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Autore: Debby_Gatta_The_Best    19/05/2014    4 recensioni
Alcuni frammenti di avventure dei nostri eroi rivisitati in chiave Pokémon! Mario, Luigi, Peach, Daisy, Bowser, ma anche Kamek, i Bowserotti, personaggi sconosciuti alla maggior parte del fandom e cattivi di tutti i calibri accompagnati dai mostri tascabili più famosi di sempre... in una raccolta di one-shots qui per voi!
Potete propormi delle scene o degli scontri particolari nelle recensioni, se volete!
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Luigi, Mario, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Mario era disteso sull'erba della Piana Fungosa, appena poco fuori città. Attorno a lui, i suoi Pokémon, liberi dalle sfere, scorrazzavano felicemente, chi saltellando, chi nascondendosi tra i cespugli di bacche, chi sorseggiando l'acqua del fiume, chi improvvisando una battaglia con i Pokémon del fratello.

La squadra al completo: Blaziken, Spoink, Paras, Cyndaquil e Monferno. Be', quasi al completo.

Aver focalizzato l'interesse su Pokémon tipo fuoco, con solo due eccezioni, non stava fruttando all'idraulico un gran vantaggio nelle sue missioni. Tutti i Pokémon che aveva, inclusi quelli che adesso riposavano al Centro Pokémon e che lui era solito a non portarsi dietro, spesso e volentieri era stati catturati dall'eroe solo per lo scopo unico di avere creature infuocate o dallo spirito fiammante tra la sua collezione.

Ma adesso che si trovava lì, disteso sul prato, a guardare i Pidove volare alti nel cielo seguendo le acrobazie dei loro fratelli maggiori, i Tranquill, che si esibivano nella loro totale libertà, senza essere sotto il peso dei comandi di Allenatori ambiziosi, gli fece scattare un ragionamento nel cervello.

Quei Pokémon che così poco spesso usava, o che catturava solo per svago, per numero, erano davvero felici?

Luigi aveva appena tre Pokémon: Grovyle, Archen (regalatogli dal Professor Strambic come ricompensa dopo aver scacciato dei Gastly da una casa per le vacanze) e una Venonat, che praticamente si era autoproclamata in possesso del verde dopo che questo le aveva regalato alcuni dei propri panini, in occasione di un pic-nic di qualche settimana prima.

Mario si rigirò più volte la Pokéball tra le mani. Era l'ultimo Pokémon catturato, preso per completare il suo team... ma, ripensandoci, lo aveva fatto solo perché era un esemplare raro di Fletchinder shiny. Sì, già quei tipi di Pokémon non si mostravano molto nel Regno, dato che abitavano per lo più nelle lande infuocate della Terra Vulcanica di Bowser, e poi, un Pokémon shiny in libertà era qualcosa che si incontrava un paio di volte nella vita, se non di meno. Certo, un esperto di Pokémon, in continuo viaggio magari poteva avere la fortuna di scontrarsi con molti più mostriciattoli cromatici, ma per un abitante del Regno come lui, che se si muoveva lo faceva spesso e volentieri solo per salvare la principessa dalle grinfie del male, c'era una possibilità minima di avere nuovamente un'occasione simile. Eppure... stringere tra le mani quella Pokéball, prigione dell'uccello strappato dal suo habitat naturale solo per l'egoismo del baffuto, che più volte aveva cercato di sfuggire, mostrando quindi l'assente intenzione di unirsi ad un Allenatore... Mario rifletté su questo parecchi minuti. Che significato aveva essere un Allenatore di Pokémon? Si era mai posto tale quesito...?

Senza sapere come, questa riflessione lo fece ritornare indietro nel tempo con la mente di parecchi anni, a quando apprese per la prima volta il vero significato di tale parola, quando ricevette il suo primo Pokémon.


Era da poco entrato nella stanza luminosa del laboratorio, seguito a ruota dal fratello. Aveva compiuto, da appena una settimana, il suo 12° compleanno. E così il gemello*. Le stanze erano bianchissime, affollate da scienziati esperti di Pokémon. Un paio salutarono i due fratelli, già rinomati nella Capitale, che continuarono a procedere secondo le indicazioni della piantina.

-Il Re dovrebbe trovarsi nella stanza in fondo, se procediamo dritti-

Ricordò timidamente Luigi.

Mario si limitò ad un gesto del capo. Dopo pochi minuti riuscirono a raggiungere la sala in cui erano attesi dal sovrano del Regno. Di fatto, era questo che consegnava il primo Pokémon ad ogni giovane abitante della Capitale, quattro volte all'anno. Era una cosa più simbolica che altro, ma al Re interessava molto il suo popolo ed era molto amichevole, soprattutto con i bambini, e quindi aveva deciso di prendersi questo incarico. Ogni stagione, i ragazzi che avevano compiuto 12 anni, età stabilita dal Regno per prendere il primo Pokémon, si dirigevano al laboratorio per riceverlo di persona dal Sovrano e dal suo scienziato favorito, Strambic, all'epoca poco più che quarantenne.

Infatti, i due fratelli si ritrovarono in una stanza non poco affollata, in compagnia di molti altri ragazzi della loro stessa età. Per Mario, quella era la prima volta che visitava il settore del laboratorio che si univa a quello del museo nazionale, posto lì accanto: osservò nei minimi particolari l'enorme stanza, soffermando lo sguardo verso la cupola di vetro, da cui si poteva osservare il cielo nella sua splendida limpidità e si potevano scorgere le fronde degli alberi piantati attorno ai due edifici collegati ondeggiare lievemente. Inoltre, le pareti erano intervallate da grandi vetrate, usate come porte-finestre, che si affacciavano sul giardino su entrambi i lati, e questo faceva modo che la luce penetrasse senza ostacoli, rendendo la stanza ancora più bella e luminosa.

Per un attimo la mente del futuro idraulico, rapita da quella vista così inusuale, si era distaccata dall'emozione di quel giorno. Quando, poi, la voce del Re rimbombò in un megafono in un: “Benvenuti!”, Mario ritornò alla realtà. Stava per ricevere il suo primo Pokémon! Il Pokémon con il quale avrebbe passato tantissime avventure! L'amico di una vita! Ed ecco il Re, con una lunga lista in mano, iniziare a chiamare per nome tutti i ragazzi presenti. Ne erano nati molti in primavera, e i due fratelli dovettero aspettare un po' prima che il Re nominasse il cognome “Mario”. L'omonimo sentì il cuore stringersi, il sudore per l'eccitazione cominciare a colargli giù per il collo. Iniziò ad avanzare, a passo rigido, seguito dal fratello, che lui stesso pareva avvertire tremare. Quando furono giunti sopra il rialzo al centro della sala, dove si ergeva lo scheletro di un enorme esemplare di Tyrantrum vissuto millenni prima, dove adesso erano attesi dal Sovrano e Strambic, il giovane in rosso si agitò ancora di più. Essere emozionato era plausibile, ma trovarsi di fronte al Re dell'intero Regno trasformava tutto in un'angoscia mai provata prima. Mario non era solito a perdere la calma, ma adesso la pressione degli occhi blu del Sovrano iniziava realmente a schiacciarlo. Avanzò per primo, verso il tavolo allestito per l'occasione, e pronunciò uno strozzato “salve”.

Il Re ridacchiò, con il mento coperto dalla barba castana, una voce assai cristallina. Poi chiese cortesemente ai fratelli come si chiamavano. Appena ebbe ricevuto la timida risposta dal primo ( Luigi era così terrorizzato che se avesse dovuto anche parlare sarebbe svenuto ), il Sovrano commentò, sorpreso:

-I fratelli Mario e Luigi! Ma certo! Come ho fatto a non riconoscervi!-

Poi fece cenno al rosso di avvicinarsi. Mario stentò dei piccoli passi verso il grande tavolo, poi si bloccò a pochi centimetri da esso per osservare meravigliato tutte le Pokéball lì adagiate. Ve ne erano davvero tante, poste in file ordinate, e con dei piccoli cartellini appena sotto. Mario dette un fugace sguardo a tali cartelli, notando che molte Pokéball erano già state prese. I Pokémon rimanenti non erano poi tanti. Probabilmente erano contati per ogni ragazzo che in quella stagione doveva ricevere il Pokémon. Il Professor Strambic, vicino a Sua Maestà, ripeté quello che aveva detto agli altri giovanotti:

-Quest'anno abbiamo avuto una donazione generosa dalla regione di Hoenn. Scegli pure il Pokémon che preferisci!-

Ogni anno, regioni diverse donavano Pokémon appena catturati per i giovani di tutto il Regno, come ringraziamento per gli affari commerciali vantaggiosi ad entrambe le parti che il Regno dei Funghi aveva un po' ovunque.

Mario si mise ad osservare più attentamente i nomi dei Pokémon rimanenti, osservando bene il tipo scritto lì accanto e le loro abilità speciali. Subito i suoi occhi si soffermarono su una creaturina in paricolare, maschio, tipo Fuoco, appartenente alla categoria Pulcino, con Aiutofuoco**. I suoi occhi s'illuminarono nel vedere l'immagine lì riportata del piccolo batuffolo giallo e rosso, con un musetto tanto adorabile quanto vispo. Allora allungò la mano, e, tremante, afferrò la Ball. Subito avvertì un calore che non si aspettava di percepire da una tale sfera, ma poi intuì che doveva essere per il tipo Fuoco. Lo portò al petto, poi dichiarò:

-Voglio questo!-

-Torchic! Ottima scelta!-

Commentò entusiasta Strambic. In realtà diceva così tutte le volte, ma il ragazzo non ci fece caso.

Fremente d'emozione, Mario sentì le sue mani ungersi di sudore e la Pokéball quasi scivolargli via, ma la strinse con forza al cuore, avvertendo ancora di più quel dolce calore. Poi, nel sorridere al Re, notò con la coda dell'occhio una piccola fanciulla appena dietro egli: lunghi capelli biondi, occhi blu cielo, sguardo timido. Sì, doveva essere lei... Peach, la Principessina. Avrà avuto sì e no due anni in meno del ragazzo. Peach ricambiò timidamente lo sguardo che il rosso si accorse di aver iniziato a puntare verso di lei, quando si fece avanti anche Luigi, rompendo quella mistica occhiata. Mario vide il volto del fratello farsi sempre più indeciso, notando la smorfia d'incertezza che ormai aveva imparato a conoscere. Luigi pareva indeciso tra tre Pokémon: Ralts, Wingull o Lotad. Poi, come era successo al primo, gli occhi del verde scintillarono per un attimo, notando un Pokémon che prima aveva saltato: Treecko. Senza star a ragionare sul tipo, abilità e classificazione, afferrò la Pokéball e pronunciò un lievissimo “questo!”.

Strambic ripeté la frase precedente, ed il Re rispose con un sorriso. Poi entrambi scesero dal parco.


Appena la celebrazione fu terminata, ed ai giovani fu consegnato un prototipo semplice del Pokédex, che sarebbe stato poi perfezionato se i giovani Allenatori avessero deciso, in futuro, di dedicarsi allo studio dei mostriciattoli tascabili, i gemelli uscirono.

-Ti va... di fare una battaglia?-

Propose il primo, emozionato. Ormai era il tramonto. I più ragazzi se ne stavano tornando a casa, il museo-laboratorio chiudeva. Luigi, incerto, esitò, ma poi fece un cenno di sì con la testa. Qual'era il miglior modo di familiarizzare con un Pokémon se non lottandoci assieme?

Mario, trovato una parte del giardino adatta, lanciò in aria la sfera bicolore, che subito si schiuse con un fascio di luce, mostrando un grosso pulcino dai colori fiammanti e dalle piume soffici.

-Torchic!-

Esclamò contemplando il suo nuovo amico. Questo rispose con un acuto pigolio. Luigi rimase meravigliato dal Pokémon del fratello, ma non attese a chiamare il suo geco: Treecko si mostrò, spavaldo, eretto perfettamente sulle zampe posteriori, all'avversario. Luigi non riusciva ancora a crederci. La gioia gli si poteva leggere in faccia. Mario non perse tempo. Indicò la prima mossa, Graffio, al pulcino, che non si fece attendere. Piombò, come una furia, sul Pokémon Legnogeco, mostrando cosa era capace di fare nonostante le minute dimensioni. Treecko fu, infatti, subito scaraventato lontano dal colpo del primo. Ma non si arrese, riportandosi in piedi velocissimo.

-Uhm... emm... stai... bene?-

Chiese Luigi. In risposta Treecko gracchiò il suo verso, piuttosto seccato dal comportamento non autoritario del suo giovane Allenatore.

-Ecco... u-usa...-

Ma il Torchic nemico aveva già ripetuto l'attacco, ferendo ancor di più il geco. Luigi allora gridò:

-Fulmisguardo!-

Il piccolo Pokémon non parve molto entusiasta della scelta del ragazzo, ma eseguì l'ordine fulminando, appunto, il Torchic con un'occhiata gelida. Ma il pulcino aveva lo spirito troppo fiammante per lasciarsi intimorire, e procedette con un terzo Graffio. Treecko però schivò, ringhiando al giovane Luigi, che comprese il modo grintoso in cui il Legnogeco voleva combattere.

-Assorbimento! E poi Botta!-

Dichiarò a gran voce. Questa volta, fu il batuffolo piumoso a ferirsi.

-Non mollare! Focalenergia!-

Il Pokémon Pulcino si gonfiò, assumendo l'aspetto di una morbida e coccolosa palla di piume, diventando ancora più adorabile, ma rinvigorendosi non poco. Subito dopo scattò in avanti, colpendo al ventre Treecko, che fu scaraventato a pochi metri di distanza. Luigi gli corse incontro, scoprendo che era andato KO, e quindi non più in grado di combattere. Mario aveva vinto.


Quel giorno tra Mario e Torchic aveva iniziato a stabilirsi un legame profondo, che si sarebbe consolidato nel tempo. Il legame tra Pokémon e Allenatore, i sentimenti che provavano che i Pokémon non erano semplici oggetti da battaglia, ma amici con cui passare la vita. Come aveva potuto, in quegli anni, dimenticarlo? Mario si mise seduto, ed osservò Combusken balzare in alto per evitare un colpo di Grovyle. Rivide la fierezza che aveva dimostrato quel giorno, da pulcino, quando aveva battuto quello che sarebbe diventato suo grande rivale. Sorrise nel vederlo muoversi così agilmente rispetto a come aveva fatto da Torchic.

Mario guardò la Pokéball. Quel Fletchinder meritava tutto ciò? Non aveva avuto l'intenzione di unirsi a Mario. Certo, anche Torchic, ma per lui era stato diverso. I Pokémon che vengono consegnati agli Allenatori in erba sono piccoli, docili, pronti a diventare “proprietà” di un ragazzo o di una ragazza. Ma era davvero quella la parola giusta? “Proprietà”?

Una leggera ventata fece ondeggiare i baffi del rosso. Guardò un'altra volta verso l'alto: i Pidove e i Tranquill se ne stavano andando, tornando nei loro rifugi, per la notte. Effettivamente, si stava avvicinando il tramonto. La temperatura cominciava a calare. Mario si alzò, chiamò prima il fratello e poi i suoi Pokémon, ritirandoli nelle rispettive Ball.

-è ora di andare... si sta facendo buio...-

Osservò il fratello.

-Infatti...-

Dopo aver fatto svagare per un pomeriggio le loro creature, i Fratelli Mario erano pronti per far rotta verso casa. Mentre lasciavano la Piana, il primo iniziò a martellare nervosamente le dita sull'ultima Pokéball. Luigi non fece caso ai dubbi del fratello, e proseguì, ma Mario si bloccò a metà strada. Quando l'altro si accorse che il fratello non era appena dietro di lui, si voltò e lo chiamò:

-Mario! Che fai lì?-

Mario non rispose. Si tolse la Ball dalla tasca e la lanciò in aria, dichiarando:

-Fletchinder, va! Ora sei libero!-

E mentre la sfera si apriva in un lampo di luce azzurrognolo e sfavillanti scintille argentee***, Luigi corse incontro all'altro, domandando stupito:

-Che fai? Lo liberi? Ma... perché...?-

Il Pokémon Sfavillante aprì le ali squittendo sorpreso. Dopo un'ultima, fugace occhiata ai due Umani, si fiondò tra le candide nubi, sparendo per sempre.

-Io e quel Pokémon non saremmo stati bene insieme. Così come molti dei Pokémon che ho catturato per gola. Quando arriveremo al Centro Pokémon, dovrò restituire la libertà a molti di loro...-

Si limitò l'idraulico in rosso senza fornire altre spiegazioni.




*È affermato in più giochi come Mario e Luigi siano gemelli, ma nonostante ciò spesso Luigi si riferisce a Mario con “fratellone”. Nelle mie storie, comunque, sono gemelli

**Non sono solita a guardare i cartoni dei Pokémon. Ash è troppo demente per i miei gusti. Mi baso soprattutto su ciò che ho imparato dai giochi, quindi perdonatemi eventuali citazioni troppo legate alle statistiche e alle tecniche di gioco.

***Sempre nel gioco, i Pokémon shiny, quando vengono fatti uscire dalle sfere Poké, rilasciano un inimitabile sfavillio argenteo. Non so se sia così anche nell'anime.


Commento

E rieccoci con PokéMario! Questa è la prima di due riflessioni (una riguardante Mario, di fatto, ed un'altra... be' lo vedrete nel prossimo capitolo!) sul “Primo Pokémon”. Spero vi sia piaciuta! Come mi hanno, giustamente, consigliato diversi utenti, ho deciso di non limitarmi a lotte aride e prive di un gran significato. Spero di trasformare questa raccolta in qualcosa di simpatico. Al prossimo capitolo!

  
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