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Autore: Bacchikoi    30/07/2008    6 recensioni
Lui vuole concludere piacevolmente la serata. Per lei la "giornata" di lavoro è appena cominciata.Lui è venuto a New York per affari e non se ne andrà finche non li avrà conclusi. Lei fa "affari" a New York e comunque se ne andrebbe volentieri anche senza concludere alcunchè.Lui è un magnate della finanza. Lei fa il mestiere più vecchio del mondo.Sembrano non avere in comune nulla, ma Beverly Hills li farà incontrare... e allora scopriranno che in fondo non sono così diversi: necessitano di felicità, di vivere, di amore...La storia del film Pretty Woman in versione Naruto! Coppia principale: SasuSaku
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Nessun contesto
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Sapete, ho visto la mia "foto" (=l'immagine che ho nel mio profilo di autrice, ma tanto non sono io, ah ah! XD) che avete mandato a "Chi l'ha visto"! XD Al di là degli scherzi, come tutti ho avuto i miei impegni con la chiusura dell'anno scolastico, poi appena iniziate le vacanze sono andata a lavorare tutto giugno e al ritorno dalla giornata lavorativa non riuscivo a scrivere! Ma il problema più grosso l'ho dovuto affrontare ora: mi ero infatti posta come obiettivo quello di scrivere seriamente il capitolo finiti tutti questi impegni, ma proprio in quel momento... NON AVEVO PIÙ L'ISPIRAZIONE!!! Sì, direte che è una cavolata, ma io proprio non ce la faccio a postare un capitolo che mi fa completamente schifo e in questi giorni non riesco proprio a redigere qualcosa che dal punto di vista del mio metro possa essere definito "decente" (introduzione compresa! XD). Questo capitolo stesso non mi soddisfa proprio, ma spero vi piaccia lo stesso e che apprezziate tutto lo sforzo che ci ho messo per scriverlo (e che è stato davvero tanto!)! Ah, dulcis in fundo, ora ho un colossale problema costituito dal fatto che la mia linea ADSL ha deciso di punto in bianco di andare in vacanza (lei sì, io no! XD), è il colmo prché ho bell'e finito il capitolo ora ma non ho internet per postarlo! XD Cioè, lo posto solo ora, dato che 10 minuti fa mi hanno ridato la linea! XD
Ringrazio tutti quelli che nonostante tutto continuano a leggere, a commentare e ad incalzarmi perché aggiorni (grazie, nana93, come vedi alla fine posto!)! Prendete come cosa positiva il fatto che da questa lezione di "Pretty Woman [in love]" ho imparato che io sono una di quelle che PRIMA deve scrivere TUTTA la fiction, POI pubblicarla! XD Ho già un'altra fiction in cantiere e sto facendo così! Ah, ecco il link dove vedere l'immagine del capitolo, l'ho già pubblicata e secondo me è quelal venuta meglio di tutte! ^_^: Capitolo 6)

Se volete il mio indirizzo msn (dove però sono più durante l'anno che in estate, comunque ci sono) o l'indirizzo di un certo forum dove io sono sempre ultimamente (visto che faccio parte del team grafico! XD) per contattarmi, incalzarmi per gli aggiornamenti, infliggermi torture atroci, insultarmi (magari quello no! XD), ve li darò con grande piacere, basta che mi contattiate tramite la mail che ho dato per registrarmi in EFP! E, vi prego, nonostante tutto, commentate numerosi... ç_ç

Pretty Woman non è mio, i personaggi non sono miei, non scrivo a scopo di lucro... bla bla bla... dedico questo capitolo a nana93 (che mi ha mandato una mail per intimarmi di scrivere, ricordandomi la promessa che ho fatto e che comunque NON DIMENTICO! ^_^), a shark_attack (che mi commentata e poi ricommentata per esprimermi il suo rammarico nel vedere i commenti spariti... sigh! ç_ç) e alle persone del bellissimo forum di cui però non posso dire il nome perché sarebbe spam! XD

***

Capitolo 6: Wild women do


-Vede, deve inserire la tessera nell'apposita fessura e...-
-Come signore? Non la sento...-
Jiraiya penso bene di trattenere i suoi istinti omicidi, che l'avrebbero portato a strangolare l'anziana signora di fronte a lui, eliminando così la seccatura e permettendogli di impegnarsi in altre, più emozionanti attività. Detestava quei compiti ingrati, che spesso e volentieri gli si presentavano davanti, avrebbe preferito di gran lunga dedicarsi alla stesura del suo appassionante libro, ma d'altra parte sapeva che, essendo il direttore del prestigioso Konoha Beverly, doveva mantenere un certo contegno, almeno all'apparenza. "Certo però, proprio la vecchia rimbecillita la mattina doveva capitarmi..." Ma perché diavolo il maestro Sarutobi aveva scelto lui come suo successore? Perché non... ma i suoi pensieri si fermarono. Quelli erano ricordi dolorosi, ricordi che non dovevano tornare alla luce. Jiraiya però si riprese in fretta: un uomo saldo d'animo come lui non si faceva certo abbattere da un soffio di nostalgia. Il suo aspetto stesso dava un'aria di potenza: bastantemente alto, sulla cinquantina, con una folta massa di capelli imbiancati precocemente dal tempo ed un sorriso furbo sempre sulle labbra (almeno per quanto gli altri potessero vedere). Un uomo forte e fiero, il classico tipo che, se non fosse per la posizione sociale di prestigio, chiunque avrebbe battezzato come un pervertito patito delle belle donne... vizio che infatti corrispondeva alla verità. Gliel'avevano sempre rimproverato tutti quel suo chiodo fisso nella testa, anche se la sua grande professionalità gli aveva permesso di nascondere per quanto possibile quella sua lacuna caratteriale. Tuttavia nella sua mente nulla gli impediva di dare sfogo ai suoi pensieri.
"Perché in questo mortorio non arriva mai una bella ragazza succinta...".
E il caso volle che in quel momento il cielo gliela mandasse buona, visto che all'improvviso dall'ascensore sbucò il più sensuale, sexy, appariscente (almeno così lo vide Jiraiya) essere di sesso femminile mai entrato (a proposito, com'era entrato?) nell'albergo. Fu probabilmente una forza divina ad impedire alla mascella dell'uomo di non cadere inevitabilmente verso il basso a causa della forza di gravità e di mantenere un certo sangue freddo, da momento che la ragazza era senza ombra di dubbio quanto di più vistosamente vestito, o per meglio dire svestito, avesse mai visitato le sale del palazzo. Il direttore non poté togliersi il piacere di squadrarla attentamente da capo a piedi, prima di rendersi conto che secondo il protocollo ed il buonsenso avrebbe dovuto indagare sulle circostanze che avevano portato una creatura del genere a sostare nell'hotel e possibilmente, visto il mestiere che un abbigliamento del genere comportava, a consigliarle gentilmente di cambiare alloggio. Ma non fece in tempo ad intervenire: la giovane, che si era recata a passo spedito verso la reception, aveva consegnato all'addetta una busta e già si apprestava ad uscire. All'uomo non rimase perciò altra via se non quella di chiedere informazioni alla dipendente riguardo all'identità della bella sconosciuta, senza però ottenere alcuna risposta.


Borsa alla mano e cappotto in spalla, Sakura si aggirava soddisfatta per le vie di New York. Dopo l'uscita di scena del suo silenzioso e quanto mai scorbutico datore di lavoro infatti, aveva optato per dedicarsi anima e corpo al compito più piacevole mai affidatole da anni, ossia lo shopping sfrenato. Chissà, probabilmente frotte intere di donne avrebbero dato qualsiasi loro avere per essere assunte e addirittura stipendiate al solo scopo di dedicarsi alla più femminile delle attività per tutto il giorno da un avvenente giovane impresario, capace di dare piacevoli occupazioni alla compagna di turno sia nelle le ore diurne che in quelle notturne... improvvisamente resasi conto dello strano corso che il suo pensiero stava imboccando, si riscosse lievemente, permettendo ad un lieve rossore di trapelare sulle sue gote. Normalmente non faceva considerazioni di un certo tipo riguardo ai clienti, essendo per lei la riservatezza uno dei punti fondamentali per il suo mestiere, tuttavia aveva dovuto per forza di cose constatare che Sasuke era di gran lunga il cliente più attraente che le fosse capitato nella sua carriera e che mostrava una lodevole abilità anche tra le lenzuola, nonostante talvolta dimostrasse una certa irruenza ed impazienza nelle attività, nettamente contrastanti con la fredda calma che lo caratterizzava fino a qualche minuto prima, quasi temesse che qualcuno gli portasse via l'oggetto del desiderio da un momento al'altro. Era dotato su questo non c'era dubbio e tutto ciò riportava alla domanda che tanto la assillava e che aveva il suo punto focale nel come un partner ritenuto ideale dalla maggior parte del mondo femminile non si fosse già se non seriamente almeno fugacemente impegnato con qualche donna d'alta classe. Sakura intuiva che ciò aveva qualcosa a che vedere con quella fretta, quella possessività che le era parso di intravedere la notte precedente in lui grazie ad anni di esperienze, poiché sospettava che ad esse corrispondesse una situazione emotiva instabile e dolorosa, in cuor suo sperava di poter in qualche modo scoprire cosa lo turbasse ed aiutarlo, ma neanche lontanamente le passava per la mente l'idea di poter essere lei la donna in grado di risollevare le sorti oscure del giovane tenebroso, poiché malgrado il piccolo attimo di trasporto avuto quella mattina si rifiutava di lasciarsi andare ad un sentimento che riteneva fasullo e passeggero. Certo, non negava che in quella stanza d'albergo le fosse passato momentaneamente per la mente il fugace pensiero di una possibile relazione con il ragazzo moro, ma considerava ciò del tutto normale alla luce di una nottata più piacevole di molte altre trascorse in compagnia di molti altri uomini, una pura reazione fisica ad uno stimolo di piacere che la sua mente lucida di donna di mondo seria e professionista aveva scaciato con grande facilità. Sakura era pur sempre un essere umano e come tale cercava illusioni, qualcosa ad aggrapparsi per tenere testa alla vita. Ma come appunto aveva detto, non riteneva quella scintilla di desiderio nei confronti di Sasuke altro che una illusione vana e passeggera, perché non era né stupida né illusa ed era conscia che mai si sarebbe dovuta far coinvolgere in relazioni impossibili.
Perciò, davanti alla luce della nuova giornata, forte del suo coraggio e della sua tenacia, si aggirava sicura per le strade della città, già dimentica del pensiero galeotto ed inutile formulato in precedenza, concentrata solo sulla vita reale che in quel momento consisteva nel pregare che Ino si ricordasse l'indirizzo dell'hotel, dove le aveva lasciato una busta con dei soldi alla reception. Salda nelle sue convinzioni ignorava però il fatto che un mondo così opulento, borioso e insofferente quale era quello in cui Sasuke viveva, non c'era spazio per una come lei neanche per il breve tempo di una settimana e ciò era dimostrato dalle occhiate, alcune stupite, altre orripilate, che le lanciavano i passanti di sbieco e che lei, sfortunatamente, non notava. Dopo pochi minuti di cammino, Sakura dovette tristemente ammettere che non aveva la più pallida idea di dove cominciare la sua ricerca di vestiario per la serata. In partenza infatti aveva decretato di basare il suo percorso sull'intuito femminile che per forza di cose non doveva mancarle, per poi rendersi conto che, avvezza com'era a non potersi permettere nemmeno un giro per i negozi nei fine settimana a causa delle condizioni economiche critiche in cui spesso e volentieri versava, il suddetto intuito non si era propriamente sviluppato a dovere in lei. Dove andare e soprattutto COSA cercare?
Questa era la domanda che si poneva, mentre per comodità si dirigeva verso il primo atelier a caso notato lungo la strada, il quale esponeva eleganti abiti da passeggio in bianco su candidi manichini senza né viso né espressione. Stava per entrare, quando dalla porte del negozio sbucò frettolosamente una figura che non inquadrò e con la quale si scontrò bruscamente, precipitando poi a terra e battendo il fondoschiena sul duro marciapiede.
-Ahia!- Gridò, mentre con un mano si rialzava e con l'altra sfiorava la parte lesa per controllare che i pantaloni non si fossero strappati in qualche punto.
-I... io... m... mi dispiace...- Pigolò debolmente la persona con la quale aveva avuto la colluttazione di rimando.
Una vocina tanto fioca stupì persino Sakura, che per la violenza dell'impatto credeva di aver urtato qualcuno di imponente. Quando alzò lo sguardo, si ritrovò perciò di fronte una ragazza della sua età alta più o meno come lei, con i lunghi capelli corvini lievemente arruffati per la caduta e degli immensi occhi impressionantemente chiari puntati timorosamente verso il selciato, quasi che la loro giovane proprietaria temesse di essere incenerita dal suo sguardo da un momento all'altro. A Sakura diede l'impressione di una persona estremamente timida e riservata e subito la traccia di rabbia verso chi, senza guardare dove andava, l'aveva messa al tappeto, svanì. Perciò con un sorriso le tese la mano per aiutarla a rialzarsi.
-G... grazie...- Balbettò grata la giovane con un debole sorriso, spolverando con piccoli colpetti il costoso vestito azzurro e gonfio che indossava. Le avrebbe anche detto altro, se improvvisamente dall'atelier non fossero usciti due energumeni che, vista la situazione, spintonarono bruscamente Sakura e circondarono immediatamente la mora misteriosa, trascinandola avanti, lontano dalla folla. Della conversazione che seguì il loro allontanamento, o per meglio dire del monologo che le due probabilmente guardie del corpo fecero senza interruzioni alla loro imbarazzata padrona, carpì solo un:
-...Signorina Hyuuga, non si dovrebbe abbassare a parlare con persone che...-
Prima di decretare conclusa quella conoscenza ed entrare nel negozio.
Appena mise piede nell'ambiente, seppe subito di aver fatto centro: davanti a lei infatti si stagliavano abiti raffinati, composti da sete pregiate, perfetti e irraggiungibili nella loro interezza, tuttavia così dannatamente freddi, privi di vita. Qualcosa che lei non avrebbe mai indossato.
Qualcosa come Sasuke, forse...
Tanto per non stare con le mani in mano si mise immediatamente a cercare alla rinfusa. Prima che potesse tentare qualsiasi mossa però, venne bloccata da una voce:
-Desidera?-
Si girò di scatto: davanti a lei si stagliava una donna molto curata, coi capelli raccolti, probabilmente una commessa di quel negozio. Si sarebbe potuta definire una figura professionale, perfetta per svolgere quel ruolo, di cui lei aveva un impellente bisogno, se non fosse stata presente sul suo viso una smorfia di malcelato disgusto, ribrezzo profondo, atta a scongiurare qualsiasi contatto fisico o emotivo con la figura che aveva di fronte. E fu solo in quel momento che Sakura codificò il disagio provato da quella mattina in quel muro di diffidenza, di odio, che per un motivo a lei umanamente ingiustificabile tutti avevano eretto contro di lei. Fino a quel momento non aveva mai necessitato di compiere certe azioni quotidiane, per quanto assurdo potesse sembrare per il suo mestiere si poteva infatti dire che aveva avuto poco contatto con la gente, la vita normale. Per questo, ora che si trovava bizzarramente costretta a scontrarvici, avvertiva sensibilmente quella voragine data dalla sua posizione sociale e lavorativa disagiata. E per la prima volta ne ebbe veramente vergogna. Cercò tuttavia di scongiurare il disagio che le era balzato addosso istantaneamente per cercare di risolvere pacificamente la questione, perciò frettolosamente rispose:
-Eh... no, sto dando solo un'occhiata.-
-Cerca qualcosa in particolare?-
Le insinuazioni della donna potevano avere una nota ironica e irata nella voce, nota che in condizioni normali sarebbe subito stata avvertita dalla ragazza e che avrebbe conseguito una fine non molto felice dell'incontro. Sfortunatamente però, il trovarsi un un atelier di alta moda perché incaricata da un magnate della finanza di fare shopping sfrenato non potevano senza dubbio ritenersi il suo stato abituale, per cui Sakura fu troppo imbarazzata, impacciata, indecisa se accettare quel falso aiuto o quel vero consiglio per prendere la giusta decisione.
-No... beh, sì... ehm, qualcosa che sia classico.-
-Mhh, sì...- Ora la smorfia della commessa non sarebbe potuta essere mal interpretata in alcun modo... se solo fosse stata notata dalla giovane. Cosa che, purtroppo, non accadde.
-Roba carina!- Tentò infine Sakura indicando un vestito, un po' per smorzare la tensione e un po' per accelerare i tempi.
-Grazie.-
-Questo quant'è?-
-Non lo vedo addosso a lei.-
E fu quell'istante che tutto l'imbarazzo che era stato provato fino a quel momento si tramutò in un altro moto d'animo. Lei era lì, in quel locale, per una missione, una missione che le era stata affidata dal suo attuale datore di lavoro e che avrebbe potuto precludere ogni eventuale futura fonte di guadagno dall'impiego di quella settimana in caso di fallimento. Ma sopratutto, era lì per lei e per Ino, per rimediare all'ennesimo errore che la sua amica aveva commesso a causa del suo forse unico, più grande difetto e siccome la posta in ballo era troppo alta per essere quantificata, questa era diventata una missione di sopravvivenza nella quale lei non poteva sbagliare. Però nella sua lista degli "sbagli" non era nemmeno contemplata la voce "donnetta di pietra riluttante ad aiutare", per cui Sakura tentò l'approccio in un altro modo.
-Beh... non ho chiesto come mi starebbe, ho chiesto quanto costa.-
-Il prezzo di questo, Marie?- Chiese allora l'altra ad una collega con strafottenza.
-È un capo molto costoso.- Rispose cinicamente quella.
-È un capo molto costoso...- Ripeté perciò la donna con aria intimidatoria, come se quell'informazione bastasse a rivelare tutto il suo pensiero riguardo alla faccenda.
-Non si preoccupi, io ho soldi da spendere.- Replicò a quel punto la vittima innocente di quella beffa, stufa ormai di assistere ai capricci immotivati di quelle signore e ansiosa di levarsi al più presto di torno con il vestito che voleva, certa che alla sua giusta replica nessuno avrebbe potuto obiettare.
-Io non credo che abbiamo niente per lei, evidentemente abbiamo sbagliato atelier, la prego vada.-
Fu come se una secchiata di acqua gelida le fosse stata scaricata addosso. E fu in quell'istante che, veramente, concretamente realizzò che non c'era nulla da fare. Il muro che aveva percepito la urtò e lei si chinò, sconfitta. Uscì dal locale con il morale a pezzi, mentre la gente la guardava curiosa o acida e lei non si premurava di opporsi in alcun modo.


Tranquillo ma vigile, Jiraiya si aggirava lentamente per la hall dell'albergo, controllando che ogni dipendente compisse le mansioni per le quali era stato assunto e di tanto in tanto ammonendo qualcuno, mentre come al solito il suo pensiero vagava nei meandri di sinuose curve femminili e nuove brillanti ispirazioni per il suo prossimo best seller. La sua mente non era tuttavia del tutto distolta dalla ragione che l'aveva spinto a quel (per le sue abitudini) inusuale giro di ronda per l'albergo, ossia individuare e discorrere chiaramente con quella che era stata la più strana novità dell'hotel quella mattina. Jiraiya non aveva smesso un attimo di pensare alla giovane, elaborando migliaia di possibili motivazioni che potessero averla spinta fin lì, ma siccome nessuna di esse pareva totalmente plausibile non vedeva l'ora discuterne con la diretta interessata. Le sue aspettative non tardarono quindi a essere soddisfatte quando l'oggetto delle sue congetture varcò nuovamente l'ingresso della sala con l'andatura di una furia vendicatrice e l'espressione più depressa che l'uomo avesse mai rilevato da anni e che constatò non essere quasi mai abbinata con la prima caratteristica notata. Nonostante tutto però, non si crogiolò in futili pensieri, che lo avrebbero distolto dal suo originario piano e che avrebbero inevitabilmente finito per far scappare nuovamente il suo obiettivo, e si fiondò energicamente verso la giovane, afferrandola delicatamente ma allo stesso tempo fermamente per un polso.
-Mi scusi, signorina, potrebbe gentilmente dirmi dove stia andando?-
Presa alla sprovvista, la ragazza si girò e Jiraiya dovette nuovamente fare un grande sforzo di volontà per far sì che la sua mascella non cedesse alla gravità o che il suo sguardo scendesse troppo, troppo in basso. Si riscosse quando lei bruscamente gli rispose:
-In camera... sto andando in camera?-
-Ha per caso la chiave?-
-La chia... oh, porca vacca! Il cartoncino, è vero... me lo sono dimenticato dentro, cavolo.-
-Ed... è per caso ospite di qualcuno?-
-Sì, un... amico.-
-E chi sarebbe?-
-Sasuke... Sasuke... va beh, non mi ricordo come si chiama di cognome, comunque sono salita con lui ieri notte, va bene?-
Qualsiasi direttore di un qualsiasi albergo in quel momento avrebbe automaticamente conseguito che l'infiltrata non era altro che un'abusiva che, dopo essersi fortunosamente introdotta nell'edificio per mezzo di qualche stratagemma di basso livello la sera precedente, aveva ora inventato su due piedi una scusa per non essere sbattuta fuori, contando magari di utilizzare sull'uomo che le stava di fronte le stesse infide tecniche utilizzate per entrare anche per prolungare la propria permanenza. Qualsiasi direttore... tranne Jiraiya, che oltre a nutrire un'immensa fiducia nei suoi dipendenti e nel fatto che nessuno di loro avrebbe mai lasciato passare qualcuno senza previa autorizzazione, conservava la stessa intatta fiducia anche per chi, fino a prova contraria, si fosse dimostrato innocente da alcun reato o accusa di menzogna. A differenza di molti altri quindi, si preoccupò innanzitutto di verificare la versione dei fatti di Sakura, chiamando ingegnosamente con un cenno delle dita l'unico che in quel momento avrebbe potuto aiutare non tanto lui, quanto più realisticamente la ragazza.
-Rock Lee...-
Al richiamo uscì dall'ascensore un giovanotto abbastanza alto, con i capelli tagliati a scodella, grandi occhi a palla ed un paio di folte sopracciglia scure che rovinavano quel poco che in quell'aspetto esteriore non tanto gradevole c'era ancora da rovinare. Avvistando la presenza di fianco al suo datore di lavoro, egli si mostro come pervaso da una grande trepidazione e Sakura lo identificò immediatamente con il ragazzo che il giorno prima aveva accompagnato lei e Sasuke in ascensore.
-Rock Lee, hai finito ora il turno di notte?- chiese perentorio il direttore, mentre con una smorfia di disappunto sul volto aggiustava il colletto della divisa di colui a cui stava parlando, per gli standard dell'albergo troppo allentato.
-Sì...- gemette l'altro, che visto il brusco gesto dell'uomo posto di fronte a lui dava ora segni di un lieve soffocamento.
-Conosci la signorina?-
-Sta con il signor Uchiha...-
-Uchiha! Sasuke Uchiha, è vero! Grazie, Rock Lee!- Irruppe allora la ragazza trionfante e beffarda, mentre si avviava verso i piani alti.
-Era salita con lui stanotte...- prosegui allora a bassa voce il dipendente, avvicinandosi all'orecchio del suo capo con una nota maliziosa nella voce. Ma altre informazioni ormai non interessavano a Jiraiya, che infatti liquidò il suo interlocutore con un:
-Va bene, va bene.-
e si apprestò a riagganciare la fuggiasca, trascinandola stavolta nel proprio ufficio, accompagnato dagli sguardi meravigliati dei clienti e dalle irate parole di lei che come un brusio intonarono da subito un:
-Oddio, ora che c'è? Cosa? COSA? Insomma, cos'avete contro...-
Quasi indicassero una scena che si ripeteva nell'arco di quella giornata e di cui però lui non era ancora a conoscenza.


-Qual'è il suo nome, signorina?-
-Quale ti piacerebbe?- sbottò lei irata.
-Non scherzi con me.- Replicò allora lui duro e a quel'obiezione sakura non poté fare altro che renderlo con serietà, constatando anche che si era cacciata in un grosso guaio, l'ennesimo, a causa della sfortuna che in quei giorni al preseguitava.
-Sakura.- Mormorò, mentre si raggomitolava sulla spaziosa poltroncina di velluto rosso.
L'ufficio dove si trovava era di certo molto grande, ma questo ampio spazio probabilmente non veniva enfatizzato a causa del disordine che vi regnava sovrano in alcuni angoli, quasi che il proprietario avesse disperatamente tentato di nascondere la sua indole casinista dietro ad un apparente perfezione. Era tuttavia piuttosto accogliente, con quelle piccole poltrone e le tende dai colori caldi tirati, che lasciavano filtrare pochi raggi di sole, creando così un'atmosfera confortevole. Nel complesso poteva affermare che, nonostante il suo timore non fosse affatto svanito, si era sicuramente attenuato di un poco grazie alla premanenza in quel luogo. Subito però dovette riportare l'attenzione al suo interlocutore, che pareva dover intraprendere un discorso importante.
-Signorina Sakura... miss Sakura. Cose che accadono in altri hotel non accadano al Konoha Beverly...-
Prese una pausa d'effetto per elaborare meglio le parole, poi proseguì.
-... Ora, il signor Uchiha è un cliente speciale, noi amiamo considerare i nostri clienti speciali coma amici. Ora, come cliente pretenderemmo che il signor Uchiha registrasse ogni persona egli ospiti, ma come amico siamo disposti a chiudere un occhio. Ora io presumo che lei sia una...-
Ed accennò complice alla giovane che tuttavia, persa nei meandri della discussione e ormai sfinita dagli eventi della giornata, non comprendeva certe allusioni e lasciò pertanto finire la frase al direttore con un:
-...parente?-
-Sì...- bofonchiò allora.
-Mhh, lo immaginavo. Allora forse è sua...-
-...cugina?- concluse allora accondiscendente e seccatamente ironica la ragazza, che già cominciava ad individuare i sottili fili del discorso e dove forse essi portassero.
-Ma certo. Ovviamente quando il signore se ne andrà io non la rivedrò mai più in questo albergo. Immagino che lei non abbia altri cugini qui...- E Sakura si irritò nel vedere che aveva indovinato tutto quanto, che l'uomo era l'ennesimo seccatore che la importunava con i suoi stupidi problemi borghesi sul suo aspetto o sul suo status sociale e che, come ormai consueto, aveva incontrato un altro imbecille che non solo non badava ai problemi degli altri in quanto non concernenti con la sua vita, ma si occupava persino di ostacolarla con ogni mezzo gli fosse possibile ottenere. Pertanto rispose al colpo si spada con la spada, scoccandogli un occhiata glaciale più affiliata di una lama, mentre nel suo cuore si agitavano i più intensi moti d'animo riguardanti la frustrazione e la disperazione.
-... Bene, sembra che noi ci capiamo,...- concluse lui -...io la incoraggerei anche a vestire più adeguatamente. Questo è tutto, prego...-
Ma l'ultima frase aveva toccato le corde troppo tese dei nervi di Sakura, ricordandole il fatto accaduto nell'atelier e scatenando in lei la reazione a tutte le ingiustizie subite nelle poche ore della mattinata. Ignorando perciò il cenno di uscita dell'uomo e interrompendo la sua conclusione della chiacchierata, irruppe disperatamente con uno sfogo che era insieme una richiesta d'aiuto inconscia a lui.
-Senta, io volevo comprarmi un vestito, va bene? Però quelle donne mi hanno cacciata... io ero solo entrata per comprare un vestito ma loro non hanno sentito ragioni... e ora ho tutti questi soldi e non ho un vestito. Non mi aspetto che mi aiuti, ma ho tutti questi, ok? Io devo comprare un vestito per cena stasera e nessuno mi aiuterà!-
Senza rendersene conto aveva gradualmente alzato la voce fino ad urlare e piangere e nella foga aveva sbattuto il mazzo disordinato di banconote che Sasuke le aveva consegnato nelle mani dell'uomo, che ora le si parava davanti con una buffa espressione incredula di chi deve ancora elaborare il senso del discorso, mentre lei, imbarazzata e irata si era nuovemente raccolta sulla poltrona. Si fissarono per un po', due individui vivi e finalmente dopo tanto tempo in quella giornata umani, poi Jiraiya si destò e riprese il suo contegno decoroso, allungando un fazzoletto alla giovane che flebilmente lo ringraziò e afferrando la cornetta del telefono.
-Ma cosa... ah, benissimo, ora chiama la polizia! Massì, me li saluti tanto!...- si riaccese lei rassegnata.
L'uomo allora la fissò con uno sguardo indecifrabile, ignorando le sue proteste a mezza voce riguardo alla fiducia tradita e alla sua ingenuità nel fidarsi di chiunque e pure qualche insulto diretto a lui e a Sasuke Uchiha e proseguì nel suo obiettivo.
-Pronto? Reparto abbigiamento? cercavo Bridget... sì, proprio lei, me la può passare, per favore? È urgente...-
E notò con la coda dell'occhio la fanciulla di fornte a lei che rialzava gli occhi gonfi di pianto dal fazzoletto, stupita ma sempre più rilassata, tanto da azzardarsi a soffiarsi il naso rumorosamente e con noncuranza, facendolo sobbalzare e meravigliare per la facilità con cui un essere dall'aspetto apparentemente così femminile e aggraziato potesse assumere comportamento così poco femminili e aggraziati.
-...Bridget, sei tu? Sono Jiraiya del Konoha Beverly... oh, sì, grazie, anche a me ha fatto piacere uscire con te quella sera, magari un'altra volta...-
Il volto del direttore si era indirizzato a una smorfia maliziosa e tanto fervidamente poco professionale che Sakura dovette soffocare una risata, la quale fu però notata dall'uomo, che imbarazzato adottò nuovamente un atteggiamento serio.
-...Comunque, ti chiamavo per mandarti una cliente speciale che ha bisogno di qualche vestito... è amica di un cliente molto speciale, non ha avuto una bella giornata oggi e vorrei che la trattassi con il massimo della gentilezza qualsiasi cosa accada, sì...-

***


Note sula fiction: Oltre a chiedervi nuovamente perdono (ho scritto la maggior parte del capitolo in fretta in questi due giorni, perdonate anche gli errori di battitura!), ho poche cose da dire. La prima e che per il personaggio del direttore ero indecisa tra Jiraiya (che comunque a fare il direttore ci sta magnificamente! XD) e Kakashi, ma probabilmente Kakashi lo farò apparire molto più tardi, magari nel continuo di questa fiction! Per le commesse, non sapevo sinceramente che personaggi di Naruto mettere, anche perché probabilmente saranno gli unici personaggi nella storia che torneranno fuori solo un'altra volta o comunque non avranno un ruolo molto importante, così ho lasciato i nomi che hanno nel film. Il titolo del capitolo è come altre volte il nome della canzone che fa da colonna sonora per la maggior parte degli eventi qui narrati, è molto bella! Ah, ecco Hinata! Doveva apparire tra due capitoli circa, ma siccome in quel punto si vedono la maggior parte dei personaggi che formeranno coppie, ho pensato che ritagliare uno spazio così piccolo per lei che dopo Sakura e Ino sarà la donna più importante della fiction (nonché mio personaggio preferito! XD) era come sacrificarla...
Infine, punto dolente: la storia della perdita dei commenti. Il fatto è che, avendo pubblicato il capitolo 5 in un momento poco felice e avendo ricevuto pochi commenti, avevo pensato che qualche fan non lo avesse visto, così l'ho cancellato e ripubblicato per farlo ricomparire nella prima pagina (sì, lo so che è sleale e che non dovrebbe essere fatto, ma cercate di capire, non l'ho fatto in cattiva fede! ç_ç Non capiterà più, promesso!), senza pensare che così avrei cancellato i commenti che avevo già! Insomma, un caos, ero ancora poco esperta di pubblicazione e HTML, ma ora ne so di più e non lo farò più!
Comunque è a causa di questo che mancano le risposte ai commenti... ç_ç
  
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