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Autore: Piccola_Stella_Senza_Cielo    31/07/2008    1 recensioni
Un incontro casuale, in una notte calda d'estate, avvicina due persone completamente diverse: cristian e gabriella... La loro storia è raccontata in presenza di una psicologa parecchio ficcanaso, ed andrà avanti tra risate, amore e sfrenata passione! N.B. Storia scritta a due mani!
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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CRISTIAN "D'accordo, signor Stigliani... domani alle quattro andrà benissimo! Arrivederla!" e metto giù. Poi premo il tasto dell'interfono. Pochi secondi e la voce di Greta arriva chiara e decisa
"Sì dottoressa?"
"Greta, cara, non passarmi più telefonate!"
"Sarà fatto!" mi alzò dalla scrivania e torno a sedermi alla mia poltrona. Recuperò anche il taccuino e la penna. Sfodero il mio miglior sorriso ed esclamo:
"Bene, vogliamo continuare?"
 
DAI RICORDI DI CRISTIAN - "Cristian!" sentii una voce in lontananza. Ma lì rimase, lontana! "Cristian, diamine, svegliati! Sta arrivando mamma!" sentii il lenzuolo sopra di me venir via, ed il freddo impossessarsi del mio corpo.
"Lasciami in pace!" mugugnai girandomi dall'altro lato. Non avevo la minima voglia di alzarmi, men che meno di dare retta alle prediche di quella quaglia di mio fratello.
"Cristian, sono le undici e mezza... se mamma ti vede ancora così, darà di matto!"
"E desse di matto quanto vuole... io ho sonno... sono in vacanza, cazzo... ricordiamocelo questo!"
"Ti do altri cinque minuti, se non ti sarai ancora alzato, allora ti giuro che scendo giù e ti rigo la fiancata della macchina!" e detto questo uscì dalla camera. Sbuffai rumorosamente girandomi in modo tale che potessi vedere per intero il soffitto celeste della mia camera.
"Recepito il messaggio!" esclamai allora alzandomi a sedere. Sapevo che mio fratello era capace di questi insulsi atti di vandalismo cronico... purtroppo! Senza forza nelle gambe mi diressi verso la cucina, e non appena fui dentro, mi precipitai verso il frigo.
"Ehi... 'Giorno Cristian.... dormito bene?" mi chiese mio fratello sorridendomi, con la sua tazza di caffé tra le mani. Presi la bottiglia del succo di frutta e la sbattei sul tavolo. Mio fratello fece una smorfia strana
"Mmm... a quanto pare no!" mi sedetti di fronte a lui e mi riempii il bicchiere, quasi fino all'orlo.
"Come mai quella faccia? E non dirmi che è perché hai dormito poco... non ti crederei!" mi fece
"Ho dormito male..." mugugnai soltanto. Non avevo voglia di parlare, ma sapevo che con mio fratello il gioco del silenzio era impossibile da fare!
"Troppi pensieri?" mi fece "Troppe ragazze?" azzardò alzando leggermente un sopracciglio in tono malizioso. Mi venne spontaneo ridere. Cazzo, tra tanti argomenti, giusto di quello dovevamo parlare?
"Lasciamo perdere questo tasto dolente della mia vita... preferirei parlare di scuola..." o non parlare proprio, a seconda dei casi...
"Ah sì? Va bene.. come vanno le ripetizioni di latino?" d'accordo, quella proprio non era giornata!
"Splendidamente... mi domando ancora come cazzo ho fatto a scegliere una scuola così dannatamente inutile!" feci in tono retorico. Ma infondo sapevo il perché, e sapevo anche che mio fratello non avrebbe atteso un attimo per ricordarmelo.
"Ancora con questa storia? Sai quanto mamma ci tenesse.. e se vuoi sapere la mia opinione..."
"Non mi sembra di avertela chiesta..."
"Questa è stata l'unica scelta sensata della tua vita!" concluse
"Eccolo che ricomincia..." bisbigliai
"Almeno quando avrai il diploma potrai dire di avere qualcosa tra le mani..."
"Sempre se riesca a prenderlo!" pensai
"E poi, il fatto di provenire da un liceo come si deve, ti aiuterà quando entrerai all'Università..."
"Sì, certo, continua a sognare..." esclamai alzandomi
"Cri!" mi riprese mio fratello con il suo solito sguardo severo
"Che c'é? E' la verità... tu e la mamma vi state facendo troppe illusioni... perché diciamoci la verità, Paolo, io sono fatto per tutto, tranne che per lo studio, benché meno in un liceo classico!"
"Ma perché dici così... se ti sentisse mamma... le daresti un immenso dispiacere!"
"Madonna, Pà, e che palle!" esclamai uscendo dalla cucina. Entrai in camera mia, iniziandomi a spogliare, ma qualche istante dopo me lo ritrovai nuovamente di fronte
"Cristian, per piacere, ne abbiamo già parlato abbondantemente... la situazione che la mamma sta affrontando è già abbastanza complicata, non peggiorare le cose!" mi bloccai un attimo. Sapevo che prima o poi sarebbe successo. Sapevo, anzi, temevo, che prima o poi avrebbe cacciato quella questione. Mi sedetti sul bordo del letto, a torso nudo, e sbuffai
"Ti riferisci... a papà?" non lo guardavo. Come ero solito fare quando ero a disagio, posavo gli occhi su qualcosa che non fosse il mio interlocutore. Lo sentii sospirare. Già quello per me fu un cenno positivo.
"Sì, mi riferisco a lui! Da stamattina ha già chiamato cinque volte..." io abbassai la testa, stringendo forte la maglietta che avevo ancora tra le mani "Cristian, ha chiesto di te!". Strinsi gli occhi, per tenere lontano quel pesante masso che da anni ormai mi opprimeva. Non volevo, non dovevo e soprattutto non potevo pensare a quell'uomo...
"E tu dirgli che sto bene, soprattutto da quando se n'è finalmente andato..." risposi alzandomi e dirigendomi verso il bagno. Ma prima di sbattermi la porta alle spalle giurai di aver sentito Paolo esclamare con voce flebile: "Cristian, ti prego, non fargli questo..."
Aprii l'acqua, più che altro con un senso quasi liberatorio. Avevo assolutamente bisogno di pensare ad altro. Qualsiasi cosa sarebbe andata bene. Ad un tratto mi tornò in mente Daniela... e Davide! Quando li avevo visti avvinghiati l'una all'altro su quel letto, avevo sentito un buco, all'altezza del cuore. Non sapevo bene cosa fosse. Probabilmente un'innocente sorpresa nel coglierli in quegli atteggiamenti. Non ero del tutto abituato a vedere Dany con un ragazzo al di fuori di me. Ma soprattutto non sopportavo che Daniela ridesse con un ragazzo che non fossi io! Mi sbottonai i jeans e li feci scendere giù. Poi iniziai a togliermi i braccialetti che avevo al polso. Ne ero un amante sfegatato. Ogni posto che visitavo tornava a casa con me, grazie a quei bracciali. Tuttavia mi accorsi subito di una cosa. Ne mancava uno.... uno dei miei preferiti... uno che avevo preso nel mio ultimo viaggio in Germania con la scuola... cercai di ricordare dove avessi potuto perderlo, ma i posti erano così tanti... Sbuffai seccato
"Oggi non me ne va bene una, cazzo!" e mi infilai sotto l'acqua, mentre la mia mente volava lontano...

... quel giorno me lo ricordo come se fosse ieri. Era Gennaio, e fuori faceva un freddo micidiale!
Ma a me non interessava. Ero da poco tornato da una festa mitica, e l'unica cosa che mi interessava in quel momento, era affondare la mia
testa stanca sul cuscino. Dovevo anche essermi fatto un paio di birre di troppo.
Me ne andai di filato nella mia stanza, passando davanti a quella di Paolo. Mi affacciai un momento. Lui alzò la testa e mi disse
"Ti sembra questa l'ora di tornare?"
"Cazzo, Pà, ogni giorno che passa somigli sempre di più a mamma!"
"Sei... sobrio?"
"Secondo te?" gli domandai sorridendo.
"Cristian..." mi riprese, ma io lo anticipai
"Buonanotte Paolo!" lui sospirò. Tanto lo sapeva che non c'era verso.
"Buonanotte Cristian!" e me ne andai in camera. Come al solito mi infilai sotto le coperte semi-vestito. Mi tolsi soltanto le scarpe, i calzini e la maglietta.
Il silenzio rendeva l'atmosfera piacevole, rilassante, quella ideale per addormentarsi! Chiusi gli occhi, in attesa del momento in cui Morfeo mi sarebbe venuto a prelevare, per portarmi nel meraviglioso
mondo dei sogni. Ma ad un tratto sentii un forte rumore. Un rumore di vetri, che al contatto con il duro pavimento, si infrangevano. Mi sollevai preoccupato. Non sentendo più nulla mi
lasciai andare all'indietro. Poi la voce di mio padre squarciò l'aria tranquilla della notte. Mi alzai di scatto e lo raggiunsi. Era nella camera da letto. Più vicino alla porta
sentii anche la voce di mia madre. Come al solito stavano litigando. Stavo per aprire la porta della loro camera, quando venni bloccato da Paolo.
Mi lanciò un'occhiata e rimanemmo in attesa.
"Non puoi dirmi cosa fare e cosa no!" urlò mio padre. Non l'avevo mai sentito gridare in quel modo.
"Sei un padre di famiglia, dannazione! Cosa direbbero i tuoi figli se ti vedessero così?" sentii qualcosa dentro di me, qualcosa di strano. Cosa stava succedendo là dentro?
"Al diavolo... sai quanto cazzo me ne possa importare... quelli non sono mai stati figli miei!"
Rimasi di sasso. Come anche Paolo d'altronde. Non sono mai stato uno che ci tiene molto alla famiglia, però, cavolo, quella era comunque una batosta non indifferente.
"Ma che stai dicendo? In questo momento non ragioni... adesso calmiamoci tutti e due, e parliamone con calma... altrimenti rischieremo di svegliare i ragazzi!"
"Sei patetica... non ti rendi neanche lontanamente conto della gravità della situazione... Non hai ancora capito che siamo nella merda fino al collo... non hai ancora capito che a momenti quelli ci sbattono
fuori a calci!" non stavo capendo nulla... e Paolo ne sapeva quanto me
"Se tu non ti fossi venduto anche il sangue in quelle dannate case da gioco, forse a quest'ora avremo ancora un tetto sopra la testa!"
La casa? Cosa centrava ora la casa?
"Stai zitta... non ti voglio neanche sentire!" e spalancò la porta, sorprendendoci. Si fermò un istante a guardarci, con un'espressione sul volto
che era un misto tra il sorpreso ed il furioso
"Andatevene a dormire voi due!" ci disse spingendoci via.
"Che sta succedendo?" domandò Paolo
"Non mi hai sentito allora!" fece lui avvicinandosi minacciosamente al suo viso "Ti ho detto che te ne devi ritornare nel tuo cazzo di letto, maledizione!"
Paolo ebbe un leggero fremito di paura. Papà era poco più basso di lui, e mio fratello è sempre stato ben messo fisicamente, soltanto che forse di fronte a quell'uomo,
la sua forza e la sua altezza non gli erano d'aiuto!
"Ma sei impazzito?" bisbigliai. Purtroppo però, lui mi sentì, e con fare minaccioso si avvicinò
"Sì, probabilmente sono impazzito... sono impazzito perché me ne sarei dovuto andare di qui molti anni fa!"
sentii una puzza tremenda d'alcool provenire da lui. Io avevo bevuto, sì, ma lui evidentemente
doveva aver proprio esagerato. Non lo avevo mai visto in quelle condizioni, e stavo male io per lui!
"No, ti prego!" fece mia madre bloccandogli il braccio, mentre stava per andarsene. Ma lui, preso da un impeto di follia allo stato puro,
si girò di scatto e le diede uno schiaffo, talmente tanto forte da farla cadere a terra. Paolo si precipitò a soccorrerla, mentre io rimasi a guardarlo. Schifato. Disgustato. Deluso!
Lui guardò mia madre, accasciata a terra tra le braccia di Paolo, e poi guardò me. E quella fu l'ultima volta in cui i nostri sguardi si incrociarono...

DAI RICORDI DI GABRIELLA – Lorenzo sembrava così disperato mentre lo guardavo allibita. In fondo era solo una macchina. I danni più gravi non erano di certo quelli. Povero Lorenzo se avesse saputo non avrebbe più avuto il coraggio di guardarmi in faccia. Io non avevo il coraggio di farlo.
Chiusi gli occhi per un istante. –Non è successo nulla, nulla, nulla.- continuavo a ripetere a me stessa, nella speranza che realmente fosse così.
“Andiamo Gaby, altrimenti faremo tardi.” Mi incitò a salire in macchina, dopo aver raggiunto un accordo con l’altro conducente.
“Ma scusa…e la macchina?” Domandai, ormai la voglia di fare la lista nozze non mi interessava più, volevo solo tornare a casa, parlare con le mie amiche e sottolineare a me stessa che andava tutto bene. Ma se andava tutto bene, perché continuavo a sentire i rimorsi? Perché sentivo di non avere la coscienza del tutto pulita?
“Alla macchina ci penserà l’assicurazione. Che ci sta a fare, se no?” mi rispose Lorenzo nervoso, come non lo avevo mai visto.
Raggiungemmo dopo qualche minuto il negozio di articoli per la casa  più grande di Livorno. Incontrammo all’entrata Melinda, un’amica di Lorenzo. Lei ci fece fare un giro per il negozio, alla ricerca di qualcosa di carino, che ci sarebbe servito. Lorenzo sembrava un bambino. Correva a destra e a sinistra, indicando e scrivendo sulla lista tutte le cose che ci sarebbero potute servire per la nostra casa. Io però avevo la testa da tutt’altra parte. Quel ragazzo. Non riuscivo a capire come sia stato capace di farmi sentire così in paradiso. Ricordo una sensazione di piacere, un qualcosa che non avrei voluto finisse mai. Un qualcosa che Lorenzo non era mai riuscito a darmi. Ma sicuramente non avevamo fatto niente. Non avrei mai fatto nulla. Insomma dovevo sposarmi fra pochi giorni.
“Gaby, Gaby…ci sei? A cosa stai pensando?” Mi chiese, io alzai lo sguardo e poi dissi:
“Non ti preoccupare…non stavo pensando a nulla. Cosa hai trovato di carino.”
“Ti piace? Non è bellissima.” Disse indicando una culla con all’interno una copertina rosa.
“Si è bellissima ma chi ti dice che avremmo una femminuccia, il primo figlio potrebbe essere anche un maschietto.” Risposi un po’ indecisa. Come potevamo avere dei figli se ancora non eravamo sposati? E poi questi sensi di colpa mi stavano decisamente uccidendo.
Dopo un giretto tornammo a casa con una lista lunga, scritta solo da lui. Avevo la testa altrove. E lui se ne era anche accorto. Mi guardava di tanto in tanto con aria perplessa ma io non avevo voglia di parlare. Non volevo dire assolutamente nulla.
"Non sono andata a letto con un ragazzino, diamine.” Pensai e volevo gridarlo a tutti e invece non potevo.
Nel primo pomeriggio giunsero Marina e Isabella a casa. Una visita decisamente inaspettata ma forse mi avrebbe aiutata a distrarmi un po’. Quei pensieri stavano diventando il mio chiodo fisso.
In cucina ci accomodammo tutte e tre, e mentre preparavo del caffé Marina cominciò a dire:
“Ieri sera è venuto a casa mia il figlio del mio capo.”
“E tu giustamente lo hai fatto entrare vero?” chiese incuriosita Isa.
“Certo e non l’ho fatto entrare solo in casa.” Disse maliziosa Marina.
Entrambe risero. Io a quell’affermazione feci involontariamente cadere del caffé sul fornello.
“Gaby tutto bene?” mi guardarono perplesse.
“Io…si. Tutto bene. Va tutto a meraviglia. Non è successo nulla.” Una risata isterica inondò la cucina.
"Cavolo adesso penseranno male. Ma io non ho fatto nulla." Ero troppo agitata, anche un cieco se ne sarebbe accorto. 
“Non è che ieri nel bagno è successo qualcosa con quel bel ragazzo, che sinceramente si farebbero tutte.”
“Ma sei matta…tu devi avere qualche problema al cervello! Io non ho fatto assolutamente nulla.” Dissi difendendomi da quelle insinuazioni.
“Calmati stavamo solo scherzando Gaby. Che hai la coda di paglia? Non è che è successo veramente qualcosa?” Mi domandò Marina. E dopo un sospiro consolatorio.
“No, non è successo assolutamente nulla. Io non tradirei mai Lorenzo. Lui è perfetto per me e sarà mio marito.”
Dopo entrambe decisero di lasciar cadere l’argomento. Lo avevano capito ormai che mi dava fastidio.
Dopo il caffé entrambe se ne andarono. Avevano tutti i giorni appuntamenti. Sono veramente uniche. Il pomeriggio trascorse in fretta. Erano le 22:00 quando Lorenzo tornò dal lavoro. Mi saluto con un tenero bacio sulla guancia. Dopo aver lavato i piatti, decisi di andare a letto. Lorenzo mi seguì poco dopo. Incominciò a coccolarmi, a baciarmi, ad accarezzarmi in luoghi dove nessuno avrebbe osato toccarmi. Mi alzò il babydoll. Mi piacevano le sue mani sul mio corpo. Poi all’improvviso un ricordo. Le mani sue che mi sfioravano vigorosamente. Le sue mani così giovani. Il suo respiro. Poi cercai di liberarmi dalla stretta di Lorenzo.
“Amore che c’è?” mi guardò in modo strano.
“Non ho voglia. Sono stanca…voglio solo dormire.” Gli dissi. Lui ci rimase maluccio. Ma ad un tratto ebbi paura. Che fosse veramente successo qualcosa?


Eccoci qui, siamo tornate. Siamo rimaste un pò deluse nel vedere che nessuno si è interessato a qst fic? Cos'è, nn vi piace? Sbagliamo qualcosa? Vi preghiamo di dircelo, e magari riusciamo a rimediare. Non è bello essere ignorati del tutto. Speriamo solo che qst capitolo attiri la vostra attenzione. Diteci se vale la pena continuare! A presto... By Piccola_Stella_Senza_Cielo e Dolce Mony
  
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