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Autore: harua_96    19/05/2014    3 recensioni
Spuntò al centro della base e sbatté le palpebre.
Aveva capito che avrebbe trovato qualcuno per via della luce delle lanterne ma... cavolo... no, non credeva si sarebbe mai trovata davanti una scena del genere.
-Allora avevo ragione, era odore di erba bruciata- e per erba bruciata non intendeva affatto quella che cresceva abbondante sull'isola.
Che dire... è una folle one-shot che mi è uscita ispirandomi alle parole del pacchetto Roux del contest Amore in salsa contest di IMmatura, spero che qualcuno vorrà darci un'occhiata!
Nonostante quei tempi siano ormai lontani, io credo ancora nella TrentXGwen!
E, ricordate, è nelle notti più improbabili che possono accaderti le cose più impossibili
Genere: Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gwen, Trent | Coppie: Trent/Gwen
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: A tutto reality - L'isola
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Salsa contest Pacchetto: Roux
Fandom: Total Drama
Pairing: Trent, Gwen
Genere: comico
Note/avvertimenti: missing moment


Smell of teen spirit...?


Si rigirò nel buio della casetta.
Le molle del materasso cigolarono fastidiosamente rompendo il mediocre silenzio.
LewShana mugolò nel letto sopra al suo, per poi tornare a russare.
-Ooooh!- si lamentò coprendosi le orecchie col cuscino.
La calura estiva, il russare della compagna e... una bolla d’aria le risalì dallo stomaco per l’esofago, fino ad essere espulsa dalla bocca con un rutto.
Gwen si lamentò una seconda volta con lo stesso verso, ma poi si massaggiò la pancia. Anche lei si lamentava, ma non per la fame... o meglio, in parte anche per quella, ma soprattutto per quello che Chef le aveva rifilato. Era sicura, sicurissima, che in quel pasticcio ci fosse del burro andato a male, o lì vicino.
Con riluttanza si tirò su a sedere.
Dopo quella giornata di sport E-X-tremi passata a svelare il mittente e il destinatario della lettera, che per inciso si erano rivelati essere Harold e LewShana – Chi l’avrebbe mai detto? -, proprio non le andava di alzarsi, ma se voleva che quel mal di pancia se ne andasse non aveva molta scelta.


Aprì la porticina sgangherata della casetta e scivolò fuori.
Il campetto era illuminato da qualche lampione che funzionavano sì e no.
La brezza marina le sfiorò il viso perlaceo, scostandole i capelli; inspirò a fondo l’odore della salsedine che la liberò dal senso di nausea che l’opprimeva.
Intorno si sentiva solo il vento fra le fronde degli alberi e versi di animali selvatici, in poche parole nella notte la natura poteva tornare a regnare sull’isola di Wawanakwa.
Non ci aveva mai pensato ma, senza la troup televisiva e tutto il resto, quel posto diventava davvero bello. Magari se lo sarebbe potuta comprare coi soldi della vincita del reality... in un momento si immaginò nella sua isola paradisiaca e affascinante... a proposito, sai chi era davvero affascinante?
Le gote divennero immediatamente purpuree a quel pensiero.
“Stupida!” esclamò nella sua testa battendosela con i pugni. Non era il momento per pensare a quel macho man di Trent, doveva dedicarsi al suo stomaco imbronciato con una bella camminata.
E, con lo stesso umore, Gwen si addentrò nel bosco.


La foresta aveva un ché di sinistro con tutte quelle ombre, quei suoni e il buio... Avanzava a tentoni, aiutata dalla luna, fra cespugli e rami caduti che la facevano inciampare a ogni metro.
Eppure non vagava a caso.
A prima vista poteva sembrare che si fosse persa, ma in realtà Gwen sapeva esattamente dove doveva andare.
Non era la prima volta che seguiva quel preciso sentiero, anzi si poteva dire che lo conosceva meglio di notte che di giorno.
Era stato più o meno verso la terza settimana che lei, LeShawna, Trent, Owen, Duncan, Geoff
e Bridgette avevano deciso di costruirsi un posto tutto loro, una sorta di base segreta dove potersi rifugiare per stare lontani dalle telecamere e... come dire... fare cose da adolescenti.
A prim’acchito le era parsa una cosa da marmocchi, ma successivamente la cosa si era rivelata estremamente utile e... sì, divertente!
Durante una prova, Duncan aveva trovato un posto che riteneva adatto e, notte dopo notte, avevano costruito quel rifugio, da utilizzare esclusivamente quando tutti dormivano.
Chissà se ci avrebbe trovato qualcuno?
Mmmh magari Owen aveva portato qualcosa di buono da mangiare, rubato dalla dispensa di Chris. Finalmente il suo stomaco avrebbe avuto un pasto decente, seppur poco salutare.
Scostò alcuni arbusti bassi che le graffiarono, ancora, le gambe – accidenti un altro paio di collant era andato a farsi fottere – e finalmente intravide una buca. Per fare quel passaggio avevano faticato un bel po’ e, a dirla tutta, i paletti che avevano usato come sostegno non le parevano molto affidabili, anzi, ogni volta che strisciava per quel tunnel le sembrava che potesse crollare da un momento all’altro. Come se non bastasse era un luogo angusto, insomma non il migliore amico per una claustrofobica, ma una luce in lontananza la rincuorava e spingeva a proseguire.
Un odore le solleticò le narici, un odore che in effetti le era familiare...
Pian piano il tunnel si faceva sempre più largo fino ad aprirsi in uno spazio tondeggiante, abbastanza largo da ospitare una decina di ragazzi.
Il soffitto non ci sarebbe stato, se non l’avessero coperto con rami e sterpaglie per camuffarlo, inizialmente infatti quello non era nient’altro che una grossa buca, alla quale avevano aggiunto un tunnel per raggiungerla e un tetto per nasconderla.
Spuntò al centro della base e sbatté le palpebre. Aveva capito che avrebbe trovato qualcuno per via della luce delle lanterne ma... cavolo... no, non credeva si sarebbe mai trovata davanti una scena del genere.

-Allora avevo ragione, era odore di erba bruciata- e per erba non intendeva affatto quella che cresceva abbondante sull’isola.

Il ragazzo moro si voltò verso la nuova arrivata. Era stravaccato su alcuni cuscini e coperte, con la schiena poggiata alla parete terrosa e sfoggiava due occhioni rossi :-Oh piccola, che ci fai qua?-

-T... T-T... Trent?!- esclamò con espressione incredula. Signor perfettino, tutte A a scuola, figlio di un avvocato che si stava fumando una canna?! No, no, doveva essere per forza un sogno, tutto ciò era realisticamente impossibile...
Gwen si pizzicò un braccio nella speranza di svegliarsi ma, evidentemente, quella situazione non era così impossibile.

-Sì? Dimmi, piccola- la guardò in un modo che la dark non poté fare a meno di arrossire; abbassò il viso e prese a tirare la manica opposta, sapeva che era fumato e non capiva molto eppure perché gli bastava così poco per metterla in soggezione? Si sentiva così stupida.

-Si può sapere che cavolo stai facendo e... dove hai trovato quell’erba?!- sbottò.

-Un regalino da qualche amico- spiegò brevemente con un sorrisetto tonto, che avrebbe voluto essere furbo :-Vuoi favorire?-

-Ma sei matto?!-

Una quindicina di minuti dopo...

-Io... io penso che questa sia tuuuutta una gran stupidata. Chris e i suoi modi di ucciderci, Chef che non sa cucinare... ah! E poi tutti quei odiosi compagni- borbottò una Gwen dalle pupille assai dilatate.
Sbuffò sonoramente e appoggiò il capo sulla spalla del ragazzo, che la circondò con un braccio.
Trent espirò un’ultima boccata di fumo e spense la canna.
-Ti... ti ringrazio per questa, mi serviva proprio rilassarmi un po’. Qualche volta è il meglio che esista!-

-Tutto quello che c'è di divertente nella vita, come qualcuno ha giustamente osservato, è o immorale o illegale o fa ingrassare- rifletté il ragazzo.

Lei ridacchiò:-E questa perla di saggezza?-

- Pelham Grenville Wodehouse!- esclamò con un certo orgoglio :-Lo scrittore preferito di papà-

-Ahh ma certo, il cocco di papà!- lo canzonò disegnando qualche cerchiolino sul suo petto, cosa che, in effetti, gli procurò un certo brivido.

-Odio i miei genitori! Loro sono così... perfetti! E ovviamente io devo essere altrettanto-

-Ahm... ora capisco l’erba. Beh dovresti essere un po’ più sciallo, goderti la vita, fare cose pazze alla luce del sole...!- disse Gwen con un grande gesto teatrale, allargando le braccia al cielo.

-È per questo che mi piaci tanto- confessò osservandola intensamente negli occhi e, per un attimo, lei riprese la lucidità.

Erano così vicini... le labbra di Trent erano così vicine che... cavolo poteva sentire il caldo respiro sul suo viso. Avrebbe potuto muoversi un poco in avanti per assaggiare quella bocca e... perché le sembravano man mano più vicine? Perché in quel luogo faceva improvvisamente più caldo?

-Allora Chef hai scoperto qualcosa?!- esclamò l’inconfondibile tono stridulo di Chris.

In un movimento rapido il moro spense le luci elettriche da campeggio.
Prese l’amica per la schiena e la spinse a terra a pancia in giù, affiancandola :-Shh- le sussurrò piano, un indice davanti le labbra.
Si limitò ad annuire.

-No, non c’è niente qua in giro- rispose scocciato il cuoco.

-Bene perché il mio sonnellino di bellezza ne sta risentendo! Ah, sono sicuro che domani avrò bisogno di cinque ore di seduta dal truccatore- Borbottò mentre la voce andava scemando nel bosco.

Gwen e Trent si guardarono e, sotto l’effetto della droga e le parole di quell’odioso di Chris, scoppiarono in una fragorosa risata.
Asciugandosi una lacrima la dark aggiunse :-Direi che domani sarà una gran giornata!-
  
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