Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: Megs Sully    21/05/2014    4 recensioni
Strawberry Hill è una graziosa cittadina inglese, un luogo come tanti apparentemente. Ma in esso si muovono le creature più disparate, alcune tentando di celare o reprimere la loro vera natura, altre non ancora consapevoli di chi siano in realtà e quale sia il loro ruolo nel grande disegno tracciato da qualcuno in un'epoca remota. Incontri, scontri, inganni, antichi rancori si alternano alla nascita di nuove alleanze, amicizie, amori. E nel frattempo qualcuno, nell’ombra, continua a tramare…
Genere: Fantasy, Sovrannaturale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO 5


 
“Sono tornato esclusivamente per svolgere il mio compito, come è sempre stato” Ryan abbassò lo sguardo per non permettere all’alchimista di leggere l’ira crescente nei suoi occhi.
Non riuscire a tenere a freno la rabbia era uno dei suoi limiti, delle sue debolezze. E Jean Claude von Klausen lo sapeva fin troppo bene. Ragion per cui lo sfidava ogni volta, più o meno apertamente.
“Per svolgere al meglio il tuo compito non puoi permetterti di avere particolari riguardi nei confronti di qualcuno, Ryan, nemmeno se si tratta di tua sorella.”
“Non ho mai riservato trattamenti di favore a nessuno, tanto meno ad Amelie” Ryan strinse i pugni, poi li rilasciò. “Anzi, sono sempre stato particolarmente severo con lei.”
“Il motivo per cui sei stato scelto e creato è la tua lealtà” l’alchimista si posizionò proprio di fronte a lui costringendolo a sollevare lo sguardo e a guardarlo in faccia. “Altri sarebbero stati probabilmente più idonei per svariati motivi, tra cui sicuramente la freddezza, l’autocontrollo. È la tua onestà, la tua dedizione che ti hanno fatto prevalere su candidati più forti e sicuri.”
Ryan celò un sorriso sarcastico con una smorfia. Come se ci fosse stata una competizione per ottenere un grande privilegio, un ruolo di prestigio! L’alchimista parlava della sua condizione come fosse un premio di cui essere fieri e grati. Forse non sapeva che quella che lui definiva lealtà, dedizione, non era altro che codardia, viltà e anche debolezza. Ryan non aveva il coraggio di ribellarsi, non lo aveva mai avuto. E da quando gli avevano affidato quel compito continuava imperterrito ad ubbidire e a seguire le regole. Automaticamente, soltanto perché così doveva essere, non perché ci credesse.
“Farò del mio meglio, come al solito” detestò se stesso mentre pronunciava quelle parole. Eccolo, che si inchinava nuovamente all’alchimista e a chi lo aveva creato, solo perché gli consentivano di sopravvivere e di tornare nella città che dopo tanto tempo gli spettava di diritto. E che era sempre stata sua, più che di chiunque altro.
“La culla delle creature” in quella fascia di terra, così chiamavano Strawberry Hill. E mentre l’alchimista e il suo creatore agivano nell’ombra, Ryan era stato designato per svolgere il lavoro sporco. In cambio gli permettevano di vivere alla luce del sole e di agire come un qualsiasi giovane uomo. Con in aggiunta una ricchezza sconfinata, potere e fascino. Non proprio qualsiasi quindi.
Ciò di cui chi lo aveva scelto tra altri non si rendeva conto probabilmente, era che la sua non era lealtà o dedizione, ma falsa condiscendenza. Oppure forse ne erano consapevoli, ma non aveva importanza per loro. Perché sapevano che per ribellarsi ci vuole carattere, attitudine. E a Ryan Norwest mancavano entrambi. Lui provava solo rabbia. E la sola rabbia, in mancanza di un temperamento battagliero e audace, era del tutto inutile, energia sprecata. Era una rabbia sempre pronta a esplodere, come una miccia. Ma che in realtà non esplodeva mai e bruciava solo internamente, logorandolo. Perché lui, esattamente come prima di essere trasformato, sapeva solo ubbidire alle regole, agli ordini.
“Quindi le creature sono a tua disposizione, come sempre” sogghignò l’alchimista apparentemente soddisfatto. “Occupatene e servitene come ritieni opportuno, ma senza scatenare guerre inutili tra specie, ovviamente.”
“Conosco il mio dovere” si limitò a replicare Ryan, mantenendo un tono calmo di voce. Fin troppo bene lo conosco, pensò.
“E per quanto riguarda gli umani, cautela” aggiunse Jean Claude, pacatamente, scandendo le parole.
Ryan annuì ma cominciò a innervosirsi. L’atmosfera si stava facendo pesante, rarefatta, le vibrazioni troppo intense e nervose. Doveva uscire di lì, al più presto.
“Sarai in grado di controllarla, questa volta?” lo redarguì l’alchimista, affrontandolo direttamente.
Eccolo che partiva all’attacco, di nuovo, conoscendo alla perfezione il suo punto debole. Amelie. Amelie che se ne infischiava delle regole e delle norme di comportamento e agiva come le pareva, sempre e comunque. A qualsiasi costo, a qualsiasi rischio. Sembrava quasi che lo facesse appositamente per farsi scoprire. Per mettersi nei guai.
“Sono certo che mia sorella capirà” Ryan lottò per trattenersi, per non scoppiare.
“Perché se lei o altre creature agiranno in modo sconsiderato e fuori da ogni regola e controllo per loro sarà la fine” l’alchimista lo sfidò con un sorriso beffardo sulle labbra sottili “questa volta.”
“Sarò io il primo ad assicurarmi che le regole siano rispettate da tutti, compresa mia sorella” Ryan strinse gli occhi verdi puntandoli dritti sull’alchimista von Klausen. “Ma tieni presente che se chiunque altro interferirà con il mio ruolo in città, mi avrà come nemico.”
Lanciò l’avvertimento con tono perentorio. Non voleva trovarsi intorno qualche discepolo dell’alchimista in incognito mandato appositamente a controllarlo, come era accaduto la volta precedente.
“Siamo d’accordo” annuì Jean Claude congiungendo le mani e rivolgendo l’attenzione sul libro che aveva posizionato sul tavolo. “Se ognuno rispetterà i propri confini, lavoreremo in perfetta sintonia.”
“Non ci saranno problemi, da parte mia” confermò Ryan freddamente, con distacco, mentre si augurava che la conversazione fosse finalmente giunta al termine.
“Dorian!” con un battito di mani l’alchimista chiamò uno dei suoi discepoli o assistenti… o come preferivano essere denominati.
Il ragazzo magro che gli aveva aperto al suo arrivo comparve immediatamente, come se fosse rimasto lì tutto il tempo.
“Accompagna il signor Norwest all’uscita, per favore” lo incoraggiò l’alchimista con sguardo benevolo.
Ryan accennò un sorriso di circostanza e gli voltò le spalle, pronto ad andarsene.
“Ryan…” l’alchimista lo richiamò immediatamente “non dimentichi qualcosa?” Reggeva tra le mani una boccetta di cristallo trasparente, contenente un liquido rosato.
Ryan annuì e afferrò la boccetta che l’alchimista gli stava porgendo “Grazie.”
“Linfa vitale di una creatura soprannaturale, finché non ne troverai una di cui servirti” gli occhi dell’alchimista si fecero acuti, quasi maligni. “Non è molta, non sprecarla. E scegli con saggezza la tua fonte, questa volta”.
Ryan Norwest si voltò senza replicare, con la boccetta di linfa vitale che gli bruciava tra le mani. L’avrebbe scagliata contro il muro, o direttamente in faccia all’alchimista von Klausen, se avesse avuto coraggio. Se non fosse stato un debole, un vigliacco. Probabilmente sua sorella Amelie lo avrebbe fatto. Consapevole poi di dover subire le conseguenze del suo gesto. Ma lo avrebbe fatto.
 
 
                                                                       ********************
 
 
Amelie Norwest aveva vagabondato tutto il giorno per la città in compagnia di Thomas Jones, l’umano che aveva appena trasformato in essere immortale. Entrambi sembravano genuinamente entusiasti della nuova condizione. Amelie, appena giunta in città, si era ritrovata un nuovo giocattolo vivente con cui dilettarsi. Thomas dal canto suo aveva sentito tutti i suoi sensi acutizzarsi improvvisamente ed era elettrizzato dalla novità, anche se a modo suo. Non aveva abbastanza esperienza ancora per capire che cosa avrebbe comportato per lui una trasformazione del genere. Amelie non aveva né il tempo né la pazienza per fornire spiegazioni e avvertimenti. E comunque non era certo il tipo. Non se n’era mai preoccupata, nemmeno quando la trasformazione aveva riguardato lei stessa. Ad Amelie bastava vivere e imparare vivendo.
Quando Amelie gli aveva indicato con gesto aggraziato il Magic Hill Bar, Thomas non aveva fatto altro che aprirle la porta per permetterle di entrare. E ora, seduti al bancone, si scolavano allegramente bicchierini di vodka e i più svariati tipi di cocktail. Il barista che aveva rifiutato categoricamente di servire da bere ad Amelie a causa della sua evidentissima giovane età, ora non faceva altro che ripetere “Certo mia signora” rivolgendole sguardi adoranti. Ammaliarlo era stato fin troppo facile.
“Quindi, mio caro” rise Amelie, tracannando l’ennesimo bicchierino di vodka e rivolgendo a Thomas uno sguardo annoiato “cosa hai detto che fai in questa città?"
“Studio medicina e lavoro in palestra come personal trainer” rispose spontaneamente Thomas, sorseggiando il suo cocktail.
“Interessante” Amelie si leccò voluttuosamente le labbra, con un sorrisetto. “Potremmo andare a farci un giro, mi è tornata fame e mi sono stancata di stare qui! Ma questa volta dobbiamo fare i bravi, mio caro.”
“Fare i bravi? Come?” Thomas la guardò confuso, inclinando leggermente il bicchiere che teneva in mano.
“Non eliminarli” scrollò le spalle Amelie. “Già dobbiamo sistemare quei due che abbiamo lasciato nel magazzino, diventa una tale noia se sono troppi!”
“Come vuoi, principessa” Thomas tracannò ciò che era rimasto del suo cocktail tutto d’un fiato e posò il bicchiere sul tavolo. “Faremo i bravi.”
“Andiamo allora!” Amelie si alzò in piedi, sistemandosi con una smorfia la camicetta sgualcita “Poi andiamo anche a fare un po’ di shopping, ne ho un gran bisogno, mio caro.”
Si era creata proprio una creaturina obbediente. Fin troppo forse. L’assecondava in tutto e la chiamava principessa. Ma del resto era solo l’inizio, magari nel giro di qualche giorno sarebbe cambiato. Amelie Norwest lo sperò. Di maschi condiscendenti ne aveva avuti fin troppi, nella sua vita.
 
 
                                                                       ********************
 
 
James Foster si alzò, lasciando libero il tavolino dello Strawberry Dream. La ragazza alle sue spalle stava ancora leggendo, completamente assorbita dalla storia. Passandole di fianco si soffermò per un istante accanto alla sua sedia, lanciandole un’occhiata distratta. Ma lei non sollevò il viso. James pagò il caffè che aveva consumato e uscì dalla caffetteria. Restare nella sua forma umana tra persone che non conosceva lo rendeva insicuro e lo metteva in imbarazzo.
Avrebbe voluto parlare con la ragazza chiamata Maggie, o anche solo salutarla. Magari con lei non sarebbe stato tanto complicato. Sembrava non fare caso a tante questioni che solitamente preoccupavano il resto dell’umanità. James aveva creduto che con lei potesse essere più semplice. Ma poi al momento opportuno, gli era mancato il coraggio. Forse si era solo illuso. E ora si trovava fuori dalla caffetteria. Aveva bisogno di rilassarsi, di correre un po’, indisturbato. Si infilò in un vicolo, facendo attenzione che nessuno lo notasse. Qualche minuto dopo dallo stesso vicolo sbucò un randagio nero dal pelo rasato che a tutta velocità si dirigeva verso la riva del fiume.
 
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: Megs Sully