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Autore: criceto killer    21/05/2014    1 recensioni
Questa è una storia che realizza il sogno di ogni ragazzo/a.. Ambientato in un contesto dove i bambini-adolescenti si sono ribellati agli adulti riducendoli ad uno stato di schiavitù, tutto sembra andare per il meglio, finalmente liberi, almeno fino a quando il nuovo governatore, un ragazzo di 17 anni fa spargere degli strani e sospetti dischetti bianchi... 5 ragazzi capiscono che c'è qualcosa che non va e stanchi della situazione partono per fare ciò per cui sono nati, ribellarsi..ribellarsi a chi li vuole controllare.. il governatore..
Genere: Avventura, Guerra, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Era un messaggio da parte di quel vecchio simpaticone -Paura?- potevo immaginarmi il suo stupido sorriso stampato su quella faccia da schiaffi che si ritrovava, emisi un mezzo ringhio per il nervoso. Era una provocazione? Si, avevo avuto paura, non avevo mai visto Zakir così violento, ho paura di perdere i miei amici, ne ho già persi due, loro sono tutto ciò che mi resta, vorrei che stessero bene, che non soffrissero ma sono bloccati in tutto questo e provavo un misto di paura e frustazione quindi risposi -Qualcuno deve pur averne- non ricevendo una risposta mi permisi di sentirmi soddisfatta, tutta via non feci in tempo a fare mezzo passo che Vladimir mi raggiunse -Stai bene?- mi chiese fermandosi con una mezza scivolata, quando risucì a fermarsi mi si avvicinò -Hai l'aria sconvolta..- aggiunse inclinandomi la testa di lato per controllare i segni del braccio di Zakir sul collo -Ti fa male il fianco?- mi faceva un sacco di domande ma io non avevo voglia di rispondergli, avevo anche dimenticato il dolore fisico.. Fino a quel momento.. Mi limitai a guardare davanti a me tormentando con le dita il ciondolo così che si aprisse e chiudesse velocemente mentre mi annodavo la catenina attorno a medio e indice. Lui non sapeva cos'altro dire, non che fosse il ragazzo da cui ti aspetti tiri fuori chissà quale discorso, aggiungiamo il fatto imbarazzante che fosse il mio istruttore. Non mi doveva nulla, era un perfetto sconosciuto con cui avevo pure fatto a botte, e ora era calato un pesante silenzio. -Grazie, va bene così- mormorai con un fil di voce roca. Lui annuì leggermente forse rifflettendo sulle mie parole, quasi confuso. M'incamminai verso la mia stanza sperando di non imbattermi in nessun essere umano, ero stanca e volevo starmene da sola, magari avrei schiacciato un pisolino prima che gli allenamenti riprendessero. "Lui non voleva morire" queste parole continuavano a tormentarmi, la sua morte ci aveva in qualche modo cambiati, aveva risvegliato qualcosa di assopito in noi, qualcosa che avrebbe dovuto rimanere tale ma allo stesso tempo ci aveva resi vulnerabili, adesso sapevano tutti a cosa andavamo incontro, coscienti di non poter tornare indietro, e questo li spaventava, era una lotta alla sopravvivenza, era come se fossimo sul bordo di un precipizio, si potevano scorgere le rocce appuntite sotto di noi, l'odore dell'erba appena tagliata e di umido, alle nostre spalle qualcuno che ci spingeva per farci cadere, bisognava solo resistere, lottare con tutte le forze. Sangue freddo, cuore ardente. Ancora una volta le parole di Zakir mi tornarono in mente "Lui non voleva morire" avevano esagerato, l'avevano buttato giù e noi.. e io non ero lì per aiutarlo. Quelle parole mi tormentarono per tutto il dormiveglia.

2 ore dopo... 

-Leyla?!- La voce di Baka mi arrivava come da kilometri e kilometri di distanza ma sapevo che non era possibile, sentivo qualcosa di bagnato e viscoso che mi colava dalla fronte fin sopra l'occhio destro, si faceva strada per la guancia e scivolava giù dall'orecchio. Avevo un terribile mal di testa e tutto quello che volevo era voltarmi dall'altra parte ma non riuscendo a muovermi capii che qualcosa non andava. Mi misi seduta mentre loro mi costringevano a stendermi nuovamente, il luogo intorno a me si faceva via via sempre più nitido, era tutto così fottutamente bianco e metteva un po' di suggestione, Baka, Blake e Zakir mi circondavano. Passai una mano sulla fronte e guardai confusa le dita sporche di sangue, il mio sangue. -Che è..- non feci in tempo a formulare la frase che tutto fu chiaro come una giornata di sole in piena estate. Dopo il mio sonnellino tormentato mi recai in giardino come aveva chiesto Vladimir, c'era così tanta tensione nell'aria che si poteva addiritura sentirne l'odore, mi sgranchii le gambe e le braccia, dormire sul pavimento non è poi così comodo. Vladimir ci fissava, il peso di quella tanto menzionata tensione gravava sulle sue spalle, ma lui non si lasciò scoraggiare -Wow siete ancora vivi, un nuovo record!- iniziò sfottendoci, sentii Blake emettere un borbottio irritato e nella mia mente si focalizzò l'immagine della mano di Zakir chiusa a pugno -Affineremo il vostro stile di lotta, di strategia e testeremo il vostro coraggio- fece una pausa che forse doveva essere d'effetto ma anzichè esclamazioni di stupore, ci strappò solo qualche occhiata ironica e un sorrisetto. Vladimir distolse lo sguardo da noi rimanendoci visibilmente male e riprese sospirando -Prima di tutto prendete il vostro cercapersone, osservate bene la mappa, troverete un puntino rosso che corrisponde alla vostra posizione e una crocetta che indica la vostra meta. Durante il percorso, al vostro passaggio, si azioneranno delle trappole, voi dovete evitarle o superarle e arrivare alla meta tutti insieme e nel minor tempo possibile- calcò particolarmente sulle parole "tutti insieme". Nonostante avessimo litigato eravamo comunque amici, pensare prima agli altri che a noi ci veniva ormai naturale quindi non ci pensai nemeno troppo e al via partimmo. Il tempo ci era da nemico così avevamo deciso di mantenere una corsetta di media velocità con la formazione creata la mattina, io, quindi ero in testa, e brandivo come un'arma potentissima che ci avrebbe salvati la vita, la mia fionda. Superammo il primo corridoio forse quasi stupiti che non fosse successo niente, proseguimmo un po' più rilassati, abbassando la guardia, il battito cardiaco stava per regolarizzarsi quando sentii uno strano odore di zolfo. Svoltai l'angolo e per poco non andai a scontrarmi contro il gruppo di ragazzi che ci bloccava la strada, Blake mi tirò indietro, e mi ritrovai in fondo la comitiva. Con quei 3 davanti non vedevo nulla, sapevo solamente che erano in 6, armati con mazze da baseball e uno sguardo omicida mai tanto intimidatorio quanto il loro sprezzante ghigno. Capivo che i 3 trogloditi volessero proteggermi ma il fatto che mi avessero totalmente esclusa mi dava sui nervi, era come se non fossi in grado di poterli aiutare. Uno dei nostri avversari scattò in avanti e gli altri lo seguirono, in meno di qualche secondo Zakir, Baka e Blake si ritrovarono a terra immobilizzati, sembravano animali feriti che altro non riuscivano a fare se non ringhiare, ne colpii due con le biglie in modo da distrarli, Baka e Blake sfruttarono il momento per liberarsi. Fu una cosa a catena: io distrassi i due, la libertà da conquistata da Baka e Blake distresse gli ultimi due avversari e anche Zakir riuscì ad attraversare il ponte della libertà. Io incoccai altre biglie mirando a raffica alle loro mani in modo che lasciassero cadere le mazze, una volta disarmati iniziò una battaglia abbastanza pari e stavolta non mi limitai a guardare. All'improvviso qualcuno mi si avvicinò da dietro e io d'istinto tirai una gomitata allo stomaco del mio aggressore, mi voltai tirandogli anche una ginocchiata e dato che era piegato presubilmente per il dolore lo colpii in pieno volto, infine lo stesi con un sinistro. Scrollai la mano e iniziai a correre verso il prossimo corridoio -Seguitemi!- ordinai, e loro non appena riuscirono a liberarsi mi seguirono. Correvo con il cercapersone in mano alla disperata ricerca di una stanza, dopo aver attraversato due lunghi corridoi senza neanche una porta che si aprisse, finalmente ne trovai una già spalancata, una volta che tutti furono entrati lanciai una manciata di biglie ed attesi l'arrivo dei sei. Quando furono abbastanza vicini iniziai a colpirli e loro iniziarono a scivovolare come salami. Misi una mano nella tasca alla ricerca di un'altra biglia ma non ne trovai, un brivido mi passò per la schiena fino ad arrivare alla punta delle dita. Loro sorrisero simultaneamente, quasi come se fossero dei robot psicopatici. Uno di loro prese la rincorsa e sbattermi a terra per lui fu un gioco da bambini. Era lo stesso che avevo steso prima, la faccia paonazza per le botte e quegli occhi spenti, accesi dall'accecante ghigno che ancora illuminava d'immenso. Riuscii a scrollarmelo di dosso con un calcio in pancia e mi rialzai subito guardando con la coda dell'occhio i miei compagni, se la stavano cavando non permettendo agli altri di entrare, di certo non potevano continuare all'infinito ma almeno per ora ce la cavavamo. Il ragazzo fu subito in piedi, fece per colpirmi al volto con una gomitata ma io riuscii prontamente a schivarla e nel frattempo a colpirlo nuovamente all'altezza dello stomaco, si sarebbe mai arreso? Sentii un tonfo alle mie spalle e mi voltai di scatto, Zakir era caduto e gli altri sei erano riusciti ad entrare, mi guardai velocemente attorno pensando, mi asciugai le mani sudate sui pantaloni e senza rifletterci una seconda volta mi gettai a capofitto per afferrare la pistola che giaceva sul pavimento. Una volta afferrata la puntai contro i nostri avversari che ora rimanevano immobili guardandomi perplessi. Mi accorsi subito che quella era un'arma vera, non era uno di quei spara-tranquillanti, avrei potuto uccidere qualcuno con quell'aggeggio, la pistola tutto d'un tratto si fece pesante, e il contatto dell'acciaio freddo contro la mia pelle mi dava quasi una sensazione di bruciore. Quando mi resi effettivamente conto di quello che stessi facendo le mani iniziarono a tremare, avevo la bocca secca ed ero come paralizzata. Uno di loro iniziò ad avvicinarsi, io strinsi più forte la pistola e il suo passo si fece incerto solo per un istante, non so cosa mi sia preso ma non riuscii ad evitare che mi strappasse l'arma dalle mani e dopo che fui colpita in testa con il calcio della pistola potei fare ancora meno. 
Impiegammo quasi un'ora per completare il percorso ne Vladimir ne il vecchio ne noi fummo contenti del risultato. Mentre gli altri proseguirono l'allenamento fui accompagnata da lattina in infermeria, e per accompagnata intendo obbligata grazie al collare che guarda caso ero obbligata a portare al collo. Purtroppo mi addormentai e mi svegliai nel cuore della notte, decisi di alzarmi nonostante fossi abbsatanza stordita, il periodo di pausa era finito, dovevo assolutamente migliorare, non volevo essere un peso anzi non dovevo esserlo, sarei dovuta essere l'esatto opposto, mi faceva male un po' ovunque ma mi convinsi del contrario ripetendomi ad ogni passo "il dolore è solo una cosa psicologica". Andai in palestra, almeno li avrei potuto accendere la luce. Non riconoscevo la strada quindi dovetti fare qualche ricerca sul cercapersone e camminare con una mano al muro per non inciampare. Aprii la porta e sorprendentemente trovai le luci accese, c'era qualcun'altro..
  
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