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Autore: Tuna_salad    21/05/2014    1 recensioni
I protagonisti sono ovviamente Yu e Miki (altrimenti che ff sarebbe?), ma in un contesto molto diverso da come li conosciamo. si, si ritrovano a vivere sotto lo stesso tetto e si, si amano di nascosto..ma tanto per cominciare non c'è stato il doppio matrimonio, solo quello di Rumi e Yoshi, che oltretutto sono l'esatto opposto di quelli del manga. Lei è una donna fragile e insicura, Lui un padre severo e autoritario. E se questo non bastasse, scoppia il finimondo quando Miky parte per un viaggio in Europa e non torna più a casa....tratto dal capitolo 2:
“ non vedi proprio l'ora di iniziare eh?” chiese Miky. Era ancora pallida, ma Yu sembrò non farci caso.
“ assolutamente” disse con lo sguardo puntato fuori dalla finestra, la voce ferma. Il ritratto della determinazione. “ e non permetterò a niente e nessuno di ostacolarmi”.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Miki/Yuu | Coppie: Miki/Yuu
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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ciao a tutti! vi sono mancata almeno un pochino?
questo che segue è un capitolo brevissimo ma sopratutto è un esperimento. vi prego quindi di essere clementi :P
immedesimarsi in Yu non è difficile, ma da quì a riuscire a scrivere qualcosa di decente  ce ne vuole....ho optato quindi per il metodo dell' " induzione".....
per favore, fatemi sapere che ne pensate, Tuna_

 

Yu pov.

 

Mi manca da impazzire. Come ho fatto ad essere così stupido? Come ho fatto a lasciarla andare? Sono un idiota. Non ci sono altre spiegazioni. E le ho anche chiesto di darmi spazio...Stupida Università, stupida architettura, stupido test. Miky, dove sei ora? Quanto vorrei sentire la tua voce....

 

 

Circa una settimana dopo la partenza di Miky, in casa Matsuura tutto era tranquillo. Yu passava la maggior parte della giornata chiuso in camera o in biblioteca. Lavorava sodo e nessuno osava disturbarlo, neanche Satoshi. Solo Ginta, chiamava a tarda sera per avere notizie di Miky. Non l'aveva più sentita da quella sera, anzi, nessuno l'aveva più sentita da quella sera. Preso com'era dagli archi a ogiva e dalle volte a botte, non ci aveva nemmeno fatto caso. Si era talmente assuefatto alla sua presenza silenziosa ma costante, che la sentiva ancora fra le sue braccia. La mattina, appena sveglio, sentiva il suo profumo nell'aria, la sua voce mentre canticchiava sotto la doccia. La verità era che l'aveva data per scontata, sopratutto in quell'ultimo periodo, e non riusciva perdonarsi.

Yu aprì lentamente la porta della sua stanza, appoggiandosi allo stipite. Guardò la scrivania immacolata, i peluche ordinatamente disposti sul letto. Per un attimo la vide mentre , con le spalle alla parete e i piedi infilati di sbieco sotto le coperte, leggeva l'ennesimo romanzo breve di Meiko.

Il suono di un bicchiere in frantumi, lo avvertì che suo padre era rientrato.

 

 

 

“ ciao Sugita” (1) sono Yu, Yu Matsuura” si presentò educatamente appena l'altra rispose al telefono.

“ oh, ciao Yu. Tutto bene? È da tanto che non ti si vede in giro”

“ hmm? Ah si, si, tutto bene. Volevo chiederti...per caso hai sentito Miky di recente?” chiese cercando di nascondere l'apprensione. Ormai era partita da due settimane e non lo aveva ancora chiamato. Ogni tanto mandava dei messaggi a sua madre, ma a lui neanche una e mail.

“ Fammi pensare – rispose Meiko – ora che me lo fai notare è quasi una settimana che non ho notizie.”

“ ah...capisco” disse deluso. La preoccupazione saliva sempre di più. Né Ginta né Meiko riuscivano ne sapevano niente. Miky, dove sei finita?

 

 

 

I giorni passavano e non gli restava che una persona a cui rivolgersi. In altre condizioni non lo avrebbe fatto, ma ormai non riusciva a pensare ad altro. Una morsa allo stomaco e un vago senso di vertigine lo accompagnavano da giorni ormai, un brutto presentimento, che all'inizio, aveva scambiato per l'ansia generata dal test di ammissione. Ma quello ormai era un ostacolo superato. Era tornato a casa con la certezza di esser stato accettato, eppure quella sensazione non accennava a diminuire, anzi, diventava ogni ora più opprimente.

“allora, Rumi-okaasan (2), hai ricevuto qualche altro messaggio dalla nostra Miky?” chiese timidamente una sera a tavola, ma subito si maledisse per il suo errore. Non disse, niente, fissando il suo piatto come se nulla fosse successo. Suo padre gli rivolse un'occhiataccia, ma non insistette oltre. Rumi gli rivolse un leggero sorriso.

“ si, ha detto che sono a Madrid e che ha comprato un paio di nacchere per Meiko. Credo proprio si stia divertendo. Sono felice che abbia colto questa opportunità. Grazie per averlo chiesto Yu-kun.” (3)

 

 

 

Ginta chiamava sempre più spesso. “ Non è da lei partire e non telefonare, Yu. Non una telefonata, una e mail o un messaggio da più di un mese. Non è normale, e tu lo sai” sbraitava ogni volta, prima di riattaccare. Tutta questa situazione era decisamente strana. Ogni sera, nelle ultime due settimane, Yu si alzava nel cuore della notte, prendeva il suo laptop e sgattaiolava, al buio, in camera di Miky, controllava ossessivamente la sua casella di posta, ancora e ancora, ma niente. Gli tornò alla mente quella sera, in cui lei, pallida e malaticcia era entrata in camera sua, lo aveva baciato come se non ci fosse un domani. Solo in quel momento, purtroppo, capì che quello era un bacio d'addio.

 

 

Il ritorno era previsto per quel martedì mattina. Rumi, inaspettatamente, canticchiava in cucina. Non lo aveva mai fatto prima, ma Yu riconobbe in quella, la voce della figlia. Forse una delle poche cose che ha preso da lei, pensò il ragazzo mentre prendeva posto.

“ah, Yu-Kun – esclamò sorpresa di trovarselo davanti all'improvviso – non ti ho sentito arrivare” cercò di giustificasi la donna.

“ Dovresti cantare più spesso Rumi- okaasan. Hai davvero una bella voce”, le disse senza pensarci, facendola arrossire.

Il sole sembrava prendersela comoda quel giorno, ostinandosi a rimanere alto nel cielo. La mattinata proseguì davvero lenta, il tempo pareva essersi fermato o peggio ancora, sembrava stesse giocando a “un- due - tre- stella” con Yu, che lo fissava in continuazione.

 

Subito dopo pranzo, suonò il campanello. Aprì la porta con foga tale da generare una piccola corrente d'aria nell'ingresso. Di fronte a lui, in un vestito blu a righe rosse, un cappello di paglia alle ventitré, Meiko lo fissava perplessa.

 

  1. Qui Yu si rivolge a Meiko chiamandola per cognome ( che se ricordo bene dovrebbe essere questo). In fondo non è così strano, anche noi tendiamo a chiamare i compagni di classe, con cui non c'è particolare confidenza, per cognome.

  2. Come sapete, in Giappone si usano molto i suffissi onorifici, per specificare il grado di parentela, di affetto, di confidenza ect... Io non ne capisco nulla, ho fatto solo una rapida

    ricerca su Wikipedia e questo mi è sembrato il più adatto. Lo potrei tradurre come “mamma Rumi”. Yu, è troppo grande per chiamarla semplicemente mamma e in fondo credo che in questa famiglia che sto provando a descrivere non ci sia un alto grado di “intimità”.

    Sempre per questo discorso, quando Yu chiama Miky, semplicemente per nome, lascia intendere un certo grado di affetto e ovviamente la cosa non può sfuggire a questo Yoshi, decisamente sui generis.

  3. Di nuovo i suffissi onorifici. “Kun” è quello più usato per rivolgersi in maniera rispettosa a un ragazzo. L'ho notato anche in alcuni manga, quindi credo di averci azzeccato.

  
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