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Autore: dianarusso98    19/05/2014    3 recensioni
Questa è una storia sulla mia coppia preferita: Kim & Jack.
Due anime gemelle che si avvicineranno pian piano....
Ma non temete! la storia non mancherà certo di combattimenti, sorprese, battutine sarcastiche e di amicizia e lealtà!
Spero vi piaccia e buona lettura!
Genere: Commedia, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 5 

Quando il sergente ci mette lo zampino! 

 
Il sergente Brewer era un uomo muscoloso, aveva i capelli dello stesso color mogano del figlio, gli occhi verdi e la carnagione olivastra, era alto e l'aria severa che mostrava non andava d'accordo con il suo carattere giocoso e perennemente allegro. 
-Jack! dovremmo già essere lì...sbrigati! - chiamò l'uomo con voce spazientita. 
-arrivo papà! - disse Jack comparendo dal lungo corridoio e digitando qualcosa sul display che controllava ogni oggetto della casa. 
-che eleganza! - notò il padre sorpreso. 
Jack si passò una mano tra i capelli dietro la nuca, gesto che era solito a fare quando era imbarazzato. 
-bè...i Crowford sono una famiglia importante ed influente qui a Seaford- mentì il ragazzo cercando di sembrare convincente. 
Peccato che Peter Brewer conoscesse troppo bene suo figlio per lasciarsi abbindolare. 
-ecco i motivi per cui non ti crederò: motivo numero uno, verrà solo la figlia di Susan e Jimmy e il suo tutore che conosco da quando camminava con i pannolini. Motivo numero due, ti sei toccato la nuca...segno che sei in imbarazzo... Motivo numero tre, Kim è una bella ragazza e tu hai sempre avuto un debole per le belle ragazze - sentenziò l'uomo sorridendo soddisfatto della propria analisi. 
-lei non è solo una bella ragazza papà! -si infervorò il moro avvicinandosi al padre che era in piedi davanti al loro divano di pelle bianca. 
-ah no? -disse Peter Brewer alzando un sopracciglio e cercando di non sorridere. 
-no...lei è intelligente, simpatica...dolce...ha sempre quell'aria da barbie e poi quando la vedi da vicino ti accorgi che è una leonessa...ha quel sorriso che fa svenire decine e decine di ragazzi a scuola che muoiono per lei...- disse il ragazzo guardando il vuoto e sorridendo come un ebete. 
-bé ragazzo mio...se non ne sei innamorato ora...ci sei molto vicino - lo sbeffeggiò l'uomo. 
Jack lo guardò imbarazzato e di nuovo si massaggiò la nuca. 
-credo...sia meglio andare- disse poi cercando di non assottigliare troppo la voce. 
 
Il ristorante che Truman e Peter avevano scelto insieme era molto carino, i tavoli erano quadrati e coperti da tovaglie rosa antico e bianco panna, i muri di un color azzurrino facevano rilassare gli occhi di chi le guardava e ogni tanto erano appesi dei quadri astratti di tutti i colori. Si e no ci dovevano essere una decina di tavoli, non di più. 
Si vedeva che era un posto alla moda e molto lussuoso perché ogni particolare era studiato nei minimi dettagli, dalla divisa rosa per le donne e bianca per gli uomini alla disposizione del menù vicino ad ogni coperto. 
Quando Kim e Truman arrivarono erano in ritardo di una ventina di minuti e davanti alla porta del ristorante incontrarono Jack e suo padre anche loro in ritardo. 
Jack aveva indossato dei pantaloni grigi con una camicia nera ed una cravatta grigio fumo che richiamava il colore dei pantaloni, il signor Brewer indossava invece la sua divisa da ufficiale che non aveva il permesso di togliere nemmeno in libera uscita. 
Kim si era limitata ad indossare una gonna a campana rosa e bianca con una camicetta bianca ed una giacca corta grigia perla e ai piedi, ballerine bianche. 
Truman aveva indossato, invece, il suo abito da cerimonia nero abbinato con una camicia azzurra ed una cravatta nera. 
-Anche voi in ritardo? - chiese divertito il sergente Brewer, i tre risero. 
-Peter! da quanto tempo! - lo salutò Truman abbracciando quello che il ragazzo amava chiamare il suo zio acquisito. 
Truman aveva raccontato a Jack e Kim che suo padre ed il signor Brewer si erano conosciuti in marina e quando Noah, il padre di Truman, era venuto a mancare, il ragazzo era stato aiutato in tutti i modi dal sergente. 
-Jack! - salutò poi il ragazzo che conosceva da quando era nato. 
-Truman! non sapevo che lavorassi per Kim! - rivelò sorpreso il ragazzo abbracciando quello che ormai considerava il suo fratellone. 
-è piccolo il mondo eh? - disse Kim sorridendo, non sapeva che Truman conoscesse così bene Jack, sì sapeva che lui era molto legato al sergente ma non sapeva che fosse così in confidenza anche con il moro... 
-piccola Kim! non ti vedo da quando sgambettavi per casa con i pannolini! - la salutò allora il signor Brewer facendo arrossire Kim fino alla punta dei capelli. 
-ma...bè...- disse la ragazza nel pallone cercando di dire qualcosa che la togliesse dall'imbarazzo. 
-pensa che io da piccolo andavo in giro con la maglia messa a mo' di mantello fingendo di essere superman- le venne in soccorso Jack notando l'imbarazzo della bionda che gli sorrise grata. 
-allora entriamo? - propose Truman indicando con il pollice la porta in vetro scuro del ristorante davanti alla quale si erano fermati. 
Il sergente Brewer annuì e fece strada al gruppo attraverso la sala e verso il direttore della stessa, un uomo sulla sessantina con folti capelli grigi e una divisa bianca impeccabile, aveva un’aria elegante e distinta chi lo avesse visto avrebbe potuto scambiarlo per un principe o una qualche autorità monarchica. 
-prego, seguitemi...per voi abbiamo riservato il tavolo nel privè come richiesto- disse con leggero accento siciliano. 
Accompagnò il gruppo fino ad una stanzetta da cui si entrava da un arco a sesto acuto, era una stanza con un solo tavolo rotondo proprio al centro coperto da un setoso tessuto bianco. 
Jack spostò la sedia a Kim da bravo cavaliere come suo padre gli aveva raccomandato di fare in macchina. 
La ragazza lo guardò sorpresa da quel gesto molto fine e Jack non poté fare a meno di sorridere compiaciuto sotto i baffi mentre si accomodava alla sua destra. 
-sembra una costante vero? - notò la ragazza sorridendo. 
Jack si voltò verso di lei non capendo a cosa si riferisse. 
-il fatto che siedi sempre alla mia destra- spiegò allora la bionda sorridendo sotto lo sguardo malizioso del signor Brewer e di Truman. 
 
-Ragazzi noi andiamo...voi che ne dite di fare un giro? - propose Truman ai due ragazzi guardando con aria complice prima Jack poi il sergente. 
-si...ehm...la accompagni tu a casa figliolo? - disse Peter facendo l'occhiolino al ragazzo che arrossì imbarazzato. 
Kim guardava il signor Brewer con uno sguardo tra il sospettoso e il preoccupato. 
-si...ehm...okkey- si limitò a rispondere Jack massaggiandosi la nuca come ultimamente faceva appena si accennava qualcosa che riguardasse Kim. 
-bene biondina...ci vediamo a casa- salutò Truman dirigendosi verso la Berlina nera. 
-ci rivedremo presto Kimberly- il sergente Brewer, che sarebbe partito l'indomani mattina all'alba, abbracciò la ragazza. 
Poi si diresse con la camminata fiera tipica dei Marins verso la sua Volvo bianca. 
Jack e Kim rimasero sul marciapiede completamente soli. 
-ti va di fare una passeggiata? - Kim si sorprese delle sue stesse parole. 
-certo- accordò Jack cercando di non far trapelare quanto fosse felice di quella richiesta. 
I ragazzi camminarono in silenzio ognuno preso dai propri pensieri fino a che non si accorsero di essere arrivati nel parco della città. 
-ho sempre adorato questo parco- rivelò Kim sussurrando come se potesse spezzare l'armonia che gli alti alberi e i fiori nei prati creavano in quell'oasi di pace e tranquillità. 
Attraverso gli alti pini, salici e vari alberi si poteva vedere la luna piena che nel cielo scuro della notte spiccava come un faro nella nebbia. 
-Sai...mi hai aiutato molto stamattina quando mi hai detto che credevi in noi...sono tornato al dojo e.…mi sono convinto che è vero abbiamo le carte in regola per battervi- disse improvvisamente Jack cercando qualcosa con cui spezzare quell'imbarazzante silenzio che si era di nuovo creato tra loro mentre entravano nel parco. 
C'era una calma quasi innaturale. 
-bé...ne sono felice- si limitò a rispondere la ragazza tenendo lo sguardo basso. 
-Sai Kim...non avrei mai detto che tu fossi così- disse Jack guardando il sentiero dritto davanti a sé tenendo le mani nelle tasche dei suoi pantaloni grigio fumo. 
-cosa intendi? - chiese la ragazza curiosa. 
-intendo dire che vista da fuori sembri una ragazza superficiale a cui non importa niente degli altri, una ragazza irraggiungibile per coloro che desiderano anche solo avvicinarsi e invece...- spiegò Jack lasciando la frase a metà per non dire cose di cui poi si sarebbe potuto pentire. 
-e invece? - insistette la bionda alzando lo sguardo e fermandosi a fissare il profilo del ragazzo. 
Jack sospirò- e invece non lo sei...sei diversa- rispose continuando a guardare davanti a sé invece di girarsi verso la ragazza. 
-diversa in che senso? - chiese allora Kim non volendosi arrendere. 
-dico solo che...sei gentile e disponibile- disse Jack ma sapeva di non aver detto tutta la verità ma se gli avesse raccontato ciò che aveva parlato con suo padre qualche ora prima la ragazza di sicuro gli avrebbe dato un due di picche. 
-ah...bè ehm...sai...l'apparenza inganna- rispose la bionda riuscendo a nascondere la delusione che le aveva stretto lo stomaco. 
I ragazzi continuarono a passeggiare per il parco in silenzio fino a che Kim non decise che era ora di andare a casa. 
Jack l'accompagnò da vero gentiluomo, la salutò con un sorriso che lei ricambiò anche se, negli occhi, aveva una luce strana che nessuno dei due seppe decifrare. 
 
-allora? l'hai baciata? - chiese il sergente che attendeva da ore trepidante sul divano di pelle bianca. 
Jack gli si sedette affianco con aria afflitta, si allentò il nodo della cravatta e passò una mano a scompigliarsi i lisci capelli marroni. 
-è andata così male? - gli chiese quindi suo padre traducendo quei suoi gesti. 
-avrei potuto dirle tutto ma...non c'è l'ho fatta...sono un cretino! - si lamentò. 
Peter agitò la testa in segno di diniego. 
-forse non era il momento giusto ma prima o poi accadrà e quando sarà, avverrà in un modo talmente semplice che neanche te ne renderai conto...non ti abbattere Jack- disse l'uomo afferrando la spalla del figlio con aria incoraggiante.  
- e ricorda vai e conquista! come ogni Brewer prima di te hai il fascino nelle vene...anzi forse ne hai anche di più dato la madre che avevi...era una che conquistava tua madre...secondo te perché tu sei così bello? - sorrise l'uomo. 
Jack nel sentire nominare la madre morta anni prima sorrise teneramente e abbracciò il suo vecchio. 
-grazie papà...anche per aver escogitato con Truman quel piano per lasciarci soli...- disse Jack consapevole di averlo colto sul fatto. 
-ehm...sì bè non sono mai stato bravo a mentirti- si giustificò il sergente abbracciando suo figlio. 

 
ANGOLO DELLA SCRITTRICE 
Salveeee 
Eccomi con il mio intrigante quinto capitolo! 
Come vi sembra? 
Spero vi sia piaciuto...so che non è granché ma...è tutto quello che sono riuscita a fare...sono super- iper concentrata sulla scuola e riesco a scrivere solo un'oretta al giorno... 
Ringrazio tutti coloro che mi recensiscono tra cui un saluto speciale a Nearmike  e vorrei inoltre ringraziare coloro che mi seguono o mi "ricordano". 
Continuo solo se qualcuno recensisce...e ricordo che accetto eventuali suggerimenti nel caso ne abbiate. 
ora vado...ci vediamo al prossimo capitolo. 
Un bacio. 
Diana. 

   
 
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