Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: _Ash    21/05/2014    3 recensioni
One shot LevixPetra ambientata nei giorni nostri - Dal testo:
Ogni mattina si incrociavano per le scale e lei ogni mattina lo salutava con un radioso
«Buongiorno Rivaille.» e lui ricambiava nel suo solito modo freddo e distaccato, ma col passare di tempo, il suo viso e la sua espressione si erano in qualche modo smussati, regalandogli qualche accenno di sorriso, niente di troppo spinto, ma che alla giovane Petra fece piacere comunque:
Genere: Introspettivo, Malinconico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Petra, Ral
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
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Salve a voi!
Dunque...Ho voluto scrivere questa piccola One shot dedicata a LevixPetra e mi è venuta guardando un video → http://www.youtube.com/watch?v=j2SL2IbRu0c
e leggendo la bellissima fan fic di Momoiruyuki, che vi consiglio davvero di andare a leggervi perchè è stupenda *^*
Questo è il suo profilo --> http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=632912
e la ringrazio tantissimo per avermi dato, non solo l'ispirazione, ma anche il permesso di usare un personaggio di sua creazione che però ho modificato un po' ^^ grazie dunque e questa fic la voglio dedicare a te in particolare <3 (non è una Ereri e non è scritta bene come scrivi tu, ma spero ti piaccia >.<)
Ah, per precisare, io Levi lo shippo con quasi tutte le coppie che girano XD quindi aspettatevi altre Shot (mi impegnerò nel scrivere meglio e qualcosa di veramente originale e carino!)
Buona lettura e spero apprezziate >.<






Young and Beautiful
















L'orologio digitale vecchio stampo segnava le 4.30 di notte, con quelle linee che neanche si incrociavano, eppure, riuscivano a formare tutti i numeri esistenti.
Si passò una mano sui capelli corvini, rasati al di sotto delle orecchie per colpa di un vecchio scherzo che aveva certo fatto pagare caro al suo ideatore, mandandolo in ospedale con qualche frattura e commozione...

Quel movimento disturbò la grande palla di pelo che dormiva di fianco al padrone, facendogli emettere un miagolio di disapprovazione, ma Levi se ne infischiò e anzi, si voltò dall'altra parte del lettone, si alzò, facendo scomodare il povero gatto che anch'esso infastidito balzò giù dal letto correndo in cucina, dove Levi sapeva già che lo avrebbe atteso con la coda alzata e arricciolata, miagolando disperatamente come se non mangiasse da mesi, in attesa dei suoi croccantini.

Sbuffò e iniziò ad avviarsi in bagno, poi in cucina, dove prese dalla mensola in alto a sinistra un sacchetto di croccantini che servì al gatto, mentre quello gli girava in tondo, miagolando e facendo le fusa, mentre con i suoi grandi occhi azzurri lo guardava come se fosse un dio.
Appena la ciotola si riempì, il gatto abbandonò le attenzioni al padrone per precipitarsi su quella, mentre i croccantini finivano sul pavimento.
« Vedi di non sporcare oltre, o ti faccio digiunare per un mese fino a farti diventare uno stecchino.»

Il gatto, conosciuto con il nome di Heicho ruggì appena in segno di sfida, mentre vorace mangiava la sua pappa.
Levi infastidito dal suo comportamento, si chiese – come ogni mattina -  perché avesse voluto tenere quel gatto, mentre prendeva la sua tazza, la riempiva d'acqua fino all'orlo e la metteva nel microonde a scaldare per 1 minuto e 30 secondi.
Quando la tirò fuori, prese una bustine di tè gusto arancia e vaniglia, la immerse nella tazza e aspettò un minuto che ne prendesse il gusto.
Buttò qualche cucchiaino di zucchero, mescolò il tutto, buttò il filtro nella pattumiera e si sedette sullo sgabello, appoggiandosi al tavolo della cucina.

Sorseggiava il tè bollente, mentre fissava il gatto quasi con sguardo inquietante, mentre quello bello e beato spazzolava la sua ciotola.
Levi, guardando la sua stazza, si chiese se fosse il caso di diminuire le razioni di cibo, considerando che a soli 3 anni pesava sui sette kg, venendo chiamato poi con nomi ridicoli dai suoi conoscenti – così li definiva i suoi amici – come “Balenottero spiaggiato” “Ciccione” “Prosciutto ambulante” e altri nomignoli nauseanti ed offensivi.
Il suo sguardo si rivolse poi alla manciata di croccantini finiti per terra, imbrattando così il pavimento di germi e sporco e a quell'idea emise un sospiro infastidito che il gatto notò, guardandolo con la coda dell'occhio e ruggendo appena.
« E' inutile che fai il malmostoso...»
Il gatto dopo un ultima occhiata, lasciò la ciotola e girovagò per la cucina, la coda alzata in cerca di un posto dove acciambellarsi e dormire.
“Cazzone di un gatto...” Levi si alzò dallo sgabello, prese l'aspirapolvere nel piccolo sgabuzzino e iniziò ad aspirare lo sporco, poi prese un prodotto per pulire i pavimenti e finì di pulire.
« Perchè mi sono preso la briga di tenerti con me, non me lo spiegherò mai...»

Sbagliava di grosso Levi, poiché il motivo lo conosceva benissimo, ma era troppo orgoglioso per ammetterlo perfino con se stesso, figuriamoci con il gatto stesso!
Senza un motivo alzò lo sguardo verso la finestra, da cui filtrava una flebile luce, segno che l'alba del nuovo giorno era quasi vicino e quindi una nuova giornata da affrontare lo aspettava.

Quel giorno...

Levi rimise l'aspirapolvere nel suo posto, prese l'Iphone in camera sua e lo incastrò nello stereo apposito che si trovava in cucina e la canzone “Let it Burn dei Red” – riprodotta in modo casuale – partì diffondendosi per tutta la casa, tanto il volume era alto.

Da quando si era trasferito 3 anni fa in quell'appartamento, l'unica vicina che era sempre stata gentile e disponibile con un tipo così associale, inespressivo, brusco e freddo – vari appellativi assegnategli dai suoi vicini ed amici – era stata una ragazza più o meno della sua età: aveva capelli corti di un colore non ben definito, così per lui erano sul biondo cenere e gli occhi erano color nocciola, un sorriso dolce e gentile sempre dipinto sul volto.
Ogni mattina si incrociavano per le scale e lei ogni mattina lo salutava con un radioso
«Buongiorno Rivaille.» e lui ricambiava nel suo solito modo freddo e distaccato, ma col passare di tempo, il suo viso e la sua espressione si erano in qualche modo smussati, regalandogli qualche accenno di sorriso, niente di troppo spinto, ma che alla giovane Petra fece piacere comunque: in qualche modo era riuscita ad aprire una piccola porta nel cuore di Levi, inconsapevolmente di entrambi; i loro saluti, una parola, un piccolo gesto, fecero in qualche modo cambiare il loro rapporto,e Petra andò spesso a trovarlo qualche sera dopo il lavoro, per mangiare insieme e guardare qualche film, parlare di argomenti molto acculturanti che entrambi adoravano o di fiori, che a Petra piacevano molto.
« I fiori li hai piantati tutti tu?»
«Certo, volevo donare un po' di colore a questa palazzina così spenta.» spiegò lei
Quanto avrebbe voluto abbracciarla a volte, stringerla a se e confessargli che gli voleva bene...ma bene come? Non sapeva nemmeno lui come descrivere quello che provava, poiché la vita l'aveva reso quasi apatico, incapace di provare qualsiasi forma di sentimento come l'amore o voler bene, o se li provava, li dimostrava a modo suo, senza lasciar trasparire niente.
Eppure in sua compagnia stava bene, dimenticava tutti i problemi della giornata e lo rilassava totalmente.
Ma era amore o semplice amicizia?

« Allora, chi devo ringraziare per quell'espressione quasi sognante, Rivaille?» la curiosità di Hanji era senza precedenti, e la sua spiccata capacità di notare anche un solo misero cambiamento in Levi era ineguagliabile; lei era l'unica persona che avesse mai notato certe cose che neppure Levi riusciva a notare in se stesso.
« Di che diavolo parli?»
« Hai la classica,...bhe, forse meno incazzosa del solito, faccia da innamorato, bello mio!»
« Non dire stronzate.» cercò di liquidarla.
« Lo so che non lo ammetterai mai, ma sii sincero con te stesso, almeno.»
Levi sospirò rassegnato « Hanji, sul serio, mi stai facendo incazzare...»
« Quando mai non lo sei?» s'intromise una terza persona.
« Buongiorno Erwin, ma lo sai che la freccia di cupido ha fatto breccia nel cuore del nostro impassibile Rivaille!?»
« Se non la pianti, ti spedisco a casa a calci, e lo stesso vale per te.» disse quell'ultima frase rivolto al collega Erwin che era già pronto con una battuta delle sue, ma entrambi sapevano quanto le minacce di Levi spesso divenivano realtà, così entrambi abbandonarono l'argomento e continuarono il proprio lavoro.

Al contrario Petra sentiva di provare qualcosa per quel ragazzo così misterioso, sentiva che il suo cuore era come una pietra, indurito dalle difficoltà della vita e voleva in qualche modo aiutare quello spesso strato di pietra a sgretolarsi, fino a liberarlo completamente e a renderlo...un po' più felice.
Forse credeva nell'impossibile?

Heicho emise un miagolio e guardava il padrone con i suoi occhi azzurri, come a voler scrutare il suo cuore, sentendo l'umano in qualche modo turbato, nervoso – più del solito – e Levi lo guardò di rimando, ma il gatto non cedette lo sguardo, per nulla intimorito.
« So a cosa stai pensando, palla pelosa...» disse in tono tagliente, mentre ora era partita la canzone Young and beautiful di Lana Del Rei.
Ormai lo conosceva troppo bene per non capire che stava escogitando qualcosa, e quel qualcosa era andargli in braccio e farsi coccolare – tirarlo su di morale -.
Così Heicho prese la mira e balzò con eleganza, nonostante la sua stazza enorme, iniziò a fare le fusa e si acciambellò sulle sue gambe, fermo ed immobile, aspettando che il suo padrone gli rivolgesse attenzioni oppure lo buttasse giù a calci.
La mano sotto il suo piccolo mento peloso era così piacevole che il micio iniziò a strusciarsi contro la sua mano e ad aumentare le fusa.
Il gatto approvava le coccole.
Levi approvava la sua vicinanza.

Era una fredda mattina di Ottobre, quando Levi uscì di casa e si sorprese di non essersi trovato davanti la dolce Petra, così scese le scale, aprì il portone dell'edificio e il fu il caos:
Una macchina ferma in mezzo alla strada con le quattro frecce, pezzi di vetri sporchi di sangue, urla di chi doveva chiamare l'ambulanza, chi la polizia, persone che si improvvisavano vigili e dirigevano il traffico.
« ...La macchina è corsa senza fermarsi...» una signora del primo piano stava parlando con quella del secondo, spiegandogli l'accaduto, e Levi intuì che qualcuno si era fatto male.
« Permesso!» urlò una ragazza del suo stabile, chiedendo di entrare e lui notò subito gli asciugamani imbrattati di sangue.
Quando la giovane incrociò il suo sguardo in un attimo fugace, notò gli occhi lucidi e lo sguardo impaurito misto a compassione che gli lanciò.
Non capì ancora Levi.
Quando la giovane passò, lui buttò lo sguardo verso l'incidente e le sue gambe si mossero da sole, mentre una strana sensazione lo avvolgeva man mano che si avvicinava.
Tra la gente accalcata riuscì ad intravedere una figura di una donna riversa a terra in una pozza di sangue, i capelli biondo cenere sporchi di rosso; si fece  largo tra la folla con una tale calma, che la gente lo guardò con sguardo compassionevole, avendo intuito che quel giovane forse, doveva conoscerla.
Arrivò davanti a quello che riconobbe come il corpo della piccola Petra, si inginocchiò a guardarla e si disse che il rosso non si intonava per niente con il color ramato dei suoi capelli; i suoi occhi non dovevano essere così vuoti, ma pieni di quella vita e solarità che incrociava ogni giorno.
Non doveva essere riversa a terra esanime, ma avrebbe dovuto incrociarla per le scale, dargli il buongiorno, magari abbracciarla e dirgli semplicemente Grazie.
Si alzò rabbuiato e si incamminò lontano da quell'incubo, verso il suo ufficio, semplicemente.
La vita va avanti si disse...ma ne eri davvero convinto, caro Levi?

Qualche giorno dopo qualcuno bussò alla porta e quel giorno era il meno adatto per ricevere visite visto il suo peggioramento d'umore.
Levi teneva in mano il giornale, la pagina riportava l'articolo dell'incidente, descrivendo l'accaduto:

La giovane ragazza stava attraversando la strada, quando una macchina la investì in pieno, il suo corpo andò a sbattere contro il parabrezza e subito ci fu sangue ovunque: il pirata della strada non si fermò a prestare soccorso, scappando e lasciando la giovane a terra, morente. Quando un passante andò in suo soccorso, un altro avvertì una vicina con cui la vedevano spesso chiacchierare e cercarono in tutti i modi di salvarla, ma la ragazza morì.

Ma la cosa che fece infuriare ancora di più Levi, era la foto dell'articolo: si rivide in ginocchio, mentre osservava Petra a terra, così innaturale, morta, spenta...
Qualcuno aveva avuto l'indecenza di scattare una foto in quel momento e di mandarla al giornale, dove una piccola nota riportava “Ecco forse come il suo ragazzo scoprì l'accaduto.”
Quello spesso strato di roccia s'indurì ancora di più, chiudendo quello spiraglio che quella ragazza era riuscita in qualche modo ad aprire.
Il giorno dopo al lavoro Hanji era stranamente silenziosa, ma Levi non ci badò minimamente, continuando il suo lavoro d'ufficio, senza pensare a nient'altro.
« Petra?» chiese ad un certo punto, porgendogli il giornale.
Lui si alzò rabbioso, buttandolo nella pattumiera.
« Era proprio un bel nome...» commentò Erwin.
Quel giorno Levi, si mise in malattia dal lavoro.

Imprecando, si alzò dal divano e andò ad aprire la porta, ma quando la aprì non c'era nessuno, poi un miagolio catturò la sua attenzione e per terra vi era una gabbietta coperta con un lenzuolo sopra a cui c'era una lettera attaccata.
Levi alzò un sopracciglio perplesso, si guardò intorno ma non c'era nessuno, così prese la gabbietta e chiuse la porta.
Un altro miagolio, ma Levi non ci fece caso, mentre leggeva la grafia di Petra della lettera indirizzata a lui.
“Per Levi” diceva la busta.
La girò e vi lesse un altra scritta “Buon Compleanno”.
Mancavano mesi al suo compleanno, ma in effetti non si ricordava di aver mai detto alla ragazza la data.
Questa volta i miagolii si fecero più forti ed insistenti, così svogliatamente fece scivolare via il lenzuolo e in quel momento sentì ancora una volta il profumo di Petra, della biancheria appena lavata, un profumo dolce e delicato.
Poggiò il lenzuolo sul divano, mentre scrutava la piccola palla di pelo all'interno della gabbietta, un gattino minuscolo, bianco con qualche striatura grigia e marroncina.
Aprì la gabbietta e prese la creaturina in una mano e quello spaventato si guardava in giro, miagolando chiedendo del cibo.
Era più che intenzionato a sbatterlo fuori di casa, quando i suoi occhioni azzurri incrociarono i suoi e in quel momento vide Petra con il suo sorriso dolce con in braccio il micio e porgerglielo, augurandogli un buon compleanno.
« Se osi sporcare in giro, ti buffo fuori a calci.»

Heicho miagolò ancora, richiamando le attenzioni del padrone, perso nei suoi pensieri e lui sbuffando riprese ad accarezzarlo.
Quella palla di pelo gli aveva in qualche modo dato compagnia in quegli anni, anche se era tremendamente fastidioso ed era costretto a fare le pulizie più del solito.
Guardò l'ora ed erano già arrivate le 5.30 e il sole già faceva capolino dalla piccola finestra, illuminando le tende bianche pulite il giorno prima e il bucato steso sul terrazzo.
Levi prese il micio delicatamente per poggiarlo a terra e lui non fece resistenza, poi si alzò, si scrollò i peli dalla maglietta e andò a farsi una doccia.

Quanto tempo era passato, eppure i ricordi della piccola Petra non smettevano mai di venirlo a trovare, con meno insistenza e meno dolore, certo, e lui ogni giorno cercava di andare avanti, di vivere la vita alla giornata in compagnia di quel micio, l'ultimo filo che lo legava a Petra; e quando anche lui se ne sarà andato, allora forse, riuscirà a far andare Petra, ma per un po' continuerà a tenersela stretta in un piccolo angolo del suo cuore.
Si, perché anche Levi ha un cuore...












   
 
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