Capitolo 20°
Lettera T – Tensai/Taciturno/Terrazzo
Tensai
Nessuno lo chiamava così, a parte se stesso.
A dire la verità, Hanamichi non aveva idea del perché gli fosse uscito un soprannome del genere, però lo trovava adatto! D’altronde, sin dalla sua nascita(*01) a quel momento, aveva dimostrato innumerevoli volte di essere un Tensai!
Vogliamo parlare di tutte le partite che il suo immenso talento aveva permesso di far vincere allo Shohoku? O delle sue super schiacciate? O della sua super velocità e dei suoi super salti? E vogliamo parlare dei rimbalzi?
“CHI COMANDA I RIMBALZI COMANDA LA PARTITA!”, diceva sempre il Gorilla, e visto che lui li acciuffava tutti, faceva di certo di lui un Tensai!
Però solo lui capiva il suo immenso talento… gli altri lo chiamavano in quel modo solo per insultarlo! Tipo: faceva una gaffe?
“Eh, sì, sei proprio un Tensai, scimmia!” gli dicevano Hisashi.
E poi si aggiungeva Ryota con l’ennesimo insulto: “Tensai dei miei stivali!”.
Aaahhh! Nessuno capiva il suo immenso talento!
Taciturno
Kaede era sempre stato taciturno.
Non amava la compagnia e non amava parlare, però gli piaceva impicciarsi.
Non l’avrebbe mai detto nessuno, conoscendolo, perché sembrava completamente indifferente a tutto e tutti e tendenzialmente era così, però a volte beccava dei discorsi interessanti e il fatto che fosse mono-espressivo lo aiutava a passare inosservato. Infatti chi parlava non pensava mai che lui potesse essere uno che ascolta i fatti altrui, perciò parlavano a ruota libera! E questo, ovviamente, permetteva a Kaede di sapere i fatti di tutta la scuola senza che questa lo sapesse…
Ad ogni modo, il fatto che ascoltasse tutti ma non parlasse mai con nessuno, sicuramente era una delle cause del suo essere così taciturno.
Non sapeva perché, ma lo era sempre stato sin da bambino.
Anche sua nonna glielo diceva sempre che quando era piccolo, al contrario degli altri bambini che giocavano, lui se ne stava da solo a giocare a Basket o affacciato alla finestra, in silenzio, sembrando pensieroso.
Al che l’altra sua nonna diceva sempre, ridendo: “L’amore di nonna è taciturno!”.
Mah, tutto sommato non gli dispiaceva essere così.
Questo suo aspetto del carattere, per lo meno. Saper ascoltare era un bene, e poi il fatto che ci fosse il Do’aho che parlava per dieci, rendeva il suo essere taciturno quasi un’ancora di salvezza!
Terrazzo
La prima volta che si erano incontrati, si erano tirati svariati pugni, un calcio e una testata.
E avevano perso un bel po’ di sangue!
Tutto questo in cima alla terrazza dell’istituto superiore Shohoku, il loro liceo.
Quel terrazzo, però, li aveva visti anche avvinti in altre cose, decisamente più piacevoli…
Innanzi tutto era il luogo preferito della Kitsune dove dormire, e fu proprio in uno di quei momenti che il Do’aho si fece avanti e gli disse: “Mi piaci, Kitsune”(*02), prima di dargli una dentata(*03) al posto di un bacio…
Ma da quel momento, quel terrazzo, era diventato il loro rifugio dove incontrarsi nella pausa pranzo, nascondersi dietro alla cabina elettrica e baciarsi appassionatamente, baciati dal sole caldo d’inverno o coperti all’ombra d’estate…
**CONTINUA**
(*01) Riferimento al Capitolo 14°, Lettera N, paragrafo 1.
(*02) Vago accenno alla mia fan fiction “Il Piano Di Hanamichi” che trovate QUI.
(*03) Riferimento al Capitolo 2°, Lettera B, paragrafo 3.