Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Lights    21/05/2014    2 recensioni
Harry e Hermione, ma se non fosse più così?
Oblivium, uno degli incantesimi più tristi che esiste nel mondo magico, perchè cancellare i ricordi della propria vita ti lascia un grande vuoto e non è detto che un giorno si possa colmare, e allora si vaga alla ricerca del passato per dare un senso al presente.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Harry/Hermione
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Della serie prima o poi ritornano, ma ormai lo sapete che torno sempre!

 

Dove eravamo:

Hermione è scappata senza lasciare traccia dopo le insinuazioni di Malfoy.

Harry, caduto in depressione, ha perso le speranze di riaverla al suo fianco. In suo soccorso arrivano Luna e Ron che gli ridonano la voglia di ritrovarla.

 

L’ultima battuta del capitolo precedente:

Mi siedo di scatto e colpisco il materasso con un pugno. - Luna, hai ragione. Devo reagire. - Scendo giù dal letto. Afferro dei vestiti e mi dirigo verso il bagno per riprendermi me stesso. - Io la ritroverò e la riconquisterò! - Urlo dal bagno prima di infilarmi sotto la doccia.

 

 

 

 

Buona lettura

Lights

 

 

 

 

 

 

 

 

 

8. Ricordi

 

 

 

 

Nella vita bisogna essere determinati. Senza determinazione non si raggiungono gli obiettivi. La voce di Hermione risuona nella mente. Sto passeggiando da diverso tempo. Non faccio altro che ripetermi questa frase. Oggi è una bellissima giornata. Il sole splende alto nel cielo, mi riempie di positività. Ho bisogno di concentrazione ma soprattutto­ di analizzare i dettagli del passato per capire questo presente.

Hermione e la sua parziale amnesia. Perché non ha perso tutta la memoria, ma si è fermata con i ricordi a poco prima che lei ed io diventassimo qualcosa di più che amici?

Domande che mi frullano nella mente ma alle quali ora non riesco a dare un senso e una risposta.

Una panchina libera. Mi guardo attorno. Bambini che giocano a palla sul prato. Poco distante da me, una coppia di anziani è intenta a compilare insieme un cruciverba. Una mamma spinge la carrozzina, mentre il papà tiene per mano la sua bambina di sì e no quattro anni.

Stringo forte i pugni. Ogni volta che vedo una bambina di quell’età, non posso ricordare il periodo più difficile della mia vita: Honey Rose.

Maledetta, dove sei? Sempre la stessa domanda, quando la mente mi propone il suo nome.

Respiro a fondo. Non posso permettere che i tristi ricordi oscurino la mia giornata. Resta concentrato su Hermione.

 

- Quanti figli vorresti, Harry? – Mi aveva chiesto Hermione a un tratto. Eravamo appoggiati al tronco di un albero, a osservare con attenzione la gente che passeggiava nel parco. Eravamo in missione, sotto copertura, ma era come se non lo fossimo.

- Non sono belli? – Aveva continuato indicandomi con un cenno del capo una famiglia poco distante da noi che stava facendo un pic-nic e rideva serenamente. – Non possiamo permettere che Honey Rose colpisca ancora.

L’avevo stretta tra le braccia. L’avremmo presto anche noi, Hermione, le avevo risposto mentalmente lasciandole un bacio sulla nuca.

- Vorrei ricordarti che stiamo lavorando. – Mi aveva ammonito con un finto disappunto.

- Mi sto solo attenendo alla parte. – Avevo ignorato il suo fastidio e l’avevo presa in contropiede baciandola.

Da quando eravamo ritornati da Bodmin, il posto in cui si era rifugiata dopo la fuga da Ron, la situazione tra di noi era cambiata. Ci piaceva stuzzicarci, entrare in contatto con i nostri corpi. Il solo sfiorarla accendeva la voglia di esplorare meglio le sensazioni che provavo a contatto con la sua pelle. Ma ogni volta c’era qualcosa che mi frenava, che ci bloccava. Ci eravamo detti “ti amo” con naturalezza, aiutati dall’atmosfera magica di Bodmin, ma ora, con la vera vita di tutti i giorni e le sue difficoltà, mi sentivo un vero incapace nel relazionarmi con lei. Là era tutto così facile, qui era tutto così complicato. In fondo, tra di noi c’era ancora Ron. Anche se tra me e lui le cose erano chiarite e ora lui aveva iniziato una relazione con Luna, io dovevo ancora superare il blocco con Hermione per andare oltre, per unirmi a lei. Mi sentivo legato più al ruolo di amico che a quello di compagno.

- Comandante Potter, la situazione è tranquilla, - La voce del tenente Stevenson aveva interrotto le mie riflessioni.

- Stupido, - Hermione aveva sussurrato sulle mie labbra e si era alzata con nonchalance fingendo di stiracchiarsi.

- Perfetto, Stevenson. Il Capitano Granger ed io rientriamo alla base.

 

L’abbaiare di un cane e le grida del suo giovane padrone mi riportano al presente. Butto indietro la testa, allungo le braccia lungo il bordo della panchina e mi tuffo in questo cielo azzurro.

- Lorelai, io vado. – La voce seccata del ragazzo attira la mia attenzione.

- Luke, perché te ne vai? Christopher sarà qui a momenti, mangiamo insieme qualcosa. – Carina, è il mio primo pensiero. Stanno bene insieme. Sì, decisamente.

- Eccomi ragazzi, scusate il ritardo, mi hanno trattenuto in accademia. - E questo chi è? – Tieni, Lorelai. – Il ragazzo le porge una cartellina piena di fogli. – Sono gli ultimi appunti che ho preso a lezione e che mi avevi chiesto. – Che sguardo! È proprio cotto.

- A me è passata la fame.

Sorrido. Chiudo gli occhi. Ah, la gelosia. Sorrido più apertamente.

La risata di Hermione mi è sempre piaciuta. Ascoltarla ridere mi alleggeriva il cuore. Era contagiosa, mi faceva venire immediatamente voglia di ridere a crepapelle.

Ma quella volta no, non mi era proprio venuta voglia di ridere, tutt’altro.

 

- Comandante Potter, lei deve guidare l’intera operazione. Lasci fare agli altri due. Il capitano Granger e il Capitano Preston hanno dimostrato più volte di compiere un ottimo lavoro di squadra, con buoni risultati. La mia risposta pertanto è no. – Crowel aveva intercettato la mia obiezione e mi aveva azzittito. – Categorico no. – Avevo incassato il rifiuto del Generale e tutto nervoso ero rientrato in ufficio.

Stupido, Preston. Con questo pensiero mi ero seduto alla scrivania a compilare le scartoffie. Senza preavviso un gufo era atterrato maldestramente sulla pila di fascicoli facendoli cadere rovinosamente a terra.

- Hai visto che cosa hai combinato? – Avevo urlato contro l’animale. L’uccello aveva piegato la testa dispiaciuto e una volta preso il messaggio era letteralmente scappato via da me.

Senza badare al biglietto, mi ero piegato a terra a ricomporre i fascicoli sparsi per terra. E poi, tra le mani, mi ero ritrovato quella maledetta cartellina gialla. Tirato su in piedi, avevo iniziato a sfogliare il fascicolo per l’ennesima volta.

Honey Rose, maledetta, dove sei! Con tutta la rabbia di quel momento avevo scagliato la cartellina contro la porta. Ancora una volta era stato beffato da quella donna crudele, e a farne le spese era stata un’altra anima innocente.

Ero rimasto lì immobile, in mezzo alla stanza, per diverso tempo. Non essere sciocco, Harry. La prenderai. La voce di Hermione aveva calmato la mia frustrazione, ma la accondiscendenza che mostrava nei miei confronti, ogni volta che discutevamo per quel caso, aveva iniziato a darmi fastidio.

- Comandante Potter, la stanno aspettando. – Stevenson era entrato in ufficio, per niente sorpreso di trovare quel disordine.

- Arrivo. – Un colpo di bacchetta e tutto era ritornato alla sua normalità apparente.

Ormai era passata più di un’ora, seduto a un tavolo di un bar a sorseggiare una burrobirra con Stevenson. Questi sì che erano gli appostamenti che adoravo, soprattutto se dovevo fare da balia a Hermione e a Preston, che fingevano fin troppo bene di essere un’amorevole coppia.

Sfioramento di mani, sorrisi, sguardi ammiccanti. Era troppo. La finzione era arrivata quasi al limite della realtà. Risatine complici, parole sussurrate. Basta! Un ultimo sorso e la burrobirra era finita.

Hermione si era avvicinata alla guancia di Preston sussurrandogli qualcosa, e si era diretta verso il bagno.

Mi ero alzato anche io. L’avevo raggiunta. L’avevo spinta dentro e chiuso la porta a chiave.

- Ma… - Non le avevo lasciato neanche il tempo di reagire, in un istante mi ero impossessato della sua bocca. Con la lingua le avevo solleticato il palato, leccato le labbra per poi giocare con la sua. Le mani erano scivolate sul suo corpo, regalando a entrambi sensazioni forti. Al suo sospiro eccitato – Oh, Harry, – non avevo resistito e mi ero lasciato andare, ci eravamo abbandonati l’una nelle braccia dell’altro.

 

Ah, la gelosa! Cosa arriva a fare un uomo geloso? Hermione aveva affondato il coltello nella piaga, ben conscia di quanto fossi ossessionato dal rapporto che aveva con il Capitano Preston, solo per sbloccarmi e tirare fuori la nostra relazione dalla situazione di stallo nella quale era affossata.

La nostra prima volta, in un bagno di un bar. Sorrido al ricordo.

Non era stata per niente romantica, anzi, tutt’altro. Era stata così intensa, non programmata, decisa al momento, imprevista, da lasciare entrambi senza fiato. Sicuramente non sarebbe stata altrettanto intensa se fosse accaduta sul letto di casa nostra, come aveva ideato da giorni. Il bisogno di averla, di sentirla mia e di nessun altro era esploso dentro di me e quella volta era bastata per non farci staccare più un attimo l’una dall’altro.

Respiro a fondo. Mi manchi. Torno a guardare i ragazzi. Emily ha un sorriso divertito sulle labbra. Molto probabilmente sta attuando la stessa tecnica di Hermione. Ah, le donne, sono molto più manipolatrici di noi uomini! Smetto di guardare i ragazzi e cerco altre distrazioni che mi scatenino ulteriori ricordi per capire ancora.

Infilo le mani in tasca e afferro la scatolina che porto sempre con me. La tiro fuori. L’anello di Hermione.

 

- Tutto bene, Harry? Mi sembri teso. – Hermione mi fissava dallo specchio. Si stava terminando di preparare per la cena. Avevo prenotato in un posto romantico. Un ristorantino lontano dalla caotica città. Su una collina, con un magnifico panorama su Londra.

- Mai stato più tranquillo… - Avevo inghiottito un groppo di saliva, - Perché? – Avevo chiesto subito dopo con nonchalance, ma temendo che il suo radar avesse captato qualcosa.

Si era voltata verso di me. Mi aveva osservato a lungo, sicuramente con l’intento di leggermi dentro. Con passo lento si era avvicinata. La sua mano era scivolata sul bavero della giacca, lisciando alla fine una piega inesistente, per poi inchiodare i suoi occhi ai miei.

- Respira, Harry. Respira. – Aveva sussurrato quasi sulle mie labbra, ma trattenendo una leggera distanza. Avevo chiuso gli occhi e solo in quel momento avevo percepito l’aroma di vaniglia del suo profumo. – Respira, - Aveva continuato a bisbigliare vicino al mio orecchio. Il suo corpo aveva sfiorato il mio, fino ad adagiarsi. La sua mano, che fino ad allora aveva tenuto il bavero della giacca, si era spalmata sul petto. – Lascia andare i pensieri, - La sua voce calma mi aveva guidato. – Annulla i problemi. – Con la mano libera mi accarezzava il capo, la frangia, fino a scivolare per tutto il viso. – Ci siamo solo noi due. – Le sue dita avevano tracciato la linea della mia bocca. – Io e te, - Il tono della sua voce era sempre di più sensuale. Le dita erano scivolate sul mio collo, le sue labbra sul mio viso lasciando una scia di baci. Dalla tempia agli occhi, per poi adagiarsi sulle labbra.

Al contatto con esse, avevo sorriso e risposto al bacio, mentre la mano sul petto ritmicamente riproduceva il battito dei nostri cuori.

- Grazie, -  Come tutte le altre volte, Hermione mi aveva aiutato a scacciare via i miei demoni, dissolvendo dalla mia mente, dal mio animo, il pensiero di Honey Rose e l’ennesima perdita che mi aveva inflitto.

- Hermione, se non te lo chiedo ora, non troverò più momento migliore di questo. – E come sempre, avevo buttato all’aria ogni progetto, ogni buon proposito e avevo agito d’istinto. Mi ero inginocchiato ai suoi piedi. Avevo estratto la scatolina che custodivo gelosamente in tasca e l’avevo aperta rivelandone il contenuto.

Gli occhi di Hermione si erano spalancati per la sorpresa, e forse, per la prima volta dopo tanti anni, ero riuscito a farle perdere le parole.

- Tu sei una parte importante di me. Senza di te io sono il nulla. Tu mi completi, mi accetti con i miei pregi ma soprattutto con i miei mille difetti. Ami tutto di me e non una parte. Non ti arrendi. Mi dimostri ogni giorno che al tuo fianco posso essere una persona migliore. Non permetti che io ceda alla sconfitta, tu credi in me, così facendo aiuti anche me a farlo. Tu non molli e non mi abbandoni mai, neanche in questo periodo, in cui ti ho messo a dura prova, in cui ti ho trascurata, in cui spesso ti ho ignorata. Ogni volta che io cado, sei qui pronta a rialzarmi. Sei il mio punto di riferimento, sei il mio cuore. – Avevo respirato, le parole erano uscite di getto. E poi, dopo diversi secondi, glielo avevo chiesto. – Mi vuoi sposare, Hermione?

Senza dire niente mi aveva fatto alzare e, all’improvviso, mi aveva stretto nella morsa di uno dei suoi abbracci più avvolgenti.

- Sì, - Aveva sussurrato – Non ti lascerò più, Harry. Ovunque andrai io sarò con te. Ovunque andrò tu sarai con me. Sempre. – E con quella promessa, mi aveva baciato.

 

- Ora basta! – Il rimprovero del ragazzino alla sua amica mi distrae dal passato. – Sono stufo. Non fai altro che starmi dietro. Posso fare anche a meno di te!

La ragazzina non dice niente. Rimane in silenzio e aspetta pazientemente che la burrasca finisca. Le urla sono cessate a poco a poco e si sono trasformate in silenzio. Entrambi si guardano. Lei spalanca le braccia però resta ferma al suo posto.

- Vieni qui, - Mi sembra di leggere dal labiale. – Ci sono io qui con te, non sei solo. - Deve averlo sussurrato.

Uno. Due. Tre. Quattro. Cinq… non finisco di contare che lui si è già rifugiato nel suo abbraccio. Così si fa.

Hai visto, Hermione? La ragazzina ha reagito proprio come te. Sorrido intenerito dalla scena, e i ricordi tornano a galla.

 

- Harry! – La stanza si era illuminata all’improvviso all’ingresso di Hermione palesando la mia presenza.  – Perché sei qui al buio, tesoro?

Hermione si era avvicinata e si era seduta sul poggiolo della mia poltrona.

- Oh, Harry. – E aveva avvolto il mio capo tra le sue braccia, lasciando poi un bacio sui capelli. – Lasciala andare, Harry. Ti prego. Sono ormai tre anni che non ti dai pace.

Quelle poche parole, con il suo atteggiamento consolatorio, avevano fatto azionare la bomba che tenevo a freno dentro di me.

Di scatto mi ero alzato, facendola cadere a terra dalla sorpresa.

- Smettila! – Avevo ripetuto più volte. - Non ti rendi conto che non ti sopporto quando di comporti così con me? Perché non puoi capire che non posso farlo? Io. Devo. Trovare. Honey. Rose. – Avevo scandito le ultime parole, mentre le unghie si infilzavano nella pelle del palmo della mano.

Rabbia, una profonda rabbia, aveva scavato dentro di me nel corso di quegli anni, per colpa di un nuovo essere malvagio, che cercavo disperatamente e che mi faceva sentire impotente.

Hermione era rimasta in silenzio come le altre volte, incassando la mia frustrazione senza dire niente, ma aspettando solo che passasse.

- Vado a letto, scusami. – Senza aggiungere altro me n’ero andato, scappando per l’ennesima volta e ignorando ancora i sensi di colpa nei suoi confronti.

L’avevo sentita muoversi per casa, passare più volte per il corridoio, soffermarsi a lungo dietro la porta della nostra camera, e poi più niente. Cullato dai suoi movimenti, mi ero addormentato in un sonno apparente. L’avevo avvertita scivolare nel letto, avvicinarsi lentamente a me e restare a poca distanza dal mio corpo. Avevo percepito la sua esitazione. Con una mossa decisa, aveva fatto scivolare il suo braccio sotto il mio, accostato il suo corpo alla mia schiena e appoggiato la fronte sulla mia spalla.

- La troverò, Harry. È una promessa.

Quella dichiarazione mi aveva fatto sentire un verme. Avevo stretto forte le palpebre per non cedere al rimorso.

- Perdonami, - Avevo appoggiato la mano sulla sua e stretto forte.

 

 

Si è alzato un vento forte e la realtà riappare davanti a me. Un foglio di giornale si è avvinghiato alla mia gamba. Lo afferro. È di ieri. È la prima pagina della Gazzetta del Profeta. Un titolo scritto a caratteri grandi riempie lo spazio. La foto animata di due genitori che tra le lacrime abbracciano la figlia ritrovata. Un caso risolto ma avvolto nel totale mistero.

Leggo attentamente l’articolo. I dettagli affollano la mia mente che cerca di collegarli freneticamente.

- E se…

 

 

Continua…

 

 

 

 

 

 

Angoletto di Lights

 

Sì, sono, anzi, siamo tornati. È passato più di un anno dalla pubblicazione dell’ultimo capitolo ma ora ci siamo. Chi mi conosce sa che prima o poi torno sempre ;)

La storia è scritta tutta. Mancano solo quattro capitoli alla fine.

Prima di tutto voglio ringraziare Kukiness che mi ha seguito fin dal principio per i suoi consigli e per il betaggio, sempre preziosa.

Un doveroso grazie a vannagio che ha accettato in corsa a revisionare questi ultimi quattro capitoli.

Bene, alla prossima settimana, a giovedì con il nuovo capitolo ^_^

 

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Lights