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Autore: goccia_chan    21/05/2014    2 recensioni
Se il pianeta Vegeta non fosse esploso? Se Vegeta avesse avuto una sorella combinaguai? e se l'Hueco mundo fosse in contatto con i Sayan?
TRATTO DAL 4° CAPITOLO
Adesso era il momento di andare a verificare di persona cosa era in grado di fare la ragazza. Si diresse in direzione delle retrovie e cercò la sua aura, o la sua reiatsu, come erano più soliti chiamarla gli arrancar. La trovò e si mise ad osservarla.
Non era come gli altri Sayan a cui aveva visto impugnare una spada, non menava fendenti a destra e manca colpendo disordinatamente tutto quello che stava lì attorno, come se più che una spada impugnasse una clava. Sembrava danzasse, una danza pericolosa e mortale. Passava da un nemico all’altro e li abbatteva con un solo colpo preciso, una precisione quasi chirurgica e subito passava a quello successivo. La lama della Katana passava di avversario in avversario implacabile, fulminea senza lasciare scampo, lei scivolava aggraziatamente come se ballasse e cambiasse partner ogni volta velocemente, lasciando dietro di sé una scia di corpi esanimi e senza vita.
Rise di gusto. Finalmente l’aveva trovata…aveva trovato la sua preda.
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Re Vegeta, Rosecheena, Vegeta
Note: Cross-over, Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Angolo autrice
Questo capitolo avrei fatto meglio a intitolarlo seghe mentali, ma per ora voglio ancora mantenere una traccia di serietà nella storia.. spero piaccia!
Ps: ringrazio chi continua a leggere e seguire questa fanfic! Se volete recensite pure sia che vi piaccia sia che non vi piaccia, ogni consiglio è ben accetto! Buona lettura!
 
 
Pensieri
 
 
Vegeta era tornato sul suo pianeta d’origine subito dopo aver terminato la missione. Non riusciva a fare a meno di pensare a sua sorella che spariva all’interno di un garganta svenuta tra le braccia di Grimmjow. Aveva acconsentito a farla portare nell’Hueco Mundo poiché per quanto i sayan fossero attrezzati con le vasche di rianimazione, non lo erano altrettanto con i veleni, mentre Aporro eccelleva nella conoscenza di questi. Sperava solo che fosse salvata in tempo.
Mentre usciva dalla porta della sua stanza dopo essersi fatto una doccia e ripulito, pronto per andare a fare rapporto al padre, e gli si avvicinò una giovane tsufuro dai capelli rossicci. Era la serva personale che avevano assegnato alla sorella.
«mi scusi principe Vegeta»  teneva gli occhi bassi e la testa china, la voce le tremava, mai aveva osato rivolgersi direttamente al principe per qualcosa che non fosse servirlo o prendere ordini e non era sicura che sarebbe rimasta incolume «posso chiederle dove si trova Minami-sama?»
Vegeta la guardò truce, sapeva bene che tra quella ragazza e la sorella non c’era il solito rapporto schiavo padrone, ma che erano amiche, ma questo non le dava certo il permesso di fargli delle domande, né di pensare di poterlo fare.
«Ricordati qual è il tuo compito»
La ragazza tremò «mi perdoni, volevo solo sapere se Minami-sama stava bene»
«la stanno curando nell’Hueco Mundo» tagliò corto Vegeta «e adesso sparisci, prima che cambi idea sul non punirti per la tua insolenza» La giovane non se lo fece ripetere due volte e sparì dalla vista del principe.
Vegeta era arrabbiato, non aveva voglia di parlare di cosa era successo a Minami e già avrebbe dovuto farlo con il padre, e sperava vivamente che al rapporto a Freezer ci avrebbe pensato Zarbon, perché ci mancava solo di dover vedere la faccia di quel lucertolone che voleva sapere dei poteri della sorella e poi sarebbe andato in bestia in modo incontrollabile.
Dopo aver bussato alla porta dello studio del padre e aver ottenuto il permesso di entrare  si diresse verso l’enorme scrivania del re. Vegeta iniziò a fare un rapporto dettagliato sulla missione, anche la madre era lì presente. Spiegò dello scherzo di Minami a Zarbon, probabilmente quella femminuccia patentata avrebbe preteso delle scuse. Re Vegeta si passò una mano sul volto irritato. Il principe continuò con il rapporto fino ad arrivare al momento in cui Minami aveva ghiacciato il lago con la creatura al suo interno.
I due regnanti guardarono il figlio per un attimo stupiti, poi si guardarono tra di loro e infine di nuovo posarono lo sguardo sul giovane principe.
«cosa ha fatto Minami?»
«ha ghiacciato il lago con il mosto all’interno per interrompere la fuoriuscita di gas velenoso, adesso la stanno curando a Las Noches»
«si si questo lo so, Barragan ha già mandato un emissario poco fa per dirmi che hanno appena trovato l’antidoto e che ne manderanno per gli altri intossicati. Voglio sapere come ha fatto a ghiacciare il lago»
Vegeta si decise a raccontare tutto «quando aveva più o meno 4 o 5 anni un giorno mi ha mostrato che era in grado di ghiacciare completamente l’acqua che si trovava in un bicchiere, poteva anche muoverla a suo piacimento, si è allenata in questa sua capacità e adesso riesce a ghiacciare qualsiasi cosa e a spostare anche enormi ammassi d’acqua »
Re vegeta scatto in piedi puntando le mani sulla scrivania e urlando «TU LO SAPEVI E NON HAI MAI DETTO NULLA!?!?!?»
Vegeta chinò la testa «si»
«non mi sarei mai aspettato un comportamento simile proprio da te! Si può sapere cosa ti è saltato in mente?»
«volevo che si allenasse il più in segreto possibile, poteva essere una buona carta da giocare contro Freezer». Era vero solo in parte, Vegeta sapeva che se Freezer avesse saputo delle sue capacità pur di averla con sé avrebbe spazzato via l’intero pianeta o peggio se si fosse rifiutata  l’avrebbe uccisa.
«puoi andare, ci spiegherà meglio Minami quando tornerà»
Vegeta uscì dalla porta. Se tornerà.
Aveva bisogno di sfogarsi, quella situazione lo stava mandando fuori di testa. Si diresse verso la stanza gravitazionale per allenarsi da solo. A  ogni passo un nuovo pensiero si impossessava della sua mente.
L’antidoto avrebbe fatto in tempo a salvare sua sorella?
Perché Grimmjow si era offerto di portarla a Las Noches? Perché lo aveva seguito? Strano da parte sua…
Perché quella creatura era comparsa proprio nelle retrovie? Non era più logico avvelenare i sayan più forti?
Aveva fatto bene a tenere nascosto il potere della sorella anche ai suoi genitori?
Adesso Freezer avrebbe voluto Minami con sé?
Come poteva fare per tirarla fuori dai guai?
Come aveva potuto lasciare che lei rischiasse di morire?
A cosa era servito tutto il suo allenamento?
Cosa gli serviva essere il sayan più forte del pianeta, più forte anche del padre ormai, se non era in grado di proteggere l’unica persona cui teneva?
Entrò nella stanza di allenamento e si lasciò cadere in ginocchio sul pavimento schiumante di rabbia puntando i pugni contro il suolo. Il pavimento si ruppe e si formarono due crateri i corrispondenza delle mani del principe. Si sentiva inutile.
No. Doveva allenarsi di più, doveva diventare ancora più forte, doveva riuscire ad annientare Freezer, poi sua sorella sarebbe al sicuro.
Iniziò ad allenarsi da solo incessantemente per un tempo che parve un’eternità. Si stava massacrando di allenamento quando Nappa entrò nella stanza gravitazionale. Vegeta lo guardò adirato, aveva interrotto il suo allenamento, l’unico modo che aveva per riuscire ad attendere una qualche notizia senza stare con le mani in mano «spero che tu abbia un buon motivo per avermi interrotto!»
«hanno mandato un messo, hanno detto che la principessa Minami si è svegliata»
«bene, vattene ora»
Era viva.
Tirò un sospiro di sollievo e ricominciò ad allenarsi anche se in modo meno rabbioso.
 
 
*
 
 
Minami non seppe veramente quale dio del cielo ringraziare per un tempismo tanto perfetto da apparire assurdo. Si era salvata, non aveva ancora capito come, ma si era salvata da quella situazione imbarazzante e ad alto rischio per la sua verginità. Qualcuno lassù le voleva veramente bene, in meno di 24 h era scampata a morte certa e a un attentato al suo candore.
Grimmjow invece era incazzato come non mai, era appena stato interrotto sul più bello dal quel deficiente di suo fratello Nnoitra. E se normalmente aveva una espressione da cane furioso, ora aveva uno sguardo omicida che trasudava voglia di fare a pezzi qualcuno.
Come aveva fatto a non pensarci quando era andato in cucina che era tutto pronto e ovviamente dopo pochissimo sarebbero dovuti andare a mangiare?
Si mise le mani in tasca e aprì la porta con un calcio.
Minami uscì subito dopo di lui e si trovò davanti il suo benefattore. Uno spilungone altissimo e magro, ovviamente vestito di bianco, con un paio di scarpe dalla punta ricurva, che a lei parvero quelle dei folletti, e una specie di cappuccio rigido dietro alla testa che a guardarlo lo faceva sembrare un cucchiaio. Ovviamente per Minami divenne istantaneamente il folletto dei cucchiai. Inoltre se lo immaginò sdraiato per terra mentre gli caricava un masso nell’insolito cappuccio e gli salvata sulle scarpe per utilizzarlo a mò di catapulta…fantastico!
 
«vedo che ho interrotto qualcosa Grim» non fece in tempo a finire la frase che Grimmjow lo prese con una mano per la stoffa del suo abito vicino alla spalla piantandogli l’avambraccio sul collo immobilizzandolo al muro «dì solo un’altra parola e ti ammazzo» i due si squadrarono in cagnesco ognuno pronto a fare a pezzi l’altro.
«scusate io avrei fame»
I due si voltarono verso la sayan che li stava guardando con una mano sullo stomaco brontolante. Grimmjow lasciò andare Nnoitra e si avviarono in silenzio verso la sala adibita alla cena.

Minami si ritrovò ovviamente seduta accanto a Grimmjow e dall’altro lato un bestione grosso anche più di Nappa e altrettanto pelato… le venne da ridere pensando che esistesse il corrispettivo arrancar del Sayan. Di fronte a lei si trovava Halibel, menomale, per quanto quella ragazza fosse fredda e distaccata forse era la persona più normale lì dentro.
La cena era in tavola e Minami era talmente affamata che si avventò quasi subito sul cibo, anche se buona parte non aveva idea di cosa fosse, l’odore era invitante e non aveva certo intenzione di fare la schizzinosa. C’erano molti tipi di arrosti di chissàchecosa ma erano deliziosi e questo era sufficiente.
«abbiamo fame eh?» la canzonò l’arrancar dai capelli azzurri.
«ovvio che ho fame!» gli rispose la ragazza con una nota irritata nella voce per averla disturbata mentre trangugiava un cosciotto.
Grimmjow si avvicinò al viso della sayan soffiandole all’orecchio «ricordati che più tardi riprendiamo il discorso»
Minami sbiancò e si mise a tossire, per poco non si strozzava con il boccone che aveva in bocca.
Grimmjow ghignò della reazione della ragazza. Ormai per lui era chiaro come il sole che aveva un certo ascendente sulla principessa, eppure lei si ostinava a negarlo e a fare la difficile e la cosa lo divertiva parecchio oltre che a intrigarlo.
Minami vedendo l’arrancar ghignare pensò fosse uno scherzo di cattivo gusto, o almeno voleva sperarlo. In ogni caso la sua priorità del momento era riempirsi lo stomaco e continuò a mangiare e a bere fino a quando si ritrovò sazia. La cena trascorse tranquilla a parte l’ennesimo tentativo di avance di Grimmjow. L’arrancar aveva infilato una mano sotto il tavolo andandole a sfiorare un ginocchio e cercando di risalire lungo la coscia di Minami. Tentativo fallito perché la ragazza gli rifilò una sonora frustrata con la coda alla mano costringendolo a ritirarla.
«la smetti di fare il maniaco?» gli bisbigliò a denti stretti Minami provocando l’ennesima risata sadica del ragazzo.
 
Verso la fine della cena Minami si sentiva praticamente distrutta, aveva un gran sonno e il fatto di essersi rimpinzata con ogni ben di dio presente in tavola non la aiutava di certo. Cercò di sbadigliare senza sembrare un ippopotamo nella savana, ma via via che il tempo passava aveva sempre più voglia di buttarsi in un letto e farsi una dormita memorabile. Aveva talmente sonno che si sarebbe addormentata anche con la testa nel piatto, cosa che iniziava a non escludere dato il protrarsi della serata.
Finalmente terminò il tutto, e nonostante l’abbiocco epico, riuscì ad avere la prontezza di spirito di farsi riaccompagnare in camera da Halibel con la scusa di farsi prestare un pigiama dalla ragazza, non aveva nessuna intenzione di ritrovarsi di nuovo da sola con Grimmjow. Uscì dalla sala dietro ad Halibel e si girò soltanto per fare la linguaccia all’arrancar dai capelli azzurri e fargli il labiale dei 2000 anni.
Una volta preso il pigiama che consisteva in canotta e calzoncini striminziti si fece accompagnare alla sua stanza e, chiusa la porta a chiave e indossato il completo da notte, si buttò nel letto.
Prima di addormentarsi ripensò a quel pomeriggio. Grimmjow l’aveva aiutata e a modo suo era stato gentile con lei, aveva anche scherzato volentieri con l’arrancar e nonostante le battutacce maliziose si era trovata bene. Poi lui aveva rifatto il maniaco. Sospirò. Possibile che non si rendesse conto che se lei raccontava ciò che era successo sarebbe andato tutto a rotoli?
dimmelo ora che non ti faccio nessun effetto
Era vero? Lui le faceva un certo effetto? No, forse era solo perché mai nessuno le si era avvicinato in quel modo, era normale che fosse in imbarazzo. Provò a pensare se ci fosse stato qualcun altro al posto di Grimmjow e scacciò subito il pensiero. Allora forse era vero?
 Ma che andava a pensare? Era solo un maledetto maniaco che voleva divertirsi e metterla in imbarazzo. Poi da quel che aveva capito durante la cena il giorno dopo l’avrebbero riaccompagnata al suo pianeta e lei avrebbe potuto riprendere la sua vita senza lui tra i piedi. Avvertì una morsa allo stomaco. Diede la colpa all’aver mangiato troppo e si rigirò nel letto addormentandosi sfinita.
 
 
Grimmjow si spogliò e si lasciò andare nel suo letto. Poteva sentire ancora il profumo della ragazza tra le lenzuola. Maledizione, perché quel pomeriggio l’avevano interrotto?
Oltretutto quella ragazza aveva avuto anche il coraggio di fare la furba con lui a fine serata, incredibile. Sorrise ripensando all’accaduto, aveva fegato e sfacciataggine da vendere.
Si portò un braccio sopra alla testa. Perché non riusciva a smettere di pensare a lei? Ok era la prima persona che si era aperta a lui in modo totalmente sincero ma non era la prima dona che vedeva, né che aveva. Forse era per il brivido della caccia, forse se si fosse concessa a lui immediatamente e senza remore avrebbe perso di interesse.
Era inquieto, non voleva che la ragazza tornasse a casa il giorno seguente. Voleva averla. In fondo era a sua preda, non aveva ancora rinunciato a combattere contro di lei, ma il passatempo di tormentarla e tentare di avere il suo corpo si era rivelato piuttosto divertente e anche appagante. Poi la trovava interessante, era divertito dal modo di fare e di ragionare della ragazza, voleva ancora vederla all’opera.
Possibile che si stesse tormentando tanto per una donna? Non era certo da lui. Eppure non riusciva a togliersela dalla testa. Sarà stato anche merito del profumo che impregnava il guanciale del cuscino ma dovette ammettere che aveva una gran voglia di stare con lei e di sentire ancora quell’esile corpo tra le sue braccia. Era inutile starci a pensare tanto era evidente: quella dannata donna gli piaceva. Doveva pensare ad una soluzione. Non aveva alcuna intenzione di lasciare le cose a metà. L’avrebbe avuta e le avrebbe fatto anche ammettere che lui le piaceva, perché ne era certo. Poteva anche dissimularlo con le parole o non volerlo ammettere. Ma il corpo di lei parlava chiaramente: Il fiato corto, il rossore, i gemiti soffocati di quando la sfiorava con le labbra…
Quella caccia era così insolita, ma anche così eccitante…non vedeva l’ora di assaporarla.
Finalmente gli venne un’idea e sorrise pensando alla reazione di Minami. Si addormentò aspettando impaziente il giorno seguente.
 
 
 
  
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