Non
dormirono molto quella notte. I loro cuori erano pervasi da sentimenti
contrastanti:
un (quasi) fidanzamento da festeggiare e l’incognita delle
loro carriere e di
quale proposta avrebbe fatto loro Cresswell la mattina successiva a
pendere su
di loro come una minacciosa spada di Damocle.
Grazie
all’orologio interno di Mac, arrivarono al JAG addirittura
con un quarto d’ora
di anticipo rispetto all’appuntamento con il Generale, cosa
più unica che rara nella
lunga carriera militare di Harmon Rabb jr. Ma lui era già
lì ad attenderli.
Entrambi si chiesero, mentalmente, se avesse dormito in ufficio, ma
evitarono
di dare voce ai loro pensieri. La situazione era già
abbastanza delicata senza
farci anche dell’umorismo sopra. E il capo del JAG non
sembrava il tipo da
amare le battute di spirito.
Entrarono
nella stanza del loro superiore e si misero sull’attenti, in
attesa di
conoscere cosa il destino aveva in serbo per loro per mezzo di
quell’accigliato
messaggero. Mac era particolarmente tesa: con il Generale aveva sempre
l’impressione di essere costantemente sotto esame, sin da
quanto aveva messo
piede al JAG, e quella mattina non faceva eccezione.
“Signori,
prima di tutto voglio sapere cosa avete deciso di fare della vostra
relazione”
chiese Cresswell, senza troppi giri di parole.
“Ci
sposiamo”
annunciò sicuro Rabb, omettendo il dettaglio (trascurabile)
della mancata
proposta e dell’assenza di un anello, cose sulle quali stava
ancora lavorando.
“Credo
di
dovermi congratulare, allora” disse il Generale, cercando di
mantenere un tono
di voce severo, ma sotto sotto si vedeva che era felice
perché, anche se era
arrivato da poco, aveva imparato a conoscere e stimare gli uomini e le
donne del
JAG, andando oltre la loro uniforme o il loro grado.
“Grazie,
signore” risposero all’unisono i due futuri sposi.
“La
vostra
decisione non mi stupisce. Come concordato ieri sera, ho una proposta
da farvi.
E’ stato aperto un nuovo centro a San Diego in cui
lavoreranno congiuntamente gli
avvocati della Marina e dei marines. Colonnello, a lei viene assegnato
il
comando di quel centro. Potrà scegliere lo staff da portare
con sé, ma cerchi
di non togliermi tutte le pedine migliori.”
Harm fu
genuinamente felice per Mac. Sapeva quanto fosse stato importante il
corpo dei
marines per lei, sin da quando suo zio Matt l’aveva convinta
ad arruolarsi. La
vita militare aveva rappresentato la svolta cruciale nella sua
esistenza, un
punto fermo che le aveva permesso di uscire dall’alcolismo e
di diventare la
persona speciale che era e di cui lui si era perdutamente ed
irrimediabilmente innamorato.
Qualunque fosse stata la proposta del Generale per quanto riguardava la
sua
carriera, di una cosa sola era certo: sarebbe andato con la sua Sarah
in
California. Era pronto a rinunciare a tutto per lei.
Per la donna
della sua vita.
Che nel
frattempo non aveva aperto bocca.
Il silenzio
di Mac sorprese sia lui che Cresswell, il quale la richiamò
all’ordine:
“Colonnello, non ha niente da dire?”
“Mi
scusi, signore,
ma con tutto il rispetto vorrei prima sentire quale proposta ha per il
comandante” rispose con franchezza.
“E’
presto
detto. Comandante, per lei invece c’è una
posizione a Londra, a capo delle
Forze Navali in Europa, che prevede la promozione a Capitano di
Vascello”
annunciò il Generale.
La
determinazione
di Harm vacillò.
Capitano
Rabb.
Avrebbe
rappresentato l’anticamera alla nomina a capo del JAG! Non
che Gordon Cresswell
sembrasse intenzionato ad abbandonare la sua poltrona a breve, ma
indubbiamente
si trattava di un avanzamento di carriera notevole. L’idea
accarezzò la sua
ambizione per qualche secondo. Poi rivide, come un flash,
l’immagine di Sarah
che nuotava nel lago dorato, sensuale, languida, forte e indifesa al
tempo
stesso, e non ebbe alcun dubbio.
“La
ringrazio, signore, ma non posso accettare”
dichiarò con voce ferma.
Le pupille
di Mac si dilatarono impercettibilmente e gli occhi le si riempirono di
lacrime
che riuscì a stento a trattenere. Nessuno aveva mai fatto un
gesto d’amore
tanto grande per lei. Quest’uomo, l’amore della sua
vita, l’altra metà del suo
cielo, la sua anima gemella aveva appena rinunciato alla promozione a
Capitano
di Vascello per non mettere dieci ore e mezzo di volo, otto di fuso
orario e 5489
miglia fra loro.
“Sta
rifiutando
un ordine, comandante?” chiese il Generale, aggrottando la
fronte.
“Sì,
signore” Poi aggiunse: “E sono pronto a lasciare la
Marina per seguire la mia
futura moglie a San Diego. Troverà le mie dimissioni sulla
sua scrivania entro
la mattinata.”
Nell’ufficio
regnò un silenzio surreale per alcuni interminabili secondi.
Poi Cresswell fece
un respiro profondo e prese nuovamente la parola: “Non abbia
tanta fretta di
gettare l’uniforme alle ortiche, comandante.
C’è un’altra
possibilità.”
Ci fu
l’ennesima,
lunghissima pausa.
La tensione
era palpabile.
“Il
capo
dello staff legale della base navale NATO di San Diego andrà
in pensione il
mese prossimo. Questa posizione non prevede la promozione a Capitano,
almeno
non immediatamente, ma sarebbe comunque interessato a
sostituirlo?” chiese
retoricamente il Generale, pensando se
quel testardo di Rabb rifiuta questa proposta ce lo spedisco a calci
nel sedere
in California, dannazione.
“Sì,
signore!” rispose con malcelato entusiasmo.
“Grazie
signore!” si unì Mac, apparentemente
imperturbabile anche se il suo cuore era
in tumulto per la felicità. Sarebbero stati entrambi a San
Diego!
“Riposo,
signori. Comandante, vedo che alla fine ha cambiato opinione sui
marines!” disse
sorridendo il capo del JAG, tendendo la mano a Rabb per congratularsi
con lui.
Harm strinse con gratitudine la mano del suo superiore che tanto aveva
fatto
per loro. Sostituire l’Ammiraglio Chegwidden non era stata
un’impresa facile,
ma quel berretto verde si era dimostrato degno di altrettanta stima e
fiducia.
L’incarico
di Mac sarebbe diventato effettivo a partire dal lunedì
successivo, pertanto
aveva cinque giorni di tempo per riassegnare i propri casi,
impacchettare il suo
appartamento e trasferirsi nell’assolata San Diego,
così da essere
immediatamente operativa. Harm, invece, sarebbe stato dislocato alla
base NATO
solo alla fine del mese, prevedendo una settimana di affiancamento con
l’attuale capo dello staff legale. Questo gli avrebbe dato
modo di concludere
il progetto che stava attualmente seguendo al Pentagono e di
accontentare,
dunque, la Congressista Latham. “E’ sempre
opportuno tenersela buona”, era
stato il commento sintetico di Cresswell.
Harm e Mac
decisero di invitare gli amici e i colleghi al McMurphy
l’indomani,
ufficialmente per congedarsi da loro, ma con l’idea di
annunciare anche l’altro
grande cambiamento che li riguardava. Chiesero pertanto al Generale di
non fare
parola del loro fidanzamento fino alla festa.
La giornata
trascorse in modo concitato, in un turbinio di cose da fare, tanto che
non
ebbero il tempo di assimilare davvero la portata della comunicazione di
Cresswell di quella mattina. Mac trascorse la prima parte della
giornata nell’aula
del tribunale e il pomeriggio alla scrivania, cercando di fare ordine
fra i
fascicoli nel suo archivio così da non lasciare pendenze e
cominciando a
pensare a quali persone avrebbe voluto con sé a San Diego,
così da informarli
per tempo. Harm rimase prevalentemente in ufficio – quel
giorno non erano
previste riunioni al Pentagono –, allontanandosi solo a
metà mattinata per un misterioso
impegno esterno. Fu solo quella sera, quando si ritrovarono seduti sul
divano
di Mac a sorseggiare un caffè, circondati dagli scatoloni
che avevano
cominciato a riempire, che la rivelazione li colpì come un
fulmine: da lì a
poco si sarebbero trasferiti sulla costa occidentale, avrebbero
iniziato due
incarichi nuovi e si sarebbero sposati.
Sposati.
Marito e
moglie.
Si
guardarono negli occhi e, come guidati da una forza invisibile, si
abbracciarono stretti. Poi Harm si allontanò da Mac quel
tanto che gli bastava
per mettersi una mano in tasca ed estrarre un piccolo astuccio di
velluto. Con
voce tremante, le disse: “Sarah MacKenzie, ti amo. Ti ho
amato dal primo giorno
in cui ti ho visto nel giardino delle rose della Casa Bianca. Amo la
tua forza
e la tua fragilità. Amo la tua determinazione e la tua
straordinaria bellezza.
E voglio dividere il resto della mia vita con te.” Mentre
pronunciava le ultime
parole, aprì quella scatolina, ne estrasse il contenuto e le
mise all’anulare sinistro
un anello semplice ed elegante al tempo stesso: un’ametista
incastonata su un
prezioso arabesco d’oro bianco. “E’
l’anello di mia nonna Sarah. Sai che sono
sempre stato pazzo di lei. E adesso vorrei che lo indossassi tu.
Sposami,
Sarah. Sposami anche se in passato mi sono fatto guidare dalle
emozioni, dalle
mie ossessioni, dalla ricerca di mio padre e per poco non ci abbiamo
rimesso
entrambi la vita, e più di una volta. Sposami anche se ci ho
messo tutto questo
tempo per lasciarmi andare con te. Sposami, Sarah.”
Mac rimase
senza parole. L’anello era splendido, ma ciò che
la colpì fu l’amore smisurato
che lesse nello sguardo limpido e commosso di Harm.
“Sì, Harmon Rabb junior, sì,
sì, sì!” Si abbracciarono di nuovo,
sopraffatti da un’ondata di felicità che
non pensavano avrebbero mai provato.
Ora bastava
solo informare il resto del mondo.
Nota
dell’autrice
Cresswell li ha
tenuti un po’ sulle
spine, ma alla fine ha trovato una soluzione che accontentasse tutti,
Congressista Latham compresa, e che spero abbia accontentato anche i
lettori.
E con LA
proposta del secolo si
conclude anche questo viaggio nella nuova vita di Harm e Mac dopo la
parentesi
magica sul lago dorato.
Permettetemi di
dire grazie al mio
fantastico angelo custode, grazie alla mia strepitosa esperta di JAG,
grazie a
chi ha messo la storia fra le seguite, le ricordate e le preferite,
grazie a
chi l’ha letta in silenzio e grazie a chi mi ha voluto
regalare una recensione:
il vostro affetto mi ha riempito il cuore.
Un abbraccio,
Deb