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Autore: scrittrice in canna    20/05/2014    2 recensioni
Un caso e la squadra Kidon, del Mossad.
Stesso caso e la squadra di Gibbs, dell'NCIS.
Le sorti del nostro team sono in pericolo e nelle mani di Ziva e della squadra.
Un ricongiungimento brutale.
Un misterioso interesse da parte di Orli.
Una Ziva che vuole ritrovare sè stessa e si ritroverà a lottare per le persone che ama.
Genere: Azione, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Un po' tutti, Ziva David
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Tiva everywhere.'
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Ziva era ancora d’avanti al vetro, guardava Kort che fissava il suo lato dello specchio come se fosse una statua di sale. Lei sapeva che non poteva vederla ma allo stesso tempo era convinta che lui la stesse fissando, che sapesse che lei era lì.
 
In sala relax Tony stava cercando di bere il suo caffè e di riordinare le idee: chi pensava che innamorarsi di lei fosse così complicato?
Sentì una macchinetta per il caffè: Gibbs.
“Litighi ancora con la macchinetta, capo?” chiese il ragazzo scherzosamente.
“Già, non le piacciono le banconote stropicciate.” Rispose. Fece altri due tentativi, poi diede un pugno alla macchina che erogò il caffè, gratis. Si sedette di fronte al suo agente e lo fissò per qualche istante, bevve un sorso e chiese: “Come sta Ziva?” Tony per poco non s’affogò con la bevanda calda.
“Perché lo chiedi proprio a me?”
“A chi dovrei chiederlo, DiNozzo? A McGee?” disse Gibbs ironico. L’altro sospirò.
“In che senso?” domandò di rimando Tony.
“La notte, ha degli incubi?”
“No, ha dormito benissimo... a-almeno credo, non ho dormito con lei l’ho solo controllata ogni tano e…”
“Tony, a me va bene.” Lo interruppe Gibbs prima di buttare il caffè nel cestino e andare al bar per prenderne una vera tazza.
 
Abby guardava minacciosamente la barra di caricamento delle analisi del sangue sul proiettile e quelle delle impronte sulla pistola: dovevano arrivare al cento per cento così Ziva avrebbe potuto incastrare quell’essere viscido, trovare Parsa e… e poi? Se ne sarebbe andata? Forse Abby non voleva veramente che quelle analisi fossero pronte eppure il bip del computer precedette l’apertura dei risultati proprio in quel momento e la scienziata li stampò e li portò alla sua collega.
 
“Ziva, Ziva, Ziva. Grandi novità!” disse Abby entrando nella sala buia.
“Dimmi tutto.” Rispose la collega felice di vederla.
“Il sangue sulla pallottola è ovviamente tuo e il DNA sulla pistola è ovviamente di Kort.” Detto questo le porse i fogli con i risultati, Ziva si avviò nella sala interrogatori con il sorriso sulle labbra.


 
“Ho qui le prove che confermano che hai sparato ad un agente federale, Kort.” Annunciò Ziva entrando trionfante.
“Bene, ne sarai contenta, puoi sbattermi in galera.” Disse senza scomporsi minimamente.
“Sai che ti posso aiutare.” Si sedette.
“Come?”
“Dimmi dove si nasconde Parsa e tutto questo non sarà mai accaduto.” Aggiunse mostrando la mano ferita.
“E perché dovrei?”
“Perché lui non può più pagarti.” Gridò Ziva sbattendo i palmi sul tavolo, in quel momento entrò McGee: “Abbiamo trovato la sua sede. Un capannone a nord di Washington, ce l’ha detto un loro compare. Ha cantato come un canarino. Ringrazia Liat, l’ha braccato lei.” La ragazza sorrise ad entrambi e fece per uscire quando sentì Kort ridere e si fermò sulla soglia della porta, lui smise e dichiarò: “Non lo troverete mai, si trova in un capannone a sud di Washington, abbandonato in mezzo al grano, ma tu ti ricordi il caso del marine usato come spaventapasseri, vero?”
“Perché ce lo dici ora?”
“Perché sarà già scappato.” L’aveva sentito solo lei, McGee era già andato e la telecamera era spenta, non aveva tempo di aggiornare gli altri: doveva andare da sola, così prese le chiavi della sua macchina e si diresse verso l’ascensore, ma Tony la stava seguendo avendola notata agitata, la prese per un braccio e chiese: “Dove stai andando?” lei era spazientita, non aveva tempo per discutere.
“A prendere Parsa, nel campo di grano in cui è stato appeso il marine di qualche anno fa, quello senza una mano ritrovato dai bambini.” Rispose, ma lui sembrava non ricordare: “Quando ti sono salita sulle spalle.” Aggiunse.
“Oh, sì. Ho avuto mal di schiena per tutto il giorno! Chi ti ha detto che si trova lì?” chiese Tony.
“Kort.” Ammise lei.
“E tu gli credi? Ascolta, vieni con noi…”
“No, devo andare. Lui è al campo di grano.” Si liberò brutalmente dalla presa ed entrò nell’ascensore.
“DiNozzo, prendiamo le scale.” Disse Gibbs tirandogli lo zaino addosso, Tony per poco non cadde e si decise ad andare in macchina con i ragazzi.
 
Dopo circa dieci minuti di guida Ziva era arrivata a destinazione: un capanno abbandonato in un campo di grano che lei conosceva bene dato che era stata una scena del crimine e aveva raggiunto il posto senza troppi problemi anche se era passato del tempo. Soddisfatta osservò la sua pistola appena pulita e la mise nella fondina al fianco, ma aveva fatto un errore da pivella: non aveva controllato il caricatore.
Non c’erano molte persone -Forse Kort aveva ragione, forse se ne è già andato.- Pensò lei vedendo solo due ragazzi fuori dalla porta che parlavano come nulla fosse, sicuramente nessuno avrebbe pensato si trattasse di due terroristi: erano perfettamente vestiti da contadini. Abbatterli non fu difficile, bastò un colpo di pistola alla tempia ciascuno, non aveva fatto alcun rumore e poteva entrare tranquillamente e così fece.
 
“Capo, hai idea di dove stia andando Ziva?” chiese Tony preoccupato.
“No.” Ammise Gibbs.
“E non ti preoccupa?”
“Sì.”
“Allora seguiamola!”
“No Tony, Parsa è qui!” si intromise McGee indicando un punto sul suo palmare: “Ce l’ha detto un suo seguace.” Aggiunse. Così Tony si zittì, ma non voleva dire che fosse più tranquillo.
Arrivarono a una struttura abbandonata da anni in una zona isolata della città, era effettivamente un perfetto nascondiglio, lo dovevano ammettere. Presero le armi e si piazzarono d’avanti alla porta che era, stranamente, aperta, entrarono e trovarono la desolazione più totale: nessuno metteva piede in quel posto da troppo tempo e fuori non avevano trovato nemmeno tracce di macchine o scarpe sulla terra.
“Dannazione McGee! Qui non c’è nessuno!” Urlò Gibbs e la sua voce rimbombò nel vuoto mentre una sola cosa pensò il suo agente anziano: Ziva. Prese le chiavi della macchina in tutta fretta e disse a Tim: “Rintraccia il telefono di Ziva, so che puoi farlo in poco tempo, ha il GPS acceso.”
“Come lo sai?” gli chiese il compagno.
“L’ho acceso io.” Ammise.
“Cos… Quando? Perché?” balbettò McGee visibilmente stordito.
“‘sta mattina, per assicurarmi che non potesse lasciarmi di nuovo.” Sta volta ottenne solo un tacito segno di assenso.
 
Il posto sembrava tranquillo, c’era solo un tavolino con due sedie e varie carte sopra che Ziva non si premurò di leggere, ne avrebbe avuto tutto il tempo dopo, sentì un rumore alle sue spalle, si girò di scatto: Parsa.
“Sapevo che mi avresti trovato.” Disse tranquillo.
“Cosa vuoi da me?” Ziva puntò la pistola, il dito sul grilletto, pronta a sparare.
“Sono sicuro che tuo padre sappia cosa voglio da te.” Rispose sedendosi al tavolo.
“Mio padre è morto. Tu lo sai bene.” Lo corresse Ziva senza scomporsi.
“Oh già, che sbadato. A quanto pare il povero Eli ha lasciato dei conti in sospeso non solo con me.”
“Vuoi estinguere i debiti di mio padre, quindi?” il ragazzo annuì compiaciuto a quell’osservazione.
“Non ti sarà facile da morto.” Aggiunse Ziva prima di premere il grilletto, ma a vuoto, era senza munizioni.
“Oh, che peccato.” Parsa si alzò, prese la sua pistola dalla fondina, ben nascosta dalla giacca, e la puntò alla testa di Ziva, poi si sentì uno sparo.









 
scrittrice in canna's corner
LO SO CHE NON AGGIORNO DA TIPO UN MESE MA VA BENE COSì, NO?
NO?
NO.

Cliffengher (si scrive così?)! :D
Vi voglio male? Forse. Non vi dirò nulla del capitolo successivo, vi basti sapere che è l'ultimo. Sì, stiamo finendo anche questa storia e nel prossimo NdA metterò tutti i ringraziamenti a queste splendide persone che sopportano i miei scleri sul fandom (?) Quindi per ora vi saluto e vi do appuntamento al prossimo capitolo (sempre se questo non vi ha fatto cagare e siete scappati via in preda ad un attacco di diarrea [?])
Quindi. SHALOM.
Vostra
Scrittrice in canna
   
 
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