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Autore: Serenity452    19/05/2014    7 recensioni
Undici anni dopo la Quarta Guerra Mondiale Ninja contro Kaguya, Itachi è sopravvissuto passando più di otto anni in coma, disperso in un villaggio senza nome.
Al suo risveglio decide di rimanere nell'ombra e vivere come cacciatore di taglie, per non portare scompiglio nella nuova e pacifica vita di Sasuke, ristabilitosi a Konoha dopo anni di viaggi in giro per il mondo.
Ma quando Itachi torna in segreto nel proprio villaggio ritrova Luna, la bambina che aveva salvato anni prima sulla strada di casa con Kisame.
Tuttavia Luna ormai diventata una ragazza adulta, bella e apparentemente indipendente.
Una ragazza capace di risvegliare in lui una passione irrefrenabile che farà tremare i loro cuori.
Una lotta interiore tra amore di lei e negazione di lui, fra differenze d'età, fragilità nascoste e amicizia.
Certo, se poi ci si mettono pure Naruto e Boruto, siamo sicuri che la storia d'amore funzionerà, no?
E Sasuke, come la prenderà?
[Revisione di You'll be in my heart!]
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Itachi, Nuovo Personaggio, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la serie, Più contesti
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Capitolo VI: Waningmoon

Dieci giorni dopo, Mitsu era sempre più convinta che a mano a mano l'inverno dei suoi sei anni sarebbe tornato a galla come la lava di un vulcano.
Per strada si sentiva costantemente sorvegliata da Hatake Kakashi che, in qualche modo, era sempre accompagnato da Sasuke, quello che più le incuteva terrore, oppure Naruto, che si era scusato per il comportamento dei giorni precedenti.
Di notte, invece, non le era più capitato di incontrarli ed il biondo eroe di Konoha le aveva rivelato che erano molto impegnati con missioni segrete, fuori dal villaggio.
Perciò, quando non li vide per un paio di mattine, non si preoccupò di chiedersi come mai mancassero sulla strada che la portava al suo negozio preferito.
Quella sera, tuttavia, era molto agitata, erano le tre di notte ed il locale non era pieno, cosa che stranamente la faceva sentire più nuda di quanto non fosse con quel corpetto che le risaltava le forme piene dei seni ed i fianchi rotondi, coperti solo dalla stoffa lucente dei pantaloncini, che vestivano a stento fin sotto le natiche.
Gli stivali erano alti e le arrivavano al ginocchio.
Sì, quella sera si sentiva decisamente più Geisha del solito mentre si spostava fra i tavolini e le poltroncine passando vicino uomini che sceglievano con chi intrattenersi durante la serata e dopo, quando magari qualche giovane ragazza che lavorava come ballerina nello Shingen, per un paio di Yen in più, avrebbe donato non solo una semplice lap dance sotto gli occhi di tutti e con pochi rischi.
Si diresse al tavolo di cui aveva l'ordinazione, dove c’era un tipo con una giubba nera col cappuccio alzato, cosa non rara nel Night, che se ne stava per conto suo ad aspettare di esser servito.
Mitsu cercò di non guardarlo troppo a lungo e si limitò a posare il bicchiere sul tavolo.
L’uomo, tuttavia, alzò lo sguardo e per un istante incrociò quello ambra e miele della ragazza.
Lei non riuscì a vedergli il volto, era in un punto troppo buio, perciò si allontanò non accorgendosi che l’uomo la stava ancora guardando respirando a pieni polmoni il profumo lasciato dal miele dei suoi capelli lunghi e liberi.
Il profumo di un ricordo lontano.
Di qualcosa di vivo e generoso.
Mitsu proseguì, posando il vassoio vuoto sul bancone di fronte ad Akiko.
-Mitsu, riposati un po', Rika-chan è arrivata da poco, ti sostituirà se hai voglia di fare qualche Yen!-
-Ti ringrazio Aki, farò un giro per vedere se qualcuno vuole da bere, sostituendo Jun, lei è più incline alla lap dance!-
-Dovresti scioglierti un po', tieni, un goccio di Sakè!-Disse la ragazza coi capelli verdi porgendo all'amica un bicchierino.
Mitsu lo prese e buttò giù tutto d’un fiato.
-Bevi come uno scaricatore di porto!-Le disse quella con i capelli verdi, ridendo.
-Grazie, torno a lavoro!-Esclamò allontanandosi.
Camminò fino a trovare Jun impegnata a prendere le ordinazioni anche ai più ubriachi del locale.
Quella donna non aveva paura di nulla, Accidenti!
-E tu non balli?-Chiese improvvisamente una voce alle sue spalle.
Mitsu si voltò e vide un uomo, forse sulla quarantina e un po' sovrappeso, seduto su uno dei divanetti che la osservava particolarmente incuriosito.
-Mi spiace, questo non è il mio lavoro!-Gli rispose, cercando di darsi un tono come facevano le sue compagne, riportando lo sguardo davanti a sé, ma, quando si mosse per allontanarsi, l'uomo le afferrò un braccio, la tirò e la spinse a sedersi su di sé.
Mitsu si dimenò subito, ma la presa sui suoi fianchi era troppo salda perché lei potesse sfuggirgli.
-Tranquilla, principessina, voglio solo che tu mi tenga compagnia!-
 
Ricordati, se vuoi che non ti trattengano, fa solo finta di accontentarli.
 
Le parole di Seiko le tornarono in mente e, nel momento in cui riuscì ad apparire calma ed accondiscendente, l'uomo la lasciò andare, convinto che lei avrebbe sculettato per lui.
Ma si sbagliava di grosso.
Velocemente, la testa arancione si alzò e tentò di allontanarsi, ma l'uomo strepitò rabbioso e cercò di afferrarla ancora.
Mitsu, per evitare la presa dell’ubriaco, mise un piede in fallo e capì che sarebbe inciampata.
Ma, nel momento in cui si aspettava di finire a terra davanti a tutti, due braccia forti l'avvolsero ed un petto duro e granitico le fece da appoggio.
Aprì gli occhi, chiusi per lo spavento, ed alzando lo sguardo sobbalzò spaventata.
Era l'uomo al tavolino, quello di cui non era riuscita a vedere il volto.
E, come se quella cappa fosse abitata da uno spettro, nemmeno in quel momento, da così vicino, riusciva a scorgere i tratti di quel viso misterioso.
Eppure, qualcosa in lei, le diceva che quel tocco le era familiare.
Che quel lieve profumo selvaggio nascosto dall'odore di tabacco, l'aveva già assaporato.
Poi, c'era quel senso di protezione e sicurezza.
Inspiegabile.
Chi era quella creatura che la teneva fra le braccia?
-Ecco dov'eri finita, ragazza! Ti ho pagato un mucchio e sei sparita!-
Disse inaspettatamente costui con una voce maschile calda e soave, ma allo stesso tempo un po' rude ed imponente.
Mitsu lo sentì stringerla a sé con inaudita possessività, tanto che il volto si tinse subito di rosso.
Accidenti, era troppo vicino!
-Ehi, quella ragazza l'ho vista prima io!-Controbatté l'uomo grassoccio che l'aveva importunata poco prima.
Tuttavia, Mitsu preferiva di gran lunga l'uomo dal volto ignoto.
Che, di fatto, la stava in qualche modo salvando.
-Spiacente, sta lontano da lei, capito? Questa ragazza l'ho già pagata per farle trascorrere del tempo con me!-Ringhiò con tono agghiacciante e minaccioso.
Ma, per sottolineare il concetto, l’uomo la strinse nel suo braccio destro e, con la mano libera, mostrò all'uomo la punta di un Kunai che sbucava dalla sua lunga manica.
Il tipo, forse impressionato, lasciò perdere e, maledicendoli entrambi ripetutamente, andò via.
Mitsu si riscosse non appena l'individuo fu sparito dalla sua vista e tentò di liberarsi dalla stretta dell'incappucciato.
-La prego, mi lasci andare...-Mormorò lei, sperando che non fosse un altro idiota con manie di sottomissione.
Lui non mollò la presa, ma la afferrò per i fianchi e l'allontanò come se volesse guardarla in volto.
Le luci stroboscopiche erano basse, ma comunque rendevano ad entrambi impossibile definire tutti i dettagli che li caratterizzavano.
-Zitta, quell'uomo ci sta osservando...-Le disse.
-Cosa!?-Esclamò lei agitandosi ed afferrando la tunica nera dell'uomo.
-Vieni con me, devi aiutarmi a catturarlo, quel Nukenin è pericoloso, perciò fa come ti dico e non ti succederà nulla!-
E, per ribadire il concetto, stavolta, fu lei a sentire la pressione fredda della lama sul suo fianco.
Sgranò gli occhi ed annuì, cercando di non scoppiare a piangere.
-Molto bene...-Disse l'uomo spingendola via.
Si allontanarono fino ad una zona più ombrata nel locale e lui si sedé su di una sedia.
-Avanti, balla!-Le ordinò senza mezzi termini.
-I-Io...Non sono una Geisha, Bakayaro Accidenti!-Protestò la giovane, rossa di rabbia ed imbarazzo.
Si stava prendendo gioco di lei solo per ottenere ciò che voleva quell'idiota?
Ma lui sembrò guardarla, o almeno dall'inclinazione del cappuccio così si intuiva, per un lungo attimo, come se volesse dirle qualcosa.
-Ti converrà inventarti qualcosa, perché quell'uomo si aspetta che tu lavori per me! Ti tiene d'occhio...E poi, sei una signorina e ragioni come una vecchia popolana?-
Lei si voltò, dandogli le spalle, per cercare di scorgere il molestatore di poco prima, ignorando quello che le aveva accennato sul fatto che parlasse quasi come una vecchiaccia feudale che ancora credeva che le Geishe fossero prostitute.
Ma quella era altra storia.
Quando però non riuscì a trovare il grassoccio di poco prima, si sentì afferrare per i fianchi e trascinare su una gamba dell'incappucciato.
Ci si ritrovò seduta sopra, con lui che le stringeva le cosce con una mano.
-Non lo vedrai, se non sai dove cercare...è sotto la ragazza, infondo, dove ci sono le poltrone...-Spiegò lui.
Quindi, Mitsu lo scorse e si rese conto che quell'individuo la stava guardando.
-Aspetterà che tu esca, così potrà avere ciò che vuole, ma tu lo accontenterai facendoti notare e, quando ti seguirà, alla fine di questa serata, io sarò lì fuori per ammazzarlo, capito?-Domandò lui, stringendole sotto il ginocchio per immobilizzarla.
Lei annuì spaventata e confusa, con gli occhi spalancati per l'incredulità.
Era normale quello che le stava capitando?
Chi era quell'uomo senza volto, Accidenti?!
-Adesso vedi di fare del tuo meglio, ragazzina...-Le sussurrò lui avvicinandosi all'orecchio di Mitsu, che sussultò, arrossì e tremò per allontanarsi.
-N-Non...-
Ma l'uomo la rivoltò in un batter d'occhio, facendola finire distesa sulle sue gambe, col sedere per aria a portata di mano dell'uomo, come una bambina da sculacciare.
Infatti lui le diede una pacca leggera sulle natiche e la testa arancione quasi urlò di vergogna, più che di dolore.
-Lasciami, lasciami subito! Hentai! Brutto pervertito, Hentai!-
Urlò, scalciando e menando le mani contro il nulla.
-Questa non è certo la più erotica delle lap dance che abbia mai visto, ma potrebbe piacere al nostro amico...-E le diede un altro colpo sulle natiche.
Mitsu gemette e si contrasse, cercando di rimanere lucida.
Maledizione, non era mai stata così vicina ad un ragazzo, figuriamoci distesa sulle sue gambe!
Stava morendo di imbarazzo e lui si divertiva a schiaffeggiarle il sedere.
-Brava la mia ragazza...-
-Al diavolo, maledetto, non toccarmi così!-
-Se tu fossi capace di attirare l'attenzione in altro modo, non ti toccherei neppure...-Gli rispose lui con un sibilo infastidito.
-Sfido io, sei solo un mascalzone! Fermo!-
L'uomo le afferrò una natica e la strinse.
-Shh, se vuoi che ti lasci, devi collaborare!-
-Non hai alcun diritto di chiedermi una cosa del genere! Io non ballerei mai davanti ad uno sconosciuto!-
-Allora resta qui e fa silenzio o, se preferisci, posso lasciarti, così quello lì potrà farti allettanti proposte di lavoro, lo preferisci?-Domandò l'uomo senza alcuna nota o colore nell'esprimersi.
Era distaccato e diretto.
-Ti sbagli! Non è quello che voglio, io sono solo una cameriera!-
-Qui dentro non esiste una classificazione o una categoria di lavoratrici per gli uomini, sei una donna, questo basta!-Controbatté l'incappucciato.
-E di certo nessuno si lamenterà se non servi ai tavoli ma intrattieni i clienti e li spingi a bere...-
Ma Mitsu questo già lo sapeva, Aki non si sarebbe mai aspettata di vederla esibirsi per qualcuno, né tanto meno farsi palpare in quel modo, ma quel genere di cose non erano una novità e l'amica avrebbe potuto tranquillamente pensare che avesse fiutato un buon affare e cambiato idea.
Quanto si sarebbe sbagliata.
Però, ad un certo punto, realizzò quello che l'uomo davvero stava facendo.
La stava proteggendo.
Certo, aveva i suoi scopi ma, dopotutto, se dava la caccia al pervertito numero Uno, il numero Due era lui in persona, significava che era un cacciatore di taglie e quindi si occupava dei Nukenin.
-D'accordo! Ho capito! Lasciami andare, ti aiuterò!-Esclamò la ragazza, risoluta.
L'uomo, sorpreso, allentò la presa su di lei e l'aiutò a rimettersi in piedi.
-Ma...Ma sappi...Sappi....Che sei il primo uomo con cui lo faccio!-Urlò, indicandolo, rossa in viso, tanto da sembrare un pomodoro maturo, se ci fosse stata abbastanza luce da poterla vedere bene.
L'uomo non disse nulla, la guardò e rise.
Aveva una bella risata.
Lei si calmò e l’ascoltò sorpresa.
-Vedrò di trattarti con cura allora, piccola Geisha!-E l'afferrò per i fianchi con le mani grandi, per attirarla al centro delle sue lunghe ed affusolate gambe fasciate di nero.
Mitsu si sciolse sotto quel tocco.
Le sue dita erano gentili e calde, e le piacevano.
La facevano rabbrividire, quando sfioravano la sua pelle nuda.
Chiuse gli occhi e mise da parte l'orgoglio e la paura di sembrare ridicola e goffa, lasciandosi guidare dal suono della musica e le mani dell'incappucciato.
Ondeggiò piano, come le aveva insegnato Seiko.
-Brava ragazza...-Le sussurrò, incoraggiandola a continuare.
Mitsu non disse nulla, sebbene un velo di rosso le tinse le guance, si piegò in giù col busto e sculettò gemendo, quando lui la sculacciò, gentilmente.
Si tirò su, facendo volare i suoi capelli indietro, con un movimento seducente.
Si voltò a guardarlo con una mezza giravolta e gli posò le mani sulle ginocchia.
Cercando il suo volto.
Aveva gli occhi neri, dal taglio lungo?
-Non guardarmi in faccia. Se vedi il mio volto, non sarò affatto clemente con te!-Chiarì lui, accennando ad un sorriso.
Aveva le labbra sottili e delineate?
Il naso era dritto e preciso.
Doveva essere dannatamente bello!
Imbarazzata, si piegò sulle ginocchia ed inarcò in avanti il corpo risollevandosi lentamente.
Seiko le aveva detto di strusciare il petto sull'addome del fortunato e lei rabbrividì nel farlo.
Dannazione, era troppo erotico avvicinarsi ad un uomo in quel modo!
Lui non si scompose quando lei gli posò le mai sulle spalle e si spostò mettendo un ginocchio dell'incappucciato fra le sue gambe snelle.
Roteò i fianchi, ondeggiando su di lui.
-Sappi che se proverai a togliermi il cappuccio, piccola curiosona, questa sarà la tua ultima notte...-Le sussurrò carezzandole una coscia nuda.
Lei tremò e spostò le mani dalle spalle.
Lui ridacchiò e le afferrò i polsi, guardandola dritta negli occhi, mentre faceva scivolare l'altra gamba fra quelle della ragazza, che di fatto si ritrovò a cavalcioni sul suo addome.
Accidenti!
-Adesso ci alzeremo ed andremo al bar, chiederai alla tua amica di darci da bere,  ti metterò dei soldi nel pantalone e pagherai con quelli e, se farà domande, le dirai che ti ho comprata per me! Se le fai capire che qualcosa non va...-
-Ho capito, bakayaro, accidenti! Ho detto che ti avrei aiutato, no?-
-Brava ragazza, stai facendo la cosa giusta, quell'uomo è solo un vile...-
-É per questo che vuoi ucciderlo e riscuotere la sua taglia?-
-Chi ti dice che io voglia la sua taglia? Potrei semplicemente volerlo morto...-Le spiegò lui.
Lei si morse un labbro e cercò di guardarlo, ma lui le puntò un kunai sulla schiena, ricordandole le regole del gioco.
Distolse lo sguardo e sentì le mani dell'uomo stringerle i fianchi.
Maledizione, le venivano i brividi.
Aveva un tocco così lieve e caldo.
-Perchè vuoi ucciderlo? Hai detto che è pericoloso, lo fai per questo?-
Lui non disse nulla, ma improvvisamente si piegò su di lei, spingendola giù e contro il suo addome, mettendo via il Kunai.
-Troppe domande, per essere una cameriera...-
Lei gemette sentendo il fiato dell'incappucciato sul collo e la sua virilità che premeva lievemente fra le sue cosce.
-Volevo solo sapere se stavo collaborando per qualcosa di giusto!-Si affrettò a specificare, paonazza, mentre cercava di allontanarlo da sé.
-Uccidere qualcuno secondo te è giusto?-Chiese lui con un tono improvvisamente duro e gelido, come le notti d'inverno.
Mitsu si trovò spiazzata.
Era giusto uccidere qualcuno a prescindere dalla motivazione?
La morte era una giusta punizione per uomini crudeli?
-Se è per una giusta causa, sì...Un uomo pericoloso, che non ha scrupoli verso i più deboli, potrebbe meritare la morte dal momento che non conosce la parola “compassione”!-
Lui la guardò per un po' e poi senza motivo le carezzò una guancia.
-Sei ancora una bambina...-
 
 
-Akiko, dà del saké al mio amico!-
Mitsu batté una mano sul bancone, posandovi una banconota.
L'espressione da dura troneggiava sul suo volto, mentre l'Incappucciato la teneva seduta sulle sue gambe, messa di profilo, così che non gli desse le spalle.
-Mitsu, vedo che hai trovato....-Akiko non si era accorta che Mitsu aveva portato un cliente dall'aria assai inquietante, prima di dar fiato alla bocca.
Infatti si ammutolì quando lo vide incappucciato e con le mani nascoste dalla tunica.
Doveva essere sicuramente uno Shinobi armato o capace di chissà cosa, per esser così misterioso ed in incognito in un locale di gente poco raccomandabile, a prescindere da quanto tentasse di non farsi riconoscere.
Perciò Aki non disse nulla e servì subito Mitsu e l'Incappucciato.
La ragazza bevve in fretta, mentre l'altro la guardò un attimo prima di bere senza indugio.
-Forse, dopotutto, non sei poi così tanto una brava ragazza...-Valutò lui, beccandosi uno sguardo contrariato dalla ragazza.
-Ehi, non valutarmi solo in base a quanto bevo, ho uno stomaco di ferro, io!-
Ma l'Incappucciato, dieci minuti dopo, scoprì che bastavano solo tre bicchierini di Saké per rendere la sua piccola Geisha docile come una gattina.
-Neh, Nukenin-san, questo non è da veri pervertiti?-Gli chiese, a cavalcioni su di lui, mentre gli slacciava la cappa con mani stremanti e lui la lasciava fare, divertito, mentre fumava la sua sigaretta con calma, soffiando il fumo verso l’alto facendo attenzione a non far cadere il cappuccio.
Lui si chiedeva se lei fosse arrossita oppure no mentre lo palpava curiosa, ma nel loro angoletto buio, dove poche luci colorate battevano, era decisamente difficile distinguere colori o dettagli.
Al bancone aveva intuito che lei probabilmente aveva i capelli chiari, ma non ne era certo.
Aveva un visetto grazioso però.
La trovava interessante, a dirla tutta.
-Forse sei tu, la pervertita, piccola Geisha...-Le sussurrò lui, giocherellando col filo che ad incrocio teneva chiuso il suo corpetto sul davanti.
Pian piano, stava iniziando a scioglierne i nodi, prendendosi più del tempo dovuto.
Alla fine, quello che inizialmente era stato un salvataggio, si era trasformato da un vantaggio tattico ad un vantaggio personale.
Era bella la ragazzina, non poteva negarlo.
Dopotutto, era un uomo anche lui e, per quanto fosse ligio al dovere, trovava che quella ragazza fosse la distrazione perfetta per un uomo come lui.
Anche se non era da lui distrarsi durante una missione o, più recentemente, una cattura per guadagnare qualcosa.
La ragazza aveva intuito, quando gli aveva chiesto se intendeva riscuotere la taglia di Asanami, ci aveva preso.
Lei sospirò e si piegò su di lui per cercare, ancora una volta, di guardarlo bene in viso, nell’attimo in cui lui spegneva il mozzicone nel posa cenere.
Diavolo, se era testarda.
Allora pensò bene di sistemare la situazione.
Con un rapido gesto l'afferrò sotto le ginocchia e la capovolse facendola finire a gambe all'aria e testa in giù tra le sue cosce.
Poi gli posò un braccio sulle gambe per bloccarla ed evitare che le ficcasse un tacco in un occhio.
Ovviamente lei urlò, stupita e contraria.
-Buona così adesso, sei troppo capricciosa, ti avevo detto di non guardarmi!-
-Sei un pervertito! Altro che il tipo che vuoi uccidere, sei tu quello che mi sta rivoltando in queste posizioni oscene!-
-Sta tranquilla, non metterò le mani da nessuna parte, a meno che tu non me lo chieda...-Replicò lui, divertito.
Possibile che quella ragazza davvero non avesse mai intrattenuto i clienti?
Era decisamente troppo timida ed inesperta, anche se il suo corpo si muoveva bene.
-Non succederà mai!-Esclamò lei, consapevole che non poteva alzarsi e che il soffitto o il pavimento erano l'unica cosa che poteva vedere, mentre l'Incappucciato si godeva il suo sedere e non solo.
Era così imbarazzata che avrebbe voluto morire all'istante e sparire sotto terra.
E se era un maniaco ed in realtà era lui che all'uscita l'avrebbe seguita e molestata?
-E sia...Un vero peccato! -Le rispose.
-Maniaco, mi sta andando il sangue al cervello!-Protestò lei.
-D'accordo...Manca poco alla fine del tuo turno, poi sarà tutto finito, perciò fingi ancora un po' per me, tesoro...-
Mitsu arrossì, che strano tono aveva quando parlava per rassicurarla o convincerla a continuare.
Poi le batteva il cuore ogni volta che la toccava o la chiamava con qualche nomignolo affettuoso.
-Potresti spingermi in avanti, per favore?-Gli chiese, decisa.
-Hmm?-
-Sono una ginnasta…La vedi quella ragazza al centro della sala? Forse so farlo anch'io...-Mormorò, paonazza, ma certa che lui non potesse vederla, sia per la posizione che per l'oscurità ed i lampi colorati delle luci stroboscopiche.
L'Incappucciato invece sorrise.
-Brava ragazza...-Disse, per poi sollevarle il bacino, aiutandola a fare la sua capriola, facendo in modo che lei gli si inginocchiasse davanti.
-Se non vuoi che ti guardi, per favore non guardarmi negli occhi o non riuscirò nemmeno a muovermi!-Lo rimbeccò lei, distogliendo lo sguardo, sempre arrossita.
Lui rise e le prese il mento con una mano.
Lei scattò sorpresa da quel contatto e lo guardò con gli occhi sgranati.
-Sei veramente timida, per essere una cameriera!-
-I-Io...Lavoro qui da poco...-Spiegò, guardando altrove, finché lui non passò il pollice sulla sua bocca, allora sì che lo guardò sconvolta e confusa.
-Questo non è un posto adatto a te, sei solo una bambina...-
E la sua mano scivolò sulla guancia della ragazza, che chiuse gli occhi, sentendo un calore gentile e rassicurante.
Le dava un vago senso di déjà vu.
-Dobbiamo andare...-Disse lui, di punto in bianco.
Mitsu non si riscosse e posò la mano su quella dell'uomo.
-No...-Mormorò piano, cercando nella sua mente quel tocco forte e dolce.
 
Piccina...
 
Spalancò gli occhi.
No, Itachi era morto.
Doveva dimenticarlo e basta.
Non doveva illudersi e pensare certe sciocchezze.
Quello davanti a lei era un Nukenin che presto avrebbe ucciso un uomo.
E forse anche lei.
Non voleva uscire dal Night, avrebbe rappresentato la sua fine, nella migliore delle ipotesi.
Perché la peggiore era che uno dei due uomini l'avrebbe aggredita e violentata.
-È ora che tu esca da qui, passa davanti al tipo di prima, ti seguirà senza dubbi!-
-E chi mi dice che una volta fuori non lascerai che quell'idiota mi uccida o mi faccia del male?!-
Lui non rispose, ma la guardò alzarsi, spaventata.
-Magari ti unirai anche a lui!-
Ma questa volta fu lui ad alzarsi ed afferrarla per le braccia, facendola tremare di paura.
-Silenzio, non parlare di cose che non sai...non sono quel genere d'uomo, non mi interessano le donne non consenzienti, né tanto meno le bambine come te! Ma nemmeno permetterei a qualcun altro di farti del male, stupida!-
E cosi cominciò a spingerla verso il bancone.
-Adesso ci divideremo, ma ti terrò d'occhio fin quando non uscirai di qui...-
-Alla fine del mio turno andrò sul retro per cambiarmi, che cosa farò se entrerà mentre sono lì?-
-Non preoccuparti, arriverò subito!-
 
Lo spogliatoio era silenzioso e vuoto, sarebbe stata la prima ad andarsene, visto che non le toccava la chiusura insieme ad Akiko.
Tuttavia, la cosa più inquietante era che l'incappucciato aveva perfettamente ragione.
Il pervertito numero Uno era ancora al bar e per tutto il tempo non aveva fatto altro che fissarla.
Lei aveva dovuto sorridere, di tanto in tanto, per non destare sospetti.
Una volta gli aveva anche servito da bere, chinandosi sul bancone fino a fargli vedere più scollo di quanto avesse mai fatto in tutta la sua vita.
Non era da lei, ma sentiva che in qualche modo doveva aiutare l'Incappucciato, mettendo da parte pudore e paura.
Anche se, in quel momento, la paura non era facile da mettere da parte.
Si era infilata in una situazione alquanto pericolosa, se ne stava rendendo conto a pieno.
Così decise di non perder tempo, era inutile, sarebbe uscita così, con la divisa da lavoro, coperta sola dalla sua mantella.
Gli abiti li avrebbe riportati a casa l'indomani.
Uscì dalla cabina e, come previsto dall'Incappucciato, la vittima era lì ad aspettarla e lei, professionalmente, gli passò davanti spostandosi i capelli e sculettando.
Per esser certa che l'uomo la seguisse, gli sfiorò il petto e gli lanciò un’occhiata.
Il segnale era chiaro ed infatti lui uscì con lei, tenendosi poco distante.
Mitsu camminò per un paio di minuti, chiedendosi se avrebbe dovuto percorrere la strada verso casa o no.
Stava tramando di paura, dov'era l'Incappucciato?
Dannato.
L'aveva ingannata?
-Ehi bellezza! Che ne dici se ci fermiamo?-Disse il grassoccio, ormai ubriaco marcio, prendendola per un polso con uno scatto in avanti che lei neppure vide.
-Allora, qui è abbastanza appartato per te?-Domandò strattonandola e spingendola fino al muro.
-No! Lasciami!-Disse terrorizzata, dimenandosi.
Le facevano ribrezzo quelle mani su di lei.
Nulla a che vedere con la calda e gentile sensazione che aveva provato con l'Incappucciato.
Come si era potuta fidare di un tizio solo perché le era sembrato un brav'uomo?
L'aveva solo sfruttata per non annoiarsi ed ora l'aveva lasciata in pasto ad un manigoldo ubriaco e schifoso, che adesso stava allungando una mano verso il seno della ragazza, afferrandolo, mentre con la mano libera cercava di slacciarle il corpetto.
Ma la cosa più orripilante fu che costui avvicinò il suo volto al collo di lei, che protestò tirandogli un pugno in piena faccia.
Almeno aveva ancora le mani libere, ed aveva intenzione di usarle in nome di Kenshiro.
Lui, però, non sembrò risentirne, più che altro dimostrò che si era infuriato.
-Dannata!-Ruggì rabbioso, cercando di baciarla sulla bocca.
Ma lei si dimenò come una forsennata.
Diavolo, era il suo primo bacio!
Non poteva darlo ad un ubriacone, puzzolente, grasso e stupratore.
Piuttosto sarebbe morta lottando.
Perciò gli sputò in faccia, ottenendo uno schiaffo dall’uomo che le tappò la bocca con una mano.
-Ecco, scommetto che l'idiota che ti ha comprata...-Disse il bruto, rivoltandola con la faccia contro la parete, schiacciandole la testa nel muro, mentre con la mano libera le slacciava il pantaloncino.
-...Non ti toccava così eh, piccola sgualdrinella!-
Le prime lacrime le scivolarono dagli occhi, ma non appena l'uomo la chiamò “sgualdrinella”, dal suo petto sbucò fuori una lama, che lo fece boccheggiare, sanguinare e poi stramazzare al suolo, col cuore infilzato come un pezzo di carne allo spiedo.
 
-No, decisamente non l'ho toccata così, idiota...-
 
 
 
 
Fine IX Capitolo.
 
Angolo Autrice.
 
Grazie di cuore a tutti voi 
che siete giunti fin qui...
Chissà nel prossimo capitolo 
cosa succederà? Chi sarà il
misterioso e focoso uomo
col cappuccio?
Io una mezza idea ce l'avrei, voi?
Tutto, nel prossimo capitolo!
A domenica :3
Alla mia beta, che si
applica per cucinare e 
sconfingere mostri volanti che
invandono la nostra cucina
e tentano di abusare della
nostra persona.
 
   
 
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