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Autore: FairyCleo    21/05/2014    3 recensioni
"Lo aveva visto giocare con suo figlio, lo aveva sentito ridere con i suoi amici di sempre, ma nei suoi occhi aveva letto un dolore profondo e un senso di mancanza che solo lui sembrava in grado di comprendere. Per tutti gli altri non c’era niente di diverso o di strano in quella serata trascorsa alla Capsule Corporation. Gli amici di una vita avevano continuato a fare ciò che avevano sempre fatto senza capire, o peggio ancora fingendo di non capire che Trunks avrebbe voluto trovarsi altrove. E questo, non era un pensiero che stava toccando solo lui".
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Goku, Goten, Trunks, Un po' tutti, Vegeta
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Parte IX
 
Lo aveva seguito. Lo avrebbe seguito ovunque, a prescindere dal fatto di non avere alternative. Certo, qualcuno avrebbe potuto dirgli che era stato messo con le spalle al muro, ma per lui non era così. Vegeta lo aveva supplicato silenziosamente con quel suo sguardo ferito, stanco, provato, gli aveva ordinato la via da seguire, ma toccava solo ed esclusivamente a lui prendere la decisione finale. Avrebbe potuto infischiarsene di lui e andare dritto per la sua strada, portando avanti il proposito di trovare il nemico per disfarsene al più presto, su questo non c’erano dubbi, ma non l’avrebbe fatto. Lui non abbandonava i suoi amici nel momento del bisogno, non l’aveva mai fatto e non avrebbe incominciato a farlo adesso, men che meno con chi stava iniziando a vedere sotto una luce del tutto diversa, una luce che gli stava mostrando chi aveva davanti nei panni di un fratello maggiore bisognoso di aiuto.
Vegeta gli nascondeva qualcosa, e questo qualcosa aveva a che fare con il loro viaggio su Neo-Namecc e con il suo ritorno in vita, ormai era chiaro come il sole. Ma Vegeta non voleva rivelargli la verità perché essa sarebbe stata troppo crudele, troppo difficile da accettare, e questo perché aveva a che fare con il nemico, perché questo aveva a che fare con Vegeta in persona. Ma come poteva essere lui collegato all’essere che li aveva rapiti? Erano almeno una dozzina le domande che avevano preso forma nella mente di Goku, domande che lo stavano assillando e di cui cominciava a temere seriamente le eventuali risposte.
Non lo aveva perso di vista neppure per un istante. Aveva accorciato le distanze tra di loro, tenendosi pronto a prenderlo in caso fosse caduto al suolo. Era stremato. Goku continuava a non capire come facesse a stare in piedi, ma non gli avrebbe mai offerto il suo aiuto prima che ne avesse realmente bisogno. Farlo sarebbe stato come sconfiggerlo in battaglia se non peggio. L’orgoglio era il peccato più grande di cui Vegeta continua a macchiarsi, eppure, quello stesso orgoglio continuava a mantenerlo vivo dopo aver preso la decisione di smettere di combattere. Non poteva privarlo anche di quello. Proprio per questo aveva deciso di stare un passo dietro a lui, pronto ad entrare in azione, ma sperando ardentemente di non doverlo fare.
Ormai non sapeva quanto tempo gli fosse effettivamente rimasto. Temeva che da un momento all’altro Baba facesse capolino, comunicandogli che il suo permesso era scaduto. Come avrebbe potuto lasciare Vegeta lì, da solo? Anche se avesse chiesto agli altri di raggiungerlo immediatamente, ci sarebbero voluti giorni prima che la navicella con i rinforzi atterrasse su Neo-Namecc e lui non era nelle condizioni di poter attendere tanto. Gli abitanti del pianeta sembravano essere spariti nel nulla, e Vegeta non avrebbe potuto contare neppure sul loro aiuto, ammesso che fossero stati in grado di proteggerlo da un simile nemico. No, non poteva permettere che Vegeta rimanesse solo e ferito su di un pianeta popolato solo da lui e da un mentecatto che non aveva intenzione di farsi vedere. Forse, avrebbe dovuto portarlo con sé nell’Aldilà, ma poteva condurvi un essere ancora in vita? Baba era un brontolona fissata con la burocrazia, esattamente come re Yammer. Temeva che se avesse portato Vegeta con sé gli avrebbero dato il permesso di rifugiarsi nel loro universo solo dopo averlo privato della vita, e lui non aveva minima intenzione di condurlo alla morte prima del tempo.
Al momento non vedeva soluzione. O meglio, una la vedeva, e questa era recuperare le sfere del drago e ritornare subito in vita, in modo da occuparsi di quella faccenda una volta per tutte. Avrebbe di certo utilizzato il secondo desiderio per far guarire Vegeta. Qualsiasi cosa gli avessero fatto, lo aveva quasi ucciso, e lui non poteva permettere che Vegeta morisse.
Dal canto suo, il principe dei saiyan continuava ad avanzare con estrema fatica, ricacciando indietro un gemito di dolore ad ogni passo. Ormai non riusciva quasi più a respirare e la testa sembrava volergli esplodere da un momento all’altro. Non sembrava possibile che gli fosse capitata una cosa del genere, non riusciva ad accettarlo. Perché sembrava che l’universo intero gli si fosse rivoltato contro? Certo, nella sua vita passata aveva compiuto atti di sterminio, era stato violento, sadico e crudele, ma non era più quella persona da anni, ormai. Ricacciare indietro gli istinti non era stato facile, ma lo aveva fatto per suo figlio e per ciò che aveva visto nei suoi peggiori incubi. Lui aveva fatto un giuramento, e questo giuramento gli aveva imposto di rinunciare ad una delle cose che più amava al mondo, gli aveva imposto di rinunciare ad una parte di sé, a quella parte che lo aveva sempre contraddistinto e che lo aveva identificato per decenni. Smettendo di combattere, lui aveva smesso di essere il principe dei saiyan, e per quanto non avesse più un pianeta o un popolo su cui regnare, quella era stata la rinuncia più grande che un guerriero di sangue reale della sua stirpe avesse mai deciso di fare. Non era abbastanza, quello? Forse il suo Karma pretendeva di più. Ma cosa poteva valere più del suo onore e del suo istinto? La sua vita non valeva neppure la metà di quello.
Per ristabilire l’ordine avrebbe dovuto permettere al destino di compiere quanto gli era stato preannunciato? No, certo che non poteva permetterlo. Lui poteva aver smesso di combattere con i nemici che si trovava di fronte, ma non avrebbe di certo smesso di combattere contro un nemico che aveva osato tanto, contro un nemico che aveva osato attaccarlo dall’interno.
Cielo, quasi non riusciva a crederci. Eppure, per un breve istante, aveva creduto di aver visto davvero qualsiasi cosa nel corso della sua vita. Inutile dire che si era sbagliato oltre ogni ragionevole previsione. Forse, a ben pensarci, suo padre sarebbe stato orgoglioso di lui. Dopotutto, era stato scelto per creare quell’essere proprio per via della sua forza e del suo istinto da combattente inarrestabile. Ma sarebbe stato ugualmente orgoglioso sapendo che forse avrebbe perso la battaglia contro di lui, che alla fine si sarebbe rivelato inferiore?
“Dobbiamo sbrigarci…” – aveva detto di nuovo, stavolta con un tono più fermo – “Non c’è più molto tempo”.
Goku cominciava a credere che non si stesse riferendo solo al tempo che a lui restava da trascorrere nel mondo dei vivi.

 
*
 
Si erano spostati utilizzando in teletrasporto. Vegeta aveva protestato fino all’inverosimile pur di seguirlo, e Goku, dopo aver pazientemente recuperato le sfere sparse lì attorno, aveva deciso di non obiettare, accettando di portarlo con sé nella ricerca delle ultime sfere. In effetti, non sarebbe stato del tutto tranquillo a saperlo da solo nascosto in una grotta o in una delle case disabitate dei namecciani. Vegeta non era al sicuro e lui non poteva permettere che gli accadesse qualcosa.
Così, dopo aver raccattato velocemente le sfere ritrovate in precedenza e averle lasciate in una grotta – la sacca purtroppo era inutilizzabile – erano partiti alla ricerca di quelle che restavano, scoprendo con grande meraviglia che si trovavano a pochi chilometri di distanza una dall’altra e in posti davvero troppo, troppo visibili per non poter pensare che fossero state lasciate lì di proposito. Una l’avevano trovata in riva al lago, adagiata in un letto di ghiaia che doveva essere stato scavato appositamente per questo compito da qualcuno. L’altra l’avevano trovata in un campo di erba alta almeno cinquanta centimetri, combinazione in un punto in cui l’erba arrivava a stento all’altezza della caviglia di Goku. Poteva essere quello solo un caso? Ovviamente no, e non era stato solo Vegeta a notarlo. Le sfere erano state lasciate lì di proposito da qualcuno, non c’erano dubbi. Ma chi lo aveva fatto? E soprattutto, perché? Entrambi avevano cominciato ad elaborare silenziose congetture sull’argomento, congetture molto fantasiose, non c’era che dire, ma che ponderavano tutte il fantomatico nemico che l’uno non aveva avuto il piacere di incontrare mentre l’altro aveva avuto il dispiacere di accogliere nel proprio corpo come ospite, sgradito, ma inevitabile.
Le condizioni di Vegeta non erano migliorate e Goku non aveva potuto non notarlo, nonostante il principe cercasse disperatamente di tenere il tutto ben nascosto. Si era accasciato pesantemente contro una parete rocciosa, chiudendo gli occhi con forza prima di stringere con la mano destra la stoffa della maglietta che indossava esattamente all’altezza del cuore.
Non sapeva davvero che pesci prendere. Che stesse per coglierlo un infarto? Non sapeva quanti anni avesse Vegeta, effettivamente, ma credeva che fosse davvero troppo giovane per una cosa simile, no? E poi, di punto in bianco? No, non poteva essere. Era certo che c’entrasse quello che aveva subito per colpa dell’ignoto nemico. Vegeta era stato torturato, probabilmente, non aveva reagito, e quelle erano le conseguenze dell’assurda decisione che aveva preso.
Dovevano evocare Polunga, e dovevano farlo subito. Magari, se lui fosse tornato in vita, Vegeta avrebbe posto fine a quell’assurdità e sarebbe tornato ad essere il se stesso di un tempo, aiutandolo così a smascherare il nemico, chiunque egli fosse. Sperava solo che le cose andassero così come le aveva preventivate. Anche se Goku sapeva fin troppo bene che a volte la speranza poteva essere la più crudele fra le traditrici.
“Ci siamo” – aveva detto tutto d’un fiato, ammucchiando tutte le sfere proprio davanti a Vegeta. Erano meravigliose. Luminose e pulsanti, rese vive per essere state finalmente riunite, sembrava che stessero invitando chi le stava osservando a pronunciare la formula necessaria ad evocare il drago e ad esprimere così ogni più recondito desiderio.
Vegeta era rimasto in silenzio, continuando ad osservarle da quella sua posizione abbandonata ad un dolore che non avrebbe potuto spiegare neppure volendo. Era certo che presto i suoi occhi sarebbero usciti fuori dalle orbite tanto forte era la pressione che sentiva nel cranio. Sembrava che il suo cervello avesse deciso di gonfiarsi, spingendo contro le pareti interne del cranio così intensamente da portarlo sul punto di desiderare la morte, e lo stesso stava per fare il suo cuore.
Per la prima volta in vita sua, avrebbe voluto non essere al corrente di quello che stava capitando, di quello che lo stava sconvolgendo così profondamente.  Lui era un lottatore. Gli era stato insegnato a dominare il dolore, a domarlo così come avrebbe fatto con una bestia feroce, e lui stava mettendo in pratica quanto appreso tanto, tanto tempo addietro. Vegeta stava ruggendo forte come un leone, tirando fuori gli artigli per graffiare, strappare e dilaniare chi aveva osato fargli un simile affronto. Ma ad ogni strappo, ad ogni zampata, ad ogni ferita inferta, lui sanguinava a sua volta, lui soffriva a sua volta, lui moriva a sua volta. Lo stava uccidendo. Si stava uccidendo, e lo stava facendo sotto lo sguardo inerme di chi aveva più bisogno di lui in quel momento.
Non sapeva ancora come avrebbe fatto, ma doveva resistere. Doveva stringere i denti e doveva riportare Goku in vita. Solo allora avrebbe potuto smettere di lottare. O forse, solo allora avrebbe dovuto farlo con maggior accanimento.
“Vuoi che ti aiuti ad alzarti?” – Goku non aveva potuto non chiederglielo. Le gambe di Vegeta tremavano fino all’inverosimile, e il suo goffo tentativo di alzarsi lo aveva fatto allarmare e non poco.
Dal canto suo, Vegeta non aveva risposto, litandosi a sbuffare nel vano tentativo di mostrarsi quello di sempre. C’era un drago da evocare e un desiderio da esprimere. Non si poteva attendere oltre.
“Stai dietro di me” – gli aveva ordinato il principe dei saiyan, sottolineando quanto espresso con un gesto della mano, e Goku aveva ubbidito, pronto ad intervenire in caso di evenienza.
Era molto emozionato. Presto l’aureola che per anni aveva aleggiato sulla sua testa sarebbe stata solo un lontano ricordo, e non vedeva l’ora che ciò accadesse. La situazione poteva peggiorare in qualsiasi momento, e questo non poteva permettere che accadesse. Nessuno dei due poteva permettere che ciò accadesse.
“Sei pronto?” – gli aveva allora domandato Vegeta.
“Mai stato così pronto in vita mia”.
Così, Vegeta lo aveva fatto. Sorprendendo Goku e persino un po’ se stesso, aveva pronunciato la formula magica in un perfetto e fluente namecciano, scatenando il meccanismo che avrebbe presto portato allo scoperto il maestoso drago Polunga.
Era spaventoso e affascinante allo stesso tempo, e lo sfondo di quel cielo colmo di nere nubi minacciose contribuiva solo ad accentuare quella che era molto più di una semplice prima impressione.
Goku non riusciva proprio a distogliere lo sguardo. Era quella la creatura che lo avrebbe riportato in vita, che avrebbe aiutato Vegeta e che forse avrebbe potuto dargli una spiegazione riguardo a tutto quello che stava accadendo attorno a loro. Ma doveva fare presto, dovevano sbrigarsi. Ogni istante perso avrebbe potuto rivelarsi fatale nella battaglia che presto avrebbero dovuto intraprendere.
“Coraggio Vegeta…” – lo aveva esortato – “Avanti… Baba potrebbe apparire da un momento all’altro… Su…”.
Lo sapeva. Per la miseria, certo che lo sapeva! Ma non riusciva più a parlare. La sua lingua, le sue labbra, niente sembrava rispondere ai suoi ordini, niente sembrava voler obbedire. Le parole che avrebbe tanto voluto urlare continuavano a ronzare nella sua testa fino ad accavallarsi, ma non c’era verso di farle uscire, non c’era verso di fargli prendere forma.
Non era stato difficile intuire cosa stava accadendo. Non era stato difficile intuire che la sua battaglia fosse arrivata ad un punto che non aveva previsto di raggiungere tanto in fretta.
“Vegeta… Ma che cosa stai aspettando? Io non capisco…” – e non stava capendo sul serio, non era una frase fatta. Che cosa stava capitando al suo compagno di viaggio? Che si sentisse male? – “VEGETA!”.
Sembrava che i suoi più oscuri timori avessero preso forma, perché Vegeta era crollato al suolo carponi, tenendosi la testa tra le mani staccate a fatica dalla terra battuta. Sembrava che volesse urlare, che volesse anche solo dire qualcosa ma che questo fosse per lui impossibile. Che cosa gli stava accadendo? Cosa potevano avergli fatto per averlo ridotto in uno stato simile?
“Vegeta! Coraggio, cerca di tirarti su!” – gli si era inginocchiato accanto, afferrandogli le spalle con entrambe le mani. Solo a quel punto si era reso conto di quale fosse la reale temperatura del corpo del suo amico. Vegeta scottava. Era come se avesse quaranta di febbre, e lui non aveva idea del perché ciò stesse accadendo.
“Nghh… Nnnn…Nnnn…” – era riuscito a produrre solo qualche suono privo di senso, scoprendosi del tutto incapace di fare altro. Avrebbe preferito morire pur di trovarsi in quella situazione. Avrebbe preferito che fosse stato Kaharot in persona a sferrargli il corpo di grazia, impedendogli di diventare ancora una volta causa di morte e distruzione. Ma lo sguardo disperato che gli aveva rivolto non era stato abbastanza per spiegargli quello che provava, per fargli capire quello che voleva. Goku non lo avrebbe ucciso. Forse non lo avrebbe fatto neppure se fosse stato in grado di chiederglielo apertamente.
‘Ancora non hai capito, principe?’.
E il rumore che aveva sentito nella sua testa era diventato una voce netta e distinta, una voce che purtroppo era stato in grado di riconoscere.
‘Hai perso… Sei in mio potere, ormai… Credimi, non c’è modo per te di fuggire’.
Non poteva sfuggirli. Lui non poteva sfuggirgli. E ciò sarebbe stato anche vero se non fosse stato chi era in verità.
“Riporta in vita Kaharot!”.
Era accaduto tutto talmente in fretta da non essere stato perfettamente comprensibile a chi lo aveva visto e vissuto allo stesso tempo. Goku aveva sentito solo la voce di Vegeta parlare uno strascicato namecciano prima di vedere la sua aureola sparire. Goku aveva visto il suo amico crollare al suolo, in preda alle convulsioni. Peccato solo che non si fosse reso conto di che colore fossero diventate le iridi che fino a poco prima lo avevano scrutato. Peccato solo che non si fosse accorto che erano appena diventate rosse come il sangue che presto sarebbe stato versato.

 
Fine IX parte
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Ed ecco che Cleo è di nuovo in ritardo! Olé! XD
Ma ormai è un’abitudine… Che possiamo farci? Sapete. Ieri ero sul punto di aggiornare… Tardi, ma ero sul punto di farlo. Poi però, non chiedetemi perché, ma ho letto il capitolo e mi sono detta che faceva orrore, che non sapevo scrivere e che avrei fatto meglio a cancellare tutto. Oggi l’ho riletto, e non mi sembra che faccia così pietà, no? Forse ultimamente sono diventata poco introspettiva, è vero, ma non so bene perché non riesco più a farlo… A farlo come vorrei, almeno. Mah, magari andando avanti si può migliorare, no?
Orbene, tornando a noi e mettendo da parte il momento di pessima autostima, Goku è tornato in vita. In tempi relativamente brevi, non c’è che dire. Ma se uno sta “meglio”, l’altro è sprofondato completamente nel baratro. Che fortuna (per non citare nomi di parti anatomiche). -.-‘
Vegeta prima o poi verrà ad uccidermi, lo so!
Vi saluto!
Bacini
Cleo
   
 
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