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Autore: Jinny82    19/05/2014    0 recensioni
[...] Aveva avuto paura di … all’improvviso le orecchie gli erano diventate incandescenti. Solo il pensiero l’aveva fatto imbarazzare … ma … aveva avuto paura di perderlo … [...]
Questa cosa non sta ne in cielo ne in terra, ma tant'è
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Jin Kazama, Lars Alexandersson, Miguel Caballero Rojo
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Premessina al volo, prima di postare questa ... cosa. Durante la scenario campaign di tekken 6 (si, sono pezzente e ho il 6, usato XD) mi sono trovata Miguel da sconfiggere e HO VISTO uno sguardo passare tra lui e Lars. Giuro. E non avevo bevuto. Povera me. Beh, questo è quello che ne è uscito. Sconclusionato, non sta ne in cielo ne in terra, fa strano anche a me, dubito userò di nuovo personaggi di Tekken per delle fanfiction XD 

<< Non me lo lascerai uccidere. >>
Lars si girò verso Miguel, sentendo il tono improvvisamente tagliente. Serrò leggermente la mandibola, distogliendo lo sguardo e tornando a portarlo sul paesaggio ce sfrecciava fuori dal finestrino dell’auto che li stava portando alla residenza di Jin Kazama. Sospirò, cercando di mettere ordine nei propri pensieri, e sentì le mani dell’altro scrocchiare all’improvviso. Ormai riconosceva quel gesto. Rabbia repressa.
<< Puoi colpirmi, se ti va.>> gli uscì
<< Ho promesso che non l’avrei più fatto.>> sbuffò Miguel
<< Non sono una ragazzina.>> ridacchiò Lars. Il suo essere sempre così protettivo nei suoi confronti lo divertiva. Ma allo stesso tempo gli faceva capire quanto il loro legame fosse diventato profondo, nonostante tutto.
Si conoscevano da appena un anno.
Avevano combattuto durante uno dei tornei Tekken, ma dopo l’ultimo combattimento, era successo qualcosa.
 
Lars aveva sconfitto Miguel, ma lo sguardo dello spagnolo era rimasto fiero. Dopo il ko si era rialzato, un po’ a corto di fiato, l’aveva guardato con un’intensità che Lars non ricordava di aver mai visto in nessuno. Poi si era allontanato, e Lars aveva sentito l’istinto di seguirlo, di capire cosa avesse intravisto dietro quegli occhi così scuri e profondi. Di sapere.
Aveva sorpreso Miguel in un momento di debolezza. Aveva una foto tra le mani, e l’espressione fragile …
<< La tua ragazza?>> aveva chiesto, prima ancora di rendersi conto di aver anche solo pensato la domanda. Miguel era scattato in piedi, in guardia, lo sguardo di nuovo duro poi, riconoscendolo aveva sbuffato e si era rilassato un momento
<< Mi hai già sconfitto, che altro vuoi?>> aveva sibilato. Lars si era morso le labbra, poi aveva fatto una smorfia
<< Beh, credo siamo dalla stessa parte. Voglio fermare Jin.>> aveva ammesso poi. Miguel aveva alzato  un sopracciglio, mettendosi a ridere, vagamente incredulo.
<< Senti, ragazzino …>>
<< Non sono un ragazzino, sono …>>
<< Si, si, un generale della tekken force. Che, tra parentesi, è al servizio di Kazama. O sbaglio? Dovrei farti fuori.>>
Lars aveva osservato l’uomo davanti a lui, sentendo poi il bisogno di abbassare lo sguardo. Si sentiva davvero come un ragazzino, nonostante lo avesse appena sconfitto.
<< Comunque è … era mia sorella, quella della foto.>> aveva mormorato dopo un attimo Miguel. Lars si era accigliato leggermente, cercando di interpretare il cambio di tono. Era una tregua? Gli credeva? Aveva capito che davvero lui voleva fermare Jin? Aveva alzato  di nuovo lo sguardo, leggermente titubante, chiedendosi perché si sentisse così. Non era di certo da lui … Miguel lo osservava, la testa leggermente reclinata di lato, un sopracciglio alzato
<< Tu lo conosci bene, il tuo capo?>> aveva chiesto. Lars si era limitato a stringersi nelle spalle
<< So che non è … così.>> disse, con un gesto vago della mano, riferendosi a guerre e distruzione. Miguel aveva riso di nuovo, senza nessuna allegria. Poi si era avvicinato, guardando Lars negli occhi
<< Tu vuoi fermarlo. Io voglio ucciderlo. >> aveva chiarito. Lars aveva ricambiato lo sguardo
<< Temo poi te ne pentiresti.>> . Non sapeva perché l’avesse detto, e la cosa gli aveva fatto assumere l’espressione più cofusa della terra
<< Mi perdonerai, ragazzino, ma non sono d’accordo.>> aveva replicato Miguel. Lars aveva sbuffato
<< Lui non è così.>> aveva ripetuto. Lo sapeva. Conosceva Jin. << Lui …>>
<< Non è così. Sei ripetitivo, ragazzino. Sentimi bene. Quello stronzo ha sganciato una bomba sulla chiesa dove mia sorella si stava sposando. Quindi non mi fermerò finchè non vedrò la vita abbandonare quei suoi fottuti occhi.>> detto questo, Miguel si era allontanato. Lars era rimasto fermo per un attimo, poi l’aveva fermato
<< Posso portarti da lui.>>
Miguel si era girato e l’aveva scrutato
<< Dove sta l’inghippo? E’ u tuo parente, no? Tuo … nipote? Bah, non che mi importi …>>
<< Se tu proverai a vedere le cose lucidamente, ti porterò da lui …>>
<< Lucidamente?! Intendi dire che non lo devo fare  a pezzi appena mi capita a tiro?>> aveva chiesto Miguel. Lars aveva sbuffato leggermente
<< Beh, ecco, si, il concetto è quello …>> si era trovato a borbottare
<< No grazie, me lo trovo da solo.>>aveva ringhiato allora l’uomo, girando i tacchi ed andandosene.
 
Per mesi non aveva sentito nemmeno parlare di Miguel, e per qualche ragione a lui sconosciuta aveva iniziato a preoccuparsi di dove il più grande potesse essere.
Alla fine era stato Miguel a trovarlo. Lars si chiedeva ancora se forse non avesse lasciato segnali in tal proposito da qualche parte, in maniera inconscia.  Fatto sta che una notte Miguel si era presentato a casa sua, reggendosi in piedi solo perché era troppo ubriaco per recepire il fatto di essere ferito, e gravemente.
Lars si era limitato ad aprire la porta e prendere al volo l’altro uomo, prima che questi crollasse a terra
<< Che diavolo …>> aveva sibilato, sorreggendo lo spagnolo e facendolo sdraiare sul letto, per poi fare un paio di numeri di telefono al volo e recuperare un medico. Miguel aveva seguito la scena con un sopracciglio alzato e solo dopo aver chiuso la conversazione telefonica Lars si era reso conto di essere seduto sul letto, una mano posata sul polso dell’altro uomo. Era scattato in piedi, allontanandosi con un impeto tale da sbattere contro la parete, e Miguel aveva riso, poi però non era riuscito a nascondere una smorfia
<< Che diavolo …>> aveva ripetuto Lars, massaggiandosi la schiena, mentre tornava verso il letto
<< Mah, pare che da solo non riesca a trovare il tuo nipotino …>> aveva detto Miguel, con uno sorriso in diagonale. Lars aveva fatto una smorfia
<< Ma dai.>> aveva ironizzato. Miguel aveva alzato di nuovo un sopracciglio
<< Allora sai anche fare una battuta ogni tanto! E io che pensavo fossi il solito nordico ottuso …>> le forze l’avevano abbandonato per un attimo
<< Adesso ti sistemano.>> aveva mormorato Lars. Miguel aveva fatto un altro dei suoi sorrisi in diagonale
<< Ti interessa come sto, allora?>> aveva chiesto. Era stato Lars ad alzare un sopracciglio questa volta
<< E’ pura sopravvivenza, dato che stai lasciando sangue dappertutto.>> aveva ringhiato. In quel momento era entrato un medico nella stanza, e Lars era uscito. Dopo poco più di un’ora, il medico era uscito a sua volta
<< Dovrai legarlo. Gli ho estratto … oh, non lo so, dovrebbe essere morto con tutti quei proiettili in corpo! Deve stare a riposo, ma non mi sembra molto propenso. Siete tutti uguali …>>
Lars si era limitato ad annuire, poi era rientrato nella stanza. Miguel era pallido, e sembrava più scontroso che mai. Aveva fatto per mettersi seduto, ma Lars l’aveva fatto risdraiare
<< Che sei, mia madre?!>> aveva sbuffato lo spagnolo.
<< Ci sarebbe più di un impedimento biologico a ciò …>> aveva constatato lo svedese. Miguel aveva ridacchiato
<< Ok, no, non ce la fai a non essere serio e composto.>> aveva notato. Lars si era stretto nelle spalle.
<< Perché vivi in un buco simile?> aveva chiesto allora Miguel.
<< Perché è difficile da individuare.>>
<< Ma se ti ho trovato subito!>>
Lars era arrossito. Se ne era reso conto perché le orecchie gli erano improvvisamente diventate bollenti. Miguel aveva alzato le sopracciglia, sorpreso.
<< Volevi che ti trovassi …>>
Lars lo aveva osservato. Miguel era sorpreso davvero.
<< Dormi.>> aveva tagliato corto
<< Non hai un po’ di vino?>> gli aveva chiesto allora Miguel
<< Non voglio ammazzarti, e sei sotto antidolorifici, quindi niente vino.>> aveva replicato Lars, fuggendo poi dalla stanza.
 
Miguel si era rimesso in fretta, ma era rimasto nell’appartamento di Lars. Per raccogliere informazioni, aveva detto. Intanto però, non aveva più toccato una goccia di vino, ed il Miguel lucido era ancora più sarcastico, cosa che mandava Lars nella confusione più totale. Era tarato per eseguire ordini, combattere. Non per capire se l’altra persona stesse scherzando o fosse seria!
<< Fai fatica a seguire i miei discorsi, vero?>> gli aveva chiesto Miguel una sera. Lars aveva alzato gli occhi dal dossier che stava consultando, poi aveva ripreso a leggere
<< Sei troppo sveglio.>> aveva risposto. Miguel aveva ridacchiato, ma era tornato subito serio
<< Quando mi porterai da Jin?>>
Lars si era trovato a sospirare. Non aveva alzato lo sguardo su Miguel. Non voleva vedere la sete di vendetta nei suoi occhi. Non voleva vedere le rughe di rabbia solcare la fronte dell’altro, nascoste sotto i ricci scuri.
<< Non è ancora il momento.>> gli aveva risposto. Un pugno aveva colpito lo schienale della poltrona, a pochi millimetri dal suo viso, ma Lars si era limitato a chiudere il dossier.  Miguel aveva spostato la mano, e l’aveva costretto ad alzare il viso
<< Che ti passa in testa eh, ragazzino?>> aveva chiesto. Il tono, quasi dolce, aveva lasciato Lars confuso per un istante, ma si era ripreso quasi subito
<< Non sono un ragazzino.>> aveva protestato. Miguel aveva sorriso
<< Sei un ge …>>
<< Ho solo due anni meno di te, e continuo ad essere quello che ragiona più lucidamente, mi risulta.>>
<< Quello che non fa altro che ragionare, vorrai dire!>> aveva ribattuto subito Miguel, appoggiando tutte due le mani allo schienale della poltrona
<< Qualcuno dovrà pur farlo! Quando inizi a parlare tu si sente solo “Vendetta! Vendetta! Morte! Morte! Morte!” Sembra di sentire lui!>> sull’ultima frase, Lars si era bloccato. Si era alzato, spostando in malo modo Miguel, ed aveva marciato verso la porta
<< Si, decisamente quei jeans ti stanno meglio dell’armatura.>> aveva detto lo spagnolo, in tono casuale, e Lars, per quel commento assolutamente inappropriato e fuori da qualunque contesto, era finito quasi contro lo stipite. Si era girato, appoggiandosi con una mano alla porta, gli occhi sgranati
<< Come, scusa?>> aveva domandato, ma Miguel si era limitato a stringersi nelle spalle
<< Nulla. Era giusto per dire …>>
Lars l’aveva fissato per un buon mezzo minuto, poi si era chiuso in camera. Aveva sentito Miguel ridere, e aveva passato la notte a rigirarsi, sperando che la sua faccia la smettesse di andare a fuoco ad intervalli regolari.
 
La mattina dopo era arrivata la domanda. Quella che Lars si aspettava al posto del commento sui suoi jeans.
<< Lui chi?>> gli aveva chiesto Miguel, prima ancora di lasciargli il tempo di capire di essere approdato in cucina.
<< Jin.>> aveva risposto, senza rendersene conto. Si era ritrovato con la schiena contro il muro della cucina, una mano di Miguel stretta alla gola, l’altra mano si era schiantata sul muro, a pochi millimetri dalla sua testa. Lo sguardo dello spagnolo era infuocato di puro furore.
<< Non paragonarmi a quel mostro.>> aveva sibilato.
<< Non …>> aveva iniziato Lars, tentando di liberarsi. Ma la stretta di Miguel sulla sua gola era diventata più ferrea, bloccandolo contro il muro e quasi soffocandolo
<< Non me ne frega un cazzo di cosa ne pensi tu. Io non sono come lui!>> aveva sibilato, il viso ad un millimetro da quello di Lars. Quello si era liberato, mandando Miguel a sbattere contro il bancone della cucina
<< E allora non diventarlo!>> si era trovato ad urlare. Miguel lo aveva guardato, sorpreso. E lui stesso si era sorpreso. Aveva avuto paura. Non di Miguel, ma di quello che aveva visto nei suoi occhi. Aveva avuto paura di … all’improvviso le orecchie gli erano diventate incandescenti. Solo il pensiero l’aveva fatto imbarazzare … ma … aveva avuto paura di perderlo … si era appoggiato di nuovo con la schiena contro il muro, espirando lentamente, passandosi una mano sul collo. Miguel si era avvicinato
<< Io …>> per la prima volta era rimasto senza parole. Lars si era morso l’interno di una guancia, poi aveva alzato lo sguardo
<< Ricordati che sei in casa mia.>> aveva detto, per poi uscire. Era fuggito, di nuovo, si era detto, mentre camminava senza una meta. Si era girato di scatto, sentendo dei passi dietro di lui, pronto ad attaccare se necessario. Vedendo Miguel, aveva abbassato la guardia
<< Come accidenti mi hai trovato?! Non so nemmeno io dove sto andando!>> aveva borbottato, infastidito. Non infastidito dal fatto che Miguel l’avesse trovato. Infastidito dal dare all’altro uomo abbastanza fiducia da abbassare la guardia in sua presenza. Infastidito dal fatto stesso che la sua presenza non lo infastidisse.
<< Pare che abbia un talento naturale nel trovarti. Chissà cosa potrebbe significare …>> aveva risposto l’altro, sorridendo leggermente. Lars aveva abbassato il viso, stringendo convulsamente i pugni
<< Non volevo spaventarti prima …>> aveva buttato li Miguel. Lars aveva alzato il viso, infuriato
<< Non mi …>> tentò. Ma invece si era spaventato. Eccome. Aveva riabbassato il viso, sconfitto
<< Non ti colpirò più.>> aveva detto Miguel, facendogli alzare il viso. Lars si era scostato bruscamente da quel gesto decisamente troppo dolce, e Miguel aveva sospirato
<< Non ti colpirò di nuovo.>> aveva ripetuto. Lars aveva dovuto alzare lo sguardo. Lo spagnolo lo guardava, serio. Un po’ troppo serio. Gli aveva sfiorato il collo, dove prima aveva stretto, e Lars l’aveva lasciato fare.
<< Scusa.>> aveva detto allora Miguel
<< Non sono di vetro.>> era riuscito a sbuffare Lars, riprendendo un minimo di controllo, ed incamminandosi nella direzione in cui pensava si trovasse casa sua
<< Ti sei perso, vero?>> aveva riso Miguel. Lars si era girato, il viso abbassato per l’imbarazzo, una mano posata sul muro più vicino
<< Si.>> si era trovato a borbottare. Si era aspettato che l’altro iniziasse a prenderlo in giro, o che lo chiamasse di nuovo ragazzino. Si trovò invece la mano stretta in quella dell’atro, mentre questi lo guidava senza nessun problema fino all’appartamento.
Quando erano entrati, Lars si era bloccato sulla porta, la mano ancora stretta in quella di Miguel. L’altro si era girato
<< Non voglio che diventi come Jin.>> si era trovato a supplicare Lars. Si era morso le labbra, cercando di capire da dove gli uscisse un tono del genere, ed aveva alzato lo sguardo su Miguel, quasi timidamente. La stretta sulla sua mano non si era allentata, e questa volta non c’era traccia di rabbia negli occhi dello spagnolo. Si stava limitando ad ascoltarlo …
<< Se … se diventassi come lui …>> Lars aveva esitato ancora, mordendosi leggermente il labbro inferiore. Quasi si era aggrappato alla mano di Miguel, mentre decideva di dirgli quello che stava ancora tentando di negare dentro di sé
<< Se diventassi come lui, ti perderei.>> era riuscito a sospirare. Miguel si era irrigidito leggermente, poi l’aveva abbracciato. Erano rimasti fermi, nell’entrata dell’appartamento, abbracciati, per un tempo indefinito. Poi si erano staccati, imbarazzati
<< Sai che non posso prometterti che non lo farò in migliaia di piccoli pezzi, vero?>> aveva mormorato Miguel,  scostandogli i capelli dalla fronte. Lars aveva chiuso gli occhi, annuendo
<< Lo so … >> aveva mormorato
<< Mi porterai da lui lo stesso?>> aveva chiesto allora il più grande. Lars aveva sospirato. Poi aveva annuito di nuovo. Miguel gli aveva posato le mani ai lati del viso, facendogli aprire gli occhi
<< Non avere paura.>> gli aveva detto, sorridendo. Nessuna ironia, in quel sorriso. Lars si era staccato, allontanandosi leggermente, ma Miguel l’aveva attirato a sé.
<< Sei grande e grosso … e si, sei un generale eccetera eccetera. Ma sento l’istinto di proteggerti …>> aveva sussurrato, le labbra a un millimetro dall’orecchio dello svedese. Orecchio che era diventato immediatamente rossissimo. Lars non aveva risposto. Si era limitato a posare la fronte sul petto dell’altro e a rimanere fermo in quel modo per un po’.
Poi  Miguel l’aveva baciato, lasciandolo completamente frastornato e confuso.
<< Che accidenti …>>
<< Non dirmi che ti ho preso alla sprovvista, ragazzino? Credi che quel complimento, ieri sera, sia saltato fuori dal nulla?>> aveva riso Miguel. Lars l’aveva osservato, arrossendo, sorpreso, poi aveva sbuffato
<< Immagino non sia saltato fuori dal nulla, dopotutto … era un po’ fuori dal contesto, ma …>>
Miguel aveva sorriso
<< Non diventerò come lui.>> aveva detto, accarezzandogli una guancia. << Questo te lo posso promettere. Ma non rinuncerò alla mia vendetta.>>
Lars aveva annuito, sentendosi però spaventato.
 
I giorni erano diventati settimane, e poi mesi. Lars si era reso conto di aver cercato in tutti i modi di posticipare l’incontro tra Miguel e Jin. E partire per le missioni lo aiutava molto a farla sembrare una pura casualità.
E appena tornava, Miguel era li ad aspettarlo.
<< Mi sto abituando, e non va bene.>> aveva detto una sera, riflettendo ad alta voce. Miguel l’aveva guardato
<< Perché non va bene?>> aveva chiesto. Lars si era stretto nelle spalle
<< Le persone come noi non sono fatte per avere legami stabili. Tendiamo a lasciarci le penne, prima o poi …>>
Miguel l’aveva raggiunto in pochi passi e l’aveva stretto forte a sé. Lars aveva sentito il suo cuore battere velocemente, ed aveva chiuso gli occhi. Era stato via solo pochi giorni, quell’ultima volta, ma gli erano sembrati un’eternità …
<< Ogni volta che esci da quella porta ho il terrore che tu non torni.>> aveva confessato lo spagnolo, la voce roca, poco più di un sussurro. Lars gli si era aggrappato forte
<< Domani ti porto da lui.>> aveva mormorato poi, staccandosi leggermente. Un brivido gli aveva percorso la schiena vedendo lo sguardo di Miguel indurirsi.
<< Sai che …>>
<< Lo so, Miguel. Non rinuncerai alla tua vendetta. Lo so.>> aveva mormorato Lars, sentendo il cuore diventargli pesante come un macigno. Miguel l’aveva stretto di nuovo a sé, in silenzio.
 
Un anno. Era passato davvero in fretta … Lars spostò lo sguardo dal paesaggo fuori dal finestrino a Miguel, che sedeva accanto a lui, i pugni ancora serrati.
<< Come intendi fermarmi, ragazzino?>> chiese allora lo spagnolo. Lars abbassò il viso, serrando gli occhi
<< Non lo so.>> ammise. Miguel sciolse i pugni ed allungò una mano, posandola su quelle di Lars, strette tra di loro
<< Cercherò di non saltargli alla gola subito. Va bene?>> mormorò. Lars non rispose. Era troppo concentrato a non farsi prendere da un attacco di panico. Cosa assolutamente inconcepibile per lui …
L’auto si fermò davanti al cancello, mentre questo veniva aperto sotto gli occhi vigili di due guardie.
Quando arrivarono alla residenza vera e propria, l’auto si fermò. Lars scese per primo, e Miguel lo seguì per un dedalo semi infinito di corridoi, fino ad una porta scura a due battenti. Lars entrò senza bussare o annunciarsi in nessun modo. La stanza era completamente sottosopra e Jin era in piedi, nel mezzo, attorno a lui quelli che sembravano i resti di un tavolo. Lars si avvicinò cautamente e Jin si girò. Miguel, rimasto fermo sulla porta, si trovò a sorprendersi di quanto sembrasse giovane la persona che si trovava davanti ora. “Lui non è così” gli aveva ripetuto Lars fino all’esasperazione. Ed ora, a vederlo, capì che aveva ragione
<< Che è successo all’ufficio?>> chiese, in tono leggero. Jin si guardò attorno, poi si strinse nelle spalle
<< Un piccolissimo problema di controllo della rabbia.>> sbuffò. Si girò verso Lars
<< Sei di nuovo tu?>> si informò Lars. Jin sospirò, sedendos sul pavimento.
<< Non saprei. >> mormorò. Lars serrò la mandibola
<< Ti prenderei a calci.>> quasi ringhiò
<< Già fatto da solo … ma … ci ho provato, ma i mobili non reggono molto bene …>>
<< Dovresti girare con Asuka attaccata al collo, ma ho come l’impressione che non sarebbe d’accordo …>> borbottò Lars. Jin abbozzò un sorriso. Poi mise a fuoco Miguel e si rabbuiò
<< Sono sicuro non basti, ma mi dispiace per tua sorella … >> mormorò. Miguel serrò i pugni, lo sguardo improvvisamente duro
<< So che è colpa mia. Lo so. Posso dire solo che se potessi sempre controllarmi non sarebbe successo. Puoi credermi o no. Se mi facessi fuori però sarebbe un soll …>>
Non riuscì a finire la frase, perché un calcio da parte di Lars l’aveva mandato a finire contro quello che rimaneva di un divano.
<< Trova il modo di controllarlo, invece di fare discorsi da depresso, cretino!>> urlò Lars.  Jin si rialzò e si avvicinò ai due uomini. Guardò ancora una volta Miguel, per poi abbassare il viso
<< Mi … >>
<< Ti dispiace, ma questo non la riporta in vita.>> sibilò lo spagnolo. Lars si girò a guardarlo, sentendo l’ansia attanagliarlo
<< Neanche ammazzarti la riporterebbe in vita, però.>> sospirò Miguel. Jin alzò il viso, sorpreso
<< Mi accontenterò del fatto che sembra tu abbia delle belle rogne già di tuo.>> ringhiò lo spagnolo. Jin sospirò, abbassando di nuovo il viso e Miguel prese Lars per un polso, trascinandolo fuori. Una volta nel corridoio, si fermò, attirando a sé lo svedese. Quello si staccò quasi subito, incamminandosi verso l’auto. Fecero il viaggio di ritorno in silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri. Quando arrivarono all’appartamento di Lars, Miguel aveva gli occhi lucidi. Lars gli prese una mano, mentre salivano al piano. Una volta entrati, il più grande lo attirò nuovamente a sé, affondandogli il viso nei capelli.
<< Non sono diventato come lui, dopotutto …>> riuscì a mormorare. Lars gli si aggrappò forte
<< Adesso che vi siete chiariti, scomparirai?>> chiese, con una voce che non gli sembrava la sua
<< No. E voglio esserci la prossima volta che lo prendi a calci, è stata una scena divertente …>> ridacchiò Miguel. Lars si staccò, ridendo a sua volta
<< Credo andrò a mettere quei jeans che ti piacciono …>> disse, allontanandosi
<< Non ero io quello che diceva le cose fuori dal contesto?>> si informò allora Miguel.
 
  
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