una ragazza, mentre viene portata d'urgenza in ospedale dopo un grave incidente.
Dal testo:
"Mi sento, invece, come se fossi dentro una grande bolla soffocante, una di quelle che i bambini usano per rotolarsi nell'acqua. Le ho provate anche io da piccola, solo che non riesco a ricordare in questo momento."
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il tempo passa. Anche quando sembra impossibile. Anche quando il rintocco di ogni secondo fa male come il sangue che pulsa nelle ferite."
 
Si muove tutto in fretta. Mi sembra di sentire il cuore battere come un tamburo.

Tump. Tump. Tump. Tump. Tump.
 
Sembra tutto troppo opprimente in questo momento. Le mie labbra secche e la gola che brucia non sono niente in confronto al pulsare martellante sul mio petto. La gente mi lancia sguardi preoccupati senza che io ne capisca il motivo. E' tutto così confuso. Sembrano delle piccole macchie sfuocate che parlano e si muovono troppo velocemente. Non credo di essere in paradiso, anche se le luci al neon poste sopra di me sono talmente accecanti che potrei pensare il contrario. Mi sento, invece, come se fossi dentro una grande bolla soffocante, una di quelle che i bambini usano per rotolarsi nell'acqua. Le ho provate anche io da piccola, solo che non riesco a ricordare in questo momento. La mia mente riesce a proiettare solo l'immagine di due grandi fari gialli che si fanno sempre più grossi, venendomi addosso, il rumore di lamiera strappata e vetri infranti. Cerco di portarmi una mano al petto per cercare di calmare i battiti. Le fitte di dolore si sentono anche solo provando a spostando un dito, stranamente coperto di sangue. Mi sto agitando: non riesco a prendere aria sufficente per respirare neanche con la mascherina ad aiutarmi.

Tump. Tump. Tump. Tump.
 
Sembra un orologio.

Tic. Tac. Tic. Tac.
Tump. Tump. Tump.

Credo che prima mi abbiano somministrato qualcosa per attenuare il dolore, perchè fino adesso non sentivo la testa pulsarmi insistentemente, muscoli e ossa gemere, mentre il carrellino su cui mi stanno trasportando sobbalza alle imperfezioni del pavimento.

Tump. Tump.

I miei occhi incomiciano a vedere tutto più nitido, per un istante.
Mia sorella mi stringe la mano, mentre mi dice che andra tutto bene. Povera sorellina, l'ho fatta piangere. E lei non ha mai pianto per me. Neanche quando la mamma la sgridava per avermi fatto male. Da piccole ci odiavamo.
"... Passa in maniera disuguale, tra strani scarti e bonacce prolungate..."
Mi sento un mostro ora.
-Andrà tutto bene...- cerco di dirle, ma la mia voce è poco più di un sussurro.
Ho la gola secca. Ho bisogno di acqua. La testa mi martella. Ci siamo fermati, qui la luce è meno forte.

Tump.
Tic. Tac.

Una volta ho letto una poesia anonima: una poesia sul tempo. C'era una frase che, per mia sfortuna, riesco a comprendere a pieno solo ora. Diceva: "Per scoprire il valore di un secondo, chiedi a qualcuno che è sopravvissuto a un incidente."
Io non credo che sentirò mai qualcuno chiedermi di spiegargli cos'è un secondo, a questo punto.

Forse riuscirò a vedere ancora una volta quel ragazzo carino a scuola.
Quello che si siede sempre davanti a me.
O forse no.
Mia sorella sta ancora piangendo. Vorrei dirle di smetterla, perchè io non sento niente, mi sembra addirittura di star galleggiando sull'acqua; mi sento leggera.
-Jane. Non addormentarti... per favore...- piange. Ormai riesco a capirlo solo sentendo l'umidità della mano che sto stringendo. Si sarà asciugata le guance tante volte in troppo poco tempo. Cerco di stringergliela forte, per farle capire che va tutto bene. I dottori in mascherina bianca sono sempre meno rumorosi. E io sempre meno cosciente. Tutto si fa sfuocato. L'ultima cosa che sento, prima del buio totale, è il bip prolungato della macchinetta affianco a me.

"...ma passa. Persino per me."
Tic. Tac.
   
 
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