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Autore: _itsmyworld    18/05/2014    4 recensioni
Ed era come se Hazel si ritrovasse catapultata in una vita completamente diversa da quella che viveva prima. Ed era come se quella ragazza fosse stata sempre così, fosse stata sempre così tranquilla.
Ogni persona chiudeva in se stesso un demone ed il suo era davvero forte, così forte che non poteva essere sconfitto. La perseguitava. Quel demone, che per lei era il suo passato, non lasciava la sua testa e continuava a rovinarle la vita. Trova nuovi amici, ma anche nuovi nemici. Si affeziona a queste persone che le stanno vicino e la fanno sorridere sempre, ma anche se ha tanta gente vicino lei, inconsciamente, vuole lui. Sono ostinati entrambi, provano un odio reciproco. Lui odia il carattere altezzoso di lei, quando non sa cosa si nasconde sotto quella ragazza che sembra tanto dura. Lei odia il giudicare senza conoscere di lui. Un odio reciproco, nato per futili motivazioni. Un odio così debole, che l'amore manderà a frantumi. L'amore vero, quell'amore che non nasce dall'oggi al domani. Quell'amore che ti fa sentire il bisogno di avere lui vicino.
L'amore che ti fa capire che lui è il solo che riesce a renderti forte.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO QUATTRO
(leggete lo spazio autrice)


Erano passati tre giorni dalla festa, tre giorni da quando non uscivo più con quel gruppo e tre giorni da quando avevo sputato quel verme di Zayn. Mi stavo affezionando a lui e mi dispiaceva la situazione in cui eravamo finiti. Quella sera, quello che stava per succedermi m'aveva scossa ed ero diventata scrontrosa, ma non volevo prendermela con lui, però quando mi aveva 'giudicata' senza conoscermi mi aveva fatto innervosire davvero. Ammetto che posso dare l'impressione di una altezzosa e così via, ma comunque nessuno poteva dirmi certe cose. Ormai avevo capito che lui odiava me e io odiavo lui, tutto perfetto.
La cosa che odiavo di più in quel momento, era il bus completamente pieno di ragazzi che spingevano tutti credendosi simpatici, quando in realtà tutti volevano ucciderli. Quella mattina Juliet mi aveva inviato uno dei tanti messaggi in cui mi chiedeva di vederci, con la differenza che quella volta non avevo rifiutato. In fin dei conti con il gruppo, escludendo Zayn, mi trovavo bene e Juliet si stava rivelando una buona amica e rompere i contatti con lei non mi sembrava una buona idea. Finalmente arrivai a scuola e spingendo tutti, scesi dal bus raggiungendo Juliet, che mi aspettava fuori il cancello del grande edificio.
«Ciao» la salutai timidamente.
«Ciao tesoro» m'abbracciò e subito ricambiai sorridendo sincera. Temevo m'odiasse per il mio comportamento davvero strano, ma come sempre mi sbagliavo.
«Scusa se non mi sono fatta viva in questi giorni, ma dovevo sbollire la rabbia nei confronti di una persona» ammisi divertita e subuto la sentì ridere, segno che lei sapeva tutto.
«Zayn ci ha raccontato tutto, giuro che quando mi ha detto che l'hai sputato volevo farti una statua» rise «Nemmeno Liam si è infuriato per la sua auto, il moro voleva solo una scusa per farti infuriare e a quanto vedo, è riuscito nel suo intento» continuò ridendo e io m'infuriai ancora di più.
«Ti giuro che appena lo rivedo devo contare fino a dieci per non saltargli addosso. Altre ragazze salterebbero addosso a quel energumeno per altri motivi, io lo farei solo per ucciderlo e godere nel vedere lui steso per terra circondato dal sangue che esce dal suo corpo per colpa mia» dissi con occhi sognanti.
«Ok Hazel calma, perchè mi fai paura» mi mise le mani sulle spalle, per calmarmi.
«Si scusa» dissi per poi scoppiare a ridere.
«Comunque ti va se saltiamo scuola?».
«Juliet sai che vorrei tanto, ma non posso proprio oggi» risposi dispiaciuta. Oggi era il giorno dell'incontro scuola-famiglia e sapevo con certezza che se avessi saltato scuola, i docenti avrebbero detto dell'assenza ai miei e non volevo sopportarmi le loro prediche.
«Ok dai, allora facciamo così. Stasera usciamo tutti insieme e quando dico tutti, dico tutti» mi minacciò.
«Non posso rifiutare vero?» chiesi e lei scosse la testa «Ok, ci sarò» dissi rassegnata.
«Brava la mia Hazel» disse dandomi un sonoro bacio sulla guancia e io sorrisi «Preparati perchè non dirò mai più una cosa del genere, ti voglio bene cara mia» sorrisi e subito l'abbracciai.
«Anche io, mi sono affezionata molto a te» mi strinse ancora più forte, così forte da farmi mancare il respiro.
La campanella suonò ed entrambe ci dirigemmo nelle nostre rispettive aule, dandoci appuntamente in cortile all'ora di pausa. Alla prima ora avevo storia e la cosa positiva era che la prof non faceva nulla, essendo preside e quindi aveva davvero tanti impegni che in aula non era quasi mai presente.
Mi sedetti al mio solito banco e aspettai la prof, ma non arrivò.
«Ragazzi silenzio, oggi la prof non verrà quindi siete scoperti. Non potete girovagare per la scuola, è una sua raccomandazione» c'avvisò il bidello per poi uscire dall'aula.
«Fechtner sei triste che non potrai studiare oggi?» chiese quel cretino, che si trovava a due banchi dietro di me. Mi voltai e appena notai quel suo sorriso su quella faccia  che si ritrovava, mi venne voglia di alzarmi e di tirargli un calcio nei suoi gioielli, sempre se li possedeva.
«Malik ti manca il gusto della mia saliva sul tuo viso da emerito cretino?» chiesi lasciando l'intera classe a bocca aperta. Non parlavo così da anni e i compagni che mi conoscevano dal primo, lo sapevano benissimo.
«Periodo di ciclo?» rise.
«Desideri essere castrato?» chiesi facendogli un occhiolino e provocando l'illarità dell'intera classe.
«Vieni fuori» disse alzandosi e raggiungendo il mio banco, scoppiai a ridere.
«Scusate vuole essere castrato in privato» dissi alzandomi, per poi superarlo ed uscire dall'aula.
Stavo camminando con lui dietro, fino a quando non mi tirò per un braccio facendo aderire la mia schiena contro il muro freddo del corridoio. Alzai lo sguardo e mi 'scontrai' con i suoi occhi, che mi guardavano stracolmi di rabbia. Era la seconda volta che lo guardavo davvero e non era per niente brutto, anzi era davvero un bel ragazzo. Tanto bello quando cretino ed antipatico.
«Chi credi d'essere? Come osi prendermi in giro davanti a tutta la classe?» chiese avvicinandosi a me, quasi a far aderire il suo petto al mio.
«Zayn stai calmo, non ti rovini la reputazione da cretino che hai, la rafforzi soltanto» sorrisi, facendolo innervosire ancora di più e lo capì dalla presa che aumentava d'intensità.
«Ti riempirei di botte, ma le ragazze io non le tocco per fortuna tua».
«Lo stai facendo» dissi osservando la sua mano stretta al mio polso «Lasciami e vedi di andare a fanculo amore mio» dissi avvicinandomi a lui, così vicino da sentire il suo respiro sulle mie labbra, non era molto più alto di me. Sapevo farci con i ragazzi, sapevo come incantarli e come farli illudere. Come loro si divertivano con le ragazze, io lo facevo con loro. Ricambiavo il favore, se così poteva essere chiamato.
Non ero più la vecchia Hazel, ma quando dovevo riusavo qualcosa in cui ero una maestra in passato, sempre in modo moderato.
Lo vidi irrigidirsi e io usai quel suo stato per sfuggire da lui e dalla sua presa diventata troppo debole.
«Stronza» disse dando un pugno al muro, per poi dirigersi verso il bagno. Tra me e Malik era iniziata una guerra, una guerra davvero ardua da vincere ma dovevo riuscirci, dovevo distruggerlo. Non riuscivo ancora ad individuare la causa di questa ostilità reciproca, forse il suo giudicare senza conoscere e il suo emanare senteze senza nessuna logica mi davano ai nervi e poi odiavo quel suo faccino. Era bello come un dio greco, dovevo ammetterlo, ma si dava troppe arie. Si credeva davvero un dio sceso in terra, aveva paura di rovinarsi la reputazione di fighetto della scuola e io odiavo le persone così, le odiavo davvero. Quando ero ancora la vecchia Hazel odiavo i fighettini, coloro che usavano i più sfigatelli e con il mio gruppo, orribile gruppo, passavamo il tempo ad insultarli e farli sentire come si sentivano i ragazzi da loro usati ed era un grande divertimento.
Con Zayn non avrei fatto la stessa cosa, primo perchè lui non faceva nulla del genere e secondo perchè non ero più quella di un tempo. Tornata in classe notai tutti fissarmi.
«Si trova in bagno, è corso piangendo per il calcio dato» dissi e tutti risero, ma si fermarono quando videro Zayn entrare. Mi voltai e sorridendo sorniona, mi sedetti al mio posto infilandomi le cuffie nelle orecchie.
Le prime tre ore passarono nello stesso modo, io e Zayn che ci stuzzicavamo e i professori che ci riprendevano perchè disturbavamo troppo. Molto spesso notavo un suo sorriso divertito mentre mi dava fastidio, come se lo facesse solo per divertimento senza nessun tipo d'odio e la cosa mi dava davvero al cervello. Io odiavo lui e lui doveva odiare me, l'odio doveva essere reciproco altrimenti non vi era nessun tipo di divertimento. Finalmente mi trovavi in cortile e stavo aspettando Juliet, dopo nemmeno due minuti arrivò con il suo bel sorriso stampato in viso e m'abbracciò.
«Andiamo dai, ho fame e stanno aspettando noi per mangiare» disse prendendomi per mano e trascinarmi, come se non volesse farmi scappare e sapevo benissimo da chi. Infatti, appena arrivate al tavolo lo vidi seduto con tutti gli altri, mentre scherzava animatamente. L'osservai e appena vidi quel suo sorriso, appena vidi quelle labbra così particolari distendersi e far sparire quei piccoli taglietti quasi invisibili, sorrisi anche io. Un sorriso così leggero che nessuno lo notò, un sorriso che mi mando in confusione. Perchè avevo sorriso? Perchè ero ferma ad osservarlo mentre rideva? Perchè conoscevo così bene le sue labbra? Cosa cavolo stavo facendo?
«Hazel devi venire a fare la fila?» chiese Juliet riportandomi con i piedi per terra.
«Cosa? Ah si, arrivo» dissi prima di salutare tutti.
In fila Juliet mi guardò e scoppiò a ridere.
«Cosa ho fatto?» chiesi curiosa.
«Ti sei incantata a guardare Zayn e lui credo se ne sia accorto» disse ridendo e io diventai rossa.
«Oh mamma, non ci posso credere» dissi comprendomi il viso con le mani e ridendo. Non avrei mai immaginato che potesse accorgersi di me che lo fissavo «Quindi anche lui mi stava guardando» pensai ad alta voce, facendo ridere ancora di più Juliet. Rideva così tanto da piangere.
«Chi ti capisce è bravo».
«Cosa vuoi dire? Dai Zayn è un bel ragazzo e lo sai benissimo, però l'odio come non mai» dissi mentre camminavamo verso il tavolo, dopo aver preso da mangiare.
Mi sedetti tra Juliet e Niall, che mi sorrise sincero. Mi trovavo bene con loro, erano tutti molto simpatici e non mi facevano sentire mia in imbarazzo.
«Dov'eri finita Hazel?» chiese Harry, che si trovava difronte a me.
«Non mi sono comportata bene l'ultima volta che ci siamo visti e quindi pensavo non voleste più vedermi» ammisi.
«Non ti sbagliavi» bisbigliò Zayn, ma lo sentì comunque. Mi voltai a guardarlo ed era impegnato a mangiare il suo panino, guardando un punto fisso davanti a lui. Alzai gli occhi al cielo e mi voltai verso Juliet che rise sotto i baffi, contagiandomi.
«Ma cosa vai dicendo? Ci sei simpatica e poi quello è un cretino, dovresti saperlo» confessò Liam facendo un occhiolino al quale risposi con un sorriso.
«Io cretino? Ma vi rendete conto di quello che state facendo. Ok che è troia questa ragazza, ma non preoccupatevi che non vi darà nessuna soddisfazione» sbottò il moro e io rimasci scioccata. Avevo sentito male o mi aveva chiamato davvero in quel modo? Adesso stava davvero arrivando al limite e mi stava facendo davvero alterare.
«Scusa come mi hai chiamato? Non ho capito molto bene» dissi lasciando cadere il panino nel vassoio
«Hai capito benissimo invece» disse alzandosi per poi uscire dalla mensa.
«Scusatemi» mi rivolsi ai ragazzi e poi lo raggiunsi quasi correndo. Doveva chiedermi scusa e non l'avrei lasciato in pace fino a quando non l'avrebbe fatto, costi quel che costi.
«Fermati Zayn» urlai e lui si girò immediatamente.
«Cosa vuoi?» chiese una volta che l'ebbi raggiunto.
«Come ti sei permesso a chiamarmi così? Tu cosa sai di me? Sai, odio così tanto il tuo giudicre senza conoscere. Tu non sai cosa ho passato io e cosa passo ancora, non sai come vivo. Tu non sai nulla di me e non devi giudicarmi» urlai cercando di non piangere.
Lui non sapeva nulla di me, non sapeva cosa avevo dovuto passare in passato. Lui non sapeva com'ero fino a qualche anno fa, lui non sapeva che molta gente aveva paura di me e del mio modo d'essere prima. Lui non sapeva nulla.
«Non ti conosco hai ragione, ma volevo farlo. Si, non guardarmi con quella faccia, volevo conoscerti meglio e l'avrei fatto se non avessi sfoggiato con me il tuo caratteraccio» mi paralizzai.
«Sai quella sera stavo per essere molestata da un tizio durante la festa. Io ti sono grata per avermi salvata e ti dico anche che ero felice d'essere diventata tua amica» confessai voltandomi con l'intenzione d'andare via, ma mi bloccò.
«Aspetta» mi voltai e per la terza volta, i miei occhi si scontrarono con i suoi. Quanto odiavo quello sguardo, l'odiavo così tanto anche in quel momento. Mi stava guardando come se volesse studiarmi, come se volesse scomprire quello che avevo vissuto in passato «Raccontami di te, vuoi?» chiese improvvisamente sorridendomi e per la prima volta, dopo anni, sul mio viso si formò un sorriso sincero. Si formò un sorriso vero, quelli che fai quando sei felice e spensierata.
«Sei strano lo sai vero?» chiesi divertita e lui annuì sollevando le spalle, cercando di non ridere «Un giorni ti racconterò, ora devo tornare in aula».
«No, stasera mi racconti tutto. Usciamo io e te, se per te va bene» propose e sorrisi annuendo, lo salutai e poi raggiunsi l'aula.
Come stavo? Male, davvero male. Fino a qualche minuto fa eravamo in mensa ad ucciderci con lo sguardo e ora? Ora avevo bisogno di quello sguardo.
Non poteva essere scemato il nostro odio, non poteva essere scomparso così improvvisamente. Era impossibile.
Non poteva succedere. Io odiavo lui e lui odiava me, tre giorni fa avevo sputato sulla sua faccia e c'eravamo detti parole orribile, proprio come pochi minuti fa in mensa ma tutto era scomparso. Non era vero odio? Può essere, era un odio fondato su incompresioni futili e poi quei suoi sorrisi quando m'insultava? Quel suo tono freddo ed alterato usato in mensa? Stavo andando in crisi, mi stava mandando in crisi.
Le ore passarono e così anche i colloqui. Mamma e Tom furono fieri di me, anche se negli ultimi giorni avevo avuto un comportamento non molto tranquillo e la colpa andava sicuramente al ragazzo che mi stava aspettando in auto fuori casa mia. Mi guardai allo specchio e notai un sorriso bellissimo, non sorridevo così da troppo tempo. Mi stava succedendo qualcosa, ma non sapevo cosa. Salutai mamma e Tom e poi uscì di casa. Quella sera indossavo un semplice jeans e un maglioncino, che mi teneva al caldo. Entrai in macchina e salutai Zayn con un 'Sera' al quale lui rispose con un sorriso. Non doveva sorridere.
«Dove ti porto?» chiese e io scossi la testa, non sapendo cosa rispondergli «Facciamo così andiamo in pizzeria, mangiamo e poi restiamo lì a parlare» annuì.
Nessuno parlava, se una piuma della sua giacca fosse caduta sui tappetini dell'auto, avrebbe fatto rumore. Mi sentivo in imbarazzo e quel mio stato d'animo mi spaventava, non mi ero mai sentita così..strana?
«Fino a questa mattina eri una macchinetta, cosa è successo? Durante queste ore un gatto ti ha tagliato la lingua?» chiese osservandomi per un secondo, prima di tornare a guardare la strada. Sorrisi a quella su frase buffa e lui lo notò «Non sorridere solamente, parla fessa» mi provocò sorridendo.
«Ehi, non chiamarmi così. Tu....».
«Io non ti conosco, lo so. Dopo stasera saprò tutto di te e tu di me» mi sorrise, sorriso che ricambiai.
«In realtà volevo dire che sei un cretino, ma fai un po te» dissi con ovviettà e lui mi guardò sbigottito e risi di gusto. Risi come non mai e lui sorrise, sorrise nel vedermi ridere.
«Non ti avevo mai sentito ridere, sei contagiosa» ammise.
«Io non mi sentivo ridere da troppo tempo» ammisi tornando seria e mi ritrovai a pensare alla mia ultima vera risata, erano passati anni. Mi ricordo, che nel mio periodo buio dove vi era la Hazel sbagliata quella che combinava sempre guai, ridevo sempre e anche se ridevo per cose adesso a me sbagliate, ridevo davvero. Ridevo perchè ero felice. Ero felice, felice per cose non giuste che mi hanno portato alla tristezza più totale.
«Comunque non ti sembra strana questa situazione?» chiese Zayn, notando il mio sguardo spegnersi.
«L'aggettivo strana, non riesce a descrivere questa situazione» risi, seguita di lui.
«Comunque scusami per come mi sono comportato in questi giorni, solo che volevo non considerarti e quindi ti criticavo. Motivo stupido, ma vero» confessò, continuando a guardare la strada senza distrarsi. Lo guardai stupida.
«Scusami anche tu. Io mi sono comportata così perchè non mi è piaciuto il tuo comportamento. Posso essere passata per la menefreghista quella sera, ma quello che poteva succedermi m'aveva scossa davvero tanto» dissi osservando fuori dal finestrino la gente che passeggiava tranquilla.
«Se devo dire la verità, quello che provavo nei tuoi confronti non era odio, solo nervoso per il tuo carattere» rise.
La conversazione si concluse così, fino a quando non arrivammo in pizzeria. Ci sedetto ad uno dei tavoli liberi e poi odinammo due pizze e due bibite.
«Voglio conoscerti meglio, vuoi raccontarmi un po di te?» chiese rompendo quel silenzio imbarazzante che s'era creato mentre aspettavamo le nostre ordinazioni. Volevo conoscermi meglio e la cosa mi spaventava. Mi spaventava perchè avrei dovuto ricordare tutto il mio passato, il mio demone. Avrei dovuto raccontare tutto a lui, ad una persona che conoscevo da poco e che avevo odiato, anche se per pochissimo tempo. Se dopo aver ascoltato tutto, sarebbe scomparso dalla mia vita? Se si sarebbe avvicinato a me, non perchè voleva ma solo perchè doveva, essendo spinto dalla compassione?
«Hazel?» mi richiamò e scossi la testa, per mandar via quelle domande che mi occupavano la mente. Lo guardai, lo guardai bene e sorrisi. Non sapevo perchè sorridevo quando lo guardavo, perchè mi sentivo così libera quando ero con lui, però mi piaceveno quelle sensazioni.
«Ti va di conoscermi a fasi? Scusa ma non è facile» confessai abbassando lo sguardo sul mio piatto ancora vuoto. Sentì una sua mano accarezzare la mia, che avevo sul tavolo e alzai lo sguardo, incontrando il suo così bello e sincero.
«Certo, allora come ti chiami? Quanti anni hai?» chiese sorridendomi dolcemente.
«Piace sono Hazel, sarà maggiorenne tra un mese, vivo con mia madre e il suo compagno. Ho un fratello di nome Leo, che tornerà tra meno di una settimana dall'Italia e poi...» stavo entrando in difficoltà e lui mi capì.
«Ciao Hazel. Io sono Zayn, ho vent'anni, si sono stato bocciato due volte, vivo con i miei genitori e ho un fratello di nome Jamie e una sorella di nome Jess, di soli due anni. Sono un ragazzo strano, vanitoso e m'affeziono tanto alla gente. Amo conoscere la gente che mi circonda, amo capirla e starle vicino sempre. Sono stato innamorato ben due volte, ma non ero ricambiato. Evito d'avere un rapporto che vada oltre una notte di sesso, evito solo di non soffrire e far soffrire. Non picchio nessuno, lo faccio solo se qualcuno si comporta in modo orribile con le persone a cui tengo e sono abile nel disegno...».
«Sono una ragazza strana, insicura e anche menefreghista. Non sono mai stata innamorata. Ho avuto troppi ragazzi, ragazzi che non amavo, ragazzi che mi usavano così come io facevo con loro. Mio padre è....» la cameriera interruppe il mio discorso, non sapevo perchè stavo dicendo quello a Zayn, ma ne avevo bisogno.
«Ragazzi, abbiamo avuto problemi in cucina e dobbiamo chiudere. Ci dispiace tanto, ma non era prevista la rottura del forno» si scusò mortificata e le sorridemmo per non farla sentire in colpa, in fin dei conti non avevo più fame. Zayn pagò comunque il servizio e uscimmo dalla pizzeria. Ci dirigemmo in aiuto e Zayn stava per partire, quando fermai le sue mani che stavano per girare la chiave e far accendere l'auto. Mi guardò confuso.
«Ora o mai più» capì «Mio padre è andato via quando io avevo solo due giorni, mia madre ha dovuto crescermi sola. A quasi quattordici anni, mia mamma è arrivata a chiedersi se era stata una buona madre e la domanda non era positiva, visto la brutta strada che stava prendendo la sua piccola Hazel..» respirai profondamente, evitando di guardare Zayn che non toglieva lo sguardo da me «Conobbi un ragazzo, di tre anni più grande di me. Mi piaceva da morire, ero piccola e gelosa delle mie amiche fidanzate, così iniziai ad uscirci insieme. Lui era interessato a me ed io a lui, mi sembrava di sognare. Andai alla mia prima festa, una festa dove vi era gente più grande di me. Andai a ballare con lui, poi bevvi il primo bicchierino, volevo farmi bella davanti a lui e così mi diedi allo sballo. Arrivai al terzo bicchiere e non capivo più nulla. Non ero totalmente ubriaca, ricordo che lui mi sussurò 'Vai con lui, fai quello che lui vuole e starò con te per sempre'..ero così stupida. Andai con questo suo amico e lì, con uno sconosciuto e così piccola, persi la verginità» strinsi il bracciale che avevo al polso «Da quel giorno, sono entrata in un circolo vizioso. Ero la ragazza del ragazzo che mi piaceva, ma in poche parole ero la ragazza di tutti. Ho iniziato bevendo e fumando erba, poi con siringhe e poi sono arrivata alle pasticche. Andavo a letto con tutti, ma davvero tutti. Sono stata in carcere due mesi, perchè stavo partecipando ad una corsa clandestina e per di più drogata..» mi fermai e scoppiai a piangere, un pianto liberatorio. Zayn cercò di prendermi la mano, ma l'allontanai «La galera non m'aveva spaventata. Avevo compito quindici anni e la mia vita era sempre la stessa, da ben un anno. Mia madre era disperata, ma non m'interessava. Credo che il mio comportamento fosse una ripicca nei suoi confronti, la vedevo come colei che mi aveva privato di un padre. Sono cambiata solo due anni fa, quando avevo sedici anni. Sono cambiata quando sono arrivata al limite. Una sera di due anni fa, vidi il mio 'ragazzo' scoparsi un'altra e quella sera diedi di matto. Per la prima volta, ingerì una quantità di droga mai ingerita prima, andai a letto con ben tre ragazzi insieme e quando mi svegliai, erano passati tre mesi. Ero caduta in coma. Avevo portato mia madre al suicidio e stavo facendo morire anche me stessa. Nel vedere mia madre vicino quando aprì gli occhi, mi fece capire che lei era la persona più importante della mia vita, quella persona che nonostante tutto era lì vicino a me, quella persona che nonostante il mio comportamente mi amava sempre e comunque. Per lei sono rinata, grazie al suo compagno sono rinata. Tom ha fatto rinascere entrambe. Ora posso sembrare una ragazza normale, ma non è così. Dentro di me ho un demone che non mi lascia mai, un demone che la notte torna sempre nei sogni. Non so come mandarlo via, non so se andrà mai via e la cosa mi spaventa. Adesso ti prego non provare compassione per me, non andare via da me perchè se...» le sue braccia che mi strinsero a se, mi tolsero il respiro. Piangevo, piangevo come se non vi fosse un domani. Piagevo perchè mi sentivo meno pesante, il macigno c'era sempre solo che aveva un peso inferiore. Avevo rivelato tutto a lui e nonostante non lo conoscessi bene, ero tranquilla d'averlo fatto.
Non parlava e lo ringraziai per questo. Eravamo nella sua macchina, abbracciati un modo così scomodo, ma sembra non pensare. Forse i nostri tre giorni d'odio, se così poteva essere chiamato, ci avevano avvicinati e ne fui felici «Non lasciarmi cadere» sussurai sul suo petto, non volevo dirlo ma forse il mio pensiero aveva vinto. Lui aveva capito, aveva capito benissimo il mio sussuro perchè mi strinse ancora di più a lui.
«Mai» sussurò tra i miei capelli. Non sapevo cosa mi stava succedendo, ma mi sentivo sicura tra le sue braccia. Restammo abbracciati per minuti, che mi sembrarono anni, fino a quando il mio telefono non squillò. Mi allontanai da lui, che continuava a fissarmi, mi asciugai le lacrime e aprì la chiamata di Juliet.
«Hazel ma dove sei? Noi siamo vicino la caffetteria, vieni».
«Arrivo Juliet, ho avuto un problema» dissi chiudendo la chiamata. Non volevo guardare Zayn, mi sentivo troppo debole in quel momento.
«Hazel..» mi chiamò, ma continuai a fissare le mie mani «Hazel, guardami» disse e lo feci, mi voltai. Lo guardai e vidi i suoi occhi tristi, non volevo la sua compassione.
«Non guardarmi così, non voglio che tu mi compatisca ti prego» lo supplicai e lui mi strinse ancora a se.
«Non compatisco nessuno, voglio abbracciarti perchè ho bisogno di farlo. Io ci sono e non ti lascerà cadere, farò tutto il possibile e anche oltre, per tenerti sempre in piedi» mi baciò la fronte «Che voleva Juliet?» chiese cercando di cambiare discorso e gliene fui grata.
«Ci aspettano fuori la caffetteria, poi spieghi perchè siamo insieme io e te ok?» chiesi cercando di ridere, ma uscì solo un lamento che fece sorride Zayn.
«Tieni questo» disse passandomi un fazzoletto e subito pensai di avere un aspetto orribile e arrossì «Non preoccuparti, non sei orribile» disse, come se mi avesse lesso nel pensiero.
Sorrisi e presi il fazzoletto, presi il piccolo specchio che avevo in borsa e mi sistemai.
Avergli raccontato tutto mi aveva fatto bene, mi sentivo più leggera. Sapere d'averlo vicino, mi confortava. Mi domandavo come potevo averlo odiato, anche se per poco.


*Spazio autrice
Volevo solo chiedervi se la storia vi piace, perchè io vedo che nessuno la considera.
Ricevo solo una recensione a capito, lettrice che ringrazio, e la cosa mi rende davvero triste.
Ditemi se devo o non devo continuare.
Fatevi vive, vi prego.









 
  
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