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Autore: Mely_Watson    21/05/2014    4 recensioni
A volte si finisce nell’oscurità, e quando questo accade, è davvero difficile uscirne.
Michael e Luke erano caduti in quel vortice di malinconia.
Erano caduti nell'oscurità. Quest'ultima si era attaccata alla loro anima, e li stava distruggendo lentamente.
Calum e Ashton rappresentavano per loro la salvezza.
Ma i due riusciranno a tornare a galla dalle tenebre?
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Tratto dalla storia :
“Che c’è?” Chiese l’amico.
Dato che non arrivava nessuna risposta da parte del biondino, Michael decise di seguire il suo sguardo.
Si ritrovò a fissare una ragazza. Bella, ma invisibile.
Se ne stava in piedi in un angolo del corridoio, con gli occhi sul suo orario senza però guardarlo davvero.
Era come se volesse scomparire. Come se volesse fondersi con il muro dietro di lei.
“E’ lei” Disse Luke.
In quel momento Allyson alzò gli occhi, gettandoli in quelli di Michael, che ebbe un impercettibile tremito.
“Dobbiamo proprio aiutarla” Sussurrò piano, rivolto a Luke.
Genere: Drammatico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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                                                                       I SUOI OCCHI ERANO VELATI 




Era in piedi, davanti allo specchio, da circa dieci minuti.
Osservava concentrata ogni dettaglio dell’immagine riflessa.
Quella mattina indossava una semplice maglia rosa a maniche corte e un paio di jeans aderenti.
Ai piedi aveva delle Vans blu e i lisci capelli castani erano lasciati morbidi sulle spalle.
La ragazza si era messa una sottile riga di eyeliner e aveva abbondato con il mascara.
Aveva preso tutti gli accorgimenti possibili, ma sembrava che non fosse ancora abbastanza.
I suoi occhi erano velati. Pieni di ricordi che la appesantivano.
Curvò le labbra in un sorriso, cercando di sembrare abbastanza credibile.
Oggi sarebbe stato il primo giorno in una nuova scuola. Doveva affrontare la terza superiore fra nuove mura.
Sentiva che non sarebbe stato facile adattarsi, e ogni parte della ragazza voleva ritornare nella sua vecchia scuola, nella sua vecchia casa, dai suoi vecchi amici.
E invece era qui, a Sydney, una città sconosciuta.
Si sentiva persa, sola e sicuramente non era pronta. Non era pronta ad affrontare questa nuova vita, e non lo sarebbe mai stata.
Sapeva perfettamente che sarebbe stato difficile andare avanti dopo aver subito quella perdita.
Sentì una fitta improvvisa allo stomaco e per un attimo smise di respirare, trattenendo il fiato.
Chiuse gli occhi e quando li riaprì buttò fuori dalla bocca tutta l’aria che la opprimeva.
Era un esercizio che si era abituata a ripetere, con costanza.
Lo faceva ogni qualvolta ne avesse bisogno, magari quando doveva semplicemente liberarsi di un peso.
Questo la rilassava per un po’ di tempo e la faceva sentire un po’ più libera.
Diede un ultima occhiata alla sua immagine riflessa, poi guardò l’orologio della cameretta.
7.40
Doveva andare a scuola.
Con puntualità la porta della stanza si spalancò, facendo entrare una bella donna di mezz’età.
Era magra e slanciata, capelli castani e lisci e occhi chiari.
“Allyson sei pronta?”
“Sì mamma” Rispose la ragazza mettendosi sulle spalle lo zaino nero.
“Allora andiamo!” La donna sembrava entusiasta e Allyson non riusciva a capire il perché. Come faceva ? Come aveva fatto a cancellare tutto? Come riusciva ad andare avanti continuando a sorridere dopo quello che era successo ? Allyson non la capiva proprio.
Le due uscirono di casa e salirono in macchina.
Elisabeth, la madre, accese la radio cercando un canale con buona musica.
La macchina fu invasa da una canzone forte e ritmata.
La donna alzò il volume e i versi della canzone si diffusero nell’auto .
 
What doesn’t kill you makes you stronger
Stand a little taller
Doesn’t mean I’m lonely when I’m alone.
What doesn’t kill you makes a fighter
Footsteps even lighter
Doesn’t mean I’m over
Cause you’re gone.
 
Allyson si girò verso sua madre, e vide che il suo volto era solcato da un profondo sorriso.
Probabilmente la canzone le aveva dato la carica necessaria per sentirsi più forte, come dice appunto il testo.
Ma la musica non aveva avuto lo stesso effetto sulla ragazza, che ora era intenta a guardare il paesaggio fuori dal finestrino.
Sydney.
Una città probabilmente come tante altre, probabilmente diversa da tutte.
A Allyson questo non importava.
A lei importava solo il fatto che le mancava il suo punto di riferimento.
Come avrebbe fatto a iniziare una nuova vita senza di lui ?
Non incolpava sua madre. Lei non aveva colpe.
Lui se n’era andato, ma sua madre non era responsabile dell’accaduto.
Era da due settimane che era a Sydney, e tutte le notti si era svegliata grondante di sudore, urlando “Papà!”
Poi lentamente si calmava e crollava in un sonno profondo , pieno di inquietudini.
Suo padre era sempre stato per lei la figura più importante, la figura su cui sapeva di poter contare.
La ragazza si ricordava che da piccola era lui che gli aveva insegnato ad andare sulla bicicletta.
Ricordava anche i barbecue che organizzava, quando si metteva all’opera con il suo grembiule bianco.
Poi mangiavano tutti e tre all’aperto, a godersi il cielo stellato.
In una di quelle cene lei e il padre avevano visto una stella cadente, e Allyson indicandola con il dito , aveva detto “Guarda papà! Esprimi un desiderio!”
Poi entrambi avevano chiuso gli occhi e avevano espresso il loro desiderio.
Per Allyson a quei tempi era questa la felicità.
Sognare sotto un manto stellato, in compagnia dei proprio genitori.
Cosa c’era di più rassicurante di un caldo abbraccio?
Ora invece di abbracci ne riceveva sempre di meno, ed erano sempre meno caldi.
Era da solo un mese che suo padre era uscito dalla sua vita, e a lei mancava.
A lei mancava come alla candida rosa mancherebbero le sue spine, come le stelle mancherebbero alla notte e come a una persona mancherebbe il suo cuore.
Ecco, suo padre era il suo cuore.
E come si fa a vivere senza un cuore che batte ?
Questo Allyson non lo sapeva.
La canzone finì, riempiendo la macchina di un silenzio innaturale e riportando la ragazza alla realtà.
Elisabeth si girò verso la figlia, regalandole un ampio sorriso.
Lei ricambiò, con il sorriso finto di una che non trova più un motivo per sorridere.
L’auto si fermò davanti ad un austero edificio.
“Eccoci arrivati” Disse allegra la donna.
Allyson guardò fuori dal finestrino la sua nuova scuola.
Non le piaceva. Sapeva che non le sarebbe piaciuta.
Si costrinse a regalare uno di quei sorrisi finti alla madre, che però non si accorgeva mai che la figlia era abile nel mascherare la tristezza e lo sconforto.
Con uno scatto deciso la ragazza aprì la portiera, uscendo però dall’auto con un passo tremolante.
“Buona giornata tesoro. In bocca al lupo!”
“Crepi” Disse Allyson sottovoce.
Diede le spalle alla macchina , che nel frattempo se n’era già andata via, e si diresse con passo indeciso verso l’edificio scolastico.
Arrivata alla soglia della scuola prese un profondo respiro, lo trattenne qualche istante, per poi ributtare tutto fuori dalla bocca.
Andava un po’ meglio.
Allungò l’esile mano verso la porta e varcò l’ingresso.







Ciao bellezze !
Questo è il primo capitolo di una storia che spero vi piaccia !
So che è molto corto, per questo mi scuso. Prometto che cercherò di allungare un pò i prossimi capitoli!
Qui scopriamo subito chi è il personaggio principale della storia: la nostra cara Allyson.
Si capisce che ha un passato.. diciamo oscuro.
Per il momento non posso anticiparvi nient'altro.
Spero di riuscire ad aggiornare presto, senza farvi aspettare troppo.
Quindiii recensite e mettete la storia fra i preferiti! 
Kiss kiss <3

 
  
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