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Autore: whitemushroom    19/05/2014    2 recensioni
The Lord of Murder shall perish, but in his doom he shall spawn a score of mortal progeny. Chaos will be sewn from their passage. So sayeth the wise Alaundo.
Una serie di short-fic nate dall'amore di un videogioco che in pochi conoscono. Sperando di attirare qualcuno a giocarci!
Genere: Fantasy, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Personaggio: Branwen
Genere: Introspettivo, Missing Moments, Canon.
Rating: verde
Avvertenze: non credo che questa storia riuscirà a comunicare qualcosa agli altri. L'ho scritta soprattutto per me, immaginando cosa sarebbe sucesso al mio party di BG 1 una volta terminate le avventure del videogioco. Era qualcosa che ho sempre voluto raccontare, cercando di dare una forma a dei personaggi che non ne hanno avuta. Siete liberi di dire che questa storia non è un gran che. Ah, ovviamente anche il titolo è una citazione.

Precious Time, Glory Days

“Mia signora, siamo pronti a salpare”.
Mi mancava il mare. Sotto i miei piedi il familiare rollio mi trascina leggermente in alto e in basso, come l’abbraccio di una madre.
Il cielo è sereno, ma il viaggio fino alle isole Norheim è lungo e l’inverno sta arrivando. I gabbiani sono già migrati a sud, lontani dalla stretta gelida che ci attende al ritorno a casa, quella morsa che imprigiona le navi in una morsa di ghiaccio che sottomette persino il mare. La pelliccia mi attende sotto coperta, ma per il momento preferisco sollevare le braccia e lasciare che la tunica si impregni dell’odore del porto di Baldur’s Gate, della sua gente e del grog che un marinaio della Lanterna Rossa sta bevendo chiaramente lontano dagli occhi del suo capitano.
In fondo è questo l’odore dei sogni.
Sogni che si sono infranti all’Isola dei Ghiacci, dove sono stata costretta a fermare Andris e Beyn con queste mani. Il gelo di quel posto aveva fiaccato persino persone valorose come loro, guerrieri che avevano conosciuto i miei stessi scogli ed avevano visto lo stesso mare crescere con la luna e velarsi di gelo durante l’inverno. Nell’isola dei cristalli Tempus è stato chiaro, e devo tornare a casa.
L’equipaggio mi osserva, i loro occhi un misto tra paura e reverenza. Nessuna donna di Norheim ha mai evocato il fulmine di Tempus. Ma del resto nessun sacerdote del mio villaggio ha mai visto uomini combattere contro demoni e dèi, né hanno mai ascoltato le grida di un dopplegänger che si finge un bambino straziato per attirare le sue vittime in una trappola senza ritorno. Tempus mi ha offerto la gloria in ogni istante e la sua forza è entrata nelle braccia dei miei compagni: è grazie a lui che sono diventata qualcun altro, una donna diversa da quella che ha lasciato le isole per cercare la fede e la gloria. Quella donna ha trovato ciò che cercava, e adesso i gabbiani salutano il suo riflesso invece di posarsi sulle forme pietrificate in cui è rimasta prigioniera per mesi.
So cosa ho rischiato.
“Qualcuno sta andando via senza salutare?”
Mi volto.
Non avrei mai creduto di sentire ancora quei passi. Due stivali forti che calpestano la passerella con tutta l’intenzione di fare più rumore possibile, ed il sottile scivolare di piedi che saltano sul sartiame ed atterrano proprio al mio fianco.
Yeslick ha la sua immancabile pipa, forse l’unica cosa di lui che non mi è mancata. “Fammi indovinare, hai deciso di rinchiuderti su quei quattro scogli del nord e non scrivere nemmeno una letterina ai tuoi amici?”
“I miei giorni di gloria sono finiti” dico, osservando Kivan che abbassa il cappuccio e mi guarda al di sopra dei suoi tatuaggi azzurri. Non ha mai sorriso dal giorno in cui ci siamo incontrati, e non credo che inizierà a farlo adesso. “Sono una vera sacerdotessa di Tempus, adesso. Il mio posto è casa”.
“Per il martello di Moradin, questa sì che è una vera sciocchezza. Come se Tempus gliene importasse qualcosa di sentire le tue preghiere in un tempio solitario o in un bel campo di battaglia!” grida facendo voltare tutto l’equipaggio. L’alito ha lo stesso sapore di birra dell’ultima volta che ci siamo lasciati. Si pianta a gambe larghe sul ponte ed incrocia le braccia. “E poi sono convinto che Tempus non ti farebbe mai tornare a casa quando ci sono degli amici in pericolo!”
“Cosa …?”
Kivan mi si avvicina. “Abbiamo ricevuto una lettera da una nostra vecchia conoscenza col brutto vizio di arpeggiare. Non chiedermi come ci siano riusciti, ma Imoen è stata portata a Spellhold dagli Stregoni Incappucciati e il nostro comune amico è partito lancia in resta con Neera cercando di salvarla, e da quel che sembra hanno già messo sottosopra mezzo Amn senza nemmeno invitarci a far baldoria”.
L’Amn.
A migliaia di leghe da qui.
“E dunque io e orecchie-a-punta ci stavamo chiedendo se ci avresti potuto dare un passaggio fino a Brynnlaw e dare a quei due testoni il comitato di benvenuto! Per poi magari raddrizzare qualche torto qui e lì …” dice, e so benissimo qual è l’espressione che adesso si sta riflettendo nei suoi occhi scuri. “Pare che anche lì abbiano i loro problemi, pirateria, prostituzione, insomma hanno proprio bisogno che qualcuno li prenda a calci nel sedere e insegni loro la forza di Tempus!”
Ho sempre adorato il riflesso della luce del sole sulla sua barba rossiccia; è una luce calda, vera, che riesce a portare il tepore del fuoco anche nel cuore di una tempesta. Il vento soffia, gonfia le nostre vesti e porta un odore diverso, privo del freddo invernale. Il profumo del legno di casa si trasforma in un’aria carica di sale che mi scende fin nella gola e fa scivolare una piccola lacrima dai miei occhi.
Cerco il consiglio di Tempus, ma non devo guardare oltre. Devo sentire.
E credere.
C’è una luce meravigliosa, ed il vento soffia verso sud.

Branwen, Yeslick e Kivan raggiunsero Brynnlaw quando ormai era troppo tardi. Il figlio di Bhaal aveva già salvato Imoen dalla prigione di Spellhold, e quando i tre misero piede sull’isola la sua nave era già sprofondata nei fondali dell’oceano ed il suo gruppo si stava districando la le lotte intestine dei nobili Sahagin. Ma non si persero d’animo e decisero lo stesso di fare la loro parte, e poi ancora, ed ancora, ed ancora lontano da lì. La leggenda del figlio di Bhaal riempie le arpe di tutti i bardi, ma non sono pochi quelli che raccontano di un’umana, un elfo e un nano che viaggiarono insieme per rendere la Costa della Spada un luogo migliore.
  
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